Il processo di trasformazione cominciato con Hugo Chávez attraversa – senza dubbio – il suo periodo più difficile. La morte del leader e stratega, la ricomposizione della destra internazionale, gli errori e le contraddizioni del Governo di Nicolás Maduro e l’intensificazione della guerra contro il paese da parte degli Stati Uniti d’America e dei suoi alleati hanno messo il popolo venezuelano in una situazione di scacco matto.
Che significa tutto questo? Si sta mettendo sotto prova, in modo radicale, la coscienza e la capacità di resistenza di un popolo che ha provato a costruire un’alternativa al capitalismo; con la complicità della maggioranza degli attori della sinistra mondiale, che non hanno saputo leggere e comprendere la complessità della Rivoluzione Bolivariana.
La situazione attuale in Venezuela risponde ad un’interrelazione di fattori interni ed esterni, che all’apparenza sembrano trovarsi in una situazione negativa per il proseguimento del progetto bolivariano. Malgrado tutto, è necessario comprendere che le analisi sempliciste avanzate dalla sinistra rispetto al paese, non solo sono pericolose, se non dannose.
La posizione facilista che considera fallimentare il progetto Venezuela, un governo autoritario e al solito slogan “Maduro non è Chávez” ovvia per completo il nucleo della Rivoluzione Bolivariana, non riconoscendo l’essenza dei profondi cambiamenti che si sono vissuti negli ultimi 20 anni e più. Questa posizione contribuisce a invisibilizzare gli sforzi e gli esempi di costruzione di un potere popolare che esistono in Venezuela, e che sono l’evidenza della viabilità della Rivoluzione Venezuelana.
Sono il potere popolare e lo Stato comunale gli strumenti e l’obiettivo, rispettivamente, che ancora si vuole costruire, e quest’audacia ha costato i più feroci attacchi e l’espressione delle peggiori contraddizioni all’interno della stessa Rivoluzione, cui funzionari sembrano non aver superato il burocratismo e i vizi dello Stato borghese. La destra non può permettere che prosperi un’idea che attacchi le basi del sistema attuale e la sinistra, senza essere autocompiacente o cieca, dovrebbe difenderla invece di fare il gioco dei poteri di sempre.
Non è facile quanto accade.
Super – inflazione, peggioramento evidente della qualità di vita, un’economia asfissiata e la maggioranza dei paesi sta chiamando l’intervento straniero, in un “esempio “d’unità” che non si era visto in progetti di solidarietà reale ed emancipazione. Dobbiamo comprendere qualcosa che succede a Venezuela. Una cosa è essere critici e altra cosa è allinearsi ai poteri che vogliono esclusivamente accaparrarsi delle risorse naturali del paese. Essere complici di un possibile intervento è semplicemente imperdonabile per qualsiasi persona che si consideri una persona decente.
La sensazione che abbia il popolo chavista, che ha vissuto in euforia permanente durante i mandati di Chávez (il risveglio, le assunzioni di diritti politici, la costruzione di una coscienza storica e personale e il proprio ruolo come soggetto di trasformazione), oggi è differente: non è euforia, nemmeno esultante allegria, bensì preoccupazione e coscienza serena. Bisogna resistere. L’eredità di Chávez – tra le altre cose – è un popolo politicizzato e chiaro, che è capace di vedere gli errori del Governo che ha eletto e comprendere che l’opzione della destra e dell’imperialismo non è un’opzione corretta.
Il destino del paese non può e non dev’essere dettato da altri. Se il Governo di Maduro non rettifica suoi errori, il popolo incontrerà il modo per interpellarlo. Questa è la nostra speranza e prerogativa. Potere popolare o nulla! Questa è la sfida. Che la sinistra mondiale non si dimentichi, e che usi il cervello come coloro che stanno orgogliosamente aiutando il Venezuela.
Come dice la famosa frase attribuita al Generale Josè Felix Ribas, prima della Battaglia de la Victoria (Aragua, 1814) “Non possiamo optare tra vincere o morire, è necessario vincere”
Traduzione di Davide Matrone
Articolo tratto da “Revista Crisis” sez. Ecuador