Wayne Madsen SCF – http://aurorasito.altervista.org
Il segretario di Stato Mike Pompeo, approfittando della piaga politica nella Casa Bianca di Donald Trump, si occupava del “cambio di regime” in Venezuela. Pompeo, collaborando con il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton e col traditore dell’Iran-contra e arci-neo-con Elliott Abrams, lavorava segretamente con l’autoproclamatosi “presidente ad interim” Juan Guaido per rovesciare il Presidente debitamente eletto della nazione Nicolas Maduro. Pompeo, Bolton, il vicepresidente Mike Pence e Abrams negoziarono segretamente con Guaido e i governi di destra dei presidenti Jair Bolsonaro del Brasile e Ivan Duque della Colombia per organizzare manifestazioni di opposizione in Venezuela dopo il giuramento di Maduro, il 10 gennaio a Caracas, per il secondo mandato presidenziale.
Maduro fu rieletto nel maggio 2018 in un’elezione boicottata dall’opposizione e non riconosciuta da Stati Uniti ed alleati. La cospirazione di Pence, Bolton e Pompeo contro il Venezuela include vari eventi cronometrati: Perù e Paraguay chiusero le loro ambasciate a Caracas dopo l’insediamento di Maduro; la messa in scena di violente proteste anti-Maduro davanti le ambasciate venezuelane a Lima, Buenos Aires, Bogotà, Quito, Ottawa e Madrid; massiccie proteste di esuli di destra venezuelani a Miami; e l’Argentina che espelleva il personale del governo venezuelano. I neoconservatori tendono sempre a trarre vantaggio dalle situazioni per riempire i vuoti di potere politico mentre l’amministrazione Trump è scossa da uno scandalo dopo l’altro, i mercanti di guerra e gli attivisti del cambio di regime come Pompeo, Bolton e ora Abrams occupavano posizioni chiave nell’amministrazione Trump. Il 25 gennaio, Pompeo annunciò che Abrams era stato nominato inviato speciale per sovrintendere la politica degli Stati Uniti nei confronti del Venezuela. Ma l’annuncio arrivò dopo che Pompeo, Bolton, Abrams e Pence ebbero incontri segreti con Guaido a metà dicembre 2018 a Washington, per coordinare le attività di cambio di regime per costringere Maduro a ritirarsi dopo il giuramento di gennaio. Guaido viaggiò anche a dicembre in Brasile e Colombia per tenere incontri segreti con Bolsonaro, presidente neoeletto, e Duque. Guaido attraversò clandestinamente il confine con la Colombia, da dove si recò negli Stati Uniti e in Brasile. Fu anche rivelato che il primo ministro canadese Justin Trudeau discusse del Venezuela con Duque il 26 gennaio.
La cospirazione internazionale che coinvolge gli oppositori di Maduro include anche il capo dell’opposizione venezuelana Leopoldo Lopez, attualmente agli arresti domiciliari, e l’ex-sindaco di Caracas Antonio Ledezma. Non sorprende che i due principali sostenitori di Guaido, Bolsonaro e Duque, erano al World Economic Forum dei miliardari e reazionari di Davos, Svizzera, mentre Guaido si pronunciava presidente ad interim del Venezuela. Come segretario di Stato aggiunto per gli affari dell’emisfero occidentale dell’amministrazione Ronald Reagan, Abrams condusse negoziati segreti con i capi contra nicaraguensi, così come altri capi di El Salvador, Honduras, Costa Rica e Panama, per aggirare le restrizioni del Congresso degli Stati Uniti all’assistenza militare degli Stati Uniti ai contras per rifornirgli segretamente le armi per deporre il governo socialista sandinista del Nicaragua. In un caso di “déjà vu”, Abrams riprende il vecchio ruolo col Venezuela contro il governo socialista chavista. Nel 2002, Abrams, funzionario del Consiglio di sicurezza nazionale di George W. Bush, aiutò a coordinare il fallito colpo di Stato guidato dagli Stati Uniti contro il defunto predecessore di Maduro, Hugo Chavez, padre del movimento politico chavista. Guaido, presidente dell’Assemblea nazionale venezuelana, non riconosciuto da Maduro, si proclamava “presidente ad interim” del Venezuela, poche ore dopo che la Casa Bianca di Trump lo riconosceva nuovo capo. In reazione, Maduro interruppe le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti e ordinava al personale dell’ambasciata statunitense di partire entro 72 ore. Nel corso di una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, indetta il 26 gennaio, Pompeo, riferendosi al governo venezuelano come “regime di Maduro”, sfidava i Paesi a “scegliere” tra Guaido, che Pompeo chiamò “Guido”, e Maduro. Quattro membri del Consiglio di sicurezza; Russia, Cina, Sudafrica e Guinea Equatoriale, scelsero una parte rigettando la risoluzione degli Stati Uniti che chiedeva al Consiglio di riconoscere l’Assemblea Nazionale del Venezuela, guidata da Guaido, come “unica istituzione democraticamente eletta del Paese”. Stati Uniti, Brasile, Colombia e Canada potevano schierare diversi Paesi latinoamericani nel riconoscere Guaido presidente ad interim del Venezuela. Argentina, Cile, Perù, Paraguay, Guatemala, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Guyana, Honduras, Haiti, Bahamas e Panama “scelsero un lato”, come dice Pompeo, annunciando il sostegno al preteso presidente. Inoltre, Spagna, Gran Bretagna, Francia, Germania e Australia annunciavano di essere pronti a riconoscere Guaido a meno che Maduro non avesse indetto nuove elezioni. Inoltre, il governo socialista della Spagna, con totale tradimento del governo socialista del Venezuela, spingeva affinché l’Unione europea riconoscesse Guaido. Tuttavia, il capo della politica estera dell’UE, Federica Mogherini, continuava a riferirsi a Guaido col titolo di “presidente dell’Assemblea nazionale”, non “presidente ad interim del Venezuela”. Guaido fu anche riconosciuto dalla troika diplomatica piuttosto squallida di Kosovo, Georgia e Danimarca. Maduro riceveva messaggi di sostegno dai governi e leader di India, Iran, Siria, Algeria, Abkhazia, Ossezia del Sud e Sahara occidentale. Ad opporsi a Guaido scegliendo Maduro c’erano i Paesi latinoamericani di Messico, Bolivia, Cuba, El Salvador, Nicaragua e Uruguay. Gli alleati del Venezuela nella Comunità caraibica (CARICOM), tra cui Saint Vincent e Grenadine e Antigua e Barbuda, stavano con Maduro. Santa Lucia e Giamaica decisero di sostenere Maduro dopo aver esitato. Il primo ministro di Antigua e Barbuda, Gaston Browne e il primo ministro di Saint Vincent Ralph Gonsalves, fermi sostenitori di Maduro, si collegavano ad altre nazioni del CARICOM sostenendo il legittimo governo venezuelano, comprendendo Barbados, Belize, Dominica, Grenada, Montserrat, Saint Kitts e Nevis, Suriname e Trinidad e Tobago. Dall’Europa, Grecia e Turchia, nemici tradizionali, si trovavano dalla stessa parte nel sostenere Maduro contro Guaido. Il partito greco al governo SYRIZA emetteva un comunicato da Atene che afferma: “SYRIZA esprime pieno sostegno e solidarietà al legittimo presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolas Maduro, dopo la mossa del capo dell’opposizione e presidente dell’Assemblea nazionale del Paese Juan Guaido per dichiararsi presidente ad interim del Paese, sfidando così il risultato delle elezioni presidenziali dello scorso maggio”. Da Ankara, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan dichiarava: “Fratello Maduro! Resisti, siamo con te! ”
Pompeo ha davvero aperto il “Vaso di Pandora” guidando la parata del riconoscimento internazionale di Guaido a presidente del Venezuela per usurpare potere non democraticamente. Che si chiami Vaso di Pandora di Pompeo o “Dottrina Trump”, chi si affretta a sostenere Guaido potrebbe vedere rovesciarsi i tavoli. Bolsonaro, eletto presidente del Brasile solo perché il leader immensamente più popolare della nazione Luiz Inacio Lula da Silva, rimane in prigione dopo una condanna con un processo-farsa politico basato su accuse inventate, potrebbe facilmente trovare nazioni che non lo riconoscano più presidente legittimo del Brasile passando a riconoscere l’imprigionato Lula. Lo stesso vale per Duque in Colombia, che vinse le elezioni del 2018 intimidendo gli elettori coi cartelli della droga e potenti oligarchi. Il candidato perdente di sinistra, Gustavo Petro, potrebbe essere riconosciuto presidente della Colombia da altre nazioni. Il presidente del Perù Martin Vizcarra, lo è diventato solo dopo che l’uomo per cui ha ricoperto il ruolo di vicepresidente, Pedro Pablo Kuczynski, si dimise per lo scandalo della tangenti Odebrecht in America Latina. Vizcarra potrebbe facilmente essere disconosciuto presidente del Perù dato che anche lui era implicato nello scandalo Odebrecht. Le nazioni di tutto il mondo, disgustate da un criminale del genere nel palazzo presidenziale di Lima, potrebbero riconoscere la vicepresidente della Vizcarra, Mercedes Araoz. Per il presidente argentino supporter di Guaido, Mauricio Macri, la sua vittoria elettorale del 2015 su Daniel Scioli potrebbe facilmente vedere le nazioni progressiste riconoscere Scioli vero presidente dell’Argentina. E così per ogni capo che ha riconosciuto Guaido non eletto presidente del Venezuela. Forse un gruppo di nazioni potrebbe annunciare che tratterranno solo il leader dell’opposizione laburista Jeremy Corbyn come primo ministro del Regno Unito. E un gruppo di nazioni potrebbe sempre proclamare di credere che Donald Trump sia stato eletto illegalmente annunciando di riconoscere Hillary Clinton presidente ad interim degli Stati Uniti. In effetti, l’apertura del Vaso di Pandor di Pompeo lascia aperte alcune interessanti possibilità.
Traduzione di Alessandro Lattanzio