Donald Trump, Mike Pompeo e John Bolton stanno portando i loro frustrati impulsi interventisti verso il sud.
Jefferson Morley/Independent Media Institute
Mentre il presidente Trump ritira le truppe USA dalla Siria ed Afghanistan, il suo segretario di stato, Mike Pompeo, e il suo consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton, stanno portando i loro frustrati impulsi interventisti nel sud dell’America Latina.
Perché il Venezuela, un paese di 32 milioni di abitanti sulla costa settentrionale del Sud America? Il paese non rappresenta una minaccia per gli USA. Gli immigrati venezuelani si ammucchiano a Miami, ma non si trovano al confine con il Messico, dove il presidente dice che c’è una crisi. Al di fuori della Florida e Washington, DC, pochi statunitensi hanno un interesse riconoscibile nel paese.
Il petrolio è un fattore enorme. Il Venezuela è uno dei maggiori produttori di petrolio al mondo, anche se, ora, la maggior parte delle sue entrate petrolifere sono destinate a pagare la Russia. Ora il governo Trump cerca di incanalare le entrate petrolifere al suo presidente preferito, Juan Guaidó.
Trump non vuole combattere guerre terrestri in Medio Oriente, ma sì ha bisogno di vedersi e sentirsi forte. Un attacco all’eredità socialista di Hugo Chavez ed al governo del successore di Chavez, Nicolas Maduro, offre un modo di proiettare il suo io più virile, senza le intollerabili esigenze di essere un presidente in tempo di guerra.
Trump sta minacciando il Venezuela da agosto 2017, quando ha detto:
“Abbiamo molte opzioni per il Venezuela e, di certo, non scarto un’opzione militare. Siamo in tutto il mondo e abbiamo truppe in tutto il mondo in luoghi molto, molto lontani. Il Venezuela non è molto lontano e le persone stanno soffrendo e stanno morendo. Abbiamo molte opzioni per il Venezuela, inclusa una possibile opzione militare, se fosse necessaria”.
“Filibustiere” è il termine appropriato per questa posizione. Molto prima che “filibuster” (in inglese) significasse un lungo discorso al Senato USA, filibustiere si riferiva ad un avventuriero USA che cercava di fomentare l’insurrezione nell’America centrale e meridionale nel XIX secolo.
John Bolton si è comportato come un filibustiere quando ha mostrato le sue intenzioni verso il Venezuela in un blocknotes ingegnosamente esibito: “5000 soldati in Colombia”.
A Bogotá, l’ex presidente della Colombia, Álvaro Uribe, ha risposto “No, grazie”, ma per il resto lo ha sostenuto.
Cosa è cambiato da 15 anni fa? Nel 2002, il presidente Hugo Chávez, l’autoproclamato rivoluzionario bolivariano, affrontò un colpo di stato militare appoggiato dagli USA. I governi dell’America Latina si unirono a difesa del governo di Chávez ed il golpe fallì.
Ora, l’America Latina ha governi più conservatori che si sentono minacciati dall’esodo di circa 3 milioni di venezuelani nei paesi limitrofi.
Ciò che rimane uguale è ciò che lo studioso dell’America Latina Abe Lowenthal definisce la “presunzione egemonica” del governo USA. La presunzione è che l’America Latina sia il “cortile” degli USA. In questa costruzione mentale, il Venezuela è visto come un dominio privato in cui Washington può fare tutto ciò che vuole, con o senza il sostegno di altri paesi.
L’elenco di personaggi non è cambiato.
L’inviato speciale di Trump in Venezuela, Elliott Abrams, stava perseguendo un cambio di regime in America Latina, con mezzi illegali, 30 anni fa. Condannato per trattenere informazioni al Congresso sulla cospirazione Iran-Contra, Abrams fu graziato dal defunto presidente Bush.
Ci sono prove che John Bolton favorisca il cambio di regime in Libia, Siria, Corea del Nord ed Iran. Sfortunatamente, il libico Gheddafi è morto. Il capo di Bolton sta ritirando truppe USA dalla Siria (decisione a cui l’Iran dà il benvenuto). Trump sta parlando di pace con la Corea del Nord. Senza il Venezuela, cosa farebbe, del suo tempo, il grande guerrafondaio baffuto?
Lunga storia
“Anche se non ci sono prove che la CIA sia coinvolta lì, sono sicuro che lo siano”, ha detto in un’intervista Peter Kornbluh, analista del’Archivio di Sicurezza Nazionale. “Gli USA hanno sempre voluto rovesciare Chavez ed il chavismo”.
La CIA ha una storia di 75 anni di operazioni di cambio di regime in America Latina che risalgono al colpo di stato in Guatemala (1954), alla fallita invasione di Cuba (1961), a numerosi tentativi di assassinio a Cuba (1961-2001), l’invasione della Repubblica Dominicana (1965), l’ingerenza elettorale ed il golpe in Cile (1964-73), l’intervento in Nicaragua (anni ’80), l’invasione di Panama (1990) ed il golpe in Honduras (2009).
Anche se oggi non disponiamo di informazioni verificabili sulle attività della CIA in Venezuela, le operazioni di cambio di regime degli USA in America Latina hanno sette caratteristiche coerenti, alcune delle quali sono visibili, in Venezuela, oggi.
1. Lavorare con il servizio di intelligence locale
Le stazioni della CIA nelle regioni hanno intrattenuto, per molto tempo, solide relazioni con i partner locali.
“Cubani addestrati dalla CIA controllarono la DISIP, il servizio di intelligence venezuelano, negli anni ’70”, ha detto Kornbluh in un’intervista. Uno di quei cubani, Luis Posada Carriles (conosciuto dal nome in codice -AMCLEVE-15 della CIA), svolse un ruolo centrale nell’installazione di due bombe su un aereo passeggeri cubano, nel 1976, che uccise 73 persone. Si era rifugiato in Venezuela e divenne un alto funzionario della DISIP.
Chávez purificò il servizio di intelligence dagli ufficiali filoUSA, ma la CIA non ha mai lasciato il reclutamento.
“Puoi star certo che stanno usando la loro gente nelle forze armate e nei servizi segreti”, ha detto Mel Goodman, un dipendente in pensione della CIA il cui lavoro lo ha portato nelle stazioni della CIA negli anni ’70 e ’80. “E’ un esercizio di base”.
2. Confezionare le operazioni segrete come “Diplomazia pubblica”, “Promozione della democrazia” e/o “Tutela dei diritti umani”
Quando Elliott Abrams cominciò a contribuire all’organizzare politiche di cambio di regime segrete, negli anni ’80, il suo titolo di lavoro formale era Segretario di Stato aggiunto per i diritti umani. Violò la legge, ma era al servizio della libertà umana, spiegò.
Otto Reich, un altro agente del modello di cambio di regime di Reagan, negli anni ’80, usò l’Ufficio per la Diplomazia Pubblica del Dipartimento di Stato come copertura per operazioni segrete. Secondo un rapporto del Comitato per gli Affari Esteri della Camera dei Rappresentanti, alti funzionari della CIA utilizzarono l’ufficio di Reich per organizzare una “operazione politica e di propaganda domestica” per sostenere la politica USA verso il Nicaragua.
Reich non ha mai perso il gusto per l’intervento. Due decenni dopo, nella seconda amministrazione Bush, divenne Segretario di Stato aggiunto per l’Emisfero Occidentale e sostenne il fallito colpo di stato contro Chávez.
Più recentemente, il National Endowment for Democracy (NED), un’agenzia finanziata dagli USA, ha incanalato milioni verso gruppi dell’opposizione per i quali Guaidó è il suo protagonista politico.
Il Venezuela ha affermato che la NED è una facciata per operazioni segrete; il governo USA lo nega.
3. Creare nuovi gruppi all’apparenza pseudo-indipendenti
Nel 1985, scrissi una storia che apparse su New Rupublic su come gli ufficiali della CIA crearono, guidarono e controllarono il partito delle Forze Democratiche del Nicaragua (FDN), che cercò il rovesciamento del governo di sinistra del paese.
Un ufficiale della CIA, di nome Tony Feldman, spiegò a Edgar Chamorro, direttore della FDN, che non avrebbe dovuto dire ai giornalisti che il gruppo stava cercando di rovesciare il governo. “Sottolineò che avremmo dovuto dire che stavamo cercando di ‘creare condizioni per la democrazia'”.
Cosa succede se qualcuno chiede da dove la FDN ha ottenuto il suo denaro?
“Dica che le sue fonti vogliono rimanere riservate”, consigliò Feldman; una risposta intelligente che evoca la verità.
Gli echi di tali evasive risposte possono essere ascoltati nelle smentite di alcuni gruppi di opposizione venezuelani oggi.
4. Utilizzare il Dipartimento di Stato per sostenere le parti esistenti che si allineano con il cambio di regime
I cablo WikiLeaks illuminano molteplici esempi di questa tattica.
Nel 2015, Wikileaks pubblicò numerosi cablo del Dipartimento di Stato che documentano come gli USA abbiano cercato di minare i governi eletti le cui politiche furono respinte dalle élite economiche locali e dai responsabili politici USA.
Dopo che il dirigente di sinistra, Evo Morales, fu eletto presidente della Bolivia, nel 2005, l’ambasciatore degli USA minacciò, immediatamente, di tagliare gli aiuti USA ed internazionali. Quando Morales decise rifiutare l’assistenza, il Dipartimento di Stato cominciò a concentrarsi sul rafforzamento dell’opposizione, che era basata nella regione orientale del paese, conosciuta come Media Luna. Un cablo, dell’aprile 2007, registra “il grande sforzo dell’USAID per rafforzare i governi regionali come contrappeso al governo centrale”.
Un rapporto USAID del 2007 dichiarò che il suo Ufficio di Iniziative per la Transizione (OTI) “approvò 101 sovvenzioni per 4066131 $ per aiutare i governi dei dipartimenti ad operare in modo più strategico”. I fondi si assegnarono anche a gruppi indigeni locali che “si opponevano alla visione di Evo Morales delle comunità indigene”.
Quando la regione si ribellò contro il governo di Morales, nel 2007, molti governi latinoamericani temevano che un colpo di stato appoggiato dagli USA fosse in vista e presero la difesa di Morales. Il suo governo sopravvisse.
Il Nicaragua ha ricevuto lo stesso trattamento. Nel marzo 2007, l’ambasciatore USA chiese al Dipartimento di Stato di fornire ulteriori 65 milioni di $ nei prossimi quattro anni “durante le prossime elezioni presidenziali”, quando il candidato di sinistra, Daniel Ortega, si sarebbe presentato alla rielezione.
I fondi USA sono stati destinati a “rafforzare i partiti politici”, le ONG “democratiche” ed “i gruppi che realizzano sforzi critici per difendere la democrazia del Nicaragua, promuovere i nostri interessi e contrastare coloro che ci criticano”.
Nel recensire i rapporti di WikiLeaks, Dan Beeton e Alexander Main hanno commentato su Jacobin:
“Cablo come questo devono essere obbligatori per coloro che studiano la diplomazia USA e per gli interessati a comprendere come funziona realmente il sistema di ‘promozione della democrazia’ degli USA. Tramite USAID, National Endowment for Democracy (NED), NDI, IRI e altre entità para-governative, il governo USA fornisce ampia assistenza ai movimenti politici che sostengono gli obiettivi economici e politici USA”.
5. Costruire il sostegno domestico attraverso Think Tanks a Washington
Questa non è una funzione della CIA, ma è una consistente caratteristica delle politiche di cambio di regime degli USA in America Latina. L’interventismo negli affari interni di altri paesi richiede di intellettuali sofisticati e di argomenti politici che possano burlare o sopraffare coloro che si oppongono ad un potere esterno “intromettendosi nelle nostre scelte”.
Basta guardare il Atlantic Council ed il Center for Strategic and International Studies, per vedere che hanno preso l’iniziativa di fornire argomenti per sostituire l’attuale governo del Venezuela.
6. Obiettivo Cuba
Le operazioni della CIA in America Latina ritornano sempre al loro obiettivo iniziale: Cuba. Dal momento che la forza d’invasione dell’agenzia fu sconfitta nella Baia dei Porci (Playa Girón), la CIA vuole vendetta. L’agenzia tramò, ripetutamente, l’assassinio del presidente Fidel Castro. Protessero i terroristi che abbatterono l’aereo passeggeri cubano nel 1976. Il problema dell’agenzia è che ha sperimentato una frustrazione dopo l’altra.
Alla fine degli anni ’80, l’intelligence cubana condusse un’operazione di penetrazione della CIA con un funzionario cubano-americano di nome Amado Gayol. Il governo trasformò questa operazione di controspionaggio di successo in una serie televisiva in cinque parti che fece apparire l’agenzia tonta agli occhi del popolo cubano. Fortunatamente per Langley, gli statunitensi mai si resero conto della debacle di questo episodio di “cambio di regime”, in particolare.
Lungo la strada, Cuba appoggiò i movimenti della sinistra in tutto il presunto “cortile” USA. Sebbene Cuba rivoluzionaria non abbia raggiunto la prosperità economica per i suoi abitanti, l’unica cosa che il governo dell’Avana ha fatto molto bene fu sfidare le politiche di cambio di regime USA.
Ecco perché Venezuela, Bolivia e Nicaragua sono andati a Cuba in cerca di sostegno. Questo è uno dei motivi per cui Bolton ha etichettato Cuba, Venezuela e Nicaragua come la “Troika della tirannia”.
7. Dispiegare la violenza
Le politiche di cambio di regime USA hanno generalmente richiesto la violenza indiscriminata per aver successo. Gli annali del cambio di regime sono sanguinosi, dall’assassinio di alti funzionari (Cuba, Cile) sino all’invasione ed all’occupazione (Repubblica Dominicana, Panama) ed ai massacri di contadini e squadroni della morte (Nicaragua, El Salvador, Guatemala).
Cosa aspettarsi in Venezuela
Ora la CIA ha un’altra missione di cambio di regime, dice Mel Goodman.
“A differenza di Siria e Afghanistan, hanno una direttiva molto chiara da parte del presidente. La [direttrice della CIA] Gina Haspel sa cosa ci si aspetta da lei. La sua intera carriera è stata collegata alle operazioni. Puoi star certo che sono lì sotto organizzandosi. Stanno chiamando la loro gente. Stanno facendo pressione affinché seguano la linea della Casa Bianca”.
“È una situazione pericolosa e tesa”, ha assicurato Kornbluh in un’intervista. “Da un punto di vista umanitario. Da un punto di vista militare. E dal punto di vista del ritorno nella regione degli USA imperiali”.
(Traduzione dal Dominio Cuba)
La CIA en Venezuela: 7 reglas para el cambio de régimen
Donald Trump, Mike Pompeo y John Bolton están llevando sus frustrados impulsos intervencionistas hacia el sur.
Por Jefferson Morley / Independent Media Institute
Mientras el presidente Trump retira a las tropas estadounidenses de Siria y Afganistán, su secretario de estado Mike Pompeo y su asesor de seguridad nacional, John Bolton, están llevando sus frustrados impulsos intervencionistas al sur de América Latina.
¿Por qué a Venezuela, un país de 32 millones de habitantes en la costa norte de América del Sur? El país no representa una amenaza para los Estados Unidos. Los inmigrantes venezolanos se apiñan en Miami, pero no se encuentran en la frontera con México donde el presidente dice que hay una crisis. Fuera de Florida y Washington, DC, pocos estadounidenses tienen un interés discernible en el país.
El petróleo es un factor enorme. Venezuela es uno de los mayores productores de petróleo del mundo, aunque ahora la mayor parte de sus ingresos petroleros se destinan a pagar a Rusia. Ahora el gobierno de Trump busca canalizar los ingresos del petróleo a su presidente preferido, Juan Guaidó.
Trump no quiere pelear guerras terrestres en el Medio Oriente, pero sí necesita verse y sentirse fuerte. Un ataque al legado socialista de Hugo Chávez y al gobierno del sucesor de Chávez, Nicolás Maduro, ofrece una manera de proyectar su yo más viril sin las intolerables exigencias de ser un presidente en tiempos de guerra.
Trump ha estado amenazando a Venezuela desde agosto de 2017, cuando dijo:
“Tenemos muchas opciones para Venezuela y, por cierto, no voy a descartar una opción militar. Estamos en todo el mundo y tenemos tropas en todo el mundo en lugares que están muy, muy lejos. Venezuela no está muy lejos, y la gente está sufriendo, y se está muriendo. Tenemos muchas opciones para Venezuela, incluida una posible opción militar, si fuera necesaria”.
“Filibustero” es el término adecuado para esta postura. Mucho antes de que “filibuster” (en inglés) significara un largo discurso en el Senado de los Estados Unidos, filibustero hacía referencia a un aventurero estadounidense que buscaba fomentar la insurrección en América Central y del Sur en el siglo XIX.
John Bolton se comportó como un filibustero cuando asomó sus intenciones hacia Venezuela en un bloc de notas ingeniosamente exhibido: “5,000 tropas a Colombia”.
En Bogotá, el ex presidente de Colombia, Álvaro Uribe, respondió “No, gracias”, pero por lo demás lo apoyó.
¿Qué cambió desde hace 15 años? En 2002, el presidente Hugo Chávez, el autoproclamado revolucionario bolivariano, enfrentó un golpe militar apoyado por Estados Unidos. Los gobiernos de América Latina se unieron en defensa del gobierno de Chávez, y el golpe fracasó.
Ahora, América Latina tiene gobiernos más conservadores que se sienten amenazados por el éxodo de unos 3 millones de venezolanos en los países vecinos.
Lo que sigue igual es lo que el estudioso latinoamericano Abe Lowenthal llama la “presunción hegemónica” del gobierno de Estados Unidos. La presunción es que América Latina es el “patio trasero” de los Estados Unidos. En esta construcción mental, Venezuela es vista como un dominio privado donde Washington puede hacer lo que quiera, con o sin el apoyo de otros países.
El elenco de personajes no ha cambiado.
El enviado especial de Trump a Venezuela, Elliott Abrams, estaba persiguiendo un cambio de régimen en América Latina, por medios ilegales hace 30 años. Condenado por retener información del Congreso en la conspiración Irán-Contra, Abrams fue indultado por el fallecido presidente Bush.
Hay evidencias de que John Bolton favorece el cambio de régimen en Libia, Siria, Corea del Norte e Irán . Por desgracia, el libio Gadafi está muerto. El jefe de Bolton está retirando las tropas estadounidenses de Siria (lo que Irán da la bienvenida). Trump está hablando de paz con Corea del Norte. Sin Venezuela, ¿qué haría el belicista del gran bigote con su tiempo?
Larga historia
“Si bien no hay pruebas de que la CIA esté involucrada allí, estoy seguro de que sí lo están”, dijo Peter Kornbluh, analista del National Security Archive, en una entrevista. “Estados Unidos siempre ha querido derrocar a Chávez y al chavismo”.
La CIA tiene una historia de 75 años de operaciones de cambio de régimen en América Latina que se remontan al golpe de Estado en Guatemala (1954), la invasión fallida de Cuba (1961), numerosos intentos de asesinato en Cuba (1961–2001), la invasión de República Dominicana (1965), entrometimiento electoral y golpe de estado en Chile (1964–73), intervención en Nicaragua (años 80), invasión de Panamá (1990) y golpe de Estado en Honduras (2009).
Si bien no contamos con información verificable sobre las actividades de la CIA en Venezuela hoy en día, las operaciones de cambio de régimen de Estados Unidos en América Latina tienen siete características coherentes, algunas de las cuales son visibles en Venezuela en la actualidad.
1. Trabajar con el servicio de inteligencia local
Las estaciones de la CIA en las regiones han tenido durante mucho tiempo relaciones sólidas con socios locales.
“Cubanos entrenados por la CIA controlaron la DISIP, el servicio de inteligencia venezolano, en la década de 1970”, dijo Kornbluh en una entrevista. Uno de esos cubanos, Luis Posada Carriles (conocido por el criptónimo AMCLEVE-15 de la CIA), jugó un papel central en la instalación de dos bombas en un avión de pasajeros cubano en 1976, que mató a 73 personas. Se había refugiado en Venezuela y se convirtió en un alto funcionario de la DISIP.
Chávez purificó el servicio de inteligencia de oficiales pronorteamericanos, pero la CIA nunca ha dejado el reclutamiento.
“Puede estar seguro de que están utilizando a su gente en el ejército y en las agencias de inteligencia”, dijo Mel Goodman, un empleado retirado de la CIA cuyo trabajo lo llevó a estaciones de la CIA en los años 70 y 80. “Es un ejercicio básico”.
2. Empaquetar las operaciones secretas como ‘Diplomacia pública’, ‘Promoción de la democracia’ y / o ‘Protección de los derechos humanos’
Cuando Elliott Abrams comenzó a ayudar a montar políticas de cambio de régimen encubiertas en la década de 1980, su título de trabajo formal fue Secretario de Estado adjunto para los derechos humanos. Él violó la ley, pero era al servicio de la libertad humana, explicó.
Otto Reich, otro agente del modelo de cambio de régimen de Reagan en la década de 1980, utilizó la Oficina para la Diplomacia Pública del Departamento de Estado como cobertura para las operaciones encubiertas. Según un informe del Comité de Asuntos Exteriores de la Cámara de Representantes, altos funcionarios de la CIA utilizaron la oficina de Reich para organizar una “operación política y de propaganda doméstica” para apoyar la política estadounidense hacia Nicaragua.
Reich nunca perdió el gusto por la intervención. Dos décadas más tarde, en el segundo gobierno de Bush, se convirtió en Secretario de Estado adjunto para el Hemisferio Occidental y apoyó el fallido golpe de Estado contra Chávez.
Más recientemente, el National Endowment for Democracy (NED), una agencia financiada por Estados Unidos, ha canalizado millones hacia los grupos de la oposición para los cuales Guaidó es su protagonista político.
Venezuela ha afirmado que la NED es un frente para operaciones encubiertas; el gobierno de Estados Unidos lo niega.
3. Crear nuevos grupos de apariencia pseudo-independientes
En 1985, escribí una historia que apareció en New Rupublic sobre cómo los oficiales de la CIA crearon, guiaron y controlaron el partido Fuerza Democrática de Nicaragua (FDN), que buscó el derrocamiento del gobierno de izquierda del país.
Un oficial de la CIA llamado Tony Feldman le explicó a Edgar Chamorro, director de la FDN, que no debería decirle a los reporteros que el grupo estaba tratando de derrocar al gobierno. “Hizo hincapié en que deberíamos decir que estábamos tratando de ‘crear condiciones para la democracia’”.
¿Qué pasa si alguien pregunta de dónde la FDN obtuvo su dinero?
“Diga que sus fuentes quieren permanecer confidenciales”, aconsejó Feldman, una respuesta inteligente que evoca la verdad.
Los ecos de tales evasiones se pueden escuchar en las negaciones de algunos grupos de la oposición venezolana hoy.
4. Utilizar al Departamento de Estado para apoyar a las partes existentes que se alinean con el cambio de régimen
Los cables de WikiLeaks iluminan múltiples ejemplos de esta táctica.
En el 2015 Wikileaks publicó numerosos cables del Departamento de Estado que documentan cómo Estados Unidos intentaron socavar a los gobiernos electos cuyas políticas fueron rechazadas por las élites económicas locales y los responsables políticos de Estados Unidos.
Después de que el izquierdista Evo Morales fue elegido presidente de Bolivia en 2005, el embajador de Estados Unidos amenazó de inmediato con cortar la ayuda estadounidense e internacional. Cuando Morales decidió rechazar la asistencia, el Departamento de Estado comenzó a concentrarse en fortalecer a la oposición, que se basaba en la región oriental del país conocida como Media Luna. Un cable de abril de 2007 registra “el gran esfuerzo de la USAID para fortalecer a los gobiernos regionales como un contrapeso al gobierno central”.
Un informe de USAID del 2007 declaró que su Oficina de Iniciativas para la Transición (OTI) “aprobó 101 subvenciones por $4,066,131 para ayudar a los gobiernos departamentales a operar de manera más estratégica”. Los fondos también se destinaron a grupos indígenas locales que se “oponían a la visión de Evo Morales de las comunidades indígenas”.
Cuando la región se rebeló contra el gobierno de Morales en 2007, muchos gobiernos latinoamericanos temían que un golpe de Estado respaldado por Estados Unidos estuviera a la vista y saliera en defensa de Morales. Su gobierno sobrevivió.
Nicaragua recibió el mismo trato. En marzo de 2007, el embajador de EEUU. solicitó al Departamento de Estado que proporcionara $65 millones adicionales en los próximos cuatro años “durante las próximas elecciones presidenciales”, cuando el izquierdista Daniel Ortega se presentaría a la reelección.
Los fondos de los Estados Unidos se destinaron al “fortalecimiento de los partidos políticos”, a las ONG “democráticas” y a los “grupos que realizan esfuerzos críticos para defender la democracia de Nicaragua, promover nuestros intereses y contrarrestar a los que nos critican”.
Al revisar los informes de WikiLeaks, Dan Beeton y Alexander Main comentaron en Jacobin:
“Cables como este deben ser obligatorios para aquellos que estudian la diplomacia estadounidense y para los interesados en comprender cómo funciona realmente el sistema de ‘promoción de la democracia’ de Estados Unidos. A través de la USAID, la National Endowment for Democracy (NED), NDI, IRI y otras entidades para-gubernamentales, el gobierno de EEUU proporcionan amplia asistencia a los movimientos políticos que apoyan los objetivos económicos y políticos de EEUU”.
5. Construir el apoyo doméstico a través de Tanques Pensantes en Washington
Esta no es una función de la CIA, pero es una característica consistente de las políticas de cambio de régimen de Estados Unidos en América Latina. La intervención en los asuntos internos de otros países requiere de intelectuales sofisticados y argumentos políticos que puedan burlar o abrumar a quienes se oponen a un poder externo “entrometiéndose en nuestras elecciones”.
Basta asomarse al Atlantic Council y al Center for Strategic and International Studies, para ver que han tomado la iniciativa para dotar de argumentos al reemplazo del gobierno actual de Venezuela.
6. Objetivo Cuba
Las operaciones de la CIA en América Latina siempre regresan a su objetivo inicial: Cuba. Desde que la fuerza invasora de la agencia fue derrotada en Bahía de Cochinos (Playa Girón), la CIA quiere venganza. La agencia tramó varias veces el asesinato del presidente Fidel Castro. Protegieron a los terroristas que derribaron el avión de pasajeros cubano en 1976. El problema de la agencia es que ha vivido una frustración tras otra.
A fines de la década de 1980, la inteligencia cubana realizó una operación de penetración de la CIA con un oficial cubanoamericano llamado Amado Gayol. El gobierno convirtió esta exitosa operación de contrainteligencia en una serie de televisión de cinco partes que hizo que la agencia pareciera tonta a los ojos del pueblo cubano. Afortunadamente para Langley, los estadounidenses nunca se enteraron de la debacle de este episodio de “cambio de régimen” en particular.
En el camino, Cuba apoyó los movimientos de izquierda en todo el supuesto “patio trasero” de Estados Unidos. Si bien la Cuba revolucionaria no ha logrado prosperidad económica para sus habitantes, lo único que hizo muy bien el gobierno de La Habana fue desafiar las políticas de cambio de régimen de Estados Unidos.
Es por eso que Venezuela, Bolivia y Nicaragua acudieron a Cuba en busca de apoyo. Esa es una de las razones por las que Bolton etiquetó a Cuba, Venezuela y Nicaragua como la “Troika de la tiranía”.
7. Desplegar la violencia
Las políticas de cambio de régimen de los Estados Unidos por lo general han requerido la violencia indiscriminada para tener éxito. Los anales del cambio de régimen son sangrientos, desde el asesinato de altos funcionarios (Cuba, Chile) hasta la invasión y ocupación (República Dominicana, Panamá) y masacres de campesinos y escuadrones de la muerte (Nicaragua, El Salvador, Guatemala).
Qué esperar en Venezuela
Ahora la CIA tiene otra misión de cambio de régimen, dice Mel Goodman.
“A diferencia de Siria y Afganistán, tienen una directiva muy clara del presidente. La [Directora de la CIA] Gina Haspel sabe lo que se espera de ella . Toda su carrera ha estado vinculada a operaciones. Puedes estar seguro de que están ahí abajo organizándose. Están llamando a su gente. Están presionando para que sigan la línea de la Casa Blanca”.
“Es una situación peligrosa y tensa”, aseguró Kornbluh en una entrevista. “Desde un punto de vista humanitario. Desde un punto de vista militar. Y desde el punto de vista del retorno a la región de un Estados Unidos imperial”.
(Traducido por Dominio Cuba)