Guillermo Cieza (*); lahaine.org; https://ciptagarelli.jimdo.com
Nella mia città (in Argentina) c’era un parrucchiere socialista a cui permisero l’ingresso al Rotary Club come premio per aver appoggiato il golpe (contro Peròn) del ’55. Cioè i bombardamenti di giugno, le fucilazioni del ’56 e tutto il resto.
Quando avevo un po’ più di vent’anni e si sparava contro la dittatura, venni a sapere che c’era un Partito di sinistra che proponeva di appoggiare Videla perché non prendesse il potere il generale Lopez Aufranc. E dato che Videla non era poi tanto male perché vendeva carne e cereali all’URSS, membri di quel partito andarono in Europa per bloccare la “campagna antiargentina” promossa dagli esiliati e dai famigliari dei desaparecidos.
E, sempre in quell’epoca, mi informarono che alcuni peronisti, che dicevano di essere ortodossi, avevano dato una laurea Honoris Causa a Massera (l’ammiraglio genocida) all’Università del Salvador.
Loro non li lasciarono entrare al Rotary ma uno di essi finì per diventare Papa.
Nei fatti e nei racconti, la giustificazione era sempre che stavano in mezzo, combattendo due demoni e che i gesti criticati erano “in buona fede”, “per salvare delle vite”.
Le argomentazioni per non appoggiare le vittime erano sempre le stesse: erano sporchi, brutti e cattivi e non sufficientemente rivoluzionari.
Quando in Venezuela crebbero le ‘guarimbas’ organizzate dall’estrema destra – prodezze come bruciare giovani neri e poveri perché “sembravano chavisti” – alcuni intellettuali “progressisti” strillarono per la repressione del governo, chiedendo con urgenza un’intervento esterno di personalità così onorevoli come loro.
L’intervento è alle porte del Venezuela: non sono venute personalità “progre” ma forze militari mascherate da aiuti umanitari. Le guidano personaggi come Eliott Abrams, processato per crimini di guerra e narcotraffico, veterani delle aggressioni imperiali contro i popoli del Nicaragua e del Salvador.
2.500 anni fa Eschilo ci anticipava già che “la verità è la prima vittima della guerra”. Ma che fare se si hanno aspirazioni elettorali in un paese come il nostro dove la guerra mediatica, sui fatti del Venezuela, l’ha vinta l’impero? Gli sfrontati hanno riconosciuto Guaidò. I prudenti si sono dichiarati “neutrali”.
L’America Latina si è salvata, per alcuni decenni, dagli orrori delle guerre. Le città bombardate, le immagini dei cumuli di morti, dei cadaveri fatti a pezzi dalle bombe, dei bambini mutilati, di uomini e donne che cercano le loro famiglie tra le macerie – che sembravano essere immagini di altri mondi lontani – possono cominciare a diventare vicine.
La discussione sul fatto se in Venezuela c’è stata una Rivoluzione sarà lunga ma quasi non importa.
Lo castigano per questo, come ha ben chiarito Trump nella sua conferenza di Miami: “i giorni del socialismo sono contati, non solo in Venezuela ma anche in Nicaragua e a Cuba”.
Il nome e il curriculum degli assassini sopravviveranno nella memoria dei popoli.
Sarebbe bene cominciare ad annotarci quello dei “neutrali” perché, da Ponzio Pilato a oggi, in tutti i crimini della storia hanno aggiunto il loro granello di sabbia.
(*) Scrittore argentino; lui si definisce così: “non sono uno scrittore, sono un militante popolare che scrive”.
(traduzione di Daniela Trollio CIP “G.Tagarelli”)