Lula e Guaidó: parliamo di prigionieri, parliamo di dittature
È l’unico “presidente autoproclamato” dell’America Latina. Chiama ogni giorno alla sollevazione militare e all’intervento USA nel suo paese. Non è stato arrestato, è libero. È il venezuelano Juan Guaidó, che sostiene essere vittima di una dittatura.
Di contro, chi fu il presidente più votato del mondo, il politico più popolare di tutta l’America Latina, -persino al momento di lasciare la presidenza- e che stava conducendo i sondaggi per le elezioni presidenziali del suo paese, è oggi in carcere. È il brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva.
Lula non ha potuto presentarsi alle elezioni. Sérgio Moro, il giudice che lo ha condannato per un reato di “corruzione” mai provato ed in base alla testimonianza di un mafioso è oggi-curioso!- il Ministro della Giustizia dell’attuale governo. Quello dell’estremista di destra ed alleato degli USA Jair Bolsonaro.
Il golpista Guaidó, un altro pupazzo di Donald Trump, è acclamato dai media internazionali, che gli dedicano copertine, speciali ed editoriali. Il prigioniero Lula neppure si menziona. La campagna per la sua liberazione è invisibile. Anche i movimenti sociali che lo sostengono -come quello dei Lavoratori Rurali senza Terra- che ora sono severamente repressi in Brasile.
Juan Guaidó, golpista, fantoccio e criminale di guerra, cammina liberamente per il Venezuela, mentre i media applaudono la sua permanente e sfacciata apologia dell’interventismo.
Lula e Guaidó: parliamo di prigionieri, parliamo di dittature
È l’unico “presidente autoproclamato” dell’America Latina. Chiama ogni giorno alla sollevazione militare e all’intervento USA nel suo paese. Non è stato arrestato, è libero. È il venezuelano Juan Guaidó, che sostiene essere vittima di una dittatura.
Di contro, chi fu il presidente più votato del mondo, il politico più popolare di tutta l’America Latina, -persino al momento di lasciare la presidenza- e che stava conducendo i sondaggi per le elezioni presidenziali del suo paese, è oggi in carcere. È il brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva.
Lula non ha potuto presentarsi alle elezioni. Sérgio Moro, il giudice che lo ha condannato per un reato di “corruzione” mai provato ed in base alla testimonianza di un mafioso è oggi-curioso!- il Ministro della Giustizia dell’attuale governo. Quello dell’estremista di destra ed alleato degli USA Jair Bolsonaro.
Il golpista Guaidó, un altro pupazzo di Donald Trump, è acclamato dai media internazionali, che gli dedicano copertine, speciali ed editoriali. Il prigioniero Lula neppure si menziona. La campagna per la sua liberazione è invisibile. Anche i movimenti sociali che lo sostengono -come quello dei Lavoratori Rurali senza Terra- che ora sono severamente repressi in Brasile.
Juan Guaidó, golpista, fantoccio e criminale di guerra, cammina liberamente per il Venezuela, mentre i media applaudono la sua permanente e sfacciata apologia dell’interventismo.