Terroristi israeliani e USA dovevano uccidere Maduro

Meriem Laribi, RT http://aurorasito.altervista.org

In un video, un ministro venezuelano rivelava gli scambi tra oppositori, ripresi da infiltrati, assicurando che un colpo di Stato veniva sventato e che i “terroristi” volevano uccidere Nicolas Maduro. 140000 proiettili di mitragliatrici e tentativi di “incursioni di terroristi ed agenti speciali israeliani, nordamericani e colombiani” per “uccidere il Presidente Nicolas Maduro e rovesciare il governo prendendo il palazzo presidenziale”: questo era il piano che il governo venezuelano sventava.

In un video di un’ora trasmesso dalla televisione pubblica il 26 giugno, Jorge Rodriguez, Ministro delle Comunicazioni venezuelano, rivelava le conversazioni tra gli oppositori intercettati dagli agenti del governo infiltrati. Immagini degne di un episodio del Bureau des légendes.

“Obiettivi 1 e 2”
Secondo le informazioni fornite dal ministro, documenti a sostegno, “questo tentativo di colpo di Stato coinvolge l’opposizione, gli Stati Uniti, la Colombia, il Cile”, ma anche l’Ambasciata di Panama e un “gruppo di israeliani che doveva venire per assassinare il Presidente Maduro”. Per questo, militari attivi e in pensione, così come un ex-capo dell’intelligence e della polizia in pensione, avrebbero dovuto attuare il loro piano il 23 e 24 giugno. Ma 13 di loro furono arrestati poco prima. “Abbiamo partecipato a tutti gli incontri di pianificazione del golpe”, aveva detto Jorge Rodriguez, sostenendo di avere “56 ore di registrazioni video e audio di scambi tra gli oppositori sulla preparazione del colpo di Stato”. Perciò agenti governativi furono infiltrati. Durante la presentazione, il Ministro mostrava un organigramma, intitolato “Operazione inversione di tendenza”. Nelle conversazioni registrate, le persone che apparivano evocavano gli “obiettivi numeri 1 e 2” che intendevano raggiungere. Secondo il ministro erano il Presidente Nicolas Maduro e Diosdado Cabello, presidente dell’Assemblea costituente, uomo forte del Chavismo.

Maduro catturato il “D-Day all’ora H”?
Secondo Jorge Rodriguez, alcuni dei golpisti si aspettavano di portare al potere un rivale di Juan Guaido: il generale Raul Isaias Baduel, ex-ministro della Difesa di Hugo Chavez passato all’opposizione, ed incarcerato per corruzione. Tra le prove presentate da Caracas, vi erano le registrazioni delle conversazioni del figlio del generale Baduel, Josnars Adolfo Baduel, alias Simon. Che diceva, in almeno due occasioni, che il “piano” sarebbe stato “far entrare un gruppo di israeliani” per occuparsi di Nicolas Maduro: “Riguardo ai numeri 1 e 2, ho avuto alcuni incontri con la gente chi si prenderà cura di questo, non solo 1 e 2, ma sei altre persone”, diceva Simon prima di continuare: “Non sono di qui, sono persone che sono… ad essere chiari sono israeliani e hanno il sostegno degli Stati Uniti, supporto logistico. Hanno tutte le attrezzature per portare a termine la missione in base alle informazioni che ci hanno fornito”. In un’altra registrazione audio, un individuo indicato dal ministro come tale Atanasio, che sarebbe stato un colonnello che parlava dall’ambasciata di Panama, diceva: “Ascoltate, ho un contatto estremamente potente. Per gli Obiettivi 1 e 2, una squadra di combattimento degli israeliani, la gente di Simon, garantiscono che il D-day all’ora H, cattureranno numero 1 e numero 2”. In una riunione su Internet, infiltrata dai funzionari del governo venezuelano, Gonzalo, ritratto come militare in pensione, analizza: “Se avremo la garanzia che Obiettivo 1 e Obiettivo 2 saranno eliminati, sarà un primo grande evento, colpendo media e che avrà impatto internazionale”.

L’eufemismo della “cooperazione” nordamericana
In un altro video girato da un agente del governo di un incontro tenutosi il 20 giugno in un ufficio a Caracas, secondo il ministro. L’oratore principale, Miguel Carmelo Sisco, alias Marina, spiegava: “Onestamente, penso che la vittoria di questa operazione sia raggiungere gli obiettivi 1 e 2, e preferibilmente l’1, perché è un Paese presidenziale”. Poi Marina si riferiva al nome in codice Lander, che appare in diversi documenti: “Sai chi è Lander? […] Ti dirò chiaramente, Lander è Guaido […] Personalmente l’ho incontrato un mese fa”. Segue una pausa, po, ancora Marina discuteva i metodi: “Siamo convinti che l’unica via d’uscita sia la forza […] se dobbiamo bruciare tutto per salvare il Paese, lo faremo […]”. Un uomo poi chiede: “E cosa pensa?”, rispose Marina, “è d’accordo, è chiaro su questo”. “Gli ho detto che il supporto dei Gringos è necessario, gli ho parlato dell’intervento e lui mi ha corretto usando un eufemismo parlando piuttosto di “cooperazione”,” spiegava in un altro passaggio.

“Il colpo di Stato di Baduel contro Guaido e Maduro?”
In tutti i documenti presentati, sembra esserci disaccordo tra gli oppositori sulla personalità da nominare in sostituzione di Nicolas Maduro. Il Ministro della Comunicazione assicura che “l’ala terrorista colombiana”, coordinata da Bogota dal generale in pensione Antonio Alcala Cordones, alias Cesar, sosteneva il generale Baduel, “rivale” di Marina e a supporto di Guaido, “dirigendo l’operazione golpista”. Marina si appoggiava chiaramente a Juan Guaido perché, nelle registrazioni, dice “è lui che ha il riconoscimento degli Stati Uniti. Affrontare ciò non è facile, non necessario, non desiderabile”. L’autoproclamato presidente del Venezuela Juan Guaido fu riconosciuto tale da una cinquantina di Paesi, tra cui Stati Uniti e Francia. Ma è Baduel che il clan di Cesar vorrebbe liberare e portare alla presidenza. “Questo è il secondo presidente autoproclamato in meno di sei mesi”, ironizzava dal canto suo il Ministro Jorge Rodriguez. “Mi chiedo se hanno parlato con Guaido o è un colpo di Stato contro Guaido e contro il Presidente Maduro?”, rideva.

Guaido respinge le accuse
“Fin quando Guaido? Fin quando pianificherà assassinii? Fin quando cercherà il bagno di sangue?”, aveva detto il ministro durante il suo intervento. Il capo dell’opposizione, che tentò ad aprile di sollevare una rivolta militare per rovesciare il governo, immediatamente respinse le accuse. “Questa è l’ennesima volta e la stampa ha già perso il conto del numero di volte in cui tali accuse furono ripetute. L’appello che abbiamo lanciato e continua a lanciare è per i militari, è per l’esercito ad appoggiare la Costituzione”, aveva detto Juan Guaido. Il governo colombiano rispose difendendo la sua azione come esclusivamente politica, diplomatica e legale.

Incarcerazioni arbitrarie?
Jorge Rodriguez riferiva che una dozzina di civili e militari erano ricercati per il loro coinvolgimento nel tentativo di colpo di Stato, di cui Juan Guaido non fa parte. Caracas aveva riferito di 13 arresti, tra cui quello del generale Miguel Sisco Mora, descritto come il “capo dell’operazione”. “Se i golpisti fossero stati in grado di avviare l’operazione, ciò avrebbe segnato l’inizio di uno scontro tra civili e militari e sicuramente avrebbe gettato il Paese in guerra”, dichiarava Romain Migus, specialista del Venezuela. Per lui, il governo ha dovuto affrontare “tre tentativi di colpo di Stato in sei mesi, istituzionale il 23 gennaio 2019 e due armati il 30 aprile e il 23 giugno 2019”. Spiega che è in questo contesto di tensione che la giustizia venezuelana incarcera. Ma secondo lui “ONG, media e reti d’influenza degli Stati Uniti trasformeranno rapidamente questi arresti giustificati in detenzioni arbitrarie. Eppure, osserva, in tutti i Paesi del mondo, militari o poliziotti che tentano un colpo di stato vanno in prigione”. Nonostante questa situazione esplosiva, il 27 giugno il Presidente Nicolas Maduro affermava che il dialogo tra governo ed opposizione in Norvegia (un Paese che ha accettato il ruolo di mediatore), iniziato a maggio e sospeso per il momento, avrebbe “continuato”. “Tutto quello che posso dirvi al momento è che il dialogo coi norvegesi va avanti, continuerà e avanzeremo verso accordi di pace verificabili e realizzabili in Venezuela”, aveva detto il capo di Stato venezuelano durante un discorso televisivo. Il Ministro della Comunicazione Jorge Rodriguez, da parte sua, assicurava che avrebbe rilasciato altri documenti.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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