USANO LE BANCHE INVECE CHE LE BOMBE
La vice presidente del Venezuela nel suo intervento alle Nazioni Unite: “Tra il 2015 e il 2018, l’economia venezuelana ha perso 130.000 milioni di dollari” a causa delle criminali sanzioni Usa e UE
di Geraldina Colotti
La vicepresidente Delcy Rodriguez porta la voce del Venezuela all’ONU con un discorso appassionato e incisivo, accompagnato dagli applausi. Un atto d’accusa contro l’aggressione imperialista ai popoli che fanno ombra agli USA o che rifiutano di inginocchiarsi ai suoi interessi. Una denuncia forte al modello capitalista, che concentra la ricchezza in poche mani ed è al servizio del complesso militare industriale. I dati – ha ricordato Delcy – parlano da soli: dalla presidenza di George W. Bush, passando per quella di Barack Obama e arrivando all’attuale di Donald Trump, gli USA hanno già raggiunto il record di 44.996 bombe sganciate, 121 al giorno. Quello del complesso militare-industriale è un grande affare che impone sofferenze inenarrabili alle popolazioni, senza distinzione di età.
C’è tuttavia oggi anche un nuovo tipo di terrorismo di stato, che non ha bisogno di ricorrere alle bombe per imporre misure criminali usando il predominio del dollaro come moneta di riserva mondiale. E così – ha spiegato Rodriguez – il Ministero del Tesoro USA, “il Pentagono economico”, militarizza le relazioni internazionali e incamera le risorse del popolo venezuelano, fuori dalla legalità internazionale. In questo modo, viene svilito l’ordinamento giuridico e, attraverso il Venezuela, si mette in atto “un esperimento perverso contro il multilateralismo”.
Tra il 2015 e il 2018, l’economia venezuelana ha perso 130.000 milioni di dollari, destinati alle necessità della popolazione da un modello basato sull’inclusione, la giustizia e la protezione sociale com’è quello del socialismo bolivariano. Un modello “profondamente contrario al progetto monroista che vorrebbe ricondurci nel cortile di casa de capitalismo suprematista imperante oggi negli Stati Uniti”, ha proseguito la vicepresidente venezuelana. Un modello di solidarietà e inclusione, che ha alzato “la bandiera della difesa della natura, della lotta alla povertà e alla disuguaglianza”. Il poco tempo – ha ricordato poi Delcy in conferenza stampa – il socialismo bolivariano aveva raggiunto risultati riconoscibili da importanti organismi internazionali, come la FAO, l’UNESCO o l’OMS e contro il quale si è scatenata la furia imperialista, mettendo nel mirino il presidente Nicolas Maduro. Un attacco che – ha ricordato ancora – si è spinto fino all’organizzazione dell’attentato con i droni esplosivi che, il 4 agosto dell’anno scorso, avrebbe dovuto uccidere il presidente, decapitare la dirigenza bolivariana e che avrebbe coinvolto anche le rappresentanze diplomatiche degli altri paesi presenti all’evento.
La vicepresidente del Venezuela ha poi documentato il ruolo del governo colombiano di Ivan Duque nell’aggressione al suo paese. Ha smontato le accuse presentate all’ONU dal presidente colombiano, documentate da presunte foto in cui si vede una delle due guerriglie colombiane –l’ELN– allenarsi in territorio venezuelano. Foto che, però, non sono state scattate in Venezuela, ma in Colombia, come ha testimoniato il giornale che aveva ottenuto quelle foto da una fonte di intelligence. Una bugia durata poco – ha commentato Rodriguez, presentando invece prove dettagliate dei luoghi in cui si allenano, in Colombia, i paramilitari deputati a destabilizzare il socialismo bolivariano. Una menzogna che perdura da oltre cinquant’anni, che occulta la terribile realtà di una guerra interna che ha obbligato a fuggire quasi 6 milioni di colombiani, accolti con tutti i diritti in Venezuela.
Ma di questa realtà non parlano i media egemonici, che si esercitano invece a produrre cifre astronomiche circa il numero di venezuelani che abbandonano il paese: cifre falsate – ha ribadito Delcy -, smentite dai dati sull’aumento dei consumi o delle iscrizioni a scuola.
Una realtà, quella di frontiera, che i giornalisti – ha invitato Rodriguez – potrebbero documentare direttamente accedendo al sistema di telecamere che esiste nella sala situazionale del Venezuela alla frontiera. Invece, i media occultano l’entità dell’attacco al Venezuela contro il quale il governo USA, tra il 2015 e il 2019, ha decretato più di 350 misure coercitive unilaterali. Misure che definiscono il blocco finanziario totale, teso all’appropriazione illecita delle risorse venezuelane all’estero, e intenzionato ad asfissiare l’economia bolivariana per sottomettere il popolo e spingerlo a ribellarsi contro il governo.
Ma a cosa sono servite le sanzioni contro Cuba, che durano da oltre cinquant’anni? “Pensava, forse, l’imperialismo di poter così sottomettere l’eroico popolo di Fidel Castro?”, ha chiesto Delcy, che ha espresso solidarietà a tutti gli altri paesi colpiti dalle sanzioni USA, e ha ricordato il debito che il mondo ha nei confronti del popolo palestinese: i cui diritti continuano a essere negati nonostante le numerose risoluzioni ONU emesse nel corso dell’occupazione israeliana.
La vicepresidente del Venezuela ha anche espresso solidarietà con le Bahamas, vittime del cambio climatico e ha denunciato la “barbara mercantilizzazione dell’Amazzonia ad opera di Bolsonaro, che scatenato la sua ideologia estremista contro il nostro polmone verde”.
Ringraziando per l’appoggio i 120 governi che compongono il Movimento dei paesi non allineati (MNOAL), la vicepresidenta ha mostrato la vera natura dell’”autoproclamato” presidente a interim, Juan Guaidó, commentando il gruppo di foto che lo ritrae insieme a esponenti di paramilitari narcotrafficanti. “In Colombia – ha ricordato – si produce il 70% della cocaina, di cui gli Stati Uniti sono i principali consumatori”. E i paesi come il Nicaragua o quelli del Medioriente – ha aggiunto – sanno come gli USA abbiano usato il narcotraffico per foraggiare la destabilizzazione. “L’uso della forza proibita dalla Carta delle Nazioni unite, le misure coercitive imposte a milioni di persone nel mondo – ha detto Delcy – violentano massicciamente i diritti umani, in spregio ai nobili ideali, e agli impegni della comunità internazionale”. Per questo, il ministro degli Esteri venezuelano, Jorge Arreaza, porterà alla Corte Penale Internazionale le prove dettagliate di queste violazioni compiute dalla Colombia, “paese in cui sono stati uccisi 123 ex combattenti, e 739 leader sociali solo nel corso di questo anno”. Il governo colombiano – ha denunciato Delcy – si nega a collaborare con la giustizia venezuelana, e offre rifugio a personaggi accusati di delitti e terrorismo in Venezuela. Un governo che agisce, insieme ad altri paesi vassalli degli USA, per attentare alla sovranità del Venezuela, contro il quale, all’interno “agiscono gli stessi attori che organizzarono il golpe contro Chavez nel 2002”. Tuttavia, a 8 mesi dall’autoproclamazione di Guaidó, abbiamo lo stesso legittimo presidente, Nicolas Maduro, che “l’artificio imperiale” non ha potuto sconfiggere, ha detto ancora Delcy.
La vicepresidenta del Venezuela ha poi “rivendicato i diritti storici sull’Essequibo”, la zona contesa con Guyana. Al governo statunitense, il Venezuela chiede “meno arroganza”, mentre al popolo statunitense chiede di riconoscersi nello spirito del suo poeta Walt Whitman e non nel suprematismo. E ha concluso proponendo di “difendere la Carta dell’ONU con un fronte comune” per salvare il mondo “dalla violenza capitalista”.