Sorveglianza e persecuzione delle navi.

Un’attività illegale degli USA contro Cuba

Pedro Etcheverry Vázquez  http://razonesdecuba.cu

Nell’aprile 2019, il governo USA ha attuato la sorveglianza e persecuzione nei confronti delle petroliere e le sanzioni alle compagnie di navigazione, società assicurative e governi per impedire la fornitura di petrolio a Cuba. Dopo cinque mesi le misure imposte dall’Office of Financial Asset Control (OFAC) avevano sanzionato due società, la Ballito Shipping Incorporated con sede in Liberia e la ProPer in Management Incorporated in Grecia, oltre a 34 navi della società venezuelana PDVSA. In dicembre hanno fatto un altro passo nella loro aggressività contro il Venezuela e Cuba, aggiungendo altre sei navi alla loro lista di entità sanzionate per trasportare l’idrocarburo. In questa occasione le navi colpite furono Icaro, con bandiera panamense, e Luisa Cáceres de Arismendi, Manuela Sáenz, Paramaconi, Terepaima e Yare, con bandiera venezuelana. [1]

La storia delle aggressioni contro il trasporti marittimi contro Cuba è di vecchia data.

Nel 1960 il governo USA, i suoi servizi di intelligence e le organizzazioni terroristiche che agivano ai suoi ordini, iniziarono a scatenare un’intensa aggressività contro le navi mercantili cubane. In quell’offensiva, che è giunta ai nostri giorni, hanno anche aggredito navi di altre nazioni noleggiate dalle autorità cubane, causando perdite umane, danni materiali e grandi perdite all’economia nazionale.

Il 19 ottobre 1960, il Dipartimento di Stato annunciò le prime misure generali di controllo, al fine di impedire le esportazioni USA verso l’isola e vietare la vendita, trasferimento o contrattazione di qualsiasi nave del proprio paese col Governo di Cuba o cittadini cubani. Il rappresentante repubblicano per la California, Craig Hoesmer, propose un emendamento secondo il quale le navi ed aerei USA potevano fermare qualsiasi nave che si avvicinasse a Cuba. [1]

In marzo, il mercantile USA Janet Quinn speronò, nello Stretto di Gibilterra, la petroliera sovietica Trud mentre navigava verso l’isola carica di petrolio. Nell’agosto 1961, la motonave Bahia de Nipe salpò dalla capitale cubana con un carico di zucchero diretto in Unione Sovietica, ma in acque internazionali fu deviata dalla sua rotta da una nave da guerra USA verso il porto di Norfolk, in Virginia, dove fu sottoposta ad un’arbitraria ispezione. Quando verificarono che tutto era in ordine, le permisero di continuare la sua rotta. Questi fatti costituirono solo l’inizio, di una catena di aggressioni che si è protratta per oltre mezzo secolo.

All’inizio di settembre 1962, si conobbero gli sforzi del segretario di stato, Dean Rusk, davanti ai governi dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) affinché le navi di quelle nazioni non trasportassero merci a Cuba, nel frattempo, iniziarono a negare accesso ai porti USA a quelle navi, di qualsiasi nazionalità, che avessero caricato merci dirette verso l’isola.

Il 1 ottobre, in conformità con le disposizioni del blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba, il Dipartimento di Stato inviò un memorandum al presidente John F. Kennedy, specificando le misure che doveva approvare per rafforzare le aggressioni contro i trasporti marittimi, dove s’indicava chiudere tutti i porti USA a qualsiasi nave che fosse utilizzata nel commercio di Cuba con i paesi socialisti. Raccomandava anche di esplorare le vie per ottenere la cooperazione di altri paesi e di limitare l’uso delle loro navi in ​​direzione dell’isola.

Per rafforzare il blocco economico contro Cuba, l’amministrazione Kennedy richiese ai governi dell’America Latina ed ai paesi membri della NATO di attuare le seguenti misure:

– Non scelta di navi coinvolte nel commercio con Cuba per trasportare carichi di aiuti esteri degli USA.

– Non partecipare al commercio con Cuba a tutte le navi di quella nazione, anche se operino sotto registrazione esterna.

– Escludere dai porti USA qualsiasi nave che, nello stesso viaggio, fosse utilizzata o si stesse usando nel commercio con Cina e URSS.

– Chiusura dei propri porti a tutte le navi di qualsiasi paese se almeno una delle navi sotto la sua bandiera fosse scoperta portando armi a Cuba.

Allo stesso tempo, la “Commissione Federale Marittima USA” ricevette l’indicazione di istituire una cosiddetta “lista nera” che avrebbe incluso tutte le navi di qualsiasi nazione che fossero attive nel commercio con Cuba. Da quel momento, quelle navi non avrebbero potuto attraccare in nessun porto USA, il che costituiva una violazione del diritto internazionale ed obbligò le autorità cubane a spostarsi verso mercati molto distanti, dove dovettero sostenere notevoli spese aggiuntive per i pagamenti di noli e trasporto marittimo.

L’8 ottobre, William K. Harvey, alto ufficiale della CIA per l’Operazione Mangusta diretta dal governo USA, presentò un promemoria al direttore delle operazioni, Edward Landsdale, per sabotare le navi cubane approfittando della loro stanza in porti di paesi capitalisti. [2]

Durante la Crisi dei Missili del 1962, il governo USA decretò il blocco navale contro Cuba e nell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) ottenne un sostegno quasi unanime dai paesi dell’America Latina per attuare questa misura. [3] Quando il Comandante in Capo Fidel Castro rese pubblica la Dichiarazione del Governo Rivoluzionario che esponeva cinque punti per la soluzione di questo pericoloso conflitto, il terzo reclamava la “cessazione degli attacchi pirati” riferendosi alle aggressioni contro navi mercantili cubane ed altri obiettivi sulle nostre coste.

Il 4 dicembre 1962, durante una riunione del Comitato Esecutivo del Consiglio di Sicurezza Nazionale in cui discussero un documento segreto intitolato “Futura Politica verso Cuba”, raggiunsero il consenso sul fatto che avrebbero dovuto intraprendere nuove azioni anticubane. Le misure di guerra economica che si allegarono riferite alle azioni segrete esprimevano al punto 5: “Sabotare carichi e navi cubane, nonché carichi e navi dei paesi del campo socialista, dirette a Cuba”. [4]

Nel febbraio del 1963, quando la goletta cubana di cabotaggio Joven Amalia stava viaggiando tra Santiago de Cuba e Punta de Maisí portando cibo, fu inseguita e speronata nelle acque cubane dal cacciatorpediniere USA Harold J. Ellison, causandole gravi danni al fianco di babordo. Il ministro degli Esteri, Raúl Roa García, emise un’energica nota diplomatica per questo nuovo incidente.

La stampa cubana pubblicò una dichiarazione del Comandante in Capo Fidel Castro Ruz in cui espresse riferendosi alla persecuzione contro le navi sovietiche e le imbarcazioni cubane: “[…] se questi attacchi proseguono, Cuba si vedrà nella situazione di considerare l’acquisizione di bombardieri a lungo raggio, così come gli equipaggiamenti navali necessari per scortare le nostre navi mercantili, proteggere le nostre rotte di rifornimento e respingere gli aggressori.”[5]

Un comitato presieduto da Sterling Cottrell coordinatore degli Affari Cubani al Dipartimento di Stato trattò il tema delle operazioni sotto copertura contro Cuba, includendo il sabotaggio delle navi cubane mediante l’uso di mine magnetiche, causando incendi nei carichi e collocando sostanze abrasive nei motori. [6]

Nell’ottobre 1964, il Dipartimento del Commercio proibì che navi straniere arrivassero a porti USA per rifornirsi di combustibile, se la loro intenzione fosse raggiungere porti cubani o fossero stati lì dopo il 1 gennaio 1963.

L’8 novembre la nave M.V. Magdeburg della Repubblica Democratica Tedesca, con un carico di 42 autobus Leyland diretti a Cuba, fu speronata nella fiancata di tribordo, dopo aver lasciato il molo di Dagenham, sul fiume Tamigi, dalla nave Yamashiro Maru, battente bandiera giapponese, perforando la sua linea di galleggiamento, rimanendo completamente inclinata e provocando che una parte del carico fosse sommerso. Lo storico John McGarry, citato dal quotidiano inglese The Observer, affermò che Gordon Greenfield, pilota della nave attaccata, riteneva che la nave giapponese avesse violato il diritto internazionale navigando in direzione opposta ed emettendo segnali ingannevoli.

Nel giugno 1965 l’organizzazione controrivoluzionaria Rappresentanza Cubana in Esilio (RECE), forgiò un piano per affondare navi cubane e sovietiche nel porto messicano di Veracruz. L’agente della CIA, Jorge Mas Canosa, ricevette cinquemila dollari per finanziare questa operazione, diretta dal terrorista Luis Posada Carriles. [7]

Il 9 ottobre, eseguendo gli ordini di Orlando Bosch Ávila, elementi appartenenti all’organizzazione terroristica Movimento Insurrezionale di Recupero Rivoluzionario (MIRR), posero una miniera magnetica nello scafo della nave turistica spagnola Satrústegui ancorata a San Juan, Portorico, causando considerevoli danni vicino alla linea di galleggiamento. Quasi allo stesso tempo sabotarono un gruppo di camion Pegasus che si caricavano sulla nave cubana Matanzas.

L’11 settembre 1969, nel porto messicano di Veracruz, fu piazzata una bomba su una nave inglese non identificata, con il pretesto che aveva realizzato viaggi a Cuba.

Il 26 giugno 1974, quando il peschereccio cubano F-12 si trovava in acque internazionali a più di dieci miglia dai confini territoriali del Texas, svolgendo i suoi consueti compiti di pesca, fu molestato da un velivolo anfibio Catalina matricola 1313, del Servizio di Guardia costiera USA.

Nel giugno 1977, terroristi di origine cubana minacciarono la compagnia di navigazione greca Carras Lines col piazzare bombe sulle sue navi se non sospendevano i loro affari con Cuba. I suoi dirigenti non tardarono a soddisfarli.

Il 30 gennaio 1990, l’equipaggio della Guardia costiera USA Chincoteague pretese abbordare la nave mercantile cubana Hermann, al comando del capitano Diego Sánchez Serrano che navigava sotto bandiera panamense, noleggiata dalla Società di Navigazione Caribe, con equipaggio cubano ed un carico di minerale (cromo) destinato al porto di Tampico, in Messico. Con il pretesto di ispezionare la nave, la perseguirono durante il suo viaggio attraverso il golfo e poi in acque sotto la giurisdizione messicana. Per cercare di fermarla, l’illuminarono con riflettori a lungo raggio, lanciarono potenti getti d’acqua e spararono raffiche di mitragliatrici, ma non riuscirono ad abbordare la nave a causa del del fermo atteggiamento assunto dal loro equipaggio. Quando arrivarono all’Avana, in una manifestazione popolare, furono ricevuti da Fidel, che disse: “Non si sa quale sia il valore di quel messaggio che questi uomini hanno inviato agli imperialisti! Non si sa quanto vale! Gli hanno dato una insuperabile lezione, perché se questi uomini non si fermarono lì, dove non avevano neppure un’arma, e sono ricorsi al machete, all’ascia, al coltello da cucina e persino al cacciavite, cosa gli stanno dicendo agli yankee? Gli stanno chiaramente dicendo: non vi sbagliate, immaginate cosa accadrà qui quando dovranno affrontare i cannoni di migliaia e migliaia di carri armati, […] le bocche di milioni di fucili, mitragliatrici, armi di tutto tipo e di tutti i calibri.”[8]

Nel 1992, uno degli obiettivi della Legge Torricelli fu danneggiare il trasporto marittimo di prodotti da e verso Cuba, che l’anno successivo acquistò livelli estremi a causa delle pressioni USA sugli armatori, costringendoli ad eliminare i porti cubani nei loro viaggi.

Nell’aprile 1993, a circa dieci miglia da Varadero, ci fu un attacco armato contro la petroliera Mykonos, mentre trasportava petrolio a Cuba. L’azione fu condotta da una lancia veloce da un comando dell’organizzazione terroristica Esercito Armato Segreto (EAS), con sede in Florida, che causò danni allo scafo della nave greca, con bandiera maltese ed equipaggio cubano-cipriota.

Circa 29 navi cubane e circa 60 navi noleggiate da Cuba sono state oggetto di aggressioni di vario genere. A seguito di questi attacchi, sono stati segnalati 7 decessi, 18 feriti, oltre a sostanziosi danni materiali e finanziari.

L’ostilità del governo USA ha rincarato i trasporti marittimi verso Cuba a causa del prolungamento degli itinerari, poiché le spese aumentano perché i vettori richiedono maggiori noleggi a causa delle pressioni esercitate su di loro dalle autorità USA, come è accaduto nel stato della Virginia, dove sono stati inclusi nella documentazione ufficiale richiesta per le operazioni portuali delle navi, la dichiarazione di non aver toccato porto cubano nei centottanta giorni precedenti l’arrivo.

Queste misure hanno originato una scarsa disponibilità di navi per il trasferimento di merci a Cuba, ma non sono riuscite a spezzare lo spirito del popolo cubano, che ha continuato a sostenere le misure applicate dal Governo Rivoluzionario, per avanzare senza rinunciare allo sviluppo del paese, e continua unito e più fermo che mai, affrontando vittoriosamente la superbia imperiale.

* Ricercatore presso del Centro di Investigazioni Storiche della Sicurezza dello Stato

[1] Trump sanciona buques por transportar petróleo de Venezuela a Cuba, Granma, 4 de diciembre de 2019, p.2.

[1] Bloqueo, el asedio económico más prolongado de la historia, Andrés Zaldívar Diéguez, Editorial Capitán San Luis, La Habana, 2003, pp.55-56.

[2] Foreign Relations of United States, 1961-1963, Department of State, Washington, Volume XI, 1996, p.16.

[3] Diez Acosta, Tomás: La Guerra Sucia contra Cuba. Documentos de la Operación Mangosta, Tomo II, Editora Historia, La Habana, 2018, p.244.

[4] Foreign Relations of United States, 1961-1963, Department of State, Washington, Volume XI, p. 589.

[5] Acusa Fidel a E.U. por ataque pirata a otro barco de URSS, periódico Revolución, 28 de marzo de 1963, página 1.

[6] Kennedy Library Memorando de Gordon Chase, Washington, 3 de abril de 1963, FRUS, Vol. XI, p.748.

[7] “Whois Jorge Mas Canosa”, Gaetón Fonzi, revista Esquire, enero de 1993, p.120.

[8] Discurso pronunciado por el Comandante en Jefe Fidel Castro Ruz en el acto de recibimiento a la tripulación del buque mercante “Hermann”, efectuado en el monumento al Maine, en La Habana, el 1ro de febrero de 1990.


Vigilancia y persecusión de buques. Una actividad ilegal de Estados Unidos contra Cuba

Por Pedro Etcheverry Vázquez

En abril de 2019 el Gobierno de Estados Unidos puso en práctica la vigilancia y persecución de buques cargueros de petróleo y las sanciones a las compañías navieras, empresas de seguros y gobiernos, para impedir el suministro de petróleo a Cuba. Al cabo de cinco meses las medidas impuestas por la Oficina de Control de Activos Financieros (OFAC) habían sancionado a dos compañías, la Ballito Shipping Incorporated con sede en Liberia y la ProPer in Management Incorporated en Grecia, más 34 buques de la compañía venezolana PDVSA. En diciembre dieron un paso más en su agresividad contra Venezuela y Cuba, al adicionar otros seis buques a su listado de entidades sancionadas por transportar el hidrocarburo. En esta ocasión las embarcaciones afectadas fueron Ícaro, de bandera panameña, y Luisa Cáceres de Arismendi, Manuela Sáenz, Paramaconi, Terepaima y Yare, de bandera venezolana.[1]

La historia de agresiones contra las transportaciones marítimas contra Cuba relacionadas es de larga data.

En 1960 el Gobierno estadounidense, sus servicios de inteligencia y las organizaciones terroristas que actuaban bajo sus órdenes, comenzaron a desencadenar una intensa agresividad contra los buques mercantes cubanos. En esa ofensiva, que ha llegado hasta nuestros días, agredieron también embarcaciones de otras naciones fletadas por las autoridades cubanas, ocasionando pérdidas humanas, daños materiales y grandes afectaciones a la economía nacional.

El 19 de octubre de 1960, el Departamento de Estado anunció las primeras medidas generales de control, a fin de impedir las exportaciones norteamericanas a la isla y prohibir la venta, transferencia o contratación de cualquier barco de su país al Gobierno de Cuba o ciudadanos cubanos. El representante republicano por California, Craig Hoesmer, propuso una enmienda según la cual los barcos y aviones norteamericanos podrían detener cualquier navío que se aproximara a Cuba.[1]

En marzo el carguero estadounidense Janet Quinn embistió en el Estrecho de Gibraltar al buque tanque soviético Trud cuando navegaba hacia la isla cargado de petróleo. En agosto de 1961 la motonave Bahía de Nipe zarpó de la capital cubana con un cargamento de azúcar con destino a la Unión Soviética, pero en aguas internacionales fue desviada por un buque de guerra norteamericano hacia el puerto de Norfolk, en Virginia, donde fue sometida a una arbitraria inspección. Al comprobar que todo estaba en orden le permitieron continuar su rumbo. Estos hechos constituyeron solo el comienzo, de una cadena de agresiones que se ha extendido durante más de medio siglo.

A principios de septiembre de 1962 se conocieron las gestiones del secretario de Estado Dean Rusk ante los gobiernos de la Organización del Tratado del Atlántico Norte (OTAN), para que los buques de esas naciones no transportaran mercancías a Cuba, mientras tanto, comenzaron a negar el acceso a los puertos norteamericanos de aquellas embarcaciones de cualquier nacionalidad que hubieran cargado mercadería hacia la isla.

El 1ro de octubre en cumplimiento de las disposiciones del bloqueo económico, comercial y financiero contra Cuba, el Departamento de Estado envió un memorando al presidente John F. Kennedy, precisando las medidas que debía aprobar para fortalecer las agresiones contra las transportaciones marítimas, donde se indicaba cerrar todos los puertos estadounidenses a cualquier barco que estuviera siendo utilizado en el comercio de Cuba con los países socialistas. También recomendaba explorar las vías de obtención de cooperación de otros países, y restringir el uso de sus barcos en dirección a la isla.

Para endurecer el bloqueo económico a Cuba la Administración Kennedy solicitó a los gobiernos de América Latina y a los países miembros de la OTAN poner en práctica las siguientes medidas:

No elegibilidad de buques involucrados en el comercio con Cuba para llevar cargas de ayuda exterior de Estados Unidos.

No participar en el comercio con Cuba a todos los buques de esa nación, aunque operaran bajo registro externo.

Excluir de los puertos estadounidenses a cualquier barco que en el mismo viaje fuera utilizado o estuviera siendo usado en el comercio con China y la URSS.

Cierre de sus puertos a todos los buques de cualquier país si al menos uno de los barcos bajo su bandera fuese descubierto llevando armas a Cuba.

Al mismo tiempo la “Comisión Federal Marítima de Estados Unidos” recibió la indicación de establecer una denominada “lista negra” donde se incluyeran todos los buques de cualquier nación que se encontraran activos en el comercio con Cuba. Desde este momento esas embarcaciones no podrían atracar en ningún puerto estadounidense, lo que constituyó una violación del derecho internacional y obligó a las autoridades cubanas a desplazarse hacia mercados muy distantes, donde tuvieron que realizar cuantiosos gastos adicionales por pagos de fletes y transporte marítimo.

El 8 de octubre, William K. Harvey, alto oficial de la Agencia Central de Inteligencia (CIA) ante la Operación Mangosta dirigida por el gobierno estadounidense, presentó un memorando al director de operaciones Edward Landsdale, para sabotear los buques cubanos aprovechando su estadía en puertos de países capitalistas.[2]

Durante la Crisis de los Misiles en 1962, el Gobierno estadounidense decretó el bloqueo naval contra Cuba y en la Organización de Estados Americanos (OEA) obtuvo el apoyo casi unánime de los países latinoamericanos para poner en práctica esta medida.[3] Cuando el Comandante en Jefe Fidel Castro hizo pública la Declaración del Gobierno Revolucionario exponiendo cinco puntos para la solución de este peligroso conflicto, el tercero reclamaba el “cese de los ataques piratas” refiriéndose a las agresiones contra buques mercantes cubanos y otros objetivos en nuestras costas.

El 4 de diciembre de 1962, durante una reunión del Comité Ejecutivo del Consejo de Seguridad Nacional donde discutieron un documento secreto titulado “Política futura hacia Cuba”, arribaron al consenso de que debían llevar a cabo nuevas acciones anticubanas. Las medidas de guerra económica que se anexaron referidas a las acciones encubiertas expresaban en el punto 5: “Sabotear cargas y embarcaciones cubanas, así como cargas y embarcaciones de países del campo socialista, dirigidas a Cuba.”[4]

En febrero de 1963, cuando la goleta cubana de cabotaje Joven Amalia se desplazaba entre Santiago de Cuba y la Punta de Maisí transportando víveres, fue perseguida y embestida en aguas cubanas por el destructor norteamericano Harold J. Ellison, ocasionándoles serias averías en la banda de babor. El ministro de Relaciones Exteriores Raúl Roa García emitió una enérgica nota diplomática por este nuevo incidente.

La prensa cubana publicó una declaración del Comandante en jefe Fidel Castro Ruz en la que expresó refiriéndose al hostigamiento contra los buques soviéticos y las embarcaciones cubanas: “[…] de proseguir estos ataques, Cuba se verá en la situación de considerar la adquisición de bombarderos de largo alcance, así como los equipos navales necesarios para escoltar a nuestros barcos mercantes, proteger nuestras rutas de abastecimientos y repeler a los agresores.”[5]

Un comité presidido por Sterling Cottrell coordinador de Asuntos Cubanos en el Departamento de Estado trató el tema de las operaciones encubiertas contra Cuba, incluyendo el sabotaje a los buques cubanos mediante el uso de minas magnéticas, provocando incendios en los cargamentos y colocando sustancias abrasivas en los motores.[6]

En octubre de 1964 el Departamento de Comercio prohibió que barcos extranjeros llegaran a puertos norteamericanos para abastecerse de combustible, si su pretensión era llegar a puertos cubanos o habían estado allí después del 1ro de enero de 1963.

El 8 de noviembre el buque M.V. Magdeburg de la República Democrática Alemana, con un cargamento de 42 ómnibus Leyland con destino a Cuba, fue embestido por la banda de estribor, después de salir del muelle Dagenham, en el río Támesis, por la embarcación Yamashiro Maru de bandera japonesa, perforándole su línea de flotación, quedando totalmente inclinado y provocando que una parte de la carga quedara sumergida. El historiador John McGarry, citado por el periódico inglés The Observer, aseguró que Gordon Greenfield, piloto del barco atacado, consideraba que la nave japonesa había violado la ley internacional al navegar en dirección contraria y emitir señales engañosas.

En junio de 1965 la organización contrarrevolucionaria Representación Cubana en el Exilio (RECE), fraguó un plan para hundir barcos cubanos y soviéticos en el puerto mexicano de Veracruz. El agente de la CIA Jorge Mas Canosa recibió cinco mil dólares para financiar esta operación, que fue dirigida por el terrorista Luis Posada Carriles.[7]

El 9 de octubre, cumpliendo órdenes de Orlando Bosch Ávila, elementos pertenecientes a la organización terrorista Movimiento Insurreccional de Recuperación Revolucionaria (MIRR), colocaron una mina magnética en el casco del buque de turismo español Satrústegui fondeado en San Juan, Puerto Rico, causando daños de consideración cerca de la línea de flotación. Casi al mismo tiempo sabotearon un grupo de camiones Pegaso que se cargaba en el buque cubano Matanzas.

El 11 de septiembre de 1969, en el puerto mexicano de Veracruz, fue colocada una bomba en un buque inglés no identificado, con el pretexto de que había realizado viajes a Cuba.

El 26 junio de 1974, cuando el camaronero cubano F-12 se encontraba en aguas internacionales a más de diez millas de los límites territoriales de Texas, realizando sus labores habituales de pesca, fue hostigado por un avión anfibio Catalina matrícula 1311, del Servicio de Guardacostas de Estados Unidos.

En junio de 1977 terroristas de origen cubano amenazaron a la compañía naviera griega Carras Lines con colocar bombas en sus buques si no suspendían sus negocios con Cuba. Sus directivos no tardaron en complacerlos.

El 30 de enero de 1990 la tripulación del Guardacostas norteamericano Chincoteague pretendió abordar al buque mercante cubano Hermann, al mando del capitán Diego Sánchez Serrano que navegaba bajo bandera panameña, arrendado por la Empresa de Navegación Caribe, con tripulación cubana y una carga de mineral (cromo) destinada al puerto de Tampico, en México. Con el pretexto de inspeccionar el barco, lo persiguieron durante su travesía por el golfo y después en aguas bajo la jurisdicción mexicana. Para intentar detenerlo lo alumbraron con reflectores de largo alcance, lanzaron potentes chorros de agua y dispararon ráfagas de ametralladoras, pero no pudieron abordar la nave debido a la firme actitud asumida por sus tripulantes. Cuando arribaron a La Habana, en una concentración popular fueron recibidos por Fidel, quien expresó: “¡No se sabe lo que vale ese mensaje que estos hombres les han enviado a los imperialistas!, ¡no se sabe lo que vale! Les han dado una insuperable lección, porque si estos hombres no se detuvieron allí, donde no tenían ni un arma, y han acudido al machete, al hacha, al cuchillo de la cocina y hasta al destornillador, ¿qué les están diciendo a los yanquis? Les están diciendo con toda claridad: No se equivoquen, imagínense lo que les va a pasar aquí cuando se tengan que enfrentar a los cañones de miles y miles de tanques, […] a las bocas de millones de fusiles, ametralladoras, armas de todo tipo y de todos los calibres.”[8]

En 1992 uno de los objetivos de la Ley Torricelli fue afectar la transportación marítima de productos desde y hacia Cuba, lo que al año siguiente adquirió niveles extremos debido a las presiones norteamericanas sobre los armadores, obligándolos a eliminar los puertos cubanos en sus travesías.

En abril de 1993, a unas diez millas de Varadero, se produjo un ataque armado contra el buque tanque Mykonos, cuando transportaba petróleo hacia Cuba. La acción fue realizada desde una lancha rápida por un comando de la organización terrorista Ejército Armado Secreto (EAS), basificada en la Florida, que causó daños en el casco del buque griego, de bandera maltesa y tripulación cubano-chipriota.

Alrededor de 29 buques cubanos y unas 60 embarcaciones fletadas por Cuba han sido objeto de agresiones de diversa índole. Como resultado de estos ataques se reportaron 7 muertos, 18 heridos, más cuantiosos daños materiales y financieros.

La hostilidad del Gobierno de Estados Unidos ha encarecido las transportaciones marítimas hacia Cuba debido a la prolongación de los itinerarios, a que los gastos se incrementan porque los transportistas exigen fletes mayores debido a las presiones que sobre ellos ejercen las autoridades norteamericanas, como sucedió en el estado de Virginia, donde incluyeron en la documentación oficial requerida para las operaciones portuarias de los buques, la declaración de no haber tocado puerto cubano en los ciento ochenta días anteriores al arribo.

Estas medidas han originado una baja disponibilidad de navíos para el traslado de cargas hacia Cuba, pero no han logrado quebrantar el espíritu del pueblo cubano, que ha seguido apoyando las medidas aplicadas por el Gobierno Revolucionario, para seguir adelante sin renunciar al desarrollo del país, y continúa unido y más firme que nunca, enfrentando victoriosamente la soberbia imperial.

* Investigador del Centro de Investigaciones Históricas de la Seguridad del Estado

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