Gustavo Veiga www.cubadebate.cu
Il governo di Donald Trump ha trovato un partner ideale nel coronavirus per cercare di prostrare Cuba con tutti i mezzi possibili. Alla combinazione di sanzioni economico-giuridiche che gli USA le applica da 60 anni si aggiungono le conseguenze della pandemia. Non tanto le sanitarie -che sull’isola sono più che controllate- ma la catastrofe che il COVID-19 provoca sul turismo, la sua principale fonte di entrate.
Non soddisfatta di ciò, la Casa Bianca ha nuovamente inserito il suo vicino nella lista delle nazioni che “non cooperano” nella lotta al terrorismo. Si arroga la funzione di pattugliare il pianeta dove non rispondono alla sua politica. In una conferenza stampa che ha tenuto venerdì scorso, Carlos Fernández de Cossio, direttore generale per gli USA del Ministero degli esteri cubano, ha segnalato: “È un elenco illegittimo che non ha alcun assoluto riconoscimento da alcun forum internazionale o organo collegiale autorizzato su questioni di lotta contro il terrorismo e che cerca di screditare Cuba ed esercitare pressioni sui paesi terzi nelle loro relazioni con l’isola”.
La settimana trascorsa è stata piuttosto animata perché Trump ha approfittato del 20 maggio -il giorno del 1902 in cui fu firmata la prima e formale indipendenza dell’isola- per inviare un messaggio alla diaspora, sostanzialmente di Miami: “Cubano americani, siamo estremamente orgogliosi di voi e sono felice che siate a mio lato”, ha assicurato, come se ciò fosse verificabile, e già lanciato verso le elezioni del 3 novembre.
Due giorni dopo, Fernández de Cossio gli ha risposto dall’Avana: “È difficile pensare che la maggioranza dei cubani sostenga una campagna impegnata ad ostacolare i rapporti con le loro famiglie, il che ci fa pensare che il macchinario politico, in particolare del Partito Repubblicano nella Florida, non tenga troppo conto del giudizio o dell’opinione dei cubani, ma che li utilizza”.
La crescita degli attacchi a Cuba non è nuova nei periodi preelettorali negli USA, come è già stato rivelato più volte in passato. Il 30 aprile si è verificato il più grave –la sparatoria all’ambasciata dell’isola a Washington- e sebbene l’Avana non lo attribuisca direttamente al governo Trump, almeno ha segnalato che tiene un silenzio “complice”. Il ministro degli Esteri, Bruno Rodríguez Parrilla, ha commentato: “Abbiamo la speranza che il governo USA tenti almeno di far coincidere la sua retorica contro il terrorismo e la sua politica di lotta contro il terrorismo internazionale con le sue responsabilità di fronte a tale attacco”.
Che il Dipartimento di Stato includesse, il 13 maggio, Cuba nell’elenco dei paesi che non hanno cooperato, nel 2019, contro ciò che chiamano terrorismo -Iran, Corea del Nord, Siria e Venezuela completano la lista- significa che gli si proibisce acquistare o ottenere la licenza per procurarsi armi o servizi militari di produzione USA. A causa della validità del blocco, l’isola era già colpita dalla misura. Anche se dal 2015 -quando è iniziato il periodo di distensione che hanno portato avanti gli ex presidenti Barack Obama e Raúl Castro- l’Avana non facesse parte dell’elenco che Trump ha ripreso in mano. L’argomento che ha usato è che protegge nel suo territorio membri dell’ELN colombiano e latitanti della giustizia USA, come la militante dell’Esercito di Liberazione Nera, Joanne Chesimard, accusata di aver ucciso un ufficiale di polizia nel New Yersey nel 1973.
Rodríguez Parrilla ha già risposto, nel 2017, su ciò che il suo paese pensa sui casi come quello di Chesimard: “In uso del diritto nazionale, del diritto internazionale e della tradizione latinoamericana, Cuba ha concesso asilo politico o rifugio ai combattenti per i diritti civili degli USA. Naturalmente queste persone non saranno estradate”.
La lista che il Dipartimento di Stato rinnova ogni anno non contabilizza gli attacchi che, da decenni, hanno come bersaglio Cuba. Sono più di 500, la maggior parte con finanziamenti USA e perpetrati da cubani-americani che risiedono o risiedevano negli USA. “Non sto contando qui il terrorismo di Stato praticato dal governo USA, in particolare dalla Central Intelligence Agency contro il popolo di Cuba”, ha concluso Fernández de Cossio nella sua conferenza stampa di venerdì 22.
L’escalation di denunce che parte da Washington non sarebbe altro che pura retorica se non si sommasse al blocco e le conseguenze che sta causando questa pandemia sul turismo nella maggiore delle Antille. L’alto funzionario del ministero degli Esteri ha fornito un paio di esempi sull’assedio economico che gli USA impongono a Cuba. Nel 2019, il suo paese ha voluto comprare diverse apparecchiature di ventilazione meccanica per la terapia intensiva. Non ha potuto. Oggi sarebbero essenziali per affrontare il coronavirus. Inoltre, non ha ottenuto che arrivasse, nello scorso marzo, un aiuto di forniture mediche dalla Cina. La società di spedizione aerea ha rifiutato di compiere il viaggio, temendo una pesante multa economica dagli USA ai sensi della sua legge extraterritoriale Helms-Burton.
Nel saluto ai cubano-americani che tenta di sedurre sulla strada delle elezioni -sebbene abbiano un peso simbolico nel registro elettorale, non tutti votano, soprattutto quando le elezioni si svolgono in un giorno lavorativo- il presidente Trump ha sottolineato perché ha rafforzato le sanzioni contro L’isola appena assunto il governo: “ho preso provvedimenti all’inizio della mia amministrazione per attuare una politica forte verso Cuba che promuova il rispetto dei diritti umani, i liberi mercati ed una transizione verso la democrazia”.
Il blocco costa a Cuba 4 miliardi di dollari l’anno a causa dei divieti di acquisire qualsiasi tipo di input in un mercato così vicino alla sua costa e misure coercitive contro la sua principale industria: il turismo. Il suo ministro del Commercio Estero e degli Investimenti Esteri, Rodrigo Malmierca Díaz, gli ha aggiunto la COVID-19 alla fine di aprile: “La pandemia causerà effetti negativi sull’economia cubana, in aggiunta ai danni causati dal blocco imposto dagli USA, ma lavoriamo con serietà e dedizione per alleviarli”.
Benché sia morto nel 1994 e Lester D. Mallory fosse Vice Segretario di Stato Assistente per gli Affari Interamericani nel 1960, la sua ricetta continua ad applicarsi sessanta anni dopo. In un memorandum segreto del Dipartimento di Stato, scrisse allora: “bisogna impiegare rapidamente tutti i mezzi possibili per indebolire la vita economica di Cuba. Una linea d’azione che, essendo il più abile e discreto possibile, ottenga i maggiori progressi nel privare Cuba di denaro e forniture, per ridurre le sue risorse finanziarie ed i salari reali, causando fame, disperazione ed il rovesciamento del governo”.
La formula continua vigente, la sovranità di Cuba anche.
(Tratto da Pagina12)
Cuba y sus dos pandemias: El coronavirus y el bloqueo
Por: Gustavo Veiga
El gobierno de Donald Trump encontró un socio ideal en el coronavirus para intentar postrar a Cuba por todos los medios posibles. Al combo de sanciones económico-jurídicas que Estados Unidos le aplica hace 60 años se agregan las consecuencias de la pandemia. No tanto las sanitarias —que en la isla están más que controladas— pero sí el estrago que causa la COVID-19 sobre el turismo, su principal fuente de ingresos.
No conforme con eso, la Casa Blanca incluyó nuevamente a su vecino en la lista de naciones que “no cooperan” en la lucha contra el terrorismo. Se arroga la función de patrullar el planeta donde no responden a su política. En una conferencia de prensa que dio el viernes último, Carlos Fernández de Cossio, director general para EE.UU. del Ministerio de Relaciones Exteriores cubano, señaló: “Es un listado ilegítimo que no tiene reconocimiento absoluto por ningún foro internacional u órgano colegiado autorizado en temas de lucha contra el terrorismo, y que busca desacreditar a Cuba y presionar a terceros países en sus relaciones con la isla”.
La semana que pasó fue bastante movida porque Trump aprovechó el 20 de mayo —el día de 1902 que se firmó la primera y formal independencia de la isla— para enviarle un mensaje a la diáspora, básicamente de Miami: “Cubanoamericanos, estamos extremadamente orgullosos de ustedes, y estoy feliz de que están de mi lado” aseguró como si eso fuera comprobable y ya lanzado hacia las elecciones del 3 de noviembre.
Fernández de Cossio le respondió dos días después desde La Habana: “Es difícil pensar que la mayoría de los cubanos respalde una campaña comprometida con entorpecer las relaciones con sus familiares, lo que nos hace pensar que la maquinaria política, sobre todo del Partido Republicano en la Florida, no toma demasiado en cuenta el criterio o la opinión de los cubanos, sino que los utiliza”.
La crecida de los ataques a Cuba no es nueva en tiempos preelectorales de EEUU como ya quedó revelado varias veces en el pasado. El 30 de abril ocurrió el más grave —el tiroteo a la embajada de la isla en Washington— y aunque La Habana no lo atribuye de manera directa al gobierno de Trump, al menos señaló que guarda un silencio “cómplice”. El canciller Bruno Rodríguez Parrilla comentó: “Tenemos la esperanza de que el gobierno de Estados Unidos intente por lo menos hacer coincidir su retórica contra el terrorismo y su política de lucha contra el terrorismo internacional con sus responsabilidades ante este ataque”.
Que el Departamento de Estado incluyera el 13 de mayo a Cuba en la nómina de países que no cooperaron en 2019 contra lo que llama terrorismo —completan la lista Irán, Corea del Norte, Siria y Venezuela— significa que se les prohíbe comprar u obtener la licencia para procurarse armas o servicios militares de producción estadounidense. Por la vigencia del bloqueo, la isla ya estaba afectada por la medida. Aunque desde 2015 —cuando empezó el período de distensión que llevaron adelante los ex presidentes Barack Obama y Raúl Castro— La Habana no integraba el listado al que Trump echó mano de nuevo. El argumento que utilizó es que ampara en su territorio a integrantes del ELN colombiano y a prófugos de la justicia estadounidenses como la militante del Ejército Negro de Liberación, Joanne Chesimard, acusada de matar a un policía en Nueva Yersey en 1973.
Rodríguez Parrilla ya respondió en 2017 sobre lo que piensa su país de casos como el de Chesimard: “En uso de la ley nacional, el derecho internacional y la tradición latinoamericana, Cuba ha concedido asilo político o refugio a luchadores por los derechos civiles de EEUU. Por supuesto que estas personas no serán retornadas”.
La lista que renueva todos los años el Departamento de Estado no contabiliza los atentados que tienen como blanco a Cuba hace décadas. Son más de 500, en la mayoría con financiamiento estadounidense, y perpetrados por cubanoamericanos que residen o residían en EEUU. “No estoy contando aquí el terrorismo de Estado practicado por el gobierno estadounidense, específicamente por la Agencia Central de Inteligencia contra el pueblo de Cuba”, completó Fernández de Cossio en su conferencia de prensa el viernes 22.
La escalada de denuncias que parte de Washington no sería más que pura retórica si no se sumara al bloqueo y las consecuencias que está provocando la pandemia sobre el turismo en la mayor de las Antillas. El alto funcionario de la cancillería dio un par de ejemplos sobre el cerco económico que le impone EEUU a Cuba. Su país quiso contratar en 2019 varios equipos de ventilación mecánica para terapia intensiva. No pudo. Hoy serían indispensables para enfrentar al coronavirus. Tampoco logró que arribara en marzo pasado una ayuda de insumos médicos desde China. La empresa aérea de carga se negó a hacer el viaje temiendo una fuerte multa económica de Estados Unidos en el marco de su ley extraterritorial Helms-Burton.
En el saludo a los cubanoamericanos a los que intenta seducir camino a los comicios —aunque tienen un peso simbólico en el padrón, no todos votan y menos cuando la elección se hace en día laborable—, el presidente Trump destacó porque reforzó las sanciones contra la isla apenas asumió el gobierno: “tomé medidas al principio de mi administración para implementar una política fuerte hacia Cuba que promueva el respeto por los derechos humanos, los mercados libres y una transición a la democracia”.
A Cuba el bloqueo le cuesta 4 mil millones de dólares anuales por las prohibiciones para adquirir cualquier tipo de insumos en un mercado tan próximo a su costa y medidas coercitivas contra su principal industria: el turismo. Su ministro de Comercio Exterior e Inversión Extranjera, Rodrigo Malmierca Díaz, le agregó la COVID-19 a fines de abril: “La pandemia causará efectos negativos en la economía cubana, sumado a los daños del bloqueo impuesto por Estados Unidos, pero trabajamos con seriedad y dedicación para paliarlos”.
Aunque se murió en 1994 y Lester D. Mallory era subsecretario de Estado Asistente para los Asuntos Interamericanos en 1960, su receta se sigue aplicando sesenta años después. En un memorándum secreto del Departamento de Estado escribió por entonces: “hay que emplear rápidamente todos los medios posibles para debilitar la vida económica de Cuba. Una línea de acción que, siendo lo más habilidosa y discreta posible, logre los mayores avances en la privación a Cuba de dinero y suministros, para reducirle sus recursos financieros y los salarios reales, provocar hambre, desesperación y el derrocamiento del Gobierno”.
La fórmula sigue vigente, la soberanía de Cuba también.
(Tomado de Página12)