Il blocco non è finito. Quello che è successo è che, usando le sue prerogative esecutive – che ha – il Presidente degli Stati Uniti ha annunciato alcune misure per modificare alcuni aspetti del blocco”, ha detto Josefina Vidal, direttrice generale per gli Stati Uniti del Ministero degli Esteri cubano in un’intervista concessa alla Televisione cubana.
“(Obama) ha emesso un gruppo di regolamenti, da lui annunciati ed eseguiti dal Dipartimento del Tesoro e da quello del Commercio, per estendere i viaggi a Cuba, sulla possibilità dell’invio di rimesse e per permettere alcune operazioni commerciali, di carattere limitato”, ha detto la Vidal in un’intervista a Cristina Escobar, che è stata trasmessa in un programma speciale nella notte di lunedì.
La direttrice del Ministero degli Esteri ha aggiunto che gli avvocati statunitensi che seguono Cuba confermano che c’è solamente un gruppo di questioni che il Presidente Obama non può modificare, perché lo proibisce la Legge.
“Ma a parte quelle questioni, che sono molto poche, il Presidente può autorizzare mediante licenze – o del Dipartimento del Commercio o del Dipartimento del Tesoro – tutte le altre transazioni: commercio, servizi, trasporto…”, ha commentato.
C’è un percorso abbastanza illimitato di possibilità affinché un Presidente degli Stati Uniti, mediante le sue facoltà e l’emissione di licenze permetta di svuotare il blocco di una parte significativa dei suoi meccanismi, ha detto.
LA LEGGE DI ACCOMODAMENTO CUBANO
Cuba ha enfatizzato nelle diverse tornate di colloqui migratori con gli Stati Uniti, la necessità di normalizzare il flusso migratorio. “Non è di interesse per nessuno dei due paesi che si mantenga un flusso illegale per via marittima, né un’entrata irregolare nel territorio statunitense da paesi terzi”, ha riconosciuto la Vidal.
Ma questo sta accadendo a causa di due fattori che sono, per di più, il principale stimolo all’emigrazione illegale e al traffico di persone da Cuba: La Legge di Accomodamento Cubano e la politica dei “piedi asciutti-piedi bagnati”.
La Legge di Accomodamento Cubano è stata approvata nel 1966 dal Congresso degli Stati Uniti per regolarizzare la situazione migratoria di molti cubani che erano usciti dal paese, dopo il Trionfo della Rivoluzione. Questa legge, secondo la diplomatica, è molto semplice, un paragrafo che dice che il Procuratore Generale ha il potere discrezionale di sistemare lo status migratorio dei cubani che in quel momento si trovavano nel territorio statunitense.
“Ma quella legge non dice che questo potere discrezionale bisogna applicarlo automaticamente a qualunque cubano si presenti negli Stati Uniti, senza che importi il modo in cui è arrivato là. Quello che è successo è che durante tutti questi anni, è stata applicata con un carattere automatico”, ha ricordato la Direttrice Generale.
Pertanto, ha concluso, c’è la potestà nel potere esecutivo per applicare quella Legge come è in essa contemplato: in modo discrezionale.
“A questo si unisce – ha aggiunto – la politica dei “piedi asciutti-piedi bagnati”, che esiste dal principio degli anni ’90. Non è associata, come ha detto una certa stampa, alle partenze di emigranti da Cuba, ma ha i suoi precedenti in altri flussi migratori – in particolare da Haiti – ed è una politica governativa”.
Questa politica mette a rischio la vita delle persone ed è associata, più recentemente, al reato dei falsi documenti. A partire dal trattamento esclusivo che è concesso ai cubani, molte persone di altre nazionalità cercano di farsi passare per cubani per ottenere la residenza negli Stati Uniti.
RELAZIONI ASIMMETRICHE
Le relazioni tra Cuba e Stati Uniti sono state storicamente asimmetriche, ha detto la Vidal. “Pertanto, non si può applicare un approccio come quello che si chiama in diplomazia “quid pro quo”, io ti do qualcosa e tu mi dai qualcosa, non si può applicare in modo automatico, tenendo conto che ci sono molte più cose da rimuovere dalla parte degli Stati Uniti che dalla parte di Cuba”, ha affermato.
A Cuba non ci sono sanzioni contro aziende o cittadini nordamericani, tanto meno abbiamo un territorio occupato negli Stati Uniti che possiamo scambiare con il territorio occupato nella base navale a Guantanamo, non abbiamo programmi finanziati da Cuba allo scopo di influire nella situazione interna degli Stati Uniti o di promuovere cambiamenti nell’ordine interno degli Stati Uniti, non abbiamo trasmissioni radio e televisive illegali, appositamente progettate da Cuba verso gli Stati Uniti, ma è il contrario, ha detto.
“Noi abbiamo ribadito, perfino in interviste alla stampa degli Stati Uniti, che le questioni di ordine interno a Cuba non sono negoziabili, come non sono negoziabili per qualsiasi altro paese” ha concluso.