Pedro de la Hoz
Nicolás Guillén e Amadeo Roldán si videro qualche volta a L’Avana negli anni 30 del secolo scorso; conversarono appena ma condivisero chiavi imprescindibili nella costruzione e per la comprensione di questa condizione che sembra non si possa cogliere, ma non è cosi: il cubano.
All’altezza de 118º anniversario della nascita di uno e dei 120 anni che confermano l’arrivo al mondo dell’altro –Guillén, il 10 luglio del 1902 a Camagüey; Roldán, il 12 luglio del 1900, casualmente a Parigi, dove i genitori vivano in quel periodo – nessuno discute l’altissima gerarchia e la posizione di riferimento del poeta e del musicista : Nicolás alla cima della creazione lirica e Amadeo sulla punta del rinnovo sonoro insulare.
La zona dell’incontro avvenne a partire dalla prima collezione poetica di Guillén, «Motivos de son», pubblicata nelle pagine del supplemento “Ideales de una raza”, del Diario de la Marina, nell’aprile del 1930.
L’effervescenza scatenata da quel salto tematico e formale nel passaggio letterario, conquistò ugualmente due giovani compositori, Amadeo Roldán y Alejandro García Caturla, impegnati ad introdurre i colori e gli accenti del legato vivo africano radicato e sino ad allora negato nell’ambito della musica da concerto.
Caturla, che dalla cittadina di San Juan de los Remedios sviluppò un’intensa relazione epistolare con artisti e intellettuali di altre parti di Cuba e del mondo, scrisse in una lettera a Guillén: «Lei non necessita me, ma io la necessito». Roldán avrebbe potuto dire lo stesso.
Di sicuro fu quest’ultimo che tra il 1932 e il 1934 completò una delle sue opere più rappresentative, «Motivos de son, suite di canzoni cubane per voci e undici strumenti a partire da otto testi di Guillén del quaderno omonimo: Negro bembón, Mi chiquita, Búcate plata, Sigue, Ayé me dijeron negro, Tú no sabe inglé, Si tú supiera y Mulata.
Curiosamente il primo al quale lavorò fu quello che chiude la serie.
Prima, nel 1931, Roldán si era appropriato di un altro testo di Guillén, “Curujey”, incluso nella seconda e non meno celebre raccolta di poesie “Sóngoro Cosongo”, che vide la luce nello stesso anno, anche se nell’edizione estesa in forma di libro dei “Motivos”…, fu nel luglio del 1930.
Si tratta di una partitura per coro, due pianoforti e du strumenti di percussione.
Nel caso di «Motivos de son», il compositore dovette superare un’apparente contraddizione. Da una parte le poesie possedevano una consistenza ritmica sommamente concentrata che ricreava la cellula fondamentale del son –proprio in questo si trovava uno dei nuovi spigoli della poetica Guillén-; dall’ altra, a Roldán interessava far conoscere la comunione tra l’africania inerente alle specie della musica popolare e le forme più contemporanee della musica da camera.
Per Alejo Carpentier, il problema ebbe una soluzione soddisfacente. Nel suo libro «La musica in Cuba» (1946, 1ª edizione) osservó: «Qui, nonostante un lavoro strumentale molto elaborato la melodia conserva tutti i suoi diritti.
Una melodia angolosa, spezzata, sottoposta molto spesso alle caratteristiche tonali del genere, ma dove quello negro è già per Roldán, un linguaggio proprio proiettato da dentro a fuori.
Questi motivi si situano tra la partiture più personali del musicista, con un’ interpretazione molto difficile.
Molti anni dopo, lo sguardo retrospettivo della musicologa brasiliana Renata Pontes, segnala che «Roldán irrompe in maniera straordinaria non solo per la sua ripercussione – che mette in evidenza l’interesse che provoca anche al di là delle frontiere nazionali, ma perchè sembrano andare incontro a un modello per mettere in musica le poesie».
Nei programmi cubani di musica sinfonica e da camera, per lungo tempo non è stata data la debita attenzione all’Opera di Roldán, prematuramente deceduto il 7 marzo del 1939. Cantati cantautori e esecutori di Son, l’ineffabile e irripetibile Bola de Nieve con le sue peculiari versioni–, i Motivi… trasmisero per decenni i loro valori musicali.
Senza dubbio Guillén e il pubblico cubano hanno ascoltato integralmente solo la suite vocale-strumentale di Roldán nel 1961, quando l’Orchestra Sinfonica Nazionale propiziò la sua prima audizione con l’eccezionale soprano Iris Burguet, che la registrò poi per la discografica Areíto della Egrem, in un memorabile disco con la direzione del maestro Manuel Duchesne Cuzán.