Raúl Antonio Capote
Il ministro delle Relazioni Estere del Venezuela, Jorge Arreaza, ha informato, lo scorso 28 luglio, che il suo paese presenterà presso il Segretario Generale della ONU, una denuncia contro la Colombia per l’attacco vandalico avvenuto di recente contro il consolato venezuelano a Bogotà.
Né isolato, né casuale. Le caratteristiche del fatto e la vicinanza nel tempo con altre azioni di taglio simile contro rappresentazioni diplomatiche portano alla conclusione rivelatrice di un vecchio modus operandi che l’impero si è impegnato a riciclare.
Se ci appelliamo alla storia, non possiamo dimenticare quel 7 maggio del 1999, quando gli aerei della NATO bombardarono l’ambasciata della Cina a Belgrado e nemmeno le gravi tensioni che provocarono i circa cento giorni d’assedio della missione del Messico in Bolivia, da parte del governo marionetta di Jeanine Áñez, nel dicembre del 2019; ed è ancora una notizia calda la perquisizione degli agenti statunitensi nel Consolato Generale della Cina a Houston, lo scorso 21 luglio.
L’aggressione con un’arma da fuoco contro l’Ambasciata cubana a Washington, il 30 aprile di quest’anno ha scosso il popolo dell’Isola grande delle Antille, ricorda le centinaia di attentati realizzati dentro e fuori dagli Stati Uniti contro le sedi e il personale diplomatico cubano.
Il silenzio dell’amministrazione di Donald Trump di fronte a questa grave azione è servito da stimolo a gruppi violenti che hanno cominciato a minacciare di ripetere la prodezza contro altre rappresentazioni.
Questi fatti ripetuti in un periodo così breve con crescente perfidia, costituiscono un grave precedente in un mondo che una masnada di vandali fascisti, guidata dall’amministrazione attuale degli Stati Uniti, tenta di governare a qualsiasi prezzo senza rispettare le leggi e i trattati internazionali, senza il minimo rispetto alla convivenza umana civile.