e ad incrementare l’aggressione contro Cuba
Carlos Fernández de Cossío – www.minrex.gob.cu –
Senza il socialismo, non è possibile spiegare la capacità dimostrata da Cuba, in questi 62 anni, di difendere la sovranità di fronte alla sfida storica dell’espansionismo imperialista USA.
La decisione più determinante del governo USA, riguardo a Cuba, nel quadro della pandemia è stata categorica: sfruttare l’inevitabile propagazione universale del virus per aumentare il costo del blocco economico ed aspirare, così, ad incrementare le carenze e provocare sofferenza nel popolo cubano.
In un momento in cui da tutti gli angoli del pianeta si sono fatti appelli alla solidarietà e cooperazione, Washington ha puntato sul fatto che la malattia, il suo contagio virulento, le possibili morti prevedibili e l’aggravamento delle difficoltà economiche, a Cuba, fossero i suoi occasionali alleati.
Lungi dal dedicare le risorse, ed il talento professionale e scientifico, che abbondano in quel paese, ed orientarli a salvare la propria popolazione dal contagio, dalla morte e dalle terribili conseguenze per l’economia e l’occupazione, il governo USA si è proposto punire quelli, con molte meno risorse, che hanno successo nell’affrontarla. Nel frattempo, il paese più ricco e potente, e per pura negligenza politica, è finito nella ingiustificabile posizione di epicentro della pandemia.
Secondo recenti dichiarazioni di coloro che nel Dipartimento di Stato hanno la responsabilità degli affari cubani, la loro politica, in questo periodo, è consistita nel restringere le fonti di ingresso economico di Cuba e nel costringere la popolazione a far fronte a carenze ancora maggiori; presentandole come deficienze del modello politico ed economico.
Riconoscono, senza la minima vergogna, di aver scatenato una campagna diffamatoria contro la cooperazione medica internazionale che forniamo. È una campagna sostenuta da minacce e ricatti contro i paesi che richiedono e ricevono la nostra collaborazione. Si vantano, inoltre, di star scoraggiando i viaggiatori per frenare il legittimi introiti dall’industria turistica.
Queste azioni, tuttavia, non descrivono più di una frazione della travolgente e persistente guerra economica che soffriamo noi cubani.
Nel contesto dell’opportunismo elettorale e dell’enfasi posta sull’apparente peso dello Stato della Florida, la Casa Bianca ravviva la sua offensiva con un’intensa campagna di propaganda, volta a motivare sentimenti di odio, risentimento ed illusioni di vendetta tra determinati settori degli statunitensi di origine cubana, di cui cercano di catturare i voti.
Con il sostegno di fondi milionari e l’uso intensivo delle reti sociali e dei laboratori di propaganda, la macchina di diffusione USA si sforza di presentare Cuba come un paese impraticabile, decadente, con una miseria diffusa e, curiosamente, degno di azioni ogni volta più ostili per cercare che si converta in realtà il panorama desolante che descrive.
Per intraprendere un’aggressione così ambiziosa, l’imperialismo si sente obbligato a ricorrere alla menzogna nel modo più assoluto e spudorato. Non è qualcosa che gli risulti estraneo, poiché fa parte del modo di fare politico tradizionale di quel paese ed una componente particolare dell’atteggiamento verso Cuba nella lunga storia condivisa dalla fine del XIX secolo.
Gli USA non hanno diritto né autorità morale di proporsi di interferire negli affari interni di Cuba. Commette un crimine punendo l’intera popolazione cubana con le sue misure economiche coercitive. Viola il Diritto Internazionale e la sovranità di Stati terzi imponendo restrizioni all’attività commerciale delle società di quei paesi con Cuba, ed attenta ai diritti umani di diversi paesi cercando di impedire, con minacce e rappresaglie, che ricorrano alla cooperazione medica internazionale offerta da Cuba per soddisfare le necessità sanitarie delle proprie popolazioni.
Risulta paradossale che la malata determinazione contro Cuba, con la convinzione di arrivare al collasso del paese e sottrarre l’autorità dello sforzo solidario cubano, abbia dimostrato, dopo più di sei decenni, la forza del sistema socialista.
Nessuno può onestamente negare l’immenso impatto del blocco economico sulla vita quotidiana e sullo sviluppo del paese. Le Nazioni Unite pubblicano, ogni anno, dati in eccesso per comprovare l’entità del danno.
Ci siamo spesso chiesti, e non in modo retorico, quale altra nazione, relativamente piccola, sottosviluppata e con scarse risorse naturali avrebbe sopportato, per più di sei decenni, l’assalto di una guerra economica così sostenuta e diseguale. È una domanda valida, anche per molti paesi industrializzati.
Il sistema socialista, come lo intendiamo, costruiamo e difendiamo a Cuba, non è perfetto, come non lo è qualsiasi opera umana.
Nello scontro con la pandemia, ha dimostrato i sua indiscutibili capisaldi. Questi riposano, soprattutto, nel senso profondamente umano di un modello che pone il benessere degli individui e della popolazione la giustizia sociale ed il diritto a vivere totalmente liberi dalla tutela straniera al di sopra di ogni altra considerazione.
Cuba conta sulla capacità di mobilitare la nazione in funzione di un compito vitale; con il pregio di aver privilegiato, da decenni, lo sviluppo di un robusto ed accessibile a tutti, ma proprio a tutti, sistema sanitario ed un proprio potenziale educativo, culturale e scientifico, con risultati di portata universale.
Senza questi vantaggi, possibili solo sotto il socialismo, Cuba non avrebbe i risultati favorevoli riconosciuti oggi nel controllo del contagio, nella guarigione dei pazienti, nel basso tasso relativo di mortalità e nella capacità di accorrere in aiuto di altre nazioni. Senza di esse, il costo per il paese in termini di vite, malati e penurie economiche sarebbe devastante, come lo è nei paesi della nostra regione. L’obiettivo centrale del sistema politico, economico e sociale di Cuba è raggiungere la giustizia più ampia ed ambiziosa e cercare di condividerla il più possibile con le altre nazioni nella misura delle possibilità.
L’urgenza della pandemia ci ha costretti ad accelerare l’attuazione di fondamentali cambiamenti economici e sociali che abbiamo previsto in tempi di minor pressione, tutti volti a rafforzare, aggiornare e rendere più efficiente il sistema socialista.
Preferiamo promuovere queste trasformazioni in un ambiente di pace, ma siamo obbligati ad applicarle, in modo creativo, nel contesto di una più grave aggressione.
Senza il socialismo, non è possibile spiegare la capacità dimostrata da Cuba, in questi 62 anni, di difendere la sovranità di fronte alla sfida storica dell’espansionismo imperialista USA e di fronte alla tendenza ricorrente dei politici, in quel paese, di presumere che abbiano il diritto di controllare i destini della nazione cubana.
L’acuto osservatore di Cuba dovrà chiedersi quale motivazione potrebbe convincere i cubani a inchinarsi davanti all’imposizione imperialista dell’ambizioso vicino che ci attacca.
Gli USA hanno ed avranno, senza alcun diritto, la capacità di punirci severamente, di generare immense difficoltà economiche, di imporre maiuscoli ostacoli alle nostre legittime aspirazioni di sviluppo e benessere. Possono stabilire ostacoli difficili da superare ai legami che dovrebbero essere naturali tra le nostre due nazioni. Ha anche il potere di imporre ad altri Stati l’imperio extraterritoriale di misure economiche coercitive ed illegittime contro Cuba. È qualcosa di provato.
Ma è anche dimostrato che gli USA, con tutte il proprio potere, non ha la capacità di piegare la volontà di questa nazione. La sua crudeltà, anche portata all’estremo, non ha la possibilità di farci rinunciare al socialismo, né cedere di una virgola le prerogative sovrane e la vera autodeterminazione per cui si sono sacrificate generazioni di cubani per più di 150 anni.
Con gli USA abbiamo molte differenze, alcune di natura bilaterale ed altre su visioni discrepanti riguardo ad affari regionali ed internazionali. Non ha senso fingere di ignorarlo. Molte di esse possono essere oggetto di civile discussione.
Abbiamo anche aree di interesse comune e campi in cui è conveniente per entrambi i paesi cercare accordo e persino cooperare. D’altra parte, i legami tra i popoli di entrambi i paesi hanno continuato ad espandersi nei più svariati campi dell’ingegno umano, indipendentemente dalla relazione intergovernativa, e sembra che sarà difficile porre freno a questa realtà.
Il destino dirà se e quando sarà possibile costruire una relazione rispettosa e costruttiva. L’esperienza della storia non lo esclude, ma neppure lo garantisce.
Tra le caratteristiche più consistenti della difficile storia condivisa, negli ultimi 62 anni, c’è la disposizione di Cuba di trovare una forma per convivere rispettosamente con gli USA e di cercare di risolvere le differenze per vie diplomatiche. È un’aspirazione che il popolo cubano condivide, in schiacciante maggioranza, e che oggi sembra distante, benché non sia impossibile.
Estados Unidos apuesta a la pandemia y a incrementar la agresión contra Cuba
Carlos Fernández de Cossío
Sin el socialismo no es posible explicar la capacidad demostrada por Cuba en estos 62 años para defender la soberanía frente al desafío histórico del expansionismo imperialista estadounidense
La decisión más determinante del Gobierno de Estados Unidos respecto a Cuba en el marco de la pandemia fue categórica: aprovechar la inevitable propagación universal del virus para aumentar el costo del bloqueo económico y aspirar así a incrementar las carencias y provocar el sufrimiento del pueblo cubano.
En momentos en que desde todos los rincones del planeta se hicieron llamados a la solidaridad y a la cooperación, Washington apostó a que la enfermedad, su contagio virulento, las posibles muertes previsibles y el agravamiento de las dificultades económicas en Cuba fuesen sus aliados de ocasión.
Lejos de dedicar los recursos, y el talento profesional y científico que abundan en ese país, y orientarlos a salvar a su propia población del contagio, la muerte y las nefastas consecuencias para la economía y el empleo, el Gobierno de EE.UU. se propuso castigar a quienes con muchos menos recursos tienen éxito en enfrentarla. El país más rico y poderoso entretanto, y por pura negligencia política, terminó en la injustificable posición de epicentro de la pandemia.
Según recientes declaraciones de quienes en el Departamento de Estado tienen responsabilidad sobre los asuntos cubanos, su política en este periodo ha consistido en restringir las fuentes de ingreso económico de Cuba, y obligar a la población a enfrentar carencias aún mayores, para presentarlas como deficiencias del modelo político y económico.
Reconocen, sin la más mínima vergüenza, haber desatado una campaña de difamación contra la cooperación médica internacional que prestamos. Es una campaña que se sustenta con amenazas y chantajes contra los países que solicitan y reciben nuestra cooperación. Alardean, además, de estar desalentando a los viajeros para frenar los legítimos ingresos de la industria turística.
Estas acciones, sin embargo, no describen más que una fracción de la guerra económica abrumadora y persistente que sufrimos los cubanos.
En el contexto del oportunismo electoral y el énfasis otorgado al peso aparente del estado de Florida, la Casa Blanca condimenta su ofensiva con una intensa campaña de propaganda, dirigida a motivar ánimos de odio, resentimiento e ilusiones de revancha entre determinados sectores de los estadounidenses de origen cubano, cuyos votos tratan de capturar.
Con el respaldo de fondos millonarios y el uso intensivo de las redes sociales y laboratorios de propaganda, la maquinaria de difusión estadounidense se esfuerza por presentar a Cuba como un país inviable, decadente, con una miseria extendida y, curiosamente, merecedor de acciones cada vez más hostiles para intentar que se convierta en realidad el panorama desolador que describe.
Para emprender una agresión tan ambiciosa, el imperialismo se siente obligado a acudir a la mentira de la forma más absoluta y desvergonzada. No es algo que le resulte ajeno, pues forma parte del modo de hacer político tradicional de ese país y componente particular de la actitud hacia Cuba en la larga historia compartida desde fines del siglo XIX.
Estados Unidos no tiene derecho ni autoridad moral para proponerse interferir en los asuntos internos de Cuba. Comete un crimen al castigar a la población cubana en su conjunto con sus medidas económicas coercitivas. Transgrede el Derecho Internacional y la soberanía de terceros Estados al imponer restricciones a la actividad comercial de empresas de esos países con Cuba, y atenta contra los derechos humanos de varios países al pretender impedir, con amenazas y represalias, que acudan a la cooperación médica internacional que ofrece Cuba para atender a las necesidades sanitarias de sus poblaciones.
Resulta paradójico que el empeño enfermizo contra Cuba, con el convencimiento de alcanzar el desplome del país y restar la autoridad del esfuerzo solidario cubano, haya demostrado, al cabo de más de seis décadas, las fortalezas del sistema socialista.
Nadie puede negar con honestidad el inmenso impacto del bloqueo económico para la vida cotidiana y el desarrollo del país. Naciones Unidas publica anualmente datos de sobra para fundamentar la dimensión del daño.
Muchas veces hemos preguntado, y no de forma retórica, qué otra nación relativamente pequeña, subdesarrollada y de escasos recursos naturales hubiera soportado durante más de seis décadas el embate de una guerra económica tan sostenida y desigual. Es una interrogante válida, incluso, para muchos países industrializados.
El sistema socialista, como lo entendemos, construimos y defendemos en Cuba, no es perfecto, como no lo es ninguna obra humana.
En el enfrentamiento a la pandemia, ha demostrado sus fortalezas indiscutibles. Estas descansan, sobre todo, en el sentido profundamente humano de un modelo que pone al bienestar de los individuos y la población, a la justicia social, y al derecho a vivir totalmente libre de tutela extranjera por encima de toda otra consideración.
Cuba cuenta con la capacidad de movilizar a la nación en función de una tarea vital; con la virtud de haber priorizado desde hace décadas el desarrollo de un sistema de Salud robusto y accesible a todos, absolutamente todos, y un potencial educativo, cultural y científico propio, con resultados de alcance universal.
Sin esas ventajas, solo posibles bajo el socialismo, Cuba no tendría los resultados favorables que hoy le reconocen en el control del contagio, la recuperación de pacientes, la baja tasa relativa de mortalidad y la capacidad de acudir en auxilio de otras naciones. Sin ellas, el costo para el país en vidas, enfermos y penurias económicas sería devastador, como lo es en países de nuestra propia región. La meta central del sistema político, económico y social de Cuba es alcanzar la justicia más amplia y ambiciosa, y tratar de compartirla con otras naciones en la medida de las posibilidades.
La urgencia de la pandemia nos ha obligado a acelerar la implementación de cambios económicos y sociales fundamentales que previmos en momentos de menos presiones, todos dirigidos a fortalecer, actualizar y hacer más eficiente el sistema socialista.
Preferimos impulsar esas transformaciones bajo un ambiente de paz, pero estamos obligados a aplicarlas con creatividad en el contexto de la más severa agresión.
Sin el socialismo no es posible explicar la capacidad demostrada por Cuba en estos 62 años para defender la soberanía frente al desafío histórico del expansionismo imperialista estadounidense y ante la tendencia recurrente de políticos en ese país a suponer que cuentan con derecho para controlar los destinos de la nación cubana.
El agudo observador de Cuba deberá preguntarse qué motivación podría convencer a los cubanos a doblegarse ante la imposición imperialista del vecino ambicioso que nos ataca.
Estados Unidos tiene y tendrá, sin derecho alguno, la capacidad de castigarnos severamente, de generar inmensas dificultades económicas, de imponer obstáculos mayúsculos a nuestras legítimas aspiraciones de desarrollo y bienestar. Puede establecer impedimentos difíciles de superar a los vínculos que deberían ser naturales entre nuestras dos naciones. También tiene el poder de imponer a algunos otros Estados el imperio extraterritorial de medidas económicas coercitivas e ilegítimas contra Cuba. Es algo demostrado.
Pero también ha demostrado que Estados Unidos, con todo su poderío, no tiene la capacidad de doblegar la voluntad de esta nación. Su crueldad, aun llevada a extremos, no tiene la posibilidad de hacernos renunciar al socialismo, ni a ceder un ápice las prerrogativas soberanas y a la verdadera autodeterminación por la que se han sacrificado generaciones de cubanos durante más de 150 años.
Con Estados Unidos tenemos muchas diferencias, unas de carácter bilateral y otras sobre visiones discrepantes respecto a asuntos regionales e internacionales. No tiene sentido pretender ignorarlo. Buena parte de ellas pueden ser objeto de discusión civilizada.
También tenemos áreas de interés común y campos en los que conviene a ambos países buscar entendimiento, e incluso cooperar. Por otro lado, los vínculos entre los pueblos de ambos países han continuado ampliándose en los campos más variados del ingenio humano, con independencia de la relación intergubernamental, y parece que será difícil poner freno a esa realidad.
El destino dirá si, y cuándo, será posible construir una relación respetuosa y constructiva. La experiencia de la historia no lo excluye, pero tampoco lo garantiza.
Entre las características más consistentes de la difícil historia compartida en los últimos 62 años, está la disposición de Cuba a encontrar una forma de convivir respetuosamente con Estados Unidos y de intentar resolver las diferencias por vías diplomáticas. Es una aspiración que el pueblo cubano comparte por abrumadora mayoría y que hoy parece lejana, aunque no es imposible.