Giulio Chinappi https://giuliochinappi.wordpress.com
Il presidente venezuelano ha denunciato i continui attacchi ricevuti dal Paese e dalla sua persona da parte di USA e Colombia. Intanto l’esercito è pronto a rispondere ad un’eventuale invasione armata, mentre il governo prosegue nella gestione dell’emergenza sanitaria in vista delle elezioni di dicembre.
Nella giornata di domenica, il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha rilasciato importanti dichiarazioni circa un piano che gli USA tramerebbero, insieme alla borghesia reazionaria locale ed alla Colombia, al fine di eliminare il legittimo capo di stato del Paese sudamericano: “C’è una decisione nel nord (negli USA, ndr) e in Colombia dell’oligarchia di assassinarmi e di assassinare lo stato maggiore e l’alto comando politico-militare di questa rivoluzione”, ha detto il presidente, intervistato nella trasmissione online Aquí con Ernesto.
“Quella decisione è stata presa da molto tempo, era l’obiettivo del colpo di stato del 30 Aprile, venire a prendermi, rapirmi”, ha aggiunto Maduro, facendo riferimento alla fallita operazione di invasione armata del Venezuela da parte di mercenari sostenuti dalla Colombia e dagli Stati Uniti. “Durante questa fase ho ricevuto minacce, hanno detto che avrebbero eliminato Maduro, queste parole non devono essere prese per gioco, il loro obiettivo è porre fine alla mia leadership, quindi non esagero quando lo dico”, ha aggiunto.
Nonostante tutto, il presidente venezuelano non ha mancato di dimostrare il suo spirito di apertura al dialogo: “Sono disposto a dialogare e riprogettare le relazioni sovrane del Venezuela con gli Stati Uniti del Nord America”, ha detto. Già nei giorni precedenti, lo stesso Maduro aveva invitato tutte le forze politiche del Paese a collaborare per raggiungere tre obiettivi primari: “Propongo tre compiti: il primo, l’unione delle nostre forze per salvare l’Assemblea nazionale; il secondo, difesa militare completa della Patria; e il terzo, la lotta contro la pandemia”, al fine di arrivare nel miglior modo possibile alle elezioni previste per il 6 dicembre.
Il presidente del Venezuela ha sottolineato più volte che il Paese ed il suo legittimo governo si trovano costantemente sotto attacco da parte degli Stati Uniti, della Colombia e dell’opposizione reazionaria interna. Anche per queste ragioni, il comandante strategico operativo delle Forze Armate Nazionali Bolivariane del Venezuela (FANB), Remigio Ceballos, ha recentemente ribadito che l’esercito è pronto a difendere il Paese in caso di attacco di gruppi irregolari dalla Colombia: “La FANB combatte e combatterà sempre i gruppi armati colombiani che hanno portato solo violenza e terrorismo dalla Colombia. Le agenzie di intelligence internazionali alleate con il Venezuela ci informano che la Colombia sta preparando un’aggressione e risponderà con forza e determinazione a qualsiasi aggressione contro la sovranità e l’indipendenza”. Il capo dell’esercito ha sottolineato che “l’attuale governo colombiano è quello che “ha attaccato di più il Venezuela in tutta la nostra storia. Ciò che il popolo venezuelano ha fatto è ricevere attacchi permanenti da questo governo colombiano”.
Ceballos ha ancora aggiunto che vari crimini come il furto di benzina, la vendita di valuta e il contrabbando di cibo vengono promossi dalla Colombia per cercare di destabilizzare l’economia venezuelana, sotto lo sguardo complice delle autorità del governo guidato da Iván Duque. A partire dal 2000, inoltre, sono state installate sette basi militari statunitensi sul territorio colombiano, “per preparare la loro aggressione contro la nostra nazione e l’intera regione, e ora svolgono operazioni combinate per sostenere gruppi mercenari e terroristici contro lo stato venezuelano”.
Il Venezuela, va ricordato, continua ad essere vittima non solamente di attacchi mediatici e persino militari, ma anche delle ingiuste sanzioni imposte unilateralmente dagli Stati Uniti, che altro non fanno se non danneggiare l’economia locale e peggiorare le condizioni di vita della popolazione. Secondo un recente sondaggio pubblicato da Hinterlaces, l’83% dei venezuelani ha dichiarato di essere direttamente interessato dalle misure coercitive applicate da Washington contro Caracas, mentre l’81% degli intervistati ha affermato di rifiutare che queste misure vengano utilizzate per rimuovere Nicolás Maduro dalla presidenza.
Le sanzioni si sono rivelate particolarmente dure per il Venezuela proprio in seguito allo scoppio della pandemia da nuovo coronavirus, con il governo che si è trovato in difficoltà nel reperire le risorse per fronteggiare l’emergenza. Nonostante tutto, il governo di Caracas ha dimostrato di riuscire ad arginare il covid-19, effettuando quasi 1.7 milioni di test in tutto il Paese, e riuscendo a contenere l’epidemia molto meglio rispetto a Paesi limitrofi come la Colombia e il Brasile. Al momento, il Venezuela conta 39.500 casi positivi, ben distante dagli oltre 3.6 milioni del Brasile, ma molti meno anche di Perù (594.000), Colombia (541.000) e Cile (397.000).
Grazie al lavoro effettuato nelle settimane precedenti, domenica 23 agosto la vicepresidente Delcy Rodríguez ha potuto annunciare un allentamento della quarantena per alcuni settori economici e a seconda delle aree geografiche: “Il presidente Nicolás Maduro ha deciso di decretare i tre livelli di allentamento della quarantena nel Paese. Dobbiamo prenderci cura di noi stessi e non fermare la produzione del Paese”, ha dichiarato la numero due del governo bolivariano. Rodríguez ha affermato che il monitoraggio maggiore riguarderà le aree nelle quali si registrano più casi, ovvero il distretto della capitale Caracas e gli stati di Miranda (che negli ultimi giorni ha rappresentato il principale hotspot del Paese) e La Guaira, dove la flessibilità parziale consentirà l’attività di soli dieci settori economici: edilizia, negozi di ferramenta, materie prime chimiche, trasporti, agenzie bancarie, parrucchieri, officine di parti meccaniche e di automobili, studi medici, veterinari e dentistici, servizi personalizzati come idraulica e refrigerazione. Nel resto del Paese vi saranno invece maggiori libertà e le riaperture riguarderanno quasi tutti i settori dell’economia.