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Da quando Juan Guaidó si è autoproclamato presidente della Repubblica, si è cercato di creare l’illusione che fosse sostenuto da tutta la società venezuelana. Tra questi settori che sostenevano il governo fake (falso) c’era quello culturale ed intellettuale, la cui influenza sulla popolazione è maggiore di quella di altri.
Durante i primi mesi dell’autoproclamazione, nel gennaio 2019, sono state indette grandi mobilitazioni che cercavano proiettare un consenso su tutti i fattori del paese e quindi “svuotare” il chavismo di questi elementi che danno senso alla società.
Auge e caduta
Tuttavia, col passare del tempo, il sostegno a Guaidó è andato svanendo e la sua immagine puerile si è convertita in un risibile aneddoto della politica venezuelana. Questo potrebbe prendersi letteralmente se dalla sua apparizione non avesse promosso l’espropriazione dei beni della nazione all’estero, il blocco e tentativi di colpo di stato.
Organizzare un concerto alla frontiera per l’ingresso illegale di presunti “aiuti umanitari” senza risultati, a febbraio, un tour infruttuoso, nomine di ambasciatori paralleli e direttori di società e simulare la presa della base aerea Francisco de Miranda (La Carlota), il 30 aprile, sono stati eventi che hanno tenuto a galla Guaidó, almeno fino alla metà dello scorso anno.
A poco a poco le marce si sono trasformate in pirriche concentrazioni per mancanza di capacità di convocazione. Successivamente, il governo fake ha iniziato ad avere una presenza solo virtuale, replicato da influenti personaggi ed account dall’estero, ciò che ha terminato di ridurre il consenso.
Così come l’apparizione di Guaidó è riuscita a riunire, in forma speranzosa, tutti i settori anti-chavisti, compreso quello intellettuale, il logorio temporale delle proposte dell’ “interim” ha fatto sì che questi andassero separandosi, pesino che alcuni abbiano preso posizioni completamente avverse.
Già nel luglio 2019 il sostegno all’autoproclamato da parte degli intellettuali, in forma pubblica, si riduceva ad un comunicato firmato da 32 noti intellettuali e scrittori. Nella lettera si ripudiava “la sistematica campagna diffamatoria che si tesse contro di lui” e cercava di riscattare lo spirito di unità che esisteva all’inizio.
Con ciò, si riduceva parte di questo settore che, penosamente, cercava di fermare la debacle di Guaidó ed il suo ritornello “cessazione dell’usurpazione, governo di transizione ed elezioni libere”.
La lettera viene pubblicata un mese dopo che si scoprisse una trama di corruzione che collegava la squadra designata dall’auto-nominato. Il tentativo di restyling ha lasciato malconcio questo settore nella società venezuelana.
Molti dei firmatari del documento sono rimasti fedeli alla loro opposizione contro Maduro, ma hanno smesso di esprimere apertamente il loro sostegno a Guaidó; alcuni hanno smesso di chiamarlo presidente. Questo è il caso di Ana Teresa Torres, Laureano Márquez, Leonardo Padrón, tra gli altri. Da parte sua, Alberto José Barrera Tyszka ha criticato la presidenza virtuale di Guaidó.
In altri invece la svolta è stata più evidente ed hanno preso una posizione completamente avversa.
Questo è stato il caso del professore di filosofia e scrittore, Erik del Búfalo, che nel marzo dello scorso anno credeva nel potere del presidente fake e nella sua “legittimità” per prendere decisioni politiche di impatto internazionale. Pochi mesi dopo la delusione ed il rifiuto dell’intellettuale contro l’autoproclamato sono inoccultabili.
Con tutto ciò è chiaro che la presunta leadership di Juan Guaidó realmente è stata sostenuta dall’appoggio USA e dei suoi paesi satelliti e non da qualche settore sociale del paese.
Governo virtuale ed isolamento
Questa immagine si è conclusa di diluire con l’arrivo della pandemia. Mentre il presidente Maduro prendeva il controllo della situazione con l’applicazione delle misure, il governo fake ha montato il suo teatro di operazioni via streaming, ciò che ha consolidato il ridicolo da parte degli stessi settori dell’opposizione.
Recentemente, il suo isolamento politico si è concluso con la ricomparsa di altri dirigenti dell’opposizione. Di fronte allo scenario elettorale che si avvicina, Guaidó ed altre organizzazioni politiche propongono un Patto Unitario -che non è molto nuovo rispetto alla proposta dalla sua autoproclamazione, mentre María Corina Machado la rifiuta e va all’estremo ed Henrique Capriles Radonski iscrive i candidati per le elezioni parlamentari di dicembre.
In questa nuova frammentazione dell’opposizione venezuelana, si vede riflessa anche nell’intellighenzia anti-chavista. La ricomparsa di Capriles è stata criticata da Elías Pino Iturriera, che ha attaccato il politico per aver segnalato l’inutilità del “governo di Internet” e le figure di spicco di Primero Justicia.
Visto il panorama, dalla sua comparsa fino ad oggi, la leadership dell’autoproclamato non è stato qualcosa di guadagnato, l contrario, da un lato, si è preteso proiettare all’estero un’immagine di governo solido e di consenso nazionale e, dall’altro, molti settori, tra cui quello intellettuale, ha visto un’opportunità per realizzare la speranza, sempre sconfitta, di farla finita col chavismo.
Intelectuales antichavistas abandonan a Juan Guaidó
Desde que Juan Guaidó se autoproclamó como presidente de la República se pretendió crear la ilusión de que era apoyado por toda la sociedad venezolana. Entre estos sectores que respaldaban al gobierno fake estaba el cultural e intelectual, cuya influencia en la población es mayor que la de otros.
Durante los primeros meses de la autoproclamación, en enero de 2019, se convocaron grandes movilizaciones que buscaban proyectar un consenso de todos los factores del país y con ello “vaciar” al chavismo de estos elementos que le dan sentido a la sociedad.
Auge y caída
Sin embargo, conforme fue pasando el tiempo el apoyo a Guaidó se fue desdibujando y su imagen pueril se convirtió en una anécdota risible de la política venezolana. Esto podría tomarse literal si desde su aparición no hubiera promovido el despojo de activos de la nación en el exterior, el bloqueo e intentos de golpes de estado.
Organizar un concierto en la frontera para el ingreso ilegal de supuesta “ayuda humanitaria” sin resultados, en febrero, una gira infructuosa, nombramientos de embajadores paralelos y directivos de empresas y simular la toma de la Base Aérea Francisco de Miranda (La Carlota) el 30 de abril, fueron eventos que mantuvieron a flote a Guaidó, al menos hasta mediados del año pasado.
Poco a poco las marchas se transformaron en pírricas concentraciones por falta de convocatoria. Posteriormente, el gobierno fake pasó a tener una presencia solo virtual, replicado por figuras influyentes y cuentas desde el exterior, lo que terminó de mermar el apoyo.
Así como la aparición de Guaidó logró congregar de forma esperanzada a todos los sectores antichavistas, incluyendo el intelectual, el desgaste temporal de las propuestas del “interino” hizo que estos se fueran desprendiendo, incluso que algunos tomaron posturas completamente adversas.
Ya en julio de 2019 el espaldarazo al autoproclamado por parte de los intelectuales de forma pública se reducía a un comunicado firmado por 32 intelectuales y escritores reconocidos. En la carta se repudiaba “la sistemática campaña de difamaciones que se tejen en su contra” y buscaban rescatar el espíritu de unidad que existió en un principio.
Con esto se reducía parte de este sector, que penosamente intentaba detener la debacle de Guaidó y su estribillo “cese de la usurpación, gobierno de transición y elecciones libre”.
La carta se publica un mes después de que se descubriera una trama de corrupción que vinculaba al equipo designado por el autoproclamado. El intento de lavado de cara dejó mal parado a este sector en la sociedad venezolana.
Muchos de los firmantes de el documento siguieron fieles a su oposición contra Maduro, pero dejaron de manifestar abiertamente su apoyo a Guaidó; algunos dejaron de llamarlo presidente. Tal es el caso de Ana Teresa Torres, Laureano Márquez, Leonardo Padrón, entre otros. Por su parte, Alberto José Barrera Tyszka sí ha criticado la presidencia virtual de Guaidó.
En cambio, en otros fue más evidente el viraje y tomaron una posición completamente adversa.
Tal fue el caso del profesor de filosofía y escritor, Erik del Búfalo, quien en marzo del año pasado creía en el poder del presidente fake y en su “legitimidad” para tomar decisiones políticas con impacto internacional. Unos meses después la decepción y rechazo del intelectual contra el autoproclamado son inocultables.
Con todo esto queda claro que el supuesto liderazgo de Juan Guaidó realmente fue sostenido por el apoyo de Estados Unidos y sus países satélites y no por ningún sector social del país.
Gobierno virtual y aislamiento
Esta imagen se terminó de diluir con la llegada de la pandemia.
Mientras el presidente Maduro tomaba el control de la coyuntura con la aplicación de medidas, el gobierno fake montó su teatro de operaciones vía streaming, lo que consolidó la burla por parte de los propios sectores de la oposición.
Recientemente, su aislamiento político se terminó de concretar con la reaparición de otros líderes opositores. Ante el escenario electoral que se avecina, Guaidó y otras organizaciones políticas proponen Pacto Unitario — que no es muy novedoso de acuerdo a la propuesta desde su autoproclamación, mientras María Corina Machado la rechaza y se va al extremo y Henrique Capriles Radonski inscribe candidatos para las elecciones parlamentarias de diciembre.
En esta nueva fragmentación de la oposición venezolana se ve reflejada, también, en la intelectualidad antichavista. La reaparición de Capriles fue cuestionada por Elías Pino Iturriera, quién arremetió contra el político por señalar la inutilidad del “gobierno de internet” y las figuras estelares de Primero Justicia.
Visto el panorama desde su aparición hasta hoy día, el liderazgo del autoproclamado no fue algo ganado, sino que, por una parte, se pretendió proyectar una imagen gobierno sólido y de consenso nacional en el exterior, y por otra, muchos sectores, incluido el intelectual, vio una oportunidad para concretar la esperanza, siempre derrotada, de acabar con el chavismo.