Discorso Fidel Castro Ruz 03/10/1965

Discorso pronunciato dal Comandante in Capo Fidel Castro Ruz in occasione della presentazione del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba, teatro “Chaplin”
03/10/1965

Signori invitati;

Compagni del Comitato Centrale;

Compagni dei comitati provinciali, regionali e sezionali;

Compagni segretari dei nuclei del nostro Partito,

Sono costretto di cominciare affrontando un argomento che non è collegato direttamente al motivo che ci riunisce oggi in questa sede, comunque è una questione d’attualità e d’interesse politico, quindi devo parlarne.

E’ il risultato degli annunci fatti il 28 settembre in merito ad un fatto che accadeva da ben tre anni, e che era un modo perfido utilizzato dal nemico per fare campagna contro la nostra Rivoluzione, cioè, la questione relativa alla sospensione dei voli tra Cuba e Miami e degli individui che sono rimasti a cavallo dei due paesi.

Allo scopo di smascherare definitivamente l’imperialismo yankee in questo in merito a tale situazione, abbiamo fatto delle dichiarazioni il 28, dichiarazioni che conoscete bene, e quando successivamente hanno detto che esse erano in qualche modo imprecise ed ambigue, e che non erano state presentate per via diplomatica, abbiamo fatto una seconda dichiarazione molto chiara e molto concreta per risolvere definitivamente la questione. Ed in data odierna le notizie parlano della risposta definitiva del governo degli Stati Uniti.

E leggerò le notizie.

In sostanze dicono questo:

“Il presidente Johnson —questa è un’informazione della Agenzia Stampa –  ha annunciato che oggi provvederà ad un’intesa diplomatica con Cuba perché possano cercare asilo negli Stati Uniti i cubani che vogliano andarsene dalla loro patria.”

Quando dicono intesa diplomatica vogliono dire un accordo concluso per via diplomatica in merito a questo problema.

Dice: “Ho chiesto al Dipartimento di Stato di cercare tramite l’ambasciata Svizzera, incaricata degli affari relativi agli Stati Uniti, la venia del governo di Cuba per fare una richiesta al presidente della commissione della Croce Rossa Internazionale.”

Dice inoltre: “Ho dato istruzioni ai ministeri di Stato, della Giustizia, della Sanità, dell’Istruzione e della Provvidenza Sociale, perché facciano tutti gli aggiustamenti necessari perché coloro che a Cuba cercano la libertà possano entrare in modo ordinato negli Stati Uniti.

Ed in altre notizie dicono che il signor Johnson ha anche dichiarato questo:

“Questo dimostra, ancora una volta, la sconfitta di un regime, cioè, quando molti dei cittadini scelgono volontariamente d’abbandonare il paese dove sono nati per andarsene verso un altro in cerca di speranza. C’è poca speranza nel futuro per qualsiasi governo qualora il presente non fornisce alcuna speranza al suo popolo.” Disse che “i rifugiati saranno i benvenuti e che un giorno potranno ritornare alla loro patria dove non ci sarà più né terrore né paura”.

Questo vuol dire, senz’altro, che non hanno avuto altra scelta; e vuol dire, innanzitutto, che abbiamo vinto una battaglia per la libertà (APPLAUSI).

Il signor Johnson non sarebbe Johnson né sarebbe il presidente degli Stati Uniti né sarebbe un yankee se non accompagnasse questa dichiarazione con quel proverbiale fariseismo carico di tutto questo intingolo sulle speranze che cercano coloro che partono verso gli Stati Uniti in brama di libertà, e che non possono offrire niente per il futuro coloro che ne presente offrono soltanto la prospettiva di dovere abbandonare il paese ai cittadini di una nazione. E parla anche della Croce Rossa, quindi riteniamo opportuno di rispondere al signor Johnson sui suddetti particolari che non hanno niente a che vedere con quello che avevamo dichiarato, dobbiamo fare dei chiarimenti in merito.

Innanzitutto le agenzie di notizie yankee e molti dei funzionari del suddetto paese, così come alcune agenzie di notizie diverse da quelle yankee, sicuramente a furia d’ascoltare ripetutamente gli argomenti, come per esempio la Reuter e la France Press, si fecero eco dell’affermazione che questo aveva implicato un cambio nella politica nei confronti di coloro che volevano andarsene dal paese. E ciò è assolutamente falso. Dagli albori della Rivoluzione abbiamo seguito un’unica politica in merito; dagli albori della Rivoluzione fino alla Crisi dei Missili, sono partiti dal paese, senza interruzione, tutti quelli che hanno voluto farlo e che avevano ottenuto il permesso degli Stati Uniti.

E quando di seguito alla Crisi dei Missili loro bloccarono i voli verso Cuba, non ci fu alcun cambio nella politica del governo rivoluzionario, perché tramite altre vie — cioè, tramite la Spagna ed il Messico— continuarono uscendo dal paese all’incirca 300 persone ogni mese, vale a dire, più di 3.000 persone all’anno. Non c’è stato il minimo cambio nella politica relativa alle partenze di coloro che volevano andarsene dal paese, ciò che abbiamo fatto è di smascherare la cattiva fede e l’ipocrisia dell’imperialismo yankee, unico responsabile degli intralci alle partenze par le vie normali, e questo allo scopo di promuovere un certo tipo di partenza clandestina, d’altronde rischiose, e di fare propaganda.

Forse il signor Johnson ignora che negli Stati Uniti, quando ebbe luogo la lotta per l’indipendenza per affrancarsi dal colonialismo inglese, migliaia di migliaia di americani emigrarono da paese dopo l’indipendenza, e partirono verso il Canada.

Ed in tutte le rivoluzioni, sia la Rivoluzione Francese, sia la Rivoluzione Russa, sia la Rivoluzione Cubana, il fenomeno della partenza o dell’emigrazione delle classi privilegiate è un fatto assolutamente storico. Tuttavia, se la partenza di uomini e donne che nascono in un paese e che se ne vanno ad un altro contraddistingue un regime sociale, allora il miglior esempio sarebbe quello del Porto Rico, isola della quale si impadronì l’imperialismo yankee mantenendoci un regime di sfruttamento coloniale, per cui oltre un milione degli uomini e delle donne nati nel suddetto paese sono stati costretti di emigrare verso gli Stati Uniti. Ed il signor Johnson si è dimenticato del Porto Rico e del milione di portoricani che vivono a New York nelle più difficili condizioni di vita, nei quartieri più poveri e facendo i lavori più umilianti!

Ovviamente, il fatto di parlare della Croce Rossa è un trucchetto del signor Johnson per sceneggiare la questione. Infatti, come mai per fare le pratiche per il rilascio del passaporto e per avere il permesso d’atterraggio di qualche aerei a Miami è necessario l’intervento della Croce Rossa? Come c’entra la Croce Rossa in tutto questo? Non si tratta di un terremoto né di un’ecatombe né di una guerra, ma di una pratica semplice per autorizzare l’arrivo agli Stati Uniti, per autorizzare l’atterraggio degli aerei oppure l’arrivo delle navi.

La Croce Rossa non è necessaria in questo caso. La Croce Rossa, comunque, potrebbe intervenire per chiedere al governo degli Stati Uniti di cessare le criminali misure che proibiscono l’esportazione di farmaci verso Cuba. Per questo sì che sarebbe necessaria la presenza della Croce Rossa Internazionale! (APPLAUSI.)

Comunque, la Croce Rossa potrebbe fare un miglior lavoro nel Vietnam del Sud (APPLAUSI), dove i soldati yankee ammazzano e torturano migliaia dei cittadini di quel popolo. Oppure nel Vietnam del Nord, dove i criminali bombardamenti yankee avvengono senza alcuna distinzione, cioè, ci sono bombardamenti nelle città, nei villaggi, nelle scuole, negli ospedali.

La Croce Rossa potrebbe fare qualcosa a Santo Domingo, dove i soldati invasori commettono ogni tipo di soprusi contro la popolazione ed occupano le scuole degli studenti (APPLAUSI).

Potrebbe intervenire negli Stati Uniti per evitare i massacri dei cittadini neri, come quello accaduto di recente a Los Angeles, California (APPLAUSI).

Però signor Johnson, per tale questione non occorre la presenza della Croce Rossa.  Per noi è sufficiente discutere con i rappresentanti dell’ambasciata svizzera, che sono al tempo stesso i rappresentanti degli interessi americani a Cuba, e possiamo metterci d’accordo con loro su qualsiasi pratica. Non è necessario l’intervento di nessun altro. Noi accettiamo la serietà e la responsabilità dei funzionari svizzeri. Ebbene, se il governo degli Stati Uniti non si fida oppure non crede all’abilità ed alla capacità dei funzionari dell’ambasciata svizzera, questo è cosa del governo degli Stati Uniti! (APPLAUSI.)

Allora: parlando seriamente su tali questioni relative alle libertà, io vorrei sapere se il signor Johnson potrebbe rispondere un paio di domande, perché noi, dagli albori della Rivoluzione,  abbiamo sempre favorito la partenza di tutti quelli che volevano farlo, noi non abbiamo mai rifiutato alcun permesso a coloro che volevano fare visita ai parenti e poi ritornare, ed anche se ci sono dei cubani che hanno parenti negli Stati Uniti e vogliono incontrarli, ci sono anche altri cubani che hanno dei parenti negli Stati Uniti ma che non vogliono abbandonare il paese (APPLAUSI), e visto che il signor Johnson, accanto alla Statua della Libertà, si è preso il disturbo di “condire” la sua dichiarazione perdendosi in smancerie sulla libertà, io voglio sapere se gli Stati Uniti sarebbero in grado di consentire a coloro che hanno parenti a Cuba, di venirci a rendere loro visita e poi ritornare agli Stati Uniti! (APPLAUSI), se gli Stati Uniti sarebbero in grado di consentire ai cubani che non vogliono sistemarsi negli Stati Uniti, di rendere visita ai loro parenti negli Stati Uniti e poi ritornare a Cuba; e se gli Stati Uniti, infatti, sarebbero in grado di consentire ai cittadini americani di visitare Cuba (APPLAUSI).

Perché a questo stesso governo che dice che le cose vanno male in un paese dove i suoi cittadini se ne vanno, noi possiamo dirgli: le cose vanno peggio quando un paese che ha tanto diffuso e che si è tanto vantato delle libertà, nonostante aver raggiunto gli standard di sviluppo economico, ha paura di permettere ai suoi cittadini di visitare questo paese tanto denigrato e calunniato della paura e del terrore – come dicono loro  (APPLAUSI).

E quindi, ecco la seconda sollecitazione al governo degli Stati Uniti. Lo invitiamo ad acconsentire la visita a Cuba, per incontrare i parenti a Cuba, di coloro che ci hanno parenti che non vogliono andarsene agli Stati Uniti; che i parenti, residenti a Cuba e che non vogliono abbandonare Cuba, possano recarsi negli Stati Uniti e poi ritornare; e, finalmente, che gli studenti oppure qualsiasi altro cittadino degli Stati Uniti, possa visitare Cuba senza intoppi, così come noi acconsentiamo la partenza definitiva o meno di qualsiasi cittadino del nostro paese (APPLAUSI); che i rappresentanti delle organizzazioni degli Stati Uniti o dei difensori dei diritti civili possano venire a Cuba in modo da costatare che la scomparsa dello sfruttamento dell’uomo par l’uomo ha portato alla scomparsa definitiva della discriminazione raziale nel nostro paese (APPLAUSI).

E vediamo se il signor Johnson, di fronte al mondo e di fronte al popolo degli Stati Uniti, ha qualche risposta — che non sia un guazzabuglio— alla nostra sollecitazione.

Noi teniamo il nostro atteggiamento e la nostra dichiarazione, e ci auguriamo che chiedano il pertinente incontro per il caso dei signori funzionari dell’ambasciata svizzera, una volta ricevute le pertinenti istruzioni del governo degli Stati Uniti. Siamo in attesa di un’eventuale risposta del signor Johnson a questa sollecitazione.

E siccome parlano tanto e si vantano tanto di parlare delle libertà, adesso basta di parlare delle false libertà, adesso basta di parlare delle libertà astratte, che i fatti dimostrano che il vero mondo di libertà si costruisce qui e non là (APPLAUSI); ed è tanto libero che non vogliamo che nessuno viva in questa società se non è questa la sua volontà. Perché la nostra società socialista, la nostra società comunista, dovrà essere eminentemente un’associazione di cittadini veramente liberi (APPLAUSI).

E sebbene alcuni cittadini formati nelle idee del passato e nel sistema del passato, preferiscono andarsene negli Stati Uniti, è anche vero che questo paese è diventato il santuario dei rivoluzionari del nostro continente (APPLAUSI). Ed è anche vero che noi riteniamo meritevoli dell’ospitalità di questo popolo e di questa terra, non solo quelli che ci sono nati ma anche tutti gli uomini e donne che parlano la nostra stessa lingua e che hanno la nostra cultura, così come coloro che sebbene non parlano la nostra stessa lingua hanno origini storici ed etnici simili ed una storia di sfruttamento uguale alla nostra. Ed a questo paese possono venire — ed ormai hanno fatto uso di tale diritto tutti quanti hanno voluto—  i perseguitati dalle oligarchie spietate ed imperialistiche; in questo paese si sono sistemati permanentemente  o temporaneamente molti uomini e donne nati in altri paesi fratelli di questo continente; in questo paese, per anni, hanno vissuto e lavorato molti tecnici e professionisti provenienti da diversi angoli dell’America.

La nostra non è solo la terra dei cubani, la nostra è la terra dei rivoluzionari (APPLAUSI); e hanno il diritto a considerarsi i nostri fratelli e meritevoli di essa i rivoluzionari del continente, anche i rivoluzionari americani (APPLAUSI). Perché alcuni dirigenti, come ad esempio Robert Williams, perseguitato in quel paese ferocemente, trovò rifugio in questa terra. E così come lui, ci troveranno rifugio i perseguitati dai reazionari e dagli sfruttatori. Poco importa se parlano inglese e sono nati negli Stati Uniti. La nostra è la patria dei rivoluzionari di questo continente, così come gli Stati Uniti sono il rifugio inevitabile di tutti gli sbirri, di tutti i prevaricatori, di tutti gli sfruttatori, di tutti i reazionari di questo continente (APPLAUSI), perché non c’è ladro, non c’è sfruttatore, non c’è reazionario, non c’è criminale, che non trovi le porte aperte negli Stati Uniti.

Ecco la risposta al discorso del signor Johnson sotto la sbiadita Statua della Libertà, che non si sa cosa rappresenta oggi quel miscuglio di pietra ed ipocrisia, se non ciò che significa oggi per il mondo l’imperialismo yankee.

Ed adesso riprendiamo le questioni attinenti al nostro Partito, perché sono dell’opinione che le notizie emanate da questa sede, tutte quelle che riguardano i nostri successi sociali, i nostri successi economici ed i nostri successi politici, sono notizie molto cattive per gli imperialisti yankee.

Ed ovviamente tutto ciò che rinforzerà e potenzierà la Rivoluzione, tutto ciò che ci consentirà di andare avanti fino in fondo, è assai preoccupante per loro, perché dicono che torneranno, e sì, un giorno avranno nostalgia e vorranno tornare, pentiti, molti di coloro che se ne sono andati. Ma quando il signor Johnson parla del ritorno in qualità di salvatori, noi rispondiamo che essi sono sogni di una notte di autunno (RISATE).

Tutto il paese ha ricevuto con gioia ed entusiasmo la notizia della costituzione del nostro Comitato Centrale. I nomi dei compagni che fanno parte del Comitato, così come la loro storia sono assai conosciuti. Se non tutti sono conosciuti da tutti, tutti sono conosciuti da una parte importante della popolazione. Abbiamo cercato di scegliere coloro che secondo la nostra opinione rappresentano meglio la storia della nostra Rivoluzione, coloro che, sia nella lotta per la Rivoluzione, sia nella lutta per il consolidamento, difesa e sviluppo della Rivoluzione, hanno lavorato e lottato con impegno e continuamente.

Non c’è episodio eroico della storia della nostra patria negli ultimi anni che non ci sarà rappresentato; non c’è sacrificio, non c’è combattimento, non c’è prodezza — sia militare che civile— eroica o creativa che non ci saranno rappresentati. Non parlo di organizzazioni. Quando parlo di settore parlo degli operai, parlo dei giovani, parlo dei contadini, parlo delle nostre organizzazioni di massa.

Ci sono uomini che per anni hanno difeso le idee socialiste, come ad esempio  Fabio Grobart, fondatore del primo Partito Comunista (APPLAUSI); esempi come quello di Elena Gil (APPLAUSI), che ha portato avanti una straordinaria opera dirigendo le scuole dove  hanno studiato oltre 40.000 contadine delle montagne, dove si sono formati insegnanti, dove studiano oggi oltre 50.000 giovani e bambini, e che noi riteniamo un lavoro veramente esemplare; oppure esempi come quello di Arteaga (APPLAUSI) che, oltre alla sua storia di lotta, per ben sette anni ha lavorato nel settore agricolo sviluppando programmi di grande successo, in alcuni casi di straordinario successo, come il programma agricolo dell’Escambray (APPLAUSI); esempi come quello del tenente Tarrau (APPLAUSI), sul quale forze non tutti hanno sentito parlare ma che è colui inviato dal Ministero degli Interni a guidare i programmi di riabilitazione a Isla de Pinos (APPLAUSI), dove ha svolto in modo esemplare e con dedizione un ottimo lavoro sul quale un giorno si parlerà e si scriverà molto.

Ho parlato su svariati esempi, alcuni più conosciuti ed altri meno conosciuti. Sarebbe interminabile la lista dei compagni delle Forze Armate Rivoluzionarie (APPLAUSI) per la loro storia prima e dopo il trionfo, prima e dopo il trionfo! come modello di esemplari rivoluzionari, di infaticabili lavoratori, esempi nello studio, nello sviluppo culturale e politico, compagni di una modestia straordinaria, nelle cui mani è riposata la difesa della patria in questi sette anni di pericoli e minacce.

Non occorre parlare dei più conosciuti. Questo non vuol dire che ci sono rappresentati i soli valori della nazione. Ovviamente non è così. Però, fortunatamente, il nostro paese ha molti valori e soprattutto una nuova promozione, in pieno sviluppo, che un giorno — sicuramente — avrà l’onore di occupare tale responsabilità.

Possiamo chiederci chi sono quelli che mancano, perché non tutti ci sono presenti. Sarebbe impensabile costituire un Comitato Centrale con 100 rivoluzionari, e comunque non ci sarebbero tutti. L’importante non sono coloro che mancano, perché essi arriveranno dopo; l’importante sono quelli che ci sono, e ciò che rappresentano. E noi sappiamo che il Partito ed il popolo hanno accolto con soddisfazione il Comitato Centrale appena costituito (APPLAUSI).

Questo Comitato, riunitosi ieri, ha adottato vari accordi:

Innanzitutto, ratificare le misure convenute dalla precedente Direzione Nazionale, ratificare il Burò Politico, la Segreteria e le commissioni di lavoro, così come il Segretario all’Organizzazione (APPLAUSI). Inoltre sono stati adottati due accordi importanti di seguito ai suggerimenti della precedente Direzione Nazionale. Il primo riguarda il nostro organo ufficiale, cioè, invece di avere due giornali a contenuto politico si suggerisce di centrare le risorse umane, le attrezzature e la carta sull’edizione di un nuovo ed unico giornale del mattino che riporti le notizie politiche, oltre al giornale “El Mundo” che non è un giornale a vocazione politica. Accomunare tutte le risorse mirate all’edizione di un nuovo giornale che porterà il nome di “Granma” (APPLAUSI), simbolo del nostro pensiero rivoluzionario e della strada scelta da noi.

Ed altro accordo ancora più importante è quello che riguarda il nome del nostro Partito. Prima si era dato il nome di Organizaciones Revolucionarias Integradas (ORI -Organizzazioni Rivoluzionarie Integrate), negli inizi dell’unione delle forze rivoluzionarie, che aveva aspetti positivi e negativi; successivamente si diede il nome di Partido Unido de la Revolución Socialista (Partito Unito della Rivoluzione Socialista), che è stato uno straordinario passo in avanti nella creazione del nostro apparato politico. Sforzo di tre anni durante i quali, dall’inesauribile fucina del popolo, sono stati presi molti valori tra i lavoratori, ciò che ci ha consentito di essere ciò che siamo oggi quantitativamente e qualitativamente. Tuttavia, Partito Unito della Rivoluzione Socialista di Cuba, dice molto, ma non dice tutto; e Partito Unito fa pensare ancora a qualcosa che si è dovuta unire, che evoca ancora in qualche modo gli origini di tutti quanti. E poiché siamo dell’opinione che siamo arrivati ad un punto in cui deve scomparire per sempre ogni tipo di sfumatura ed ogni tipo di origine che possa contraddistinguere i rivoluzionari, siamo ormai arrivati al punto fortunato della storia del nostro processo rivoluzionari in cui possiamo dire che c’è un unico tipo di rivoluzionario,  e giacché è necessario che il nome del nostro Partito ricordi non ciò che siamo stati ieri, ma quello che siamo oggi e quello che saremo domani, qual è, secondo voi, il nome che deve avere il nostro Partito? (APPLAUSI ED ESCLAMAZIONI DI: “Comunista!”)  Mi dica compagno? Mi dica qualcuno di questa parte! (ESCLAMAZIONI DI: “Comunista!”) Mi dicano quelli che sono là! (ESCLAMAZIONI DI: “Comunista!”) Mi dicano quelli che sono in fondo! (ESCLAMAZIONI DI: “Comunista!”) Mi dicano quelli che sono da quella parte! (ESCLAMAZIONI DI: “Comunista!”) Partito Comunista di Cuba! (ESCLAMAZIONI DI: “¡Comunista, Comunista!”)

Allora è questo il nome che ha adottato ieri, il nostro primo Comitato Centrale, interpretando lo sviluppo del nostro Partito, la coscienza rivoluzionaria dei suoi membri e gli obiettivi della nostra Rivoluzione.

Ed è molto giusto, come abbiamo spiegato ieri ai compagni del Comitato; la parola comunista è stata calunniata e molto denigrata lungo i secoli. Ci sono stati dei comunisti lungo la storia, uomini che avevano idee comuniste, uomini che concepivano un modo di vita diverso dalla società in cui erano nati, e coloro che la pensavano da comunisti in altri tempi furono chiamati comunista utopici da 500 anni fa, perché idealisticamente aspiravano ad un tipo di società che non era possibile in quel momento visto lo scarso sviluppo delle forze produttive; e questo perché  l’uomo non potrà ritornare al comunismo in cui nacque l’uomo primitivo, per vivere in un modo di comunismo primitivo, a meno che raggiunga lo stesso grado di sviluppo delle  forze  produttive, del loro uso e del modo sociale di utilizzazione delle stesse, e che sia in grado di creare i beni materiali ed i servizi necessari  per soddisfare i bisogni dell’uomo.

E tutti gli sfruttatori, tutti i privilegiati, odiarono sempre la parola comunista, come se fosse un crimine; anatematizzavano la parola comunista. E per tal motivo, quando Marx ed Engels scrissero il Manifesto Comunista che dava origine ad una nuova teoria rivoluzionaria, ad un’interpretazione scientifica della società umana e della storia umana, loro dicevano “uno spettro si aggira sull’Europa: lo spettro del comunismo”, perché tali idee erano osservate con vera paura e come uno spettro dalle classi privilegiate.

Però, in tutte le epoche della storia, le classi privilegiate hanno osservato sempre con straordinaria paura le nuove idee, così, la società romana si impaurì con le idee cristiane quando esse nacquero e furono per un tempo le idee dei poveri e degli schiavi di quei tempi. E per odio a quelle nuove idee, quella società inviò al rogo ed al circo molti esseri umani. Ed ugualmente, durante l’Età Media, all’epoca feudale, le nuove idee furono perseguitate ed i suoi promotori calunniati e trattati nel peggior modo.

E le nuove idee che nacquero con la borghesia, in mezzo al feudalismo, sia che adottassero un atteggiamento politico, filosofico o religioso, erano crudelmente anatemizzate e perseguitate.

Le classi reazionarie si sono sempre avvalso di qualsiasi mezzo per condannare e calunniare le idee nuove. E così, tutto il potere e tutti i mezzi di cui dispongono non bastano per calunniare le idee comuniste, come  se la brama di una società  in cui l’uomo non sarà  uno sfruttatore dell’uomo ma un vero fratello dell’uomo, come se il sogno di una società in cui tutti gli esseri umani saranno uguali di fatto e di diritto, non una semplice clausola costituzionale come recitano le costituzioni borghese, dove dicono che tutti gli uomini nascono liberi ed uguali, come se si potesse affermare lo stesso del bambino che nasce in un quartiere povero, in una culla povera, nei confronti del bambino che nacque in culla d’oro; come se si potesse affermare che in una società di sfruttatori, di ricchi e di poveri, che tutti gli uomini nascono liberi ed uguali; come se tutti quei uomini fossero chiamati ad avere nella vita la stessa opportunità.

Il sogno secolare dell’uomo — e possibile oggi — di una società senza sfruttatori né sfruttati, ha serbato l’odio ed il rancore in tutti gli sfruttatori.

Gli imperialisti, come si ci offendessero oppure come se fosse un’offesa, parlano del governo comunista di Cuba, così come la parola “mambí” fu usata contro i nostri liberatori a modo di offesa, nello stesso modo cercano di usare la parola “comunista” come una offesa, e la parola “comunista” non è per noi una offesa ma un onore (APPLAUSI).

Ed è proprio la parola che rappresenta l’aspirazione di una grande parte dell’umanità, in base alla quale lavorano oggi concretamente centinaia e centinaia di milioni di esseri umani. Ed entro 100 anni non ci sarà onore maggiore né ci sarà niente di più naturale e logico di essere chiamato comunista (APPLAUSI).

Ci incamminiamo verso una società comunista, che gli piaccia o no agli imperialisti (APPLAUSI). Da adesso in poi, signori dell’UPI (Unione Internazionale dei Giornalisti), e dell’AP (Agenzia Stampa), quando ci chiameranno “comunisti” sapete che lo fanno nel modo più dignitoso che potrebbero chiamarci (APPLAUSI).

C’è un’assenza nel nostro Comitato Centrale, qualcuno che ha tutti i meriti e tutte le virtù necessarie nel grado più alto per appartenerci e che, tuttavia, non figura tra i membri del nostro Comitato Centrale.

Attorno a questo, il nemico ha potuto ordire migliaia di congetture; il nemico ha cercato di confondere e di seminare zizzania e dubbio, ed abbiamo aspettato pazientemente, perché era necessario aspettare.

Ed è proprio questo che contraddistingue il rivoluzionario dal controrivoluzionario e dall’imperialista: noi, i rivoluzionari, sappiamo aspettare, sappiamo avere pazienza, non perdiamo mai la pazienza, invece i reazionari, gli imperialisti, vivono in preda alla disperazione e all’angoscia, mentono sempre nel modo più ridicolo e infantile.

Leggendo gli scritti di tali funzionari, di alcuni dei senatori yankee, ci si chiediamo: Come mai questo signore è a quello che si chiama congresso invece di essere in una stalla? (APPLAUSI) Alcuni di loro dicono propri e veri spropositi. E sono soliti di mentire, non possono farne a meno. Vivono in preda all’angoscia.

Se il governo rivoluzionario fa una dichiarazione — cosa che faccio solitamente — come quella fatta all’inizio, allora le cose si vedono truculente, terribili, un piano dietro tutto quanto!

Che sciocchezza! Vivono in preda alla paura! E ci si chiediamo: Lo crederanno?  Crederanno a ciò che dicono? Oppure, avranno bisogno di credere tutto quello che dicono? Oppure possono vivere senza credere tutto quello che dicono? Oppure dicono tutto quello che non credono?

E’ una questione difficile, è una questione da sottoporre ai medici ed ai psicologi. Cosa hanno loro al cervello, che angoscia quella di vedere manovre, piani truculenti, tenebrosi, terribili dappertutto? E non sanno che non c’è miglior tattica né miglior strategia di quella di lottare con le arme pulite, quella di lottare con la verità, ecco le sole armi che ispirano fiducia, ecco le sole armi che ispirano sicurezza, dignità, morale. E quelle sono le armi con le quali noi, i rivoluzionari, abbiamo vinto e schiacciato i nostri nemici.

Bugia. Chi ha mai sentito una bugia in bocca di un rivoluzionario? Perché è un arma che non fa bene a nessun rivoluzionario, e nessun rivoluzionario serio ha bisogno di avvalersi di una bugia; la sua arma è l’intelletto, l’etica, la verità, la capacità di difendere un’idea, un proposito, un atteggiamento.

E dopotutto, lo spettacolo morale dei nostri avversari è veramente deplorevole. E così, gli iettatori, gli interpreti, gli specialisti in questioni su Cuba e le macchine elettroniche, lavorano senza interruzione per decifrare questo mistero. Che se Ernesto Guevara (APPLAUSI) era stato riabilitato, che se Ernesto Guevara era malato, che se c’erano delle discrepanze con Ernesto Guevara, e via dicendo.

Ovviamente il popolo si fida, il popolo ha fede. Tuttavia, i nemici si avvalgo di cose del genere, soprattutto all’estero, per calunniare: ecco il regime comunista tenebroso, terribili, gli uomini scompaiono, non lasciano traccia, non c’è alcuna spiegazione; e noi abbiamo detto una volta al popolo, quando il popolo aveva cominciato a realizzare la suddetta assenza, che opportunamente ce ne avremmo parlato, che c’erano motivi da aspettare.

Siamo in mezzo alle forze dell’imperialismo. Il mondo non vive nelle condizioni normali;  finché le bombe criminali degli imperialisti yankee cadano su un popolo come quello del Vietnam non possiamo dire che viviamo nelle condizioni normali (APPLAUSI); quando oltre 100.000 soldati yankee ci sbarcano cercando di schiacciare il movimento di liberazione; quando i soldati dell’imperialismo sbarcano in una repubblica che ha gli stessi diritti giuridici delle altre repubbliche del mondo, come ad esempio Santo Domingo, per calpestare la  sua sovranità (APPLAUSI), non vive il mondo nelle condizioni normali; quando attorno alla nostra patria gli imperialisti esercitano mercenari ed organizzano attacchi vandalici in tutta immunità, come ad esempio a Sierra Aránzazu; quando gli imperialisti minacciano d’intervenire in qualsiasi paese dell’America latina e del mondo, non si vive nelle condizioni normali. E quando noi lottavamo nella clandestinità contro la tirannia di Batista, noi, i rivoluzionari, che non vivevamo nelle condizioni normali, dovevamo adeguarci alle regole della lotta; ciononostante, anche se nel nostro paese c’è il potere rivoluzionario, in quel che riguarda le realtà del mondo, non viviamo nelle condizioni normali e quindi dobbiamo adeguarci alle regole attinenti a tale situazione.

E per spiegare questo leggerò una lettera scritta di proprio pugno, dattiloscritta, del compagno Ernesto Guevara (APPLAUSI), che si spiega da sola. Stavo pensando se dovevo raccontare la nostra storia d’amicizia e di cameratismo, come aveva cominciato, in quali condizioni e come si era sviluppata. Ma non è necessario.  Mi limiterò a leggere la lettera.

Dice così: “L’Avana… Non è stata apposta la data perché era una lettera da leggere nel momento da noi deciso, ma adeguandoci alla più stretta realtà, la stessa fu consegnata il 1 aprile dell’anno in corso, sei mesi e due giorni fa. E dice così:

“L’Avana
“Anno dell’agricoltura
“Fidel,
“Mi ricordo in questa ora di molte cose, di quando ti conobbi in casa di Maria Antonia, di quando mi proponesti di venire, di tutta la tensione dei preparativi.
“Un giorno passarono a chiedere chi si doveva avvisare in caso di morte e la possibilità reale del fatto ci colpì tutti. Poi scoprimmo che era vero, che in una rivoluzione si vince o si muore (se è vera). Molti compagni sono caduti lungo il cammino verso la vittoria.
“Oggi tutto ha un tono meno drammatico perché siamo più maturi, ma il fatto si ripete. Sento di aver compiuto la parte del mio dovere che mi legava alla rivoluzione cubana nel suo territorio, e mi congedo da te, dai compagni, dal tuo popolo, che ormai è il mio. Rinuncio formalmente ai miei incarichi nella direzione del partito, al mio posto di ministro, al mio grado di comandante, alla mia condizione di cubano. Nulla di legale mi unisce a Cuba, solo vincoli di altra natura, che non si possono rompere con le nomine.
“Facendo un bilancio della mia vita passata, credo di aver lavorato con sufficiente lealtà e dedizione per consolidare il trionfo della rivoluzione. Il mio unico errore di una certa gravità è stato di non aver avuto maggiore fiducia in te fin dai primi momenti della Sierra Maestra e di non aver compreso con sufficiente rapidità le tue qualità di dirigente e rivoluzionario. Ho vissuto giorni meravigliosi e al tuo fianco ho provato l’orgoglio di appartenere al nostro popolo nei giorni luminosi e tristi della crisi dei Caraibi. Poche volte come in quei giorni uno statista ha brillato tanto; e sono orgoglioso anche di averti seguito senza esitazioni, identificandomi con la tua maniera di pensare, di vedere e di valutare i pericoli e i princìpi. Altre terre del mondo reclamano il contributo dei miei modesti sforzi. Io posso fare ciò che a te è negato per le tue responsabilità alla direzione di Cuba, ed è giunta l’ora di lasciarci.
“Si sappia che lo faccio con un misto di allegria e di dolore; qui lascio la parte più pura delle mie speranze di costruttore e i più cari tra i miei cari…e lascio un popolo che mi ha accolto come un figlio: ciò lacera una parte del mio spirito. Sui nuovi campi di battaglia porterò la fede che mi hai inculcato, lo spirito rivoluzionario del mio popolo, la sensazione di compiere il più sacro dei doveri: lottare contro l’imperialismo ovunque esso sia; ciò riconforta e cura ampiamente qualsiasi lacerazione.
“Ripeto ancora una volta che libero Cuba da qualsiasi responsabilità, tranne quella che emana dal tuo esempio. Che se l’ora definitiva mi raggiungerà sotto altri cieli, il mio ultimo pensiero sarà per questo popolo e specialmente per te. Che ti ringrazio per i tuoi insegnamenti ed esempio e che cercherò di essere fedele sino alle estreme conseguenze dei miei atti. Che mi sono sempre identificato con la politica estera della nostra rivoluzione e che continuo a farlo. Che ovunque andrò, sentirò la responsabilità di essere un rivoluzionario cubano e come tale agirò. Che non lascio a miei figli e a mia moglie niente di materiale, ma ciò non mi preoccupa e mi rallegro che sia così. Che non chiedo nulla per loro, perché lo Stato darà loro quel che è sufficiente per vivere ed istruirsi.
“Avrei molte cose da dire a te e al nostro popolo, ma sento che non sono necessarie: le parole non possono esprimere ciò che vorrei e non vale la pena di imbrattare altra carta.
“Fino alla vittoria sempre.
“Patria o Morte!
“Ti abbraccia con tutto il fervore rivoluzionario.
Che.” (APPLAUSI PROLUNGATI)

Coloro che parlano dei rivoluzionari, coloro che considerano i rivoluzionari uomini freddi, uomini insensibili, oppure uomini senza viscere, troveranno in questa lettere l’esempio di tutto il sentimento, di tutta la sensibilità, di tutta la purezza che si può rinchiudere nell’anima di un rivoluzionario.

E noi tutti potremmo rispondere: Compagno Guevara: Non è la responsabilità quello che ci preoccupa, noi ci rendiamo responsabili della Rivoluzione, e noi ci rendiamo responsabili dell’aiuto al movimento rivoluzionario nella misura delle nostre forze! (APPLAUSI PROLUNGATI), ed assumiamo la responsabilità e le conseguenze, ed i rischi. Per ben sette anni è stato così, e sappiamo che finché ci sarà l’imperialismo, e finché ci saranno popoli sfruttati e colonizzati, continueremo a correre tali rischi e continueremo ad assumere serenamente tale responsabilità.

E noi dovevamo accontentarci, e noi dovevamo rispettare il sentimento del nostro compagno, quella libertà e quel diritto. Ecco la vera libertà, non quella di coloro che andranno a mettersi al ceppo, ma quella di coloro che andranno a brandire il fucile contro i ceppi della schiavitù! (APPLAUSI.)

Ecco signor Johnson, l’altra libertà, quella proclamata dalla nostra Rivoluzione! e se coloro che vogliono andarsene a vivere con gli imperialisti – quelli che a volte sono reclutati dagli imperialisti e poi inviati a lottare nel Vietnam ed nel Congo-, possono farlo, sappiate anche che tutti i cittadini del nostro paese, quando chiederanno il permesso, non per andare a lottare assieme agli imperialisti ma per andare a lottare assieme ai rivoluzionari, questa Rivoluzione non rifiuterà loro tale permesso! (APPLAUSI PROLUNGATI.)

Questo paese è libero, signor Johnson, veramente libero per tutti!

E questa non è stata la sola lettera. Assieme a questa lettera c’erano altre da consegnare al momento in cui si leggesse questa, ci sono anche lettere di salutazioni a diversi compagni e, anche — come dice qui—, “ai miei figli”, “ai miei genitori”, e ad altri compagni; lettere scritte da lui ai suoi figli ed ai suoi genitori. E le suddette lettere le consegneremo ai compagni e parenti, e chiederemo loro di donarle alla Rivoluzione, perché noi riteniamo che tali documenti sono degni della storia.

E riteniamo che questo spiega tutto, ed è quello che siamo doverosi di spiegare. Per il resto, ci penserà il nemico. Noi abbiamo molte cose da fare nel nostro paese e nel mondo; molti doveri da compiere, e gli compiremo.

Costruiremo la nostra strada, svilupperemo le nostre idee, svilupperemo i nostri metodi, svilupperemo il nostro sistema. Utilizzeremo tutta l’esperienza che possa esserci utile, e svilupperemo esperienze nuove.

Nasce una nuova epoca nella storia del nostro paese, un altro tipo di società, un sistema diverso di governo; il governo di un partito, del partito dei lavoratori, formato dai migliori lavoratori, formato dalle masse, quindi possiamo dire che è l’avanguardia dei lavoratori e la rappresentazione dei lavoratori nella nostra democrazia degli operai e dei rivoluzionari. E sarà migliaia di volte più democratica della democrazia borghese, perché andiamo verso forme amministrative e politiche che implicheranno la continua partecipazione ai problema della società, delle masse, tramite gli organismi idonei, tramite il Partito, a tutti i livelli. E svilupperemo forme nuove come solo può farlo una rivoluzione e creeremo una coscienza e delle abitudini consone alle suddette forme. E non ci fermeremo, il popolo non si fermerà fintantoché non saranno raggiunti gli obiettivi finali.

E questo passo significa molto, significa uno dei passi più trascendenti della storia del nostro paese, significa il momento storico in cui le forze unificatrici sono state superiori alle forze che frammentavano e dividevano, significa il momento storico in cui l’intero popolo rivoluzionario si è unito strettamente, in cui il senso del momento storico  prevalse su tutto, in cui lo spirito collettivo trionfa su ogni tipo di individualismo, in cui gli interessi della patria prevalgono ampliamente e definitivamente su ogni interesse individuale o di gruppo, significa aver raggiunto il più alto grado d’unione e di organizzazione con la più moderna, scientifica e, al tempo stesso, rivoluzionaria e umana delle concezioni politiche.

E siamo il primo paese in questo continente – e l’unico secondo il governo imperialista degli Stati Uniti -, ad essere indipendente. Perché se la Camera dei Rappresentanti proclama il diritto ad intervenire in qualsiasi paese per evitare il pericolo di una rivoluzione comunista, qui c’è una rivoluzione comunista, qui c’è una rivoluzione nel potere (APPLAUSI). Secondo loro siamo l’unico paese indipendente. Ed ovviamente, quando i rappresentanti dei monopoli lanciarono quello schiaffo sul volto di tutte le repubbliche dell’America, emettendo la dichiarazione di non indipendenza, alcuni — e si potrebbe dire molti — arrossirono per la vergogna, molti si sconvolsero quando gli Stati Uniti dichiararono il diritto ad intervenire unilateralmente.

E’ utile ricordare loro gli accordi adottati contro Cuba, è ottimo ricordare loro la complicità con i misfatti orditi dall’imperialismo contro la nostra patria. Ed allora noi siamo stati i soli a sollevarci decisi a morire e abbiamo detto che avremmo difeso non solo il diritto di Cuba ma anche l’indipendenza degli altri popoli dell’America latina (APPLAUSI).

Chi semina venti raccoglie tempeste, e chi semina interventismo contro Cuba, rotture collettive contro Cuba, blocchi contro Cuba, raccoglie tempeste d’interventismo e di minace contro loro stessi. E si sorprendono e s’impauriscono e si riuniscono nei parlamenti ed i partiti borghesi gridano allo scandalo. Ecco i frutti della complicità con gli imperialisti, ecco l’imperialismo.

E così, ogni giorno che passerà, i popoli capiranno più chiaramente chi ha ragione, chi in questi anni storici ha difeso la vera indipendenza, la vera libertà, la sovranità; e l’ha difesa con il proprio sangue, e l’ha difesa di fronte all’imperialismo ed a tutti i suoi complici.

I propri imperialisti gli stanno insegnando. E lo spettro del comunismo era continuamente agitato. E col pretesto di combattere il suddetto spettro, gli imperialisti yankee hanno dichiarato il loro diritto di sbarcare in qualsiasi paese di questo continente, tranne a Cuba (APPLAUSI).

E tutto il progresso raggiunto, soprattutto quello dei prossimi anni, usufruendo di tutte le possibilità potenziali del nostro paese, usufruendo delle smisurate forze che abbiamo organizzato e che abbiamo creato, facendone uso in modo organizzato, efficace: ecco il compito del nostro Partito.

Trarremo vantaggio, andremo avanti con passo vertiginoso, con un partito incaricato di dirigere, di accudire tutti i fronti, perché tutti i fronti dovranno essere accuditi dal Partito, tutti i problemi dovranno essere studiati.  E per questo abbiamo creato le commissioni, e nuove commissioni verranno create. E non ci sarà nemmeno un problema che non sarà oggetto di studio ed esame profondo dal Partito, di cui emanerà un orientamento corretto, un orientamento migliore.

E dicevo che costruiremo la nostra strada verso il comunismo ed arriveremo al comunismo. Ne siamo tanto sicuri, così come siamo arrivati fin qui.

Ed in mezzo ad ogni tipo di difficoltà in questo minuto della storia del mondo, di fronte ad un nemico sempre più potente, di fronte alla dolorosa divisione in seno alle file rivoluzionarie nel mondo, la nostra politica sarà sempre una politica d’unione, la nostra politica sarà la politica di un popolo piccolo ma indipendente e libero.

Il nostro Partito educherà le masse, il nostro Partito educherà i suoi militanti. Che si capisca bene: Il nostro Partito! Nessun altro partito, ma il nostro Partito ed il suo Comitato Centrale! (APPLAUSI.)

E la prerogativa di formare e di orientare le masse rivoluzionarie è una prerogativa irrinunciabili del nostro Partito, e saremo difensori molto gelosi di questo diritto.  Ed in campo ideologico sarà il Partito l’incaricato di dire ciò dovrà dire.  E se noi non siamo d’accordo e non abbiamo proprio voglia che le divergenze che dividevano il campo socialista ci dividano, nessuno potrà imporci nulla! (APPLAUSI.)

E tutto il materiale politico, tranne che si tratti di nemici, solo potrà arrivare al popolo tramite il nostro Partito nel momento deciso dal Partito (APPLAUSI).

Noi sappiamo molto bene dove si trova il nemico, chi è l’unico e vero nemico. Lo sappiamo assai bene, lo sappiamo a sufficienza. Contro tale nemico abbiamo dovuto lottare in condizioni difficili, per fare fronte a tal nemico abbiamo dovuto ricorrere alla solidarietà e all’aiuto di molti, per sconfiggere la politica aggressiva di tale nemico, per continuare a farci fronte, abbiamo bisogno di risorse e delle armi. Perché siamo a migliaia di miglia di distanza da qualsiasi altro paese socialista, quindi non possiamo dipendere da loro nei momenti decisivi, quindi dobbiamo contare sulle proprie forze e sulle proprie armi, e consapevoli dei rischi che corriamo oggi e dei rischi che continueremo a correre, dobbiamo essere armati fino ai denti e preparati fino alla sazietà (APPLAUSI).

E possiamo non essere d’accordo su un argomento di qualunque partito. E’ impossibile aspirare che, vista l’eterogeneità di questo mondo contemporaneo, nelle più svariate circostanze, costituito da paesi che vivono nelle situazioni più diverse e con svariati livelli di sviluppo materiale, tecnico e culturale, si possa concepire il marxismo come qualcosa di simile ad una Chiesa, cioè, come una dottrina religiosa con la sua Roma, il suo Pontefice ed il suo Concilio Ecumenico.

La nostra è una dottrina rivoluzionaria e dialettica, non una dottrina filosofica; è una guida per l’azione rivoluzionaria e non un dogma. Pretendere d’inquadrare il marxismo in catechismi è antimarxista.

Dalla diversità delle situazioni emanerà, inevitabilmente, infinità di interpretazioni. Coloro che faranno le interpretazioni giuste potranno essere chiamati rivoluzionari; coloro che faranno le interpretazioni vere e che le applicheranno coerentemente, trionferanno; coloro che sbaglieranno o non saranno coerenti con il pensiero rivoluzionario, falliranno, verranno sconfitti ed addirittura soppiantati, perché il marxismo non è una proprietà privata che s’iscrive in un registro; è una dottrina di rivoluzionari, scritta da un rivoluzionario, sviluppata da altri rivoluzionari, per i rivoluzionari.

E noi dobbiamo contraddistinguerci dalla nostra fiducia in noi stessi, dalla nostra fiducia nella nostra capacità di continuare sviluppando la nostra strada rivoluzionaria. E possiamo non essere d’accordo su un argomento oppure su uno o vari argomenti di un qualsiasi partito; le discrepanze, se sono oneste, sono chiamate ad essere transitorie. Ciò che non faremo mai sarà insultare con una mano e chiedere con l’altra, e sappiamo tenere qualsiasi discrepanza nel rispetto delle degne norme del partito, e sapremo essere amici di coloro che sapranno essere i nostri amici, e sapremo rispettare coloro che sapranno rispettarci.

E queste regole determineranno sempre la nostra liberissima condotta, e non chiederemo mai il permesso a nessuno per fare qualcosa, non chiederemo mai il permesso a nessuno per andare a qualsiasi parte, non chiederemo mai il permesso a nessuno per essere amico di un partito o di un popolo.

I problemi sono transitori, ne siamo certi. I problemi passano, i popoli perdurano; gli uomini passano, i popoli rimangono; i dirigenti passano, le rivoluzioni persistono. E per noi i rapporti tra i partiti e tra i popoli oltrepassano il carattere transitorio.

E dalla nostra parte non insorgerà mai alcuna differenza né tra gli uomini né tra i popoli. E questo principio sarà alla nostra base perché sappiamo che è l’atteggiamento corretto, che è un principio giusto. E niente ci allontanerà dall’idea di consacrate tutte le nostre energie alla lotta contro il nemico dell’umanità, che è l’imperialismo. Perché noi non possiamo mai dire che sono complici degli imperialisti coloro che ci hanno aiutato a sconfiggere gli imperialisti (APPLAUSI).

E sogniamo non solo una società comunista ma anche un mondo comunista dove tutte le nazioni usufruiranno degli stessi diritti; sogniamo un mondo comunista dove nessuna nazione avrà il diritto di veto, e sogniamo un mondo comunista nel futuro che non abbia mai lo stesso quadro di un mondo borghese sfacciato da querelle intestine; sogniamo una società libera, delle nazioni libere, dove tutti i popoli —grandi e piccoli— usufruiscano degli stessi diritti.

Difenderemo, come abbiamo difeso fino ad oggi, i nostri punti di vista ed i nostri atteggiamenti, e la nostra linea, coerentemente con i nostri atti e fatti. E niente potrà allontanarci da questa via.

Non è facile, nelle complessità dei problema attuali e del mondo attuale, mantenere questa linea, mantenere questo inflessibile criterio, mantenere questa inflessibile indipendenza. Comunque noi la manterremo! Questa Rivoluzione non è stata importata, è un prodotto autentico di questo paese, nessuno ci ha detto come dovevamo farla, e tuttavia l’abbiamo fatta! (APPLAUSI); nessuno dovrà dirci come dovremo continuare a farla, e continueremo a farla! Abbiamo imparato a scrivere la storia, e continueremo a scriverla! Che nessuno ne abbia il minimo dubbio.

Viviamo un mondo complesso ed un mondo molto pericoloso, i rischi di questo mondo gli corriamo degnamente e serenamente. La nostra sorte sarà la sorte degli altri popoli, e la nostra sorte sarà la sorte del mondo!

Chiedo a tutti i compagni presenti, a tutti i rappresentanti del nostro Partito, a tutti i segretari dei nuclei presenti in questa sorta di amplissimo congresso,  chiedo ai rappresentanti della volontà del Partito, del Partito che rappresenta i lavoratori, vi chiedo di ratificare gli accordi della Direzione Nazionale (APPLAUSI), vi chiedo di ratificare pienamente ed unanimemente il Comitato Centrale del nostro Partito (APPLAUSI), vi chiedo il pieno appoggio alla linea seguita dalla direzione rivoluzionaria fino alla data odierna (APPLAUSI), ed il pieno appoggio alla politica proclamata oggi in questa sede (APPLAUSI).

Evviva il Partito Comunista di Cuba! (APPLAUSI ED ESCLAMAZIONI DI: “Evviva!”)

Evviva il suo Comitato Centrale! (ESCLAMAZIONI DI: “Evviva!”)

Evviva la nostra Rivoluzione socialista e comunista! (ESCLAMAZIONI DI: “Evviva!”)

Patria o Morte!

Vinceremo!

 

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