Cuba ha ceduto questo lunedì al Costa Rica la presidenza pro tempore della Commissione Economica per l’America Latina ed i Caraibi, dopo due anni di duro lavoro in cui ha scommesso “sulla ricerca di soluzioni concertate e globali a problemi comuni o simili; sempre con la premessa di non lasciare nessuno indietro”.
L’ha affermato il presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, intervenendo via internet all’inaugurazione della 38º sessione della Commissione Economica per l’America Latina ed i Caraibi, “la nostra cara CEPAL”, ha detto.
Da L’Avana, il Capo dello Stato ha sottolineato che nei 70 anni di lavoro della Commissione nella promozione dello sviluppo economico, sociale e sostenibile in America Latina e nei Caraibi, “c’è stato e ci sarà sempre una partecipazione attiva di Cuba a favore del multilateralismo, lo scambio di conoscenze e la cooperazione ”.
Di seguito, Cubadebate pubblica il discorso completo del presidente cubano:
“Sua Eccellenza Carlos Alvarado Quesada, Presidente della Repubblica di Costa Rica;
Sua Eccellenza il Sig. Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite;
Sua Eccellenza Alicia Bárcena, Segretaria Esecutiva della CEPAL;
Illustri Ministri, Capi Delegazioni, Delegati ed Ospiti:
È un onore per Cuba partecipare insieme a voi, anche se virtualmente, all’apertura della 38º sessione della Commissione Economica per l’America Latina ed i Caraibi (la nostra cara CEPAL), di cui abbiamo celebrato il 70 ° anniversario a L’Avana nel maggio del 2018, quando il nostro Paese ha assunto la Presidenza pro tempore della Commissione, che oggi consegniamo al Costa Rica.
In questi più di 70 anni di lavoro instancabile per la promozione dello sviluppo economico, sociale e sostenibile in America Latina e nei Caraibi, c’è stata sempre una partecipazione attiva di Cuba a favore del multilateralismo, dello scambio di conoscenze e della cooperazione, tutto questo ci fa sentire parte della CEPAL.
Dalla Presidenza pro tempore della Commissione, dal suo Comitato per la Cooperazione Sud-Sud e dal Forum dei paesi dell’America Latina e dei Caraibi, Cuba ha lavorato intensamente per lo sviluppo sostenibile, consapevole delle enormi sfide implicate nell’impegno per promuovere la cooperazione e lo sviluppo sostenibile nella regione, in particolare con le nazioni sorelle dei Caraibi, rispondendo all’iniziativa della CEPAL di “El Caribe Primero”, “CaribbeanFirst”.
Durante il suo periodo di Presidenza, prolungato di alcuni mesi a causa della pandemia della COVID-19, Cuba è onorata di aver accompagnato i principali processi diretti all’implementazione dell’Agenda 2030 ed al rafforzamento della cooperazione Sud-Sud e Triangolare, che si sono sviluppati a livello regionale ed internazionale, nell’interesse di ampliare ed approfondire i risultati ed il superamento degli obiettivi.
Lavorando per ridurre i dislivelli esistenti e consolidare lo spazio regionale, abbiamo scommesso sulla ricerca di soluzioni concertate e globali a problemi comuni o simili; sempre con la premessa di “non lasciare nessuno indietro”.
Di questi ultimi due anni, vorrei sottolineare lo svolgimento della Terza Riunione del Forum dei Paesi dell’America Latina e dei Caraibi sullo Sviluppo Sostenibile, nell’aprile del 2019, quando è stato presentato il resoconto del bilancio quadriennale sui progressi e sulle sfide per la regione nell’implementazione dell’Agenda 2030.
Con la partecipazione di oltre 1200 persone, inclusi rappresentanti della società civile e del settore privato; e con più di 50 incontri paralleli; quella riunione ha segnato un record nella storia del Forum.
Stimati delegati,
In America Latina e nei Caraibi persiste un vergognoso grado di disuguaglianza economica e sociale. I dislivelli strutturali e sistemici tra le nazioni, ed all’interno di ogni paese, rimangono e si ampliano in un contesto internazionale complesso e difficile in tutti i settori: sanitario, economico, finanziario, sociale ed ambientale.
È un dato di fatto che la pandemia ha accentuato i limiti dei nostri sistemi di produzione ed ha svelato tutte le nostre vulnerabilità.
Il suo impatto economico e finanziario ed i suoi conseguenti costi sociali portano a proiezioni deludenti. La regione, che sta vivendo un rallentamento della crescita economica più intenso rispetto ad altre parti del mondo, presenta una performance inferiore rispetto agli ultimi sette decenni.
Non lo hanno detto gli altri. La stessa Commissione regionale, la nostra CEPAL, prevede un calo del 9,1% per il 2020, il peggior prodotto interno lordo (PIL) dell’intera storia della regione.
Nel frattempo, il cambiamento climatico continua a colpire senza pietà i nostri paesi, in particolare gli stati insulari. Si stima che entro il 2050 il costo economico del cambiamento climatico nella regione rappresenterà tra l’1,5 ed il 5% dell’attuale PIL regionale.
Di fronte a questa drammatica prospettiva, è urgente la promozione di politiche globali in materia di sviluppo sostenibile, mitigazione, adattamento e resilienza.
È fondamentale creare condizioni e capacità migliori per la gestione e la riduzione del rischio nei Caraibi, colmare il dislivello tecnologico, nonché promuovere la cooperazione e l’accesso tempestivo alle risorse essenziali per mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
Crediamo fermamente che solo una risposta articolata tra i paesi a tutti i livelli possa aiutarci a superare le molteplici crisi che l’America Latina ed i Caraibi devono affrontare oggi.
Per raggiungere questo obiettivo, è essenziale continuare a scommettere su un multilateralismo rinnovato e rafforzato; sulla cooperazione solidale e sulla ricerca di soluzioni concertate ed innovative. Multilateralismo, cooperazione e solidarietà devono essere parole d’ordine in questi tempi.
È nostro dovere proteggere la pace fra tutti, premessa indispensabile per lo sviluppo, il diritto e la rivendicazione storica dei nostri popoli.
Riaffermo qui quanto abbiamo dichiarato due anni fa all’incontro de L’Avana: “non ci sarà sviluppo senza pace e non ci sarà pace senza sviluppo”. E di conseguenza evidenziamo la validità dei postulati della proclamazione dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace.
In questo contesto, è impossibile ignorare la nostra denuncia del blocco economico, commerciale e finanziario imposto dal governo degli Stati Uniti, che si è intensificato brutalmente negli ultimi due anni, anche in tempi di pandemia della COVID-19.
Questa componente essenziale della politica di ostilità degli Stati Uniti contro Cuba cerca di arrecare danno alla nazione nel suo insieme con l’obiettivo di ottenere concessioni politiche e provocare il caos.
L’escalation opportunistica dell’assedio criminale, come riconosciuto dall’attuale amministrazione statunitense, vuole strangolare totalmente il nostro commercio, l’accesso al carburante ed alle valute forti, e rafforza la sua condizione di vero ostacolo allo sviluppo nazionale.
La recente misura di questo bestiale assedio potrebbe qualificarsi come un atto di brutalità, estrema crudeltà, barbarie umana: a breve, la famiglia cubana sarà privata delle rimesse provenienti dalla nazione in cui risiede il gruppo più numeroso dei suoi emigranti.
Come abbiamo detto tante volte, il blocco si qualifica come genocidio e costituisce una flagrante, sistematica violazione di massa dei diritti umani del nostro popolo, ma non ci separerà, nemmeno di un millimetro, dai nostri programmi di sviluppo.
Cuba persiste nel suo impegno per l’implementazione dell’Agenda 2030. Abbiamo un Piano Nazionale per lo Sviluppo Economico e Sociale fino al 2030, i cui assi strategici sono intrecciati con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile; così come con una “Strategia economico-sociale per rilanciare l’economia ed affrontare la crisi globale causata dalla COVID-19” per la ripresa del Paese.
Ancora una volta, ribadiamo qui il nostro impegno per la cooperazione solidale, basata sul rispetto reciproco, sull’aiuto disinteressato e sulla complementarità, secondo il principio invariabile della condivisione di ciò che abbiamo, non di ciò che ci risulta superfluo.
Né il blocco né la più feroce delle campagne diffamatorie lanciate oggi contro la cooperazione medica umanista che Cuba offre, intaccheranno la vocazione umanista della sua Rivoluzione, in particolare di fronte al complesso panorama internazionale ed alle pressanti richieste generate dalla pandemia.
Vorrei anche far constatare il più profondo apprezzamento dello Stato cubano per l’azione della CEPAL e per la signora Alicia Bárcena, per la sua dedizione ed il suo impegno verso lo sviluppo sostenibile in America Latina e nei Caraibi. E per la sua analisi pulita e senza pregiudizi su Cuba, accolta all’interno della CEPAL durante il suo incarico, con un apprezzato spirito di cooperazione che opera in due direzioni: chiedendo rispettosamente i nostri possibili contributi e sostenendo, con disposizione e grande impegno, le nostre richieste di consulenza tecnica.
Negli anni alla guida della Commissione, Cuba ha percepito che la gestione dell’attuale Segretaria Esecutiva non solo si fa notare per l’efficacia di un lavoro professionale e responsabile, ma anche per la passione e l’impegno di un’autentica patrocinatrice di un ambiente di pace e cooperazione per raggiungere lo sviluppo.
Inoltre, faccio constare il nostro sostegno al Costa Rica ed al suo presidente, Carlos Alvarado, insieme ai migliori auguri per l’esercizio della Presidenza Pro Tempore della Commissione, che formalmente consegniamo oggi. Come ha detto il nostro leader storico, Fidel Castro Ruz, alla chiusura del Primo Vertice del Sud tenutosi a L’Avana il 14 aprile 2000: “Tutto dipenderà da noi stessi”.
Contate sempre su Cuba per rendere possibili nella Nostra America gli Obiettivi di Sviluppo e l’Agenda 2030. È un debito nei confronti di tutti gli eroi dell’indipendenza americana e dei sogni di emancipazione dei suoi popoli. Tutto ciò che dipende dai nostri sforzi, lo faremo.
Molte Grazie”.
da Cubadebate traduzione di Ida Garberi