Discorso Fidel Castro – 27.11.60

DISCORSO PRONUNCIATO DAL COMANDANTE IN CAPO FIDEL CASTRO RUZ NELLA SCALINATA UNIVERSITARIA, IL 27 NOVEMBRE 1960

 

Studenti (APPLAUSI); Giovani Ribelli (APPLAUSI); Brigate Giovanili (APPLAUSI); Miliziane (APPLAUSI); Miliziani (APPLAUSI);Popolo (APPLAUSI):

In questo 27 novembre esiste una circostanza degna di attenzione ed è che questo appuntamento, quest’anno, ha avuto più partecipazione dell’incontro dell’anno scorso. E ciò vuole dire molto. Vuole dire che, col decorso del tempo, non succede quello che prima succedeva, cioè che le commemorazioni come questa continuavano a perdere il calore del popolo.

La presenza di un numero maggiore di cubani nell’incontro di questa notte, significa che le commemorazioni patriottiche e rivoluzionarie, hanno sempre di più il calore del popolo. Perché? Semplicemente, perché la coscienza rivoluzionaria del popolo cresce e si fortifica. E non si tratta solamente del fatto che un numero maggiore di cubani assista quest’anno all’incontro sulla scalinata dell’università, ma bisogna tenere anche in conto che questo fatto significa, da un altro punto di vista, una sconfitta per la controrivoluzione. (APPLAUSI).

Per la Rivoluzione Cubana questo incontro significa molto, dopo quasi due anni di Rivoluzione, dopo le misure radicali e profonde che la Rivoluzione ha portato al nostro paese.

Se questo incontro si facesse in campagna, ed i contadini accorressero in massa, sarebbe qualcosa di molto naturale; se questo incontro si facesse tra i lavoratori, ed i lavoratori accorressero in massa, sarebbe qualcosa di molto naturale. La classe operaia ed i contadini, che sono anche operai agricoli nella loro maggior parte, appoggiano la Rivoluzione. E questo è molto logico.

L’opposizione non tentò di liberare la sua battaglia nel seno della classe operaia; la controrivoluzione non tentò di guadagnare terreno tra i contadini. Tuttavia, la controrivoluzione nasconde le sue speranze di prendere posizioni nell’Università de L’Avana e nei settori studenteschi. Perché? Perché la massa studentesca è una massa eterogenea; la composizione della massa studentesca è variata, ed, in generale, non avevano opportunità di venire a studiare nell’università i figli delle famiglie più povere. L’opportunità di studiare nel nostro paese era stata in ragione inversa delle risorse economiche, o per meglio dire —per non fare qui una confusione aritmetica—, in ragione diretta delle risorse, ed in ragione inversa della povertà. Cioè che quanto più povere erano le famiglie, esistevano meno opportunità per i loro figli di studiare.

Chi, per esempio, ha pulito le scarpe per le strade della nostra capitale? Da dove escono quei bambini che vendono giornali nelle ore della notte e nelle ore dell’alba? Che opportunità avevano di studiare all’università? E che opportunità avevano i figli delle famiglie contadine se nel campo non c’erano neanche maestri per la scuola elementare?

Quelli le cui famiglie avevano risorse potevano andare in città, e potevano studiare negli istituti e potevano studiare nelle università. Alcuni, i più privilegiati, potevano andare a studiare anche all’estero; andavano o negli Stati Uniti od in Europa. Le famiglie più povere del paese, in generale, e salvo eccezioni, non potevano mandare i loro figli a studiare.

Naturalmente, potevano esserci anche i poveri nell’università; e nell’università e negli istituti, ci sono molti figli di famiglie povere, ma nell’università ci sono anche figli di famiglie di medie risorse, e ci sono anche figli di famiglie ricche.

Poteva succedere che un giovane povero non potesse studiare, quello che non poteva succedere nella nostra patria, è che un giovane ricco non potesse studiare; il giovane ricco che non studiava era perché non voleva. Ed, in generale, le famiglie ricche volevano che i loro figli studiassero, ed erano molto interessate in potere perpetuare i loro interessi attraverso di loro. Questa è, rigorosamente, una cosa certa.

Tra gli studenti colpiti c’erano studenti universitari, c’erano studenti i cui interessi famigliari erano stati colpiti dalle leggi rivoluzionarie. Per questo motivo, da tutte le parti del mondo la controrivoluzione tenta di guadagnare terreno, non con i contadini, che cosa dice la controrivoluzione ad un contadino che abbiamo liberato dall’affitto?; che cosa dice la controrivoluzione ad un contadino la cui vita cambia radicalmente, che è stato liberato, grazie alla Rivoluzione, dalla miseria, dallo sfruttamento e dall’umiliazione, a cui la Rivoluzione ha portato tanti benefici? Che cosa dice la controrivoluzione agli operai?

La controrivoluzione si dirige, in primo luogo, verso i centri di insegnamento, soprattutto, gli alti centri di insegnamento, ed, in generale, in tutti i centri di insegnamento. E va a quei centri a reclutare i suoi agenti tra i figli di famiglie ricche, tra i figli delle famiglie colpite dalle leggi rivoluzionarie. E la controrivoluzione non va, precisamente, alla scuola pubblica che il Governo Rivoluzionario apre nelle profondità delle montagne. I controrivoluzionari non sono mai andati neanche in visita nelle zone montagnose! (APPLAUSI)

La controrivoluzione non va alle caserme ed alle fortezze convertite in scuole, dove studiano i figli degli operai e delle famiglie povere (APPLAUSI). La controrivoluzione sa che lì non deve cercare niente, l’imperialismo sa che lì non deve cercare niente, e quando cercano qualcosa, non lo cercano precisamente tra gli studenti; lo cercano, semmai, tra i professori di quei centri docenti (APPLAUSI).

Per parlare con chiarezza, sì, con chiarezza, perché ancora ci sono certi seguaci di Batista tra il gruppo docente del secondo insegnamento (ESCLAMAZIONI ED APPLAUSI), perché ci sono ancora pro-imperialisti reazionari e controrivoluzionari tra il gruppo docente del secondo insegnamento (APPLAUSI ED ESCLAMAZIONI di: “Fuori!, Fuori!”). E la controrivoluzione va a loro, la controrivoluzione si dirige a loro, per trasformarli in strumenti per i suoi propositi contro il popolo. E la controrivoluzione si dirige, soprattutto, dove voi sapete: alle scuole dei privilegiati (APPLAUSI). Lì, nelle scuole dei privilegiati, lì la controrivoluzione ha il suo migliore brodo di coltura, e nelle scuole dei super-privilegiati (ESCLAMAZIONI), dove difficilmente esiste qualche giovane i cui interessi di privilegiato, come gran proprietario terriero, o come gran commerciante importatore, o come gran proprietario di una piantagione di canna da zucchero, o come gran rappresentante delle finanze, o come gran proprietario urbano, o come professionista al servizio di quegli interessi che la Rivoluzione ha fatto sparire nella nostra patria, difficilmente, difficilmente esiste un giovane che in un modo o nell’altro non sia stato colpito nei suoi interessi privilegiati, dalle leggi della Rivoluzione degli umili, per gli umili e con gli umili (APPLAUSI).

Dal momento che noi parliamo qui a nome di quella Rivoluzione, che abbiamo il dovere di parlare molto chiaramente al nostro popolo, soprattutto agli umili del nostro popolo (APPLAUSI) e parlare anche ai privilegiati di ieri e semi-privilegiati di oggi, perché rimangono a loro alcuni privilegi; soprattutto, affinché sappiano che noi, i dirigenti della Rivoluzione, e che il popolo che sostiene questa Rivoluzione col suo appoggio e col suo entusiasmo e con la sua invincibile fede (APPLAUSI) sappiamo quello che stiamo facendo, e conosciamo il problema a fondo. Sappiano che quei semi-privilegiati che rimangono in giro, che noi comprendiamo il perché delle cose, e comprendiamo perché in quei centri si trova il migliore brodo di coltura della controrivoluzione.

E quando noi parlavamo qui di professori controrivoluzionari non stavamo facendo, precisamente, una critica al nostro compagno, il Ministro di Educazione. No, (APPLAUSI). Non è un compito facile affrontare quell’eredità che il passato ci ha lasciato. In ogni caso, è una conseguenza naturale del processo rivoluzionario, e soprattutto, del processo di una rivoluzione generosa come questa, di una rivoluzione che è stata come questa, ma che per essere generosa non si è debilitata, e sì per essere generosa ha la tremenda ascendenza morale che ha sul popolo, e la tremenda forza morale che ha per agire (APPLAUSI).

In molti di quei centri si predica apertamente la controrivoluzione, si predica apertamente l’odio alla patria, si predica apertamente l’odio di classe, l’odio contro il contadino umile, contro l’operaio, contro il giovane umile, contro il popolo umile, cioè, si predica l’odio contro le misure e gli atti che noi abbiamo fatto, non per beneficiare minoranze privilegiate, che si fecero non per mantenere i privilegi di quella minoranza, ma si fecero per portare la giustizia a quelli che non l’avevano, per portare il benessere a quelli che non l’avevano, per portare il progresso ed il miglioramento a quelli che non l’avevano; ed apertamente, sfacciatamente. E perché apertamente e sfacciatamente? Ah, perché nessuno è più furbo nel mondo che un controrivoluzionario! (APPLAUSI) Nessuno è più cinico nel mondo che un controrivoluzionario! (APPLAUSI)

E che cosa sanno gli scribi ed i farisei? Voi sapete chi sono i farisei e voi sapete chi sono gli scribi, e voi sapete chi sono qui gli anticristi. in questo paese (APPLAUSI). Cioè, quelli che non condividono i loro beni materiali coi poveri di questo mondo, quelli che non vogliono entrare nel cielo per la cruna di un ago (APPLAUSI), cioè, quelli che vogliono che il cammello passi per la cruna dell’ago (APPLAUSI).

Quelli che non sono mai andati nei quartieri umili, che non sono mai andati nei villaggi poveri ed abbandonati; quelli che si dedicarono ad incoraggiare i grandi privilegiati sociali e furono i loro maestri; quei, farisei e scribi, quelli che formano tutta la caterva corrotta della controrivoluzione, loro lo sanno, loro sanno quello che si sta complottando.

Loro sanno quello che la Rivoluzione vuole; loro sanno quello che la Rivoluzione si propone; loro sanno che la Rivoluzione è generosa; loro sanno che la Rivoluzione non vuole seguire il loro gioco; loro sanno che la Rivoluzione non vuole gettare legna sul fuoco delle campagne internazionali contro la patria; loro sanno quello che stanno progettando; loro sanno che qui non possono confondere nessuno. Ma loro sono al servizio degli interessi internazionali; a loro non importa il gioco qui a Cuba, a loro importa il gioco all’estero; a loro interessa creare conflitti nel paese, per fare propaganda all’estero.

Quelli che usano qui i templi, o le scuole dei super-privilegiati, per fare campagna criminale contro la Rivoluzione, che tanto bene ha fatto a quelli a cui doveva fare bene: cioè ai poveri ed agli umili della patria (APPLAUSI); quelli che vogliono sollevarsi contro la patria rivoluzionaria, è perché la patria rivoluzionaria ha distrutto interessi egoisti, ha distrutto interessi immorali, cioè immorali davanti agli occhi degli uomini e davanti agli occhi di Dio (APPLAUSI); quelli che si sollevano contro la patria è perché la patria ha distrutto quegli interessi immorali ed egoisti; loro, sanno che qui non possono ingannare nessuno; neanche risvegliare un fanatismo nel gruppo di figli di espropriati che vogliono trasformare in agenti della controrivoluzione, perché quelli che morivano crocifissi a Roma, erano fatti a pezzi nel circo senza rinnegare le loro credenze, non erano i figli dei patrizi romani, erano i figli dei plebei romani! (APPLAUSI.)

Quelli che ardevano sulle croci, quelli che erano divorati dalle fiere, erano schiavi o semi-schiavi: i poveri di Roma. Ed in quegli uomini la fede era solida; quegli uomini non erano abituati ai piaceri della classe dominante che viveva tra un banchetto e l’altro. Difficilmente, dunque, possano essere eroi, o fanatici, o fedeli a nessuna credenza, perché quelli che sono fedeli a qualsiasi idea religiosa o politica non sono quelli annoiati, non sono i soddisfatti, non sono quelli che ignorano quello che è la sofferenza nella vita e quello che è il dolore (APPLAUSI); difficilmente possano creare servitori fedeli di nessuna idea tra quelli che guidano lussuose automobili; tra quelli che sul tavolo hanno avuto sempre un’abbondante alimentazione; tra quelli che il giorno che manca loro qualcosa, credono che è arrivata l’ora del Giudizio Finale (APPLAUSI). E sì: arrivò l’ora nella nostra patria del Giudizio Finale del privilegio e dello sfruttamento criminale del nostro popolo! (APPLAUSI.)

Non troveranno eroi tra i figli dei privilegiati; con quella convinzione, che porta gli uomini a morire, non troveranno mai tra i figli dei privilegiati, e non potranno convincere la loro coscienza ad immolarsi, in contrapposizione a quelli che sì, sono disposti a morire (APPLAUSI). Ma li reclutano per fare propaganda all’estero; li reclutano per provocare. Loro sanno quello che hanno tra le mani; sanno che la Rivoluzione è generosa; sanno che la Rivoluzione non vuole gettare legna sul fuoco delle campagne contro la patria, e si approfittano di questo per creare —incluso tra i bambini, tra i bambini le cui menti non sono ancora formate—; opinioni reazionarie, opinioni di classi che hanno perso i loro privilegi, opinioni egoiste, opinioni contro la patria, opinioni contro la Rivoluzione, opinioni contro il popolo.

Sanno qual’è l’atteggiamento della Rivoluzione, e provocano. Forse arriveranno più lontano; forse si immaginano che la Rivoluzione li teme; forse si immaginano che alla Rivoluzione possa tremargli il braccio il giorno che debba decretare la fine di tanti crimini e di tanta sfrontatezza! (APPLAUSI ED ESCLAMAZIONI DI: “FIDEL, SICURO, GLI YANKEE LI COLPISCE DURO!”)

Si diedero il compito di diffonderele più vili calunnie e malgrado la Rivoluzione abbia dato prove ed ancora più prove del loro atteggiamento verso questi centri, perché questo è stata dal primo momento la politica della Rivoluzione che perfino siamo arrivati a chiedere ad un gruppo di maestri di una di quelle scuole che rinunciasse ad un atteggiamento legittimo, per risolvere il problema, abbiamo conversato con loro ed abbiamo chiesto a loro che abbandonassero il loro atteggiamento, che rinunciassero a questi diritti legittimi, in onore di una politica rivoluzionaria che tendeva a dimostrare con i fatti il loro atteggiamento generoso verso questi settori, mentre non adottassero un atteggiamento di piena belligeranza contro la Rivoluzione.

E con quella stessa università di super-privilegiati che hanno espulso un gruppo numeroso di giovani cubani per percepire il senso della Patria (APPLAUSI), con quell’università yankee e pro-yankee 100% (”ESCLAMAZIONI DI: “FUORI!”), abbiamo avuto il gesto di parlare con gli studenti universitari per chieder loro che fossero generosi con quelli che, mentre migliaia di giovani si immolavano, e mentre decine e decine di studenti cadevano assassinati per le strade, non hanno avuto neanche l’elementare civismo di solidarizzarsi coi loro compagni dell’Università de L’Avana, e sotto il crimine, e sotto il terrore, hanno ottenuto col sangue della patria, lucrare con l’iscrizione di più studenti, per avvantaggiarsi così sul civismo di un’università che ha chiuso le sue porte ed ha preferito lanciarsi sulla strada per combattere contro la tirannia! (APPLAUSI.)

E, tuttavia, il Governo Rivoluzionario ha ammorbidito le misure di sanzione che reclamavano gli studenti, con tutti i diritti, che persero due, e tre, e perfino quattro anni di studi, mentre i “signorini” ricevevano spiritosamente i loro titoli di professionisti.

Cioè che, la Rivoluzione, se di qualcosa non può essere accusata, è che sia stata aggressiva o sia stata ostile a questi centri di privilegiati. Ma la Rivoluzione è stata contro il privilegio, la Rivoluzione è stata contro gli interessi economici delle classi privilegiate; e dal momento che non era un problema di religione, non era un problema di credenze religiose, e sì un problema di interessi materiali, sì un problema di denaro, sì un problema economico, tutto il resto, la fede, la religione ed altre cose, sono servite come pretesto per aggravare la ferita; la ferita non della religione, né della fede, bensì la ferita dei tirchi ed egoisti interessi personali (APPLAUSI), gli interessi economici. Perché la Rivoluzione ha scoperto che esisteva uno stretto legame, per esempio, tra latifondisti, militari e clero (ESCLAMAZIONI DI: “FUORI!”).

Quando c’è stata la nazionalizzazione delle proprietà di piantagioni di canna da zucchero, si scoprì che esistevano delle prebende, di perfino centinaia di pesos, per alcuni chierici. Cioè che non inviavano solamente l’assegno allo sbirro; non inviavano solamente l’assegno al sergente, al tenente, al capitano ed al comandante; non inviavano solamente l’assegno all’avvocato famoso il cui studio si incaricava di difendere gli interessi sacrosanti di quei signori; inviavano “il piccolo assegno” ed anche, “il grande assegno”, anche al chierico (ESCLAMAZIONI DI: “FUORI!”), è si produceva così un ripugnante matrimonio tra il latifondista sfruttatore degli operai ed i contadini cubani, lo sbirro che picchiava ed assassinava, l’avvocato che riscuoteva somme sugose per difendere i privilegi ed il chierico che predicava la sottomissione tra l’operaio ed il contadino (APPLAUSI ED ESCLAMAZIONI DI: “FIDEL, SICURO, AI PRETI DAGLI DURO!”).

Per questo motivo alcuni di questi sbirri con veste talare (FISCHI), molto lontani, molto lontani delle prediche vere di Cristo, hanno cominciato a fare sermoni controrivoluzionari nelle chiese (ESCLAMAZIONI DI: “FUORI!”), e scrivere fogli parrocchiali che gli stessi cattolici, gli stessi credenti, hanno ricevuto con l’Inno Nazionale della Patria sulle labbra (APPLAUSI).

Ah!, quello che non sapevano i buoni credenti; quello che non sapeva il credente umile. Non sapevano che quel fariseo riceveva il gran assegno del latifondista sfruttatore dei poveri della nostra patria! Questo non lo sapevano. E la Rivoluzione non ebbe nessun atteggiamento ostile verso la religione; la Rivoluzione non attaccò nessuno in nessuna chiesa; la Rivoluzione, semplicemente, nazionalizzò proprietà di piantagioni di canna da zucchero, e lì, lì fece la stessa cosa che fece in tutti i dipartimenti dello Stato: bustarelle, no!; prebende no! (APPLAUSI.)

La Rivoluzione non ha attaccato gli interessi della fede, né della religione; la Rivoluzione sì ha colpito gli interessi materiali. Le leggi della Rivoluzione non furono mai contro nessuna chiesa. Che legge rivoluzionaria ha diminuito i diritti di qualche chiesa, o di qualche culto? Che legge rivoluzionaria ha leso qualche diritto religioso? Ah! Ma le leggi rivoluzionarie sì colpivano il latifondo, le leggi rivoluzionarie sì colpivano il monopolio straniero, le leggi rivoluzionarie sì colpivano chi sfruttava l’inquilino povero; furono contro gli alti affitti e furono, perfino, contro l’istituzione dell’affitto; le leggi rivoluzionarie furono contro gli interessi stranieri, furono contro i monopoli, furono contro tutto quello che ledeva l’interesse della patria. Nessuna legge rivoluzionaria si fece contro nessuna chiesa, e se le leggi della Rivoluzione si fecero contro beni materiali, è senza dubbio qualcosa che ha creato l’atteggiamento di alcuni chierici verso la Rivoluzione, non hanno mai ubbidito a nessuna ragione di tipo religioso, e che, invece, sì sbuffano per la ferita degli interessi economici colpiti delle classi con le quali erano alleati (APPLAUSI).

E queste verità, le ha dette, in questa stessa tribuna, un degno sacerdote cattolico (APPLAUSI); queste stesse verità furono proclamate qui da chi può venire con il suo vestito talare a parlare in una tribuna rivoluzionaria (APPLAUSI), per servire la sua patria senza negare Dio, per servire il suo popolo senza negare Cristo.

E qui sì, si può servire una fede politica e rivoluzionaria, ed una fede religiosa, perché la Repubblica pratica il rispetto pieno della libertà di culto; rispetto per quelli che credono come per quelli che non hanno credenze religiose. Esiste un fatto certo, cioè che dentro la patria ci stiamo tutti quelli che amiamo la patria! (APPLAUSI.) Dentro la Rivoluzione ci stiamo tutti quelli che amiamo il popolo!

Quelli che non hanno spazio dentro la Rivoluzione, sono quelli che odiano il povero!; quelli che non hanno spazio dentro la patria, sono quelli che odiano il popolo!; quelli che non hanno spazio dentro la patria, né potranno servire Dio né la patria, sono quelli che servono gli interessi del ricco egoista; quelli che servono gli interessi dei privilegiati! (APPLAUSI.)

Loro sono quelli che non possono parlare in questa tribuna dove risplende la verità, e dove ogni ipocrisia ed ogni bugia è stata abolita dal primo istante.

E questi argomenti spiegano perché la controrivoluzione tentò di prendere posizioni tra gli studenti, nelle università e nelle scuole private; nelle scuole private, stiano attenti!, noi non creiamo loro ostacoli, noi abbiamo detto che faremo scuole per i figli delle famiglie umili, migliori che le migliori scuole private, e stiamo compiendo la nostra parola! (APPLAUSI.) Ed è difficile che certe scuole possano competere col Centro Scolastico di Città Libertà (APPLAUSI).

Ed è logico che nella misura in cui progrediscano quei centri per il popolo, alcuni scuole di privilegiati continueranno a languire. Per due ragioni: perché ci sono scuole migliori delle loro; e per un’altra ragione: perché i privilegiati sono stati, semplicemente, espropriati (APPLAUSI).

Le cose sono chiare. Quel denaro che passava prima nelle mani del latifondista, quel denaro del gran commercio importatore, della gran finanza e dei grandi proprietari terrieri che prima serviva per sostenere scuole di privilegiati, ora quel denaro serve per fare scuole per il popolo. Il Governo Rivoluzionario requisisce quelle risorse e le trasforma in città scolastiche; con molta ragione in più, rispetto alle caserme ed alle fortezze, che erano già state costruite, saranno trasformate in scuole (APPLAUSI).

Ed il risultato è evidente: si danneggiano alcuni di quei collegi privilegiati. Tuttavia, non si rassegnano a languire economicamente, fatto che è una conseguenza delle misure rivoluzionarie dettate dal governo, non contro di loro, bensì in favore del popolo, e, naturalmente, loro non si rassegnano.

Che cosa tentano di fare? Prima di chiudere le scuole, duplicano e triplicano la provocazione, affinché si possa approfittare il fatto che le scuole che stanno chiudendo per mancanza di privilegi, e far credere internazionalmente che il Governo Rivoluzionario ha chiuso quelle scuole. Il Governo Rivoluzionario non le chiude, ma allora loro aumentano la dose di provocazione, come stanno facendo in quell’università di Yankeelandia.

E che il Governo Rivoluzionario in materia di cose yankee… al Governo Rivoluzionario, con tutto quello che odori di imperialismo yankee, non gli trema la mano per prendere qualsiasi misura. Ed il Governo Rivoluzionario non ha voluto dare nessun pretesto alla controrivoluzione per fare campagne internazionali, ma questo non significa, signori di Yankeelandia, questo non significa che avete diritto all’impunità. E che, inoltre, non fatevi illusioni, che in questa lotta i poveri staranno con la Rivoluzione (APPLAUSI), ed i poveri lottano, i poveri lottano; ed i privilegiati, ed i privilegiati rimarranno soli, ed i privilegiati non sono della stessa costituzione di quelli che nei tempi dell’antica Roma sapevano morire; i privilegiati vanno all’ambasciata e prendono il cammino di Miami. Questo è quello che hanno fatto in molti.

E nel Country, quel quartiere che vale la pena conoscere per vedere come vivevano alcuni, e da lì arrivare nel quartiere di Las Yaguas, per vedere come vivevano altri, e che dopo ci dicano che cosa era giusto, che cosa era molto nobile, che cosa era molto buono e che la Rivoluzione è molto cattiva, perché vuole che quelli di Las Yaguas abbiano case igieniche, ed abbiano pavimenti di cemento, ed abbiano installazioni sanitarie, ed abbiano centri scolastici, ed abbiano parchi ed abbiano pane da dare ai loro figli (APPLAUSI). E poi dicano che la Rivoluzione è cattiva. È tanto cattiva che lasciò loro 30 cavallerie (circa 403 ettari), per lo meno, ai proprietari terrieri! Vorrebbe qualsiasi abitante dei quartieri poveri avere 30 cavallerie di terra. È tanto malvagia che lasciò seicento pesos di reddito ai padroni delle grandi edificazioni! Vorrebbe qualsiasi famiglia del quartiere di Las Yaguas avere 600 pesos di entrate mensili.

È tanto cattiva che non ha tolto la casa a nessuno! Ma loro sono “tanto buoni”, “tanto buoni” che molti di loro si sono convinti che gli statunitensi sarebbero arrivati, hanno creduto nel racconto della fanteria della marina, e ci hanno lasciato le 30 cavallerie (ESCLAMAZIONI), ci hanno lasciato i 600 pesos. E dal momento che erano “più buoni”, “più buoni” ancora di più di quello che c’immaginavamo, ci hanno lasciato la casa nel Country Club (APPLAUSI). Nessuno li ha mandati via, ma, come era possibile che loro potessero vivere con 600 pesos? Questa era una Rivoluzione criminale che li ammazzava di fame. Come era possibile che potessero vivere con 30 cavallerie? Questa era una Rivoluzione criminale che non lasciava loro né dove seminare un albero di banane.

Come era possibile? Ed inoltre, se gli statunitensi stavano per arrivare, se gli statunitensi gli avrebbero restituito i loro latifondi, i loro negozi, avrebbero aumentato un’altra volta gli affitti, avrebbero trasformato un’altra volta le scuole in fortezze, avrebbero tolto la terra un’altra volta ai contadini cubani, tutto sarebbe ritornato a loro senza problemi.

Per che motivo vivere qui, in questo paese infernale, che costruisce case alle famiglie povere? Perché i poveri non continuavano a vivere nelle capanne ed in quei quartieri miserabili, affinché loro potessero continuare a vivere in quelle residenze che non avevano niente da invidiare alle residenze delle già varie volte menzionate famiglie patrizie di Roma.

È possibile che in pochi luoghi del mondo ci siano residenze come queste; è possibile che negli stessi Stati Uniti, centro dell’imperialismo, non abbiano molte residenze tanto lussuose come queste. E raccomandiamo, come un metodo di istruzione rivoluzionaria, passare per il Country, visitarlo, da lì passare per le case povere di Marianao che sono al lato, una linea divisoria: dove termina l’ultima residenza incomincia la prima casa miserabile. E quell’era il mondo che loro volevano. E quello è il mondo per il quale sospirano, un mondo dove 400 o 500 vivevano in quelle palazzine, e milioni e milioni di famiglie vivevano, come vivevano qui le famiglie, che per miseri appartamenti, di due stanze, dovevano pagare 70 e 80 pesos in alcuni casi (ESCLAMAZIONI).

Per quale motivo, per quale motivo pagavano gli 80 pesos? Per quale motivo il contadino cubano lavorava come uno schiavo? Per quale motivo l’operaio lavorava come uno schiavo? Per quale motivo? Affinché la patria che Martí aveva detto che era “di tutti e per il bene di tutti”… E questo lo disse Martí, e lo disse ben chiaro. Disse che la patria era “di tutti e per il bene di tutti” (APPLAUSI).

E mai Martí né nessuno ha detto che la patria era di pochi e nessun altro, e per il male di quasi tutto il paese. E la Rivoluzione è venuta per compiere quell’apotefgma di Martì che la patria era di tutti e per il bene di tutti, ed inoltre, l’ha compiuto tanto generosamente, tanto che la storia non registra casi simili; l’ha compiuto senza usare la ghigliottina, perché si sa che in Francia i nobili non li hanno solo presi a calci, ma li tagliarono la nuca con una ghigliottina (ESCLAMAZIONI). Ed in Haiti, quando gli schiavi si ribellarono, per citare alcuni esempi, e potremmo citarne molti di più, i padroni delle piantagioni di caffè sono stati ghigliottinati.

Ed i popoli quando si sono ribellati non hanno usato procedimenti molto soavi. Non solo qui i signori espropriati hanno ricevuto un buon trattamento, ma, inoltre, quando hanno voluto andare via, hanno preso la strada dell’ambasciata, hanno fatto la fila nell’ambasciata e nessuno li ha ostacolati, nessuno ha detto loro: no, lei rimane qui comunque, vivendo nella sua villa del Country Club… (QUALCUNO ESCLAMA: “Ora è Cubanacán!”) Per loro continua ad essere il Country Club; per noi è Cubanacán (APPLAUSI). L’atteggiamento nostro non è stato quello di proibire. Vogliono andare via? Auguri e che tutto vada bene a loro. Non li disturbiamo. Lo Zio Sam suffraga loro le spese? Molto bene. È meglio che glieli suffraghi lo Zio Sam prima che glieli suffraghi Liborio che era quello che stava suffragandogliele fino ad ora (APPLAUSI).

Ed immediatamente hanno costituito un comitato per aiutare i poveri emigrati, alcuni emigrati che avevano sull’isola 30 cavallerie di terra, e grandi conti nelle banche. Comunque, che costituiscano il comitato. Non li disturbiamo. Quelle 30 cavallerie possono servire per dar lavoro ai contadini e sviluppare di più la riforma agraria (APPLAUSI). Quei 600 pesos a cui rinunciano servono per dar lavoro a cinque operai in più costruendo nuove case (APPLAUSI).

E quelle case del Country Club, che cosa facciamo con loro? (ESCLAMAZIONI DI: “Scuole!”) Scuole no, perché lì non vivono i ragazzi poveri.

Abbiamo un’idea. C’è lì un capitale invertito in case, in mobili… che cosa dobbiamo fare? (ESCLAMAZIONI.) No, quelle case sono per i nostri ospiti, per i leader operai, studenteschi, contadini, per i visitatori illustri, la Rivoluzione ha sempre molti visitatori illustri (APPLAUSI). Prepariamo 100 case con Cadillac e tutto (ESCLAMAZIONI), per i visitatori che inviti l’Istituto di Amicizia coi Popoli che si è già costituito (APPLAUSI). E manteniamo ben conservati i giardini, e realizziamo una serie di piani.

Per esempio, delle Brigate Giovanili di Lavoro Rivoluzionario (APPLAUSI), scegliamo 100 ragazzi che vogliano studiare lingue ed essere guide turistiche, li portiamo ad un centro di secondo insegnamento, dove si preparano per studiare inseguito la carriera diplomatica, ma finché sono studenti del secondo insegnamento e del pre-universitario, sono guide turistiche, autisti di quelle Cadillac (APPLAUSI), per portare i visitatori a vedere le cooperative, le fattorie del paese, le città scolastiche e l’opera della Rivoluzione. Dopo, quegli stessi studenti andranno all’università, quelle guida; e dopo, nel futuro, possono arrivare ad essere perfino ambasciatori della Repubblica (APPLAUSI).

E non ci costa niente prestare quei servizi, perché questi stessi centri di educazione possono prestare tali servizi, e manteniamo i giardini, e miglioriamo. Ed usiamo anche altri centri, ed abilitiamo una parte degli alunni per l’attenzione dei visitatori. Quando ci sono i visitatori, loro li guidano; quando vanno via i visitatori, loro vanno un’altra volta a scuola (APPLAUSI). E così, quelle Cadillac non consumeranno molta benzina; dureranno abbastanza tempo, e staranno lì per trasportare esclusivamente i visitatori, quando ci saranno i visitatori.

Questo è quello che facciamo con le case di Cubanacán, “che illustri famiglie” hanno abbandonato volontariamente per andare a rifugiarsi nelle “proprietà ospitali” dello “Zio Sam”. Bene, molte grazie per le case!

Questo è, semplicemente, quello che è successo qui: un signore andò via e ci lasciò una scuola che si chiamava “Havana Military Academy”? Bene, stiamo già costruendo imbarcazioni addizionali e lì starà la prima scuola politecnica dell’Esercito Ribelle, dove studieranno 1 000 Brigate Giovanili di Lavoro Rivoluzionario (APPLAUSI).

Qui non rimarrà né un solo edificio vuoto, perché la Rivoluzione ha già un’organizzazione, ed ha già materiale umano per realizzare tutti i compiti che si propone, e riempire tutte le mete che si propone. Abbiamo già 600 borsisti universitari (APPLAUSI), e capacità per 2 000 in più; e tre edifici che si stanno terminando per albergare 2 500 borsisti in più (APPLAUSI). Ed ogni giovane di famiglia umile che voglia studiare una carriera universitaria non ha altro da fare che sollecitare la sua borsa di studio; non necessita un “padrino” (APPLAUSI); non ha bisogno di una lettera di raccomandazione. Semplicemente si dirige all’ufficio, e dice: “Desidero studiare tale carriera, e sono uno studente che non ha risorse economiche” (APPLAUSI).

Che cosa si fa con questi studenti? Si dà loro un’elemosina? No! È una carità dello Stato? No! Questi studenti pagheranno in seguito i loro studi (APPLAUSI); semplicemente sono anticipate loro le risorse. Come staranno lì? Dunque, nelle migliori condizioni possibili: luoghi storici, alimentazione buona ed adeguata, libri, vestiti, tutte le spese, e 10 pesos mensili nel primo anno (APPLAUSI). E man mano che continuino ad avanzare, saranno date loro maggiori risorse. Avranno tutto per dedicarsi allo studio; hanno, inoltre, la biblioteca; hanno, inoltre, le sale da pranzo; hanno, inoltre, il circolo sociale. Quelli di Città Libertà hanno lì i campi sportivi; quelli che stanno vicino allo stadio dell’università, hanno qui i loro campi sportivi; e svolgeranno una vera vita studentesca, finché si costruirà la città universitaria.

Questi studenti avranno tutte le opportunità per trasformarsi in magnifici tecnici; e dopo pagheranno in 10 anni, con una piccola parte delle loro entrate, quello che sono costati i loro studi, ed aiuteranno in modo che quando loro finiscano, migliaia e migliaia di studenti nuovi possano entrare, e ricevere le borse di studio (APPLAUSI).

Che cosa fa la Rivoluzione? Offrir loro l’opportunità. E quello lo fa la Rivoluzione nell’Università de L’Avana, nell’Università de Las Villas…

(SI ASCOLTA UN’ESPLOSIONE VICINA.)

…Non fate caso, non facciano caso; queste sono bombe che mettono contro i poveri, bombe che mettono contro il popolo umile. Nessuna di queste bombe è stata collocata da un contadino cubano, un contadino che è stato liberato dall’affitto, o vive in una cooperativa o lavora in una fattoria del paese, ed ha ricevuto maestri, ed ha ricevuto case, ed ha ricevuto i benefici della Rivoluzione; nessuna di quelle bombe è collocata da un contadino cubano delle montagne, dove ci sono oggi 1 000 maestri volontari insegnando ai loro figli; nessuna di quelle bombe è collocata da un lavoratore umile; nessuna di quelle bombe è stata messa da una famiglia alla quale abbiano abbassato l’affitto da 70 pesos a 35 pesos, ed ora gli abbiamo dato il diritto di essere padrone della casa (APPLAUSI); nessuna di quelle bombe la mette una famiglia che ha avuto un famigliare ricoverato in un ospedale, senza lettera di raccomandazione, senza influenza, e dove lì si sono curati ed in molti casi hanno salvato la vita; nessuna di quelle bombe la mette una famiglia i cui figli stiano studiando in quelle fortezze dove prima si albergavano quelli che assassinavano quegli stessi bambini nella nostra patria; nessuna di quelle bombe la mette un uomo umile del popolo; nessuna di quelle bombe la mette un patriota; nessuna di quelle bombe la mette un vero cittadino che sente amore per gli altri, che sente amore per la sua patria.

Quelle bombe, chi le mettono? Le mettono gli sbirri, le mettono gli espropriati, le mettono gli agenti dell’imperialismo, le mettono i venduti allo straniero, le mettono quelli che si inginocchiano davanti allo straniero, quelli che vogliono vedere insanguinata la patria! (ESCLAMAZIONI DI: “Fuori!, Fucilazione!” e “Cuba sì, yankee no!”)

Prima, prima i rivoluzionari usavano la dinamite per combattere contro lo sfruttamento, per combattere contro il crimine, per combattere contro la tirannia; prima i rivoluzionari usavano la dinamite per combattere contro lo sbirro, per combattere contro il politico ladro, per combattere contro il malversatore, per combattere contro quello che estraeva dalla patria la ricchezza, per combattere contro lo sfruttatore imperialista, per combattere contro il privilegio. Ah! Ed era con il rischio che l’assassinassero, era con il rischio che tentassero di strappargli confessioni a base di torture. Il rivoluzionario che lottava per il suo ideale sapeva che aveva in ogni angolo un delatore, aveva in ogni angolo un’automobile della polizia piena di sbirri, sapeva che aveva quasi in ogni isolato una camera per torture! Sapeva che nelle stazioni di polizia l’aspettavano gli strumenti di terrore; gli uncini per strappargli gli occhi, i ferri incandescenti per bruciargli i piedi, la mazza da baseball per distruggergli le ossa!; che l’inferno ed il terrore lo aspettavano nelle stazioni della polizia! (APPLAUSI.) Il rivoluzionario sapeva che l’aspettava il colpo di pistola alla nuca, il colpo di pistola alla schiena, la pozzanghera di sangue dove all’alba avrebbe riposato il suo cadavere. Ed il rivoluzionario affrontava coraggiosamente tutto questo per lottare per un ideale; nessuno lo pagava, non riscuoteva soldi per questi servizi!

Il controrivoluzionario, l’agente dell’imperialismo, il criminale che riscuote i suoi servizi all’ambasciata, che riscuote i suoi servizi ai privilegiati, lui sa che non l’aspetta la tortura né il crimine; lui sa che ha avuto come garanzia della sua propria vita la generosità con cui la Rivoluzione ha trattato anche gli stessi terroristi; lui sa che ancora nessun terrorista —e credo che non mi sbaglio—, credo che per adesso nessun terrorista sia andato davanti al plotone di fucilazione. Questa è la condotta del codardo terrorista controrivoluzionario (ESCLAMAZIONI DI: “Fucilazione!”). Sanno che nessuno è stato toccato con un dito; sanno che nessuno è stato toccato con un dito in una stazione di polizia; e sanno che la Rivoluzione è stata generosa; sanno che i tribunali rivoluzionari sono stati benigni. Ma noi sappiamo che nell’anima di un mercenario, nell’anima di un venduto, nell’anima di un criminale che riscuote per i suoi servizi, nell’anima di un nemico del suo popolo, nell’anima di un nemico degli uomini umili del suo popolo, nell’anima di un servitore dei privilegi, non c’è valore per affrontare i tribunali rivoluzionari e la pena che meritano per i loro crimini. E per questo motivo, non bisogna spazientirsi. Questa è la prova della loro impotenza.

Dove sono i mercenari che stavano allenando in Guatemala? dove sono gli aeroplani? dove sono le chiatte da sbarco? (ESCLAMAZIONI); dove sono le legioni di mercenari? Che cosa succede che non sono sbarcati? (ESCLAMAZIONI DI: “Che vengano!”) E si accontentano ora con fare rumore, si accontentano ora con mettere petardi. Sanno la quantità di migliaia di uomini —o se l’immaginano—che abbiamo preparato per le armi di appoggio, nei cannoni, nelle antiaeree, e nelle armi pesanti! (APPLAUSI.) Hanno un’idea del numero di battaglioni che si sono organizzati ed armati, hanno un’idea della straordinaria mobilitazione del popolo; e loro sanno quello che significa questi cannoni in mani degli operai, nelle mani dei contadini e nelle mani degli studenti, di questi studenti universitari, che si spogliarono della loro divisa per vestire la camicia azzurra della milizia operaia! (APPLAUSI), e compresero il gran onore che è fraternizzare ed unirsi, gomito a gomito, coi lavoratori del paese.

Sanno i nemici della patria e della Rivoluzione quello che sono questi cannoni, e questi mortai, e queste armi, in mani del popolo. E dal momento che sanno che se disarmare e vincere una casta militare, minoranza insignificante, costò molto sangue e molti sacrifici, al popolo che lottava per i suoi diritti e mentre la casta lottava per i suoi privilegi ed i privilegi della classe che difendevano, loro sanno che disarmare la classe operaia ed i contadini del paese, che per toglierli quei cannoni, per toglierli quelle armi… Cannoni, sì, non semplici fucili automatici, bensì cannoni di un considerabile calibro ed in un numero anche considerabile! (APPLAUSI.) Sanno che ancora non sono nati i mercenari che possano farlo! (APPLAUSI.) Ancora non sono nati gli imperialisti che possano farlo! (APPLAUSI.)

E per questo motivo rimuginano la loro impotenza, provocando rumori che servono solo per infiammare il popolo. Che idioti! (RISATE.) Perché noi quando lottavamo, anche nelle più difficili circostanze, c’incoraggiava un’idea: l’idea che avevamo la ragione, che difendevamo una causa giusta che il popolo si sarebbe ribellato per seguire quella causa, e che avremmo distrutto i nemici. Che speranza hanno loro di distruggere il popolo, difendendo fini ignobili?; che speranza possono avere di vittoria?; sono tanto incapaci che non si rendono conto, che non si rendono conto di quello che significa un popolo armato?; saranno tanto stupidi da albergare la più remota speranza? Perché loro non potrebbero affrontare nemmeno una parte del popolo; e loro, con i loro padroni imperialisti, non potrebbero affrontare il nostro popolo, e molto meno potrebbero affrontare una parte del mondo che c’appoggia (APPLAUSI).

Dove stanno, dove stanno le loro speranze? Per caso mobilitano contro la Rivoluzione l’uomo che non aveva lavoro, chiunque dei 200 000 lavoratori che hanno incominciato a lavorare dal trionfo della Rivoluzione nel campo? Per caso mobilitano contro la Rivoluzione il 35% dei nuovi lavoratori industriali che hanno trovato impiego dopo il trionfo della Rivoluzione? Per caso possono resistere l’opera della Rivoluzione?, e non l’opera dei mesi che sono trascorsi, che nonostante sia ingente, è ancora molto inferiore all’opera che verrà (APPLAUSI).

Come fanno, se si incominciano già a vedere i frutti, se ci sono già 600 borsisti nell’università? (APPLAUSI), se sono già qui i primi 600 partecipanti alle brigate giovanili (APPLAUSI), dei primi 2 000 che sono andati in cima cinque volte al Pico Turquino? (APPLAUSI), se sono già qui i 600 che hanno una preparazione a livello delle elementari, o di più, per entrare in diversi centri? Cento cinquanta, in una scuola di aviazione (APPLAUSI); quelli che abbiano più interesse e migliori condizioni fisiche, andranno in primo luogo ad imparare a maneggiare macchine di uso civile, lavoreranno nella vita civile, cioè, nella vita civile dei lavori agricoli; e dopo avranno opportunità di imparare aviazione militare; e dopo, dunque, saranno quelli che piloteranno i nostri grandi aeroplani di trasporto (APPLAUSI).

E così, i piloti futuri incominceranno, avranno incominciato tutti, dalle Brigate Giovanili di Lavoro Rivoluzionario “Camilo Cienfuegos” (APPLAUSI); saranno stati quattro mesi nella Sierra, avranno scalato cinque volte il Pico Turquino, e continueranno ad ascendere. Nessuno di questi giovani il giorno di domani ruberà un aeroplano (ESCLAMAZIONI DI: “No!, Mai!”). Questi giovani sono il prodotto più puro di questa Rivoluzione! (APPLAUSI), l’orgoglio più grande e più legittimo di questa Rivoluzione! (APPLAUSI), il seme della patria nuova, quelli che costituiranno una generazione migliore preparata per seguire l’opera rivoluzionaria. Perché la Rivoluzione deve garantire la sua marcia ascendente, un futuro migliore che l’entusiasmo di oggi; e che un popolo che si libera sia sostituito per l’entusiasmo di una generazione che sarà interamente un prodotto della Rivoluzione.

Un momento prima, parlavamo dell’eredità del passato, e l’eredità che riceverà la Cuba di domani sarà questa che stiamo facendo (APPLAUSI); saranno le decine di migliaia di tecnici borsisti (APPLAUSI); saranno le decine di migliaia di giovani scelti, scelti per i loro meriti, per le loro condizioni naturali, dove i deboli di carattere e di spirito resteranno indietro, ed i migliori arrivarono qui dove avranno l’opportunità di continuare a trionfare, di continuare a progredire. Nelle scuole, alcuni, andranno alla Scuola d’Arte e Mestieri Marittimi, e tra un anno (APPLAUSI), tra un anno, staranno manovrando le primi flotte da pesca (APPLAUSI), di pesca d’alto mare, le cui navi si stanno costruendo già nei cantieri navali nazionali (APPLAUSI). Altri, andranno alle scuole navali, dove impareranno per sei mesi le conoscenze indispensabili per essere marinaio di navi da guerra (APPLAUSI). Serviranno gratuitamente per due anni e mezzo (APPLAUSI); questi due anni e mezzo saranno anche, in parte, di apprendistato ed, in parte, proteggeranno le nostre coste (APPLAUSI), difenderanno la nostra sovranità, e, poi avranno un impiego assicurato nella nostra Marina Mercantile Nazionale (APPLAUSI), e percorreranno il mondo nelle navi di Cuba.

Cioè, loro avranno quell’opportunità; alcuni, in scuole di aviazione; altri, in scuole navali; altri, in scuole di pesca; altri, in scuole tecnologiche (APPLAUSI), dove costituiranno anche unità di combattimento mentre stanno studiando (APPLAUSI).

Finendo i loro studi nella tecnologia potranno, o andare a lavorare nelle fabbriche, o riceveranno borse di studio nell’università per continuare gli studi superiori (APPLAUSI). E questi giovani sono delle famiglie più umili; molti di loro vendevano giornali, altri pulivano scarpe; altri facevano altri lavori. Questi giovani, quello si, sono uno estratto puro della Rivoluzione! (APPLAUSI.) Tra loro nessun controrivoluzionario cercherà di fare proseliti. Che diversi dai signorini dell’università yankee di Villanueva!

E che alternativa può rimanere in una lotta dove qui sono gli umili, i giovani che hanno passato per le prove più dure e, oltre ad avere questo spirito formidabile, sono i guardiani della Rivoluzione, i difensori della patria, e manovreranno navi da guerra (APPLAUSI), e piloteranno aeroplani da combattimento (APPLAUSI), e maneggeranno armi pesanti (APPLAUSI), senza smettere di prepararsi un momento per la vita civile, senza smettere di studiare? Cioè, faranno tutto ciò, e saranno studenti, e si staranno preparando per il lavoro pacifico, per il lavoro creativo.

E sono già 2 000 quelli che hanno concluso; ognuno col suo maestro, ogni brigata col suo maestro. Quelli che avevano già un livello superiore per determinati centri; quelli che non avevano quei livelli realizzeranno altri compiti mentre studiano coi professori delle scuole elementari. Intanto, vanno corso per corso acquisendo conoscenza che dia loro le stesse opportunità che quelli che ora entrano nelle scuole tecnologiche. E, nel frattempo, ripopoleranno le nostre montagne di legno, di alberi da legna, zone enormi saranno riempite di milioni di alberi; realizzeranno opere (APPLAUSI) per il popolo; costruiranno città scolastiche e continueranno a marciare. 2000 hanno superato già le prove; 3 000 in più sono in questo momento negli accampamenti della Sierra Maestra e 10 000 entreranno il 28 gennaio prossimo (APPLAUSI).

Decine di migliaia di giovani come questi, tra i più umili ed i migliori della nostra patria, si stanno già organizzando, e saranno tecnici, saranno diplomatici, saranno professionisti, saranno operai specializzati delle fabbriche, saranno marinai di navi, saranno piloti di aeroplani, saranno capitani di navi, saranno comandanti di aeroplani! (APPLAUSI.)

E questa è la Rivoluzione, quella che continua a cercare il meglio della patria, e con il meglio della patria prepara il futuro migliore per tutti i cubani. E così continuiamo ad andare avanti con quello che abbiamo; quello che abbiamo non è perfetto, abbiamo ricevuto l’eredità del passato, l’eredità in molti aspetti negativa del passato. Ma, tuttavia, la generazione presente reagisce, reagiscono i professionisti, e quegli stessi professionisti, una gran parte di loro, che sono un prodotto del passato, tuttavia, reagiscono, e reagiscono con la Rivoluzione, reagiscono di fronte a quelli che abbandonano la patria, e vengono qui, a questa stessa scalinata, dove un giorno vennero ad acquisire quelle conoscenze che il popolo pagò, per giurare da qui, a quello stesso popolo, fedeltà alla Rivoluzione ed alla patria. E quei professionisti reagiscono sempre di più, ed ogni volta sembrano più miserabili e più meschini i codardi ed i poveri di spirito che abbandonarono il loro paese in questa ora.

E vediamo già questa reazione in medici, in architetti, in ingegneri ed in tutti i professionisti, e gli stessi studenti che oggi, o nei prossimi giorni, si laureano come medici, inviarono al Governo Rivoluzionario un documento che è per questo gruppo un orgoglio, ed, inoltre, un passo in avanti in un gesto che supera in qualità rivoluzionaria e patriottica a quelli del corso anteriore, perché quelli del corso anteriore, molti di loro sono oggi in campagna, diretti per due o tre leader di condotta sospettosa, reclamarono richieste di tipo economico, dimenticandosi totalmente le tremende necessità di medici che aveva il paese, furono incapaci di essere grati con la Rivoluzione e col popolo, con la Rivoluzione che si è proposta migliorare lo standard di vita dei tecnici. Ma noi consideriamo che non era corretto che uno studente appena laureato, i sei mesi che lavora con i contadini, stesse ricevendo 240 pesos. Noi stimavamo che era necessario una prova affinché quegli studenti, quelli che rimanevano in campagna, ricevessero un stipendio migliore, ma che non dovevano incominciare per 240 pesos, e che erano anche mesi di prova, perché se questi giovani stanno quattro mesi nella Sierra, scalano cinque volte il Pico Turquino e prestano servizio di lavoro volontario per tre anni, era corretto che un laureato universitario fosse disposto a dimostrare la sua vocazione di medico, il suo amore per il suo paese.

E non si trattava di denaro, perché per il governo non significavano nulla qualche pesos in più, né qualche pesos in meno; per l’economia nazionale non significavano niente qualche pesos in più, né qualche pesos in meno. Era una questione semplicemente morale, ed a noi quello che c’interessava non era l’ammontare del pagamento per quei mesi bensì c’interessava la qualità morale di quei medici appena laureati. E quelli del corso anteriore non sono stati —e lo dico qui con la sincerità e con l’onestà che ci caratterizza—, non sono stati all’altezza della Rivoluzione, perché quando dicemmo loro, bhè, esponiamo loro il problema in termini morali, ed abbiamo detto loro: decidete voi; due o tre leader, francamente controrivoluzionari, li istigarono e li portarono a mantenere una posizione di tipo economico.

Tuttavia, il corso di quest’anno, quei ragazzi che si laureano quest’anno hanno avuto una condotta diametralmente distinta. E proprio qui abbiamo il documento che hanno inviato, e che dice:

“I firmatari di questo documento, alunni del sesto anno di medicina che finiranno la loro carriera tra pochi mesi, preoccupati davanti ad una serie di fatti accaduti negli ultimi giorni, e coscienti del momento cruciale e rivoluzionario per il quale sta passando la nostra patria, vogliano lasciare in chiaro in maniera definitiva la nostra posizione davanti alla Rivoluzione Cubana, ed il nostro atteggiamento davanti al dovere sacro di compiere la nostra funzione sociale.

“Dal momento che consideriamo inopportuno fare richieste economiche in momenti dove da una parte il popolo di Cuba è disposto ai maggiori sacrifici, ed i satrapi dell’imperialismo yankee c’aggrediscono vigliaccamente per questo motivo, facciamo responsabilmente i seguenti pronunciamenti:

“Primo: Appoggiamo con la vita, se fosse necessario, le misure e norme rivoluzionarie prese dal governo.

“Secondo: Siamo a disposizione incondizionata delle autorità cubane, per quello che avranno bisogno da noi, una volta acquisito il nostro titolo.

“Terzo: Accetteremo con interezza e spirito di sacrificio, lo stipendio che il governo stimi opportuno pagarci.

“Quarto: Desideriamo solo essere utili al nostro paese ed utilizzare le conoscenze acquisite nell’università che paga il popolo, a favore di quel popolo.

“Quinto: Respingiamo per controrivoluzionario ogni altro atteggiamento che tenda a diminuire lo spirito rivoluzionario che fermenta oggi nella nostra patria.

“Sesto: Chiediamo a tutti i compagni del nostro corso che adottino questa posizione rivoluzionaria e dimostrino davanti al popolo il loro grande spirito di sacrificio ed il loro amore alla patria che sognava Martí.

“Sesto corso della scuola di medicina dell’Università de L’Avana” (APPLAUSI).

Che cosa ci proponiamo coi tecnici? Ci proponiamo semplicemente di pagarli come meritano. Cioè, pagarli bene, perché un tecnico deve dedicare una parte della sua vita a studiare senza percepire entrate. Quel tecnico merita lo stimolo di una buona rimunerazione, come compensazione allo sforzo realizzato ed ai servizi che presta al paese. Non c’importava il problema in termine di pesos in più o di pesos in meno, bensì in termini morali. C’interessava il tecnico rivoluzionario, vogliamo tecnici rivoluzionari, ed il popolo è disposto a pagare come meritano i tecnici rivoluzionari (APPLAUSI).

E noi crediamo che potremo farlo, perché l’economia del paese si svilupperà ad un ritmo straordinario. Ed abbiamo bisogno di quei tecnici, stiamo costruendo centinaia di paesini, e vogliamo che in ogni paesino che costruiamo ci sia, per lo meno un medico. Per questo motivo abbiamo tanto bisogno di medici.

Prima i medici non avevano lavoro, molti di loro. Dovevano lavorare durante vari anni per una miseria, ricevevano una miseria negli ospedali dello Stato, o ricevevano una miseria in ambulatori di altri medici. La Rivoluzione ha messo a lavorare tutti i tecnici. Non c’è un solo tecnico professionista universitario che possa dire che non ha lavoro. Non c’è un solo medico, un solo ingegnere agronomo, o civile, o meccanico che non abbia assicurato il suo lavoro. Questo dimostra l’imperdonabile che è la condotta dei tecnici che sono andati via, perché non sono andati via quando il professionista era sfruttato, quando l’immensa maggioranza dei professionisti non avevano opportunità; non sono andati via quando il paese viveva in mezzo al terrore ed al crimine. E tuttavia, sono andati via ora, abbandonando il loro paese. Ed il medico che va via, il medico che lavorando in un’istituzione nazionale, in un ospedale del paese, va via, è semplicemente un criminale, più criminale ancora che qualunque altro professionista, perché il medico venne qui a studiare per salvare vite, il medico venne qui a studiare per garantire vite del popolo (APPLAUSI). E non si può che qualificare come criminale il medico che, a rischio che qualche compatriota, o molti dei suoi compatrioti possano perdere la vita, abbandoni il territorio nazionale.

Ma anche criminale, criminali sono anche gli ingegneri, o gli architetti, od i professionisti che tradiscono, abbandonando il loro paese.

Il Collegio Medico Nazionale, in un’assemblea di medici, nel giorno di ieri prese accordi al riguardo, ed ha deciso di dare loro un’ultima opportunità per quelli che vogliano ritornare, dare loro un’opportunità fino al 31 dicembre. Bene, ma a partire dal 31 dicembre, noi stimiamo che non deve darsi nessuna opportunità a nessuno di quei professionisti che hanno abbandonato il loro paese nelle ore difficili, perché è molto comoda questa posizione di abbandonare la patria quando il pericolo era imminente, per ritornare dopo quando il paese si sviluppi, dal momento che già avanza ed avanzerà sempre di più, per sentieri di progresso e benessere straordinario. Quelli devono perdere, almeno, la cittadinanza del suo paese, ed il diritto di esercitare qui la professione (APPLAUSI).

Già si stanno riempendo le residenze studentesche di nuovi studenti, ed in quelle residenze aiutiamo anche gli attuali studenti che non abbiano risorse. Ed il Governo Rivoluzionario è disposto a spendere quello che sia necessario per dare un’opportunità per studiare, e per riempire le università di nuovi studenti, e per preparare i tecnici per il giorno di domani. Oggi non solo abbiamo già uno studente rivoluzionario, ma abbiamo tutta un’università rivoluzionaria, dove finalmente si sono realizzati grandi trasformazioni nei suoi programmi di studio, cioè finalmente si è realizzata anche la riforma universitaria (APPLAUSI). Per questo motivo vale la pena fare lo sforzo, per questo motivo il popolo renderà lo sforzo piacevole.

L’anno scorso parlavamo della città universitaria. Perché tra pochi giorni la città universitaria comincerà a costruirsi. E gli studenti ci aiutano, e gli operai della costruzione ci aiutano, e le brigate giovanili, ed i Giovani Ribelli ci aiutano (APPLAUSI). E per l’anno che viene, per settembre dell’anno che viene, avremo capacità per 8 000 studenti, solamente studenti con borse di studio nell’Università de L’Avana.

Possiamo dunque, contemplare il futuro con ottimismo in tutti gli aspetti, perché già tutto si vede sempre più chiaro, tutto si vede sempre più sicuro: maggiore organizzazione, più esperienza, migliori prospettive in tutti gli aspetti, più forte la Rivoluzione, con migliori circostanze.

Presto comincerà un nuovo anno. Basti dire che nel nuovo anno si creeranno nella campagna, cioè, solamente attraverso la riforma agraria, nel prossimo anno daremo lavoro nel campo a 200 000 cubani in più (APPLAUSI). E sono più o meno cifre esatte, cioè, senza esagerazioni. Siamo in condizioni di dare loro lavoro nel campo a 200 000 persone in più, solamente in campagna, nell’agricoltura! Le prospettive sono buone in tutti gli aspetti.

L’anno che viene sarà anche l’anno dell’educazione; la gran battaglia contro l’analfabetismo è una gran battaglia. Ci proponiamo di eliminare fino all’ultimo residuo di analfabetismo in un anno, e siamo sicuri che vinceremo questa battaglia, perché stiamo lavorando su questo già da adesso. Saranno più di 100 000 il numero di persone che lavoreranno nella campagna. Ma, se vediamo che non sarà sufficiente, la stessa mobilitazione che abbiamo fatto e stiamo facendo per difendere il paese la faremo per combattere l’analfabetismo, e mobiliteremo decine e decine di migliaia di studenti, di operai, di giovani ribelli, e di persone del popolo che abbiano preparazione sufficiente per insegnare, ed andremo a cercare fino all’ultimo analfabeta, e gli insegneremo a leggere ed a scrivere (APPLAUSI).

Ed il quadro internazionale dovrà migliorare. La Rivoluzione ha trionfato, la Rivoluzione è una realtà, e la Rivoluzione proseguirà invincibilmente. Che cosa può fare l’imperialismo davanti al quadro mondiale che si presenta? Non c’attaccarono con mercenari, ed ogni giorno che ha passato, ed ogni giorno che passa, i mercenari avranno qui un osso ancora più duro da rodere (APPLAUSI).

Per questo motivo, è cresciuta tanto la forza militare della Rivoluzione che possiamo aspettare i mercenari, per molti aiuti che abbiano, che vengano, possiamo aspettarli morti dal ridere: durerebbero abbastanza poco.

E per il resto, che cosa ha ottenuto l’imperialismo con il suo “pattugliamento” nei Caraibi? Solo discredito, ancora più discredito, ed, inoltre, una prova che sono spaventati, una prova che stanno dando colpi alla cieca. Si produce una rivoluzione in Guatemala, e correndo mandano le corazzate e le portaerei. Che cosa vuole dire questo? Paura. E che cosa vuole dire? Che la Rivoluzione non bisogna esportarla, che le rivoluzioni si producono da sole in tutto il continente americano.

Che cosa hanno fatto con le loro navi? Solo i ridicoli. Che cosa hanno fatto con le loro manovre? Solo i ridicoli. Che cosa hanno fatto con le loro aggressioni economiche? Solo i ridicoli. E la libbra di zucchero è cara negli Stati Uniti. Vediamo che cosa succederà il prossimo anno, e vediamo come risolveranno con lo zucchero. Noi tracciamo la nostra politica dello zucchero. Alla fine di dicembre, od agli inizi di gennaio, riuniamo tutti: i lavoratori dello zucchero delle piantagioni di canna da zucchero, i lavoratori della cooperativa, i coloni, tutto il mondo, e faremo una politica dello zucchero secondo le prospettive.

Ci sono paesi che vogliono speculare sull’aggressione economica a Cuba? Vediamo chi può competere con Cuba in produzione di zucchero. Cuba, semplicemente, è in una posizione privilegiata nel mercato, nonostante l’aggressione. E seguiamo una politica, e vediamo che cosa succede, e vediamo che cosa fa la nuova amministrazione che sostituirà l’amministrazione di Eisenhower (ESCLAMAZIONI DI: “Fuori!”). Vediamo che linea segue, perché il signore Kennedy fece molta demagogia durante la campagna elettorale, aizzando l’aggressione contro Cuba. Ma siccome “una cosa è con chitarra, ed un’altra cosa è con violino”, vediamo che cosa farà il signore Kennedy, vediamo. Vediamo se forse con la campagna di alfabetizzazione che stiamo facendo il signore Kennedy si alfabetizza politicamente e si rieduca politicamente. Magari questa campagna di alfabetizzazione possa contribuire ad aprire la comprensione al signore Kennedy. Ed allora, vediamo che cosa fanno, vediamo se vogliono seguire con la politica di aggressioni contro il nostro paese, politica stupida, politica rozza e politica fallita, o si decidono a lasciarci in pace, che è la situazione migliore per loro. Per lo meno avranno l’opportunità.

A loro stanno costando molto le aggressioni; molte fabbriche si sono rovinate negli Stati Uniti, ed il dirigenti molto rozzi di quel paese hanno sacrificato i loro stessi operai, hanno sacrificato le loro stesse industrie.

E col embargo, non ci hanno fatto molto danno. Dopo l’embargo, tutti abbiamo continuato più o meno bene; tutti abbiamo continuato a fare più o meno le stesse cose; e come, d’altra parte, la produzione agricola sta crescendo ad un ritmo straordinario, già in queste feste natalizie stiamo immagazzinando pollo congelato per le feste natalizie (APPLAUSI); già si sta raccogliendo il raccolto dei fagioli; ci sono 50 000 tacchini, e qualcosa in più: si sviluppa in maniera tanto straordinaria la produzione di maiali, di linee speciali che stiamo sviluppando da molti mesi, e cresce ad un ritmo tanto grande che avremo perfino il lattonzolo arrosto nelle feste natalizie (APPLAUSI), per i simpatizzanti che non potevano rassegnarsi alle feste natalizie senza questo piatto.

L’embargo è fallito. Noi abbiamo continuato a risolvere i nostri problemi e loro hanno sacrificato questo mercato. Politica grossolana; basterebbe che facessero la stessa cosa in tutte le parti del mondo, e si sarebbe liquidato per sempre l’imperialismo. Se facessero con tutto il mondo quello che hanno fatto con Cuba, durava sei mesi; vedete voi se sono stati stupidi con Cuba.

Cioè le prospettive sono buone in tutti gli aspetti. Programmiamo la nostra politica dello zucchero, e vediamo che cosa fa l’imperialismo: se persiste nelle sue aggressioni, e saranno fatti suoi, o comincia a ponderare ed a comprendere che la Rivoluzione Cubana è già una realtà indistruttibile, e ci lasciano in pace.

Noi vogliamo la pace. Perché vogliamo la pace? Perché abbiamo grandi progetti; abbiamo grandi piani; e vediamo come avanza tutto, e già stiamo contemplando il futuro del nostro paese, il futuro straordinario del nostro paese che sarà esempio per tutti i paesi dell’America, e che sarà oggetto del riconoscimento e dell’ammirazione degli altri paesi del mondo. Noi abbiamo bisogno della pace per realizzare questa gran opera; noi desideriamo investire tutta l’energia del nostro popolo in quell’opera; noi non vogliamo sangue; noi non vorremmo vedere cadere un solo giovane, un solo soldato, un solo miliziano, un solo operaio, un solo cubano; noi vorremmo vederli lavorare tutti. Se ci siamo armati è per difendere questo diritto a lavorare; se abbiamo investito energie straordinarie per preparare la nostra difesa è per garantire questo diritto.

E continueremo a prepararci, continueremo a migliorare la nostra difesa militare, perché all’ultima ora è la cosa più sicura. La garanzia più sicura di fronte all’imperialismo è essere ben armati. E questo lo stiamo ottenendo; presto saremo ben armati e ben preparati per difenderci da qualsiasi attacco (APPLAUSI). E dopo? In seguito, a lavorare, a realizzare i grandi piani della Rivoluzione. Questa preparazione militare ci dà diritto a continuare a lavorare; è stata una condizione previa per continuare a lavorare. E magari facciamo ponderare l’imperialismo che un attacco a Cuba è un attacco condannato al fallimento; che un attacco Cuba sarebbe il suicidio dell’imperialismo. Ed in realtà, per noi sarebbe meglio che l’imperialismo non si suicidasse per colpa nostra, e che invece l’imperialismo, per colpa sua, continuasse a morire lentamente fino alla sua totale ed inevitabile scomparsa storica.

Quella è la nostra maniera di pensare; e ne abbiamo voluto parlare oggi qui. Magari mancano alcune cose, ma non importa; la cosa essenziale è stata detta. Siamo stati franchi, siamo stati sinceri; abbiamo detto la verità con crudezza, quando abbiamo considerato che dovevamo dirla.

Ma abbiamo espresso anche la nostra fede, il nostro ottimismo. Oggi possiamo, ancora con più sicurezza, con più fiducia, parlare così in questa scalinata, perché in realtà questa scalinata è rivoluzionaria ogni giorno di più (APPLAUSI); e questa scalinata, ogni giorno si identifica sempre di più col popolo. Ed in realtà, non si può fare un tributo migliore per i martiri del 1871 e per gli studenti che diedero le loro vite giovani per quello che facciamo oggi, per questi trionfi della patria che oggi abbiamo davanti.

Ed è in realtà motivo di soddisfazione per tutti, per tutto il popolo, per gli studenti e per tutti noi, pensare a questo LXXXIX anniversario, che quegli studenti, vittime innocenti del monopolio, dello sfruttamento, dell’egoismo, vittime innocenti dei privilegi di ieri; quegli innocenti che caddero per l’odio che l’idea della giustizia svegliava negli odiosi oppressori di ieri, negli odiosi interessi stranieri che sfruttavano la nostra patria; che quelle vittime innocenti, sacrificate per il privilegio di ieri, insieme a tutti i martiri che caddero sacrificati per i privilegi, hanno contribuito a che finalmente sparissero i privilegi, quelli della colonia e quelli della semi-colonia, quelli della colonia spagnola, e quelli della colonia yankee. Sono stati vittime della colonia spagnola; vittima fu Mella, vittima fu Trejo, vittima furono José Antonio Echevarria e tutti i compagni della sua generazione (APPLAUSI), vittime, vittime della colonia yankee, dei fucili yankee, dell’oppressione e della sfruttamento yankee.

Ma, finalmente, lo sforzo di tutti è servito affinché non ci sia più la colonia, affinché non ci sia più privilegio, ed affinché la vera libertà e la vera giustizia, finalmente, risplendessero, alla fine, nella nostra patria.

E rendendo quell’omaggio ai caduti, esprimiamo anche il nostro riconoscimento a coloro che lottarono nella guerra e continuarono lottando nella pace; esprimiamo anche il nostro riconoscimento ai leader universitari; il nostro riconoscimento al massimo leader degli studenti, al compagno Rolando Cubelas (APPLAUSI) che seppe giocare un ruolo nella guerra e sa compiere il suo dovere nella pace. Prossimo a laurearsi in medicina, prossimo a compiere la sua tappa universitaria, merita davvero il nostro pubblico e sincero riconoscimento (APPLAUSI Prolungati), e la nostra soddisfazione di sapere che porta con sé il permesso che portano gli onesti: il diritto a portare la fronte in alto ed il riconoscimento del suo popolo!

La nostra espressione ottimista ed il nostro riconoscimento a tutta l’università; la nostra fede, e la nostra sicurezza che l’Università de L’Avana sarà in prima fila anche in questa ora creativa e gloriosa della patria!

Dipartimento di Versioni Stenografiche del Consiglio di Stato

traduzione di Ida Garberi


DISCURSO PRONUNCIADO POR EL COMANDANTE EN JEFE FIDEL CASTRO RUZ EN LA ESCALINATA UNIVERSITARIA, EL 27 DE NOVIEMBRE DE 1960

Estudiantes (APLAUSOS);

Jóvenes Rebeldes (APLAUSOS);

Brigadas Juveniles (APLAUSOS);

Milicianas (APLAUSOS);

Milicianos (APLAUSOS);

Pueblo (APLAUSOS):

Hay en este 27 de noviembre una circunstancia digna de atención y es que este acto, este año, ha sido mayor todavía que el acto del año pasado.  Y eso quiere decir mucho.  Quiere decir que con el transcurso del tiempo no ocurre lo que antes ocurría, que las conmemoraciones como esta iban perdiendo calor de pueblo.

La presencia de un número mayor de cubanos en el acto de esta noche, significa que las conmemoraciones patrióticas y revolucionarias, tienen cada vez más calor de pueblo.  ¿Por qué?  Sencillamente, porque la conciencia revolucionaria del pueblo crece y se fortalece.  Y no se trata solamente de que un número mayor de cubanos asista este año a la escalinata de la universidad, sino que hay que tener en cuenta también que ese hecho significa, en otro orden, una derrota para la contrarrevolución (APLAUSOS).

Para la Revolución Cubana significa mucho este acto, después de casi dos años de revolución, después de las medidas radicales y profundas que la Revolución ha traído a nuestro país.

Si este acto se diera en el campo, y los campesinos acudieran en masa, sería algo muy natural; si este acto se diera entre los trabajadores, y los trabajadores acudieran en masa, sería algo muy natural.  La clase obrera y los campesinos, que en su mayor parte son también obreros agrícolas, están con la Revolución.  Y eso resulta muy lógico.

La reacción no trató de librar su batalla en el seno de la clase obrera; la contrarrevolución no trató de ganar terreno entre los campesinos.  Sin embargo, la contrarrevolución cifró sus esperanzas de tomar posiciones en la Universidad de La Habana y en los sectores estudiantiles.  ¿Por qué?  Porque la masa estudiantil es una masa heterogénea; la composición de la masa estudiantil es variada, y, por lo general, no tenían oportunidad de venir a estudiar en la universidad los hijos de las familias más pobres.  La oportunidad de estudiar en nuestro país había estado en razón inversa de los recursos económicos, o mejor dicho —para no traer aquí una confusión aritmética—, en razón directa de los recursos, y en razón inversa de la pobreza.  Es decir que mientras más pobres eran las familias, menos oportunidades para sus hijos de estudiar.

¿Quiénes, por ejemplo, han limpiado los zapatos en las calles de nuestra capital?  ¿De dónde salen esos niños que venden periódicos en horas de la noche y en horas de la madrugada?  ¿Qué oportunidad tenían de estudiar en la universidad?  ¿Y qué oportunidad tenían los hijos de las familias campesinas si en el campo ni siquiera había maestros de enseñanza primaria?

Aquellos cuyas familias tenían recursos podían ir a la ciudad, y podían estudiar en los institutos y podían estudiar en las universidades.  Algunos, los más privilegiados, podían ir a estudiar también al extranjero; iban o a Estados Unidos o a Europa.  Las familias más pobres del país, por lo general, y salvo excepciones, no podían mandar sus hijos a estudiar.

Podía haber pobres en la universidad, desde luego; y en la universidad y en los institutos, hay muchos hijos de familias pobres, pero en la universidad hay también hijos de familias de medianos recursos, y hay también hijos de familias ricas.

Podía ocurrir que un joven pobre no pudiera estudiar, lo que no podía ocurrir en nuestra patria, es que un joven rico no pudiera estudiar; el joven rico que no estudiara era porque no quería.  Y, por lo general, las familias ricas querían que sus hijos estudiaran, y estaban muy interesadas en poder perpetuar sus intereses a través de ellos.  Esa es una cosa rigurosamente cierta.

Entre los estudiantes afectados, estudiantes universitarios, había estudiantes cuyos intereses familiares habían sido afectados por las leyes revolucionarias.  Por eso, en todas partes del mundo la contrarrevolución trata de ganar terreno, no entre los campesinos, ¿qué le va a decir la contrarrevolución a un campesino al que liberaron de la renta?; ¿qué le va a decir la contrarrevolución a un campesino cuya vida cambia radicalmente, al que la Revolución lo ha liberado de la miseria, de la explotación y de la humillación, al que la Revolución ha llevado tantos beneficios?  ¿Qué les va a decir la contrarrevolución a los obreros?

La contrarrevolución tiene, en primer término, a los centros de enseñanza, sobre todo, a los altos centros de enseñanza, y, en general, a todos los centros de enseñanza.  Y va a esos centros a reclutar sus agentes entre los hijos de familias ricas, entre los hijos de las familias afectadas por las leyes revolucionarias.  Y la contrarrevolución no va, precisamente, a la escuelita pública que el Gobierno Revolucionario abre en la entraña de las montañas.  ¡A las montañas ni siquiera han ido nunca de visita los contrarrevolucionarios!  (APLAUSOS.)

La contrarrevolución no va a los cuarteles y fortalezas convertidas en escuelas, donde van a estudiar los hijos de los obreros y de las familias pobres (APLAUSOS).  La contrarrevolución sabe que allí no tiene que buscar nada, el imperialismo sabe que allí no tiene que buscar nada, y cuando van a buscar algo, no van a buscarlo entre los estudiantes precisamente; van a buscarlo, si acaso, entre los profesores de esos centros docentes (APLAUSOS).

Para hablar con claridad, sí, con claridad, porque todavía hay algunos batistianos entre el profesorado de la segunda enseñanza (EXCLAMACIONES y APLAUSOS), porque todavía hay proimperialistas reaccionarios y contrarrevolucionarios entre el profesorado de la segunda enseñanza (APLAUSOS Y EXCLAMACIONES DE:  “¡Fuera!, ¡Fuera!”).  Y la contrarrevolución va a esos, la contrarrevolución se dirige a esos, para convertirlos en instrumentos para sus propósitos contra el pueblo.  Y la contrarrevolución se dirige, sobre todo, donde ustedes saben:  a los colegios de los privilegiados (APLAUSOS).  Allí, en los colegios de los privilegiados, allí tiene la contrarrevolución su mejor caldo de cultivo, y en los colegios de los superprivilegiados (EXCLAMACIONES), donde difícilmente haya algún joven cuyos intereses de privilegiado como gran terrateniente, o como gran comerciante importador, o como gran propietario de central azucarero, o como gran representante de las finanzas, o como gran propietario urbano, o como profesional al servicio de esos intereses que la Revolución ha hecho desaparecer en nuestra patria, difícilmente, difícilmente haya un joven que de una manera o de otra no haya sido afectado en sus intereses privilegiados, por las leyes de la Revolución de los humildes, por los humildes y para los humildes (APLAUSOS).

Y como nosotros hablamos aquí en nombre de esa Revolución, es que tenemos el deber de hablarle muy claramente a nuestro pueblo, sobre todo a los humildes de nuestro pueblo (APLAUSOS) y hablarles también a los privilegiados de ayer y semiprivilegiados de hoy, porque les quedan algunos privilegios; sobre todo, para que sepan que nosotros, los dirigentes de la Revolución, y que el pueblo que sostiene con su apoyo y con su entusiasmo y con su invencible fe a esta Revolución (APLAUSOS) sabemos lo que estamos haciendo, y conocemos el problema a fondo.  Que sepan esos semiprivilegiados que quedan por ahí, que nosotros comprendemos el porqué de las cosas, y comprendemos por qué en esos centros se encuentra el mejor caldo de cultivo de contrarrevolución.

Y cuando nosotros hablábamos aquí de profesores contrarrevolucionarios no le estábamos haciendo, precisamente, una critica a nuestro compañero, el Ministro de Educación.  No (APLAUSOS).  No es tarea fácil afrontar esa herencia que el pasado nos dejó.  En todo caso, esa es una consecuencia natural del proceso revolucionario, y sobre todo, del proceso de una revolución generosa como esta, de una revolución que ha sido como esta, pero que no por ser generosa se ha debilitado, y sí por ser generosa tiene la tremenda ascendencia moral que tiene sobre el pueblo, y la tremenda fuerza moral que tiene para actuar (APLAUSOS).

En muchos de esos centros se predica la contrarrevolución abiertamente, se predica el odio a la patria abiertamente, se predica el odio de clases abiertamente, el odio contra el campesino humilde, contra el obrero, contra el joven humilde, contra el pueblo humilde, es decir, se predica el odio contra las medidas y los actos que se hicieron, no para beneficiar minorías privilegiadas, que se hicieron, no para mantener los privilegios de esa minoría, sino que se hicieron para traer la justicia a los que carecían de ella, para traer el bienestar a los que carecían de él, para traer el progreso y el mejoramiento a los que carecían de él; y abiertamente, descaradamente.  ¿Y por qué abierta y descaradamente?  ¡Ah, porque nadie hay más zorro en el mundo que un contrarrevolucionario!  (APLAUSOS.)  ¡Nadie hay más cínico en el mundo que un contrarrevolucionario!  (APLAUSOS.)

¿Y qué saben los escribas y los fariseos?  Ustedes saben quienes son los fariseos y ustedes saben quienes son los escribas, y ustedes saben quienes son los anticristo aquí en este país (APLAUSOS).  Es decir, los que no echan su suerte con los pobres de este mundo, los que no quieren entrar en el cielo por el ojo de una aguja (APLAUSOS).  Es decir, los que quieren que el camello pase por el ojo de la aguja (APLAUSOS).

Esos, que jamás fueron a los barrios humildes, que jamás fueron a las aldeas pobres y abandonadas; esos, que se dedicaron a alentar a los grandes privilegiados sociales y fueron sus maestros; esos, fariseos y escribas, esos que forman todos la caterva corrompida de la contrarrevolución, esos saben, esos saben lo que se traen entre manos.

Ellos saben lo que la Revolución quiere; ellos saben lo que la Revolución se propone; ellos saben que la Revolución es generosa; ellos saben que la Revolución no quiere hacerles el juego; ellos saben que la Revolución no quiere echar leña en el fuego de las campañas internacionales contra la patria; ellos saben lo que se traen entre manos; ellos saben que aquí no van confundir a nadie.  Pero ellos están al servicio de intereses internacionales; a ellos no les importa el juego aquí, a ellos les importa el juego afuera; a ellos les interesa crear conflictos aquí, para hacer propaganda fuera de aquí.

Los que aquí usan los templos, o las escuelas de los superprivilegiados, para hacer campaña criminal contra la Revolución que tanto bien ha hecho a los que tenía que hacer bien:  a los pobres y a los humildes de la patria (APLAUSOS); los que quieren alzarse contra la patria revolucionaria, porque la patria revolucionaria destruyó intereses egoístas, destruyó intereses inmorales, inmorales ante los ojos de los hombres y ante los ojos de Dios (APLAUSOS); los que se alzan contra la patria porque la patria destruyó esos intereses inmorales y egoístas; esos, saben que aquí no pueden engañar a nadie; ni siquiera fanatismo pueden despertar en el grupo de hijos de siquitrillados que quieren convertir en agentes de la contrarrevolución, porque aquellos que morían crucificados en Roma, aquellos que eran despedazados en el circo sin renegar de sus creencias, no eran los hijos de los patricios romanos, ¡eran los hijos de los plebeyos romanos!  (APLAUSOS.)

Aquellos que ardían en las cruces, aquellos que eran devorados por las fieras, eran esclavos o semiesclavos:  los pobres de Roma.  Y en aquellos hombres la fe era sólida; aquellos hombres no estaban acostumbrados a los placeres de la clase dominante que vivía entre festín y festín.  Difícilmente, pues, puedan hacer héroes, o fanáticos, o fieles a ninguna creencia, porque los que son fieles a cualquier idea religiosa o política no son los hartos, no son los satisfechos, no son los que en la vida ignoran lo que es el sufrimiento y lo que es el dolor (APLAUSOS); difícilmente puedan hacer fieles servidores de ninguna idea entre esos que ruedan lujosos automóviles; entre esos, en cuya mesa los ha esperado siempre abundante alimentación; entre esos que el día que les falta algo, creen que ha llegado la hora del Juicio Final (APLAUSOS).  ¡Y sí:  llegó la hora en nuestra patria del Juicio Final del privilegio y la explotación criminal de nuestro pueblo!  (APLAUSOS.)

Héroes no encontrarán entre los hijos de los privilegiados; convicción, de esa que lleva a los hombres a morir, no encontrarán jamás entre los hijos de los privilegiados, y no podrán llevarles al ánimo la idea de morir, frente a los que sí están dispuestos a morir (APLAUSOS).  Pero los reclutan para hacer propaganda en el extranjero; los reclutan para provocar.  Ellos saben lo que se traen entre manos; saben que la Revolución es generosa; saben que la Revolución no quiere echar leña en el fuego de las campañas contra la patria, y se aprovechan de eso para hacer —incluso entre los niños, entre los niños cuyas mentes no están formadas todavía—; opiniones reaccionarias, opiniones de clases que han perdido sus privilegios, opiniones egoístas, opiniones contra la patria, opiniones contra la Revolución, opiniones contra el pueblo.

Saben cuál es la actitud de la Revolución, y provocan.  Tal vez llegan más lejos; tal vez se imaginan que la Revolución les teme; ¡tal vez se imaginan que a la Revolución le tiemble el brazo el día que tenga que decretar el fin de tanto crimen y de tanta desvergüenza!  (APLAUSOS Y EXCLAMACIONES DE:  “¡Fidel, seguro, a los yankis dales duro!”)

Se dieron a la tarea de propalar los más canallescos infundios; y a pesar de que la Revolución ha dado pruebas y más pruebas de su actitud hacia esos centros, porque esa fue desde el primer momento la política de la Revolución, que incluso llegamos a pedirle a un grupo de maestros de uno de esos colegios que renunciaran a una actitud legítima, para resolver el problema, les hablamos y les pedimos que hicieran dejación de su actitud, que renunciaran a esos derechos legítimos, en aras de una política revolucionaria que tendía a demostrar con hechos su actitud generosa hacia esos sectores, en tanto no adoptasen una actitud de plena beligerancia contra la Revolución.

Y a esa misma universidad de superprivilegiados, que por sentir allí patrióticamente han expulsado a un grupo numeroso de jóvenes cubanos (APLAUSOS), con esa universidad yanki y yancófila ciento por ciento (EXCLAMACIONES DE:  “¡Fuera!”), tuvimos el gesto de hablar con los estudiantes universitarios para pedirles que fuesen generosos con aquellos que mientras miles de jóvenes se inmolaban, y mientras decenas y decenas de estudiantes caían asesinados por las calles, ni siquiera tuvieron el elemental civismo de solidarizarse con sus compañeros de la Universidad de La Habana, y bajo el crimen, y bajo el terror, lucraron con la sangre de la patria, matriculando a más y más estudiantes, para beneficiarse así del civismo de una universidad que ¡cerró sus puertas y prefirió lanzarse a la calle a combatir contra la tiranía!  (APLAUSOS.)

Y, sin embargo, el Gobierno Revolucionario suavizó las medidas de sanción que con todo derecho pedían los estudiantes que perdieron dos, y tres, y hasta cuatro años de estudios, mientras los “señoritos” recibían graciosamente sus títulos de profesionales.

Es decir que a la Revolución si de algo no se le puede acusar es de que haya sido agresiva o haya sido hostil a esos centros de privilegiados.  Pero la Revolución fue contra el privilegio, la Revolución fue contra los intereses económicos de las clases privilegiadas; y como no era un problema de religión, no era un problema de creencias religiosas, y sí un problema de intereses materiales, sí un problema de dinero, sí un problema económico, todo lo demás, la fe, la religión y otras cosas, han servido de pretexto para resollar por la herida; la herida no de la religión, ni de la fe, sino la herida de los mezquinos y egoístas intereses particulares (APLAUSOS), los intereses económicos.  Porque la Revolución vino a descubrir qué estrecho ligamen había, por ejemplo, entre hacendados, militares y clero (EXCLAMACIONES DE:  “¡Fuera!”).

Cuando tuvo lugar la nacionalización de los centrales azucareros se descubrió que había prebendas, hasta de varios cientos de pesos, para algunos clérigos.  Es decir que no le enviaban el cheque solamente al esbirro; no les enviaban el cheque solamente al sargento, al teniente, al capitán y al comandante; no le enviaban el cheque solamente al abogado famoso, cuyo bufete se encargaba de defender los intereses sacrosantos de esos señores; le enviaban el “chequecito” también, y el “chequezote”, se lo mandaban también al clérigo (EXCLAMACIONES DE:  “¡Fuera!”), produciéndose un repugnante maridaje entre el hacendado explotador de los obreros y los guajiros, el esbirro que daba palos y asesinaba, el abogado que cobraba jugosas sumas por defender esos privilegios y el cura que predicaba allí la sumisión entre el obrero y el campesino (APLAUSOS Y EXCLAMACIONES DE:  “¡Fidel, seguro, a los curas dales duro!”).

Por eso a algunos de estos esbirros con sotana (ABUCHEOS), muy alejados, muy alejados de las prédicas verdaderas de Cristo, les dio por hacer sermones contrarrevolucionarios en las iglesias (EXCLAMACIONES DE:  “¡Fuera!”), y escribir hojitas parroquiales que los propios católicos, los propios creyentes, recibieron con el Himno Nacional de la patria en los labios (APLAUSOS).

¡Ah!, eso no lo sabían los buenos creyentes; eso no lo sabía el creyente humilde.  ¡No sabía que aquel fariseo recibía el gran cheque del hacendado explotador de los pobres de nuestra patria!  Eso no lo sabía.  Y la Revolución no tuvo ninguna actitud hostil hacia la religión; la Revolución no se metió con nadie en ninguna iglesia; la Revolución, simplemente, nacionalizó centrales azucareros, y allí, allí hizo lo mismo que hizo en todos los departamentos del Estado:  ¡botellas, no!; ¡prebendas no!  (APLAUSOS.)

La Revolución no se metió con los intereses de la fe, ni de la religión; la Revolución sí afectó intereses materiales.  Las leyes de la Revolución no fueron nunca contra ninguna iglesia.  ¿Qué ley revolucionaria ha mermado los derechos de ninguna iglesia, ni de ningún culto?  ¿Qué ley revolucionaria ha lesionado ningún derecho religioso?  ¡Ah!  Pero las leyes revolucionarias sí iban contra el latifundio, las leyes revolucionarias sí iban contra el monopolio extranjero, las leyes revolucionarias sí iban contra el que explotaba al inquilino pobre; fueron contra los altos alquileres y fueron, incluso, contra la institución del alquiler; las leyes revolucionarias fueron contra los intereses extranjeros, fueron contra los monopolios, fueron contra todo lo que lesionaba el interés de la patria.  Ninguna ley revolucionaria se hizo contra ninguna iglesia, y si las leyes de la Revolución se hicieron contra bienes materiales, es algo sumamente claro que la actitud de algunos clérigos hacia la Revolución, no ha obedecido jamás a ninguna razón de tipo religioso, y que, en cambio, sí resuellan por la herida de los intereses económicos afectados de las clases con las cuales estaban aliados (APLAUSOS).

Y esas verdades las dijo aquí ya, en esta misma tribuna, un digno sacerdote católico (APLAUSOS); esas mismas verdades fueron aquí proclamadas por quien puede venir con sus hábitos a hablar aquí en una tribuna revolucionaria (APLAUSOS), para servir a su patria sin negar a Dios, para servir a su pueblo sin negar a Cristo.

Y aquí sí se puede servir una fe política y revolucionaria, y una fe religiosa, porque la república practica el respeto pleno a la libertad de culto; su respeto para los que creen como para los que no tengan creencias religiosas.  Pero hay un hecho cierto, ¡que dentro de la patria cabemos todos los que amemos a la patria!  (APLAUSOS.)  ¡Dentro de la Revolución cabemos todos los que amemos al pueblo!

Los que no caben dentro de la Revolución, ¡son los que odian al pobre!; los que no caben dentro de la patria, ¡son los que odian al pueblo!; los que no caben dentro de la patria, ni podrán servir a Dios ni a la patria, ¡son los que sirven los intereses de los ricos egoísta; los que sirven los intereses de los privilegiados!  (APLAUSOS.)

Esos son los que no pueden hablar en esta tribuna donde resplandece la verdad, y donde toda hipocresía y toda mentira fue abolida desde el primer instante.

Y estos argumentos explican por qué la contrarrevolución trató de tomar posiciones entre los estudiantes, en las universidades y en los colegios privados; en los colegios privados, ¡allá ellos!, nosotros no nos metemos, nosotros dijimos que íbamos a hacer escuelas para los hijos de las familias humildes, mejores que las mejores escuelas privadas, ¡y estamos cumpliendo nuestra palabra!  (APLAUSOS.)  Y es difícil que algunas escuelas puedan competir con el centro escolar de Ciudad Libertad (APLAUSOS).

Y es lógico que en la medida en que progresen esos centros para el pueblo, algunas escuelas de privilegiados irán languideciendo.  Por dos razones:  porque hay escuelas mejores que esas; y por otra razón:  porque los privilegiados han sido, sencillamente, siquitrillados (APLAUSOS).

Las cosas son claras.  Ese dinero que antes pasaba a manos del hacendado, ese dinero del gran comercio importador, de la gran finanza y de los grandes terratenientes, que antes servía para sostener escuelas de privilegiados, ahora ese dinero sirve para hacerle escuelas al pueblo.  El Gobierno Revolucionario toma esos recursos y los convierte en ciudades escolares; con mucha más razón cuanto que los cuarteles y las fortalezas que ya estaban hechas las ha convertido en escuelas (APLAUSOS).

Y el resultado es evidente:  se arruinan algunos de esos colegios privilegiados.  Sin embargo, no se resignan a languidecer económicamente, lo cual es consecuencia de las medidas revolucionarias dictadas por el gobierno, no contra ellos, sino en favor del pueblo, y, naturalmente, ellos no se resignan.

¿Qué tratan de hacer?  Antes de cerrar las escuelas duplican y triplican la provocación, para que ya de paso que las escuelas se les van cerrando por falta de privilegios, hacer creer internacionalmente que el Gobierno Revolucionario ha cerrado esas escuelas.  El Gobierno Revolucionario no las cierra, pero ellos entonces aumentan la dosis de provocación, como están haciendo en esa universidad de Yankilandia.

Y que el Gobierno Revolucionario en materia de cosas yankis…  al Gobierno Revolucionario con todo lo que huela a imperialismo yanki no le tiembla la mano al tomar cualquier medida.  Y el Gobierno Revolucionario no ha querido darle pretexto a la contrarrevolución para hacer campañas internacionales, pero eso no quiere decir, señores de Yankilandia, eso no quiere decir que tengan derecho a la impunidad.  Y que, además, no se hagan ilusiones, que en esta lucha los pobres estarán con la Revolución (APLAUSOS), y los pobres pelean, los pobres pelean; y los privilegiados, y los privilegiados se quedarán solos, y los privilegiados no son de la misma madera de los que en los tiempos de la antigua Roma sabían morir; los privilegiados van a la embajada y toman el trillito de Miami.  Eso es lo que han hecho muchos.

Y en el Country, ese reparto que vale la pena pasar por allí para ver cómo vivían algunos, y de allí trasladarse al barrio de Las Yaguas, para ver cómo vivían otros, y que después nos digan que eso era justo, que eso era muy noble, que eso era muy bueno y que la Revolución es muy mala, porque quiere que los de Las Yaguas tengan casas higiénicas, y tengan pisos de cemento, y tengan instalaciones sanitarias, y tengan centros escolares, y tengan parques y tengan pan que darles a sus hijos (APLAUSOS).  Que después digan que la Revolución es mala.  ¡Es tan mala que les dejó 30 caballerías, por lo menos, a los terratenientes!  Tomaría cualquier vecino de los barrios pobres tener 30 caballerías de tierra.  ¡Es tan mala que les dejó seiscientos pesos de renta a los dueños de las grandes edificaciones!  Tomaría cualquier familia del barrio de Las Yaguas tener 600 pesos de ingresos mensuales.

¡Es tan mala que no le ha quitado la casa a ninguno!  Pero ellos son “tan buenos”, “tan buenos”, que muchos de ellos oyeron decir que los americanos venían, creyeron en el cuento de la infantería de marina, y nos dejaron las 30 caballerías (EXCLAMACIONES), nos dejaron los 600 pesos.  Y como todavía era “más buenos”, “más buenos” todavía de lo que nos imaginábamos, nos dejaron la casa en el Country Club (APLAUSOS).  Nadie los botó, pero, ¿cómo era posible que ellos fueran a vivir con 600 pesos?  Esta era una Revolución criminal que los mataba de hambre.  ¿Cómo era posible que fueran a vivir con 30 caballerías?  Esta era una Revolución criminal que no les dejaba ni donde sembrar una mata de plátanos.

¿Cómo era posible?  Y además, si los americanos iban a venir, si los americanos les iban a devolver sus latifundios, sus negocios, iban a elevar otra vez los alquileres, iban a convertir otra vez las escuelas en fortalezas, iban a quitarles otra vez a los guajiros la tierra, lo de antes iba a volver y ellos no tendrían problemas.

¿Para qué vivir aquí, en este país infernal, que les hacía casa a las familias pobres?  Porque los pobres no iban a seguir viviendo en los bohíos y en aquellos barrios miserables, y ellos poder seguir viviendo en esas residencias que nada tendrían que envidiarles a las residencias de las ya varias veces mencionadas familias patricias de Roma.

Es posible que en muy pocos lugares del mundo haya residencias como estas; es posible que en los propios Estados Unidos, centro del imperialismo, no haya muchas residencias tan lujosas como estas.  Y nosotros recomendamos, como un método de instrucción revolucionaria, pasar por allí, por el Country, dar tres vueltas, de ahí pasar por las casas pobres de Marianao, que están al lado, una línea divisoria:  donde se termina la última residencia empieza la primera casa miserable.  Y ese era el mundo que ellos querían.  y ese es el mundo por el cual suspiran, un mundo donde 400 ó 500 vivían en esos palacetes, y millones y millones de familias vivían, como vivían aquí las familias, que hasta por los míseros apartamentos esos, de dos cuartos, tenían que pagar 70 y 80 pesos en algunos casos (EXCLAMACIONES).

¿Para qué, para qué pagaban los 80 pesos?  ¿Para qué el guajiro trabajaba como un esclavo?  ¿Para qué el obrero trabajaba como un esclavo?  ¿Para qué?  Para que la patria, que Martí había dicho que era “de todos y para el bien de todos”…  Y eso lo dijo Martí, y lo dijo bien claro.  Dijo que la patria era “de todos y para el bien de todos”  (APLAUSOS).

Y nunca Martí ni nadie dijo que la patria era de unos cuantos nada más, y para el mal de casi todo el país.  Y a lo que ha venido la Revolución es a cumplir ese apotegma martiano de que la patria era de todos y para el bien de todos, y además, lo ha cumplido tan generosamente, como la historia no registra casos similares; lo ha cumplido sin usar la guillotina, porque sabido es que en Francia a los nobles no les partieron la siquitrilla, sino que les cortaron la nuca en una guillotina (EXCLAMACIONES).  Y en Haití, cuando los esclavos se sublevaron, para citar estos ejemplos, y podríamos citar muchos más ejemplos, a los dueños de las haciendas cafetaleras les cortaron también la nuca.

Y los pueblos cuando se han sublevado no han andado con procedimientos muy suaves.  Aquí los señores siquitrillados no solamente recibieron un buen trato, sino que, además, cuando han querido marcharse, han agarrado el caminito de la embajada, han hecho cola en la embajada y nadie se ha metido con ellos, nadie les ha ido a decir:  no, usted se queda aquí de todas maneras, viviendo en su casota del Country Club…  (ALGUIEN EXCLAMA:  “¡Ahora es Cubanacán!”) Para ellos sigue siendo el Country Club; para nosotros es Cubanacán (APLAUSOS).  La actitud de nosotros no ha sido esa.  ¿Se quieren ir?  Que les vaya bien.  No los molesten.  ¿Que el Tío Sam les va a sufragar los gastos?  Muy bien.  Mejor es que se los sufrague el Tío Sam antes de que se los sufrague Liborio, que era el que se los estaba sufragando hasta ahora (APLAUSOS).

E inmediatamente han constituido un comité para ayudar a los pobres emigrados, unos emigrados que les quedaban 30 caballerías de tierra, y les quedaban grandes cuentas en los bancos.  Pues que constituyan el comité.  No los molesten.  Esas 30 caballerías pueden servir para darles empleo a más campesinos y desarrollar más la reforma agraria (APLAUSOS).  Esos 600 pesos que renuncian sirven para darles empleo a cinco obreros más construyendo nuevas casas (APLAUSOS).

Y esas casas del Country Club, ¿qué vamos a hacer con ellas?  (EXCLAMACIONES DE:  “¡Escuelas!”)  Escuelas no, porque por allí no viven los muchachos pobres.

Tenemos una idea.  Ahí hay un capital invertido en casas, en muebles…  ¿qué debemos hacer?  (EXCLAMACIONES.)  No, esas casas para nuestros huéspedes, para los líderes obreros, estudiantiles, campesinos, para los visitantes ilustres, que la Revolución siempre tiene muchos ilustres visitantes (APLAUSOS).  Vamos a preparar 100 casas con Cadillac y todo (EXCLAMACIONES), para los visitantes que invite el Instituto de Amistad con los Pueblos que ya se ha constituido (APLAUSOS).  Y vamos a mantener bien conservados los jardines, y vamos a realizar una serie de planes.

Por ejemplo, de las Brigadas Juveniles de Trabajo Revolucionario (APLAUSOS) vamos a escoger 100 muchachos que quieran estudiar idiomas y ser guías turísticos, los vamos a llevar a un centro de enseñanza secundaria, donde van a prepararse para estudiar después la carrera diplomática, pero mientras sean estudiantes de esa secundaria básica y preuniversitaria, van a ser guías turísticos, choferes de esos Cadillac (APLAUSOS), para llevar los visitantes a ver las cooperativas, las granjas del pueblo, las ciudades escolares y la obra de la Revolución.  Después, esos mismos estudiantes irán a la universidad, esos guías; y después, en el futuro, pueden llegar a ser hasta embajadores de la república (APLAUSOS).

Y no nos va a costar nada prestar esos servicios, porque esos mismos centros de educación pueden prestar tales servicios, y vamos a mantener los jardines, y nos vamos a mejorar.  Y también vamos a emplear otros centros, y vamos a capacitar a una parte de los alumnos para la atención de los visitantes.  Cuando están los visitantes, ellos los atienden; cuando se van los visitantes, ellos van para la escuela otra vez (APLAUSOS).  Y con eso, esos Cadillac no gastarán mucha gasolina; durarán bastante tiempo, y estarán ahí para atender exclusivamente a los visitantes, cuando haya visitantes.

Eso es lo que vamos a hacer con las casas de Cubanacán, “que ilustres familias” han abandonado voluntariamente para ir a acogerse a los “predios hospitalarios” del “Tío Sam”.  Bien, ¡muchas gracias por las casas!

Eso es, sencillamente, lo que ha pasado aquí:  ¿Un señor se fue y nos dejó una escuela que se llamaba “Havana Military Academy”?  Bien, ya estamos construyendo naves adicionales y allí estará la primera escuela politecnológica del Ejército Rebelde, donde van a ir 1 000 Brigadas Juveniles de Trabajo Revolucionario (APLAUSOS).

Aquí no se quedará ni un solo edificio vacío, porque la Revolución ya tiene organización, y ya tiene material humano para realizar todas las tareas que se proponga, y llenar todas las metas que se proponga.  Ya tenemos 600 becados universitarios (APLAUSOS), y capacidad para 2 000 más; y tres edificios terminándose de preparar para albergar 2 500 becados más (APLAUSOS).  Y todo joven de familia humilde que quiera estudiar una carrera universitaria no tiene más que solicitar su beca; no necesita “padrino” (APLAUSOS); no necesita carta de recomendación.  Simplemente se dirige a la oficina, y dice:  “Deseo estudiar tal carrera, y soy un estudiante que no tengo recursos económicos”  (APLAUSOS).

¿Qué se hace con esos estudiantes?  ¿Se les da una limosna?  ¡No!  ¿Es una caridad del Estado?  ¡No!  Esos estudiantes van a pagar después sus estudios (APLAUSOS); simplemente se les adelantan los recursos.  ¿Cómo van a estar allí?  Pues, en las mejores condiciones posibles:  lugares históricos, alimentación buena adecuada, libros, ropa, todos los gastos, y 10 pesos mensuales en el primer año (APLAUSOS).  Y a medida que vayan avanzando, se les darán mayores recursos.  Lo tienen todo para dedicarse al estudio; tienen, además, la biblioteca; tienen, además, los comedores; tienen, además, el círculo social.  Los de Ciudad Libertad tienen allí los campos deportivos; los que están cerca  del estadio de la universidad, tienen aquí sus campos deportivos; y van a llevar una verdadera vida estudiantil, mientras se construya la ciudad universitaria.

Esos estudiantes tendrán todas las oportunidades para convertirse en magníficos técnicos; y después pagarán en 10 años, con una parte pequeña de sus ingresos, lo que han costado sus estudios, y ayudarán a que cuando ellos terminen miles y miles de estudiantes nuevos puedan ingresar también, y recibir las becas (APLAUSOS).

¿Qué hace la Revolución?  Brindarles la oportunidad.  Y eso lo va a hacer la Revolución en la Universidad de La Habana, en la Universidad de Las Villas…

(SE ESCUCHA UNA EXPLOSION CERCANA.)

…No hagan caso, no hagan caso; esas son bombas que ponen contra los pobres, bombas que ponen contra el pueblo humilde.  Ninguna de esas bombas las pone un guajiro, un campesino que ha sido librado de la renta, o vive en una cooperativa o trabaja en una granja del pueblo, y ha recibido maestros, y ha recibido viviendas, y ha recibido los beneficios de la Revolución; ninguna de esas bombas las pone un guajiro de las montañas, donde hoy hay 1 000 maestros voluntarios enseñando a sus hijos; ninguna de esas bombas las pone un trabajador humilde; ninguna de esas bombas las pone una familia a la que le hayan rebajado el alquiler de 70 pesos a 35 pesos, y ahora le hayan dado el derecho a ser dueña de la casa (APLAUSOS); ninguna de esas bombas las pone una familia cuyo ser querido haya sido recluido en un hospital, sin carta de recomendación, sin influencia, y donde allí se han curado y en muchos casos se les ha salvado la vida; ninguna de esas bombas las pone una familia, cuyos hijos estén estudiando en esas fortalezas donde antes se albergaban los que asesinaban a esos mismos niños en nuestra patria; ninguna de esas bombas las pone un hombre humilde del pueblo; ninguna de esas bombas las pone un patriota; ninguna de esas bombas las pone un verdadero ciudadano que sienta por los demás, que sienta por su patria.

Esas bombas, ¿quiénes las ponen?  ¡Las ponen los esbirros, las ponen los siquitrillados, las ponen los agentes del imperialismo, las ponen los vendidos al extranjero, las ponen los que se arrodillan ante el extranjero, los que quieren ver ensangrentada la patria!  (EXCLAMACIONES DE:  “¡Fuera!, ¡Paredón!” Y “¡Cuba sí, yankis no!”)

Antes, antes los revolucionarios usaban la dinamita para combatir contra la explotación, para combatir contra el crimen, para combatir contra la tiranía; antes los revolucionarios usaban la dinamita para combatir contra el esbirro, para combatir contra el politiquero ladrón, para combatir contra el malversador, para combatir contra aquel que extraía de la patria la riqueza, para combatir contra el explotador imperialista, para combatir contra el privilegio.  ¡Ah!  Y era al precio de que lo asesinaran, era al precio de que trataran de arrancarle confesiones a base de torturas.  El revolucionario que luchaba por su ideal sabía que tenía en cada esquina un delator, tenía en cada esquina una perseguidora llena de esbirros, ¡sabía que tenía casi en cada manzana una cámara de torturas!, ¡sabía que en las estaciones de policía le esperaban los instrumentos de terror; los garfios para arrancarle los ojos, los hierros candentes para quemarle los pies, los palos para molerle los huesos!; ¡que el infierno y el terror lo esperaban en las estaciones de policía!  (APLAUSOS.) El revolucionario sabía que le esperaba el balazo artero en la nuca, el balazo por la espalda, el charco de sangre donde al amanecer reposaría su cadáver.  Y el revolucionario se enfrentaba valientemente a todo eso para luchar por un ideal; ¡nadie le pagaba, no cobraba esos servicios!

El contrarrevolucionario, el agente del imperialismo, el criminal que cobra en la embajada sus servicios, que les cobra a los privilegiados sus servicios, ese sabe que no lo espera la tortura ni el crimen; ese sabe que ha tenido como garantía de su propia vida la generosidad con que la Revolución ha tratado aun a los propios terroristas; ese sabe que todavía ningún terrorista —y creo que no me equivoco—, creo que ningún terrorista ha ido todavía al pelotón de fusilamiento.  Esa es la conducta del cobarde terrorista contrarrevolucionario (EXCLAMACIONES DE:  “¡Paredón!”).  Saben que a nadie se le pone un dedo encima; saben que a nadie se le pone un dedo encima en una estación; y saben que la Revolución ha sido generosa; saben que los tribunales revolucionarios han sido benignos.  Pero nosotros sabemos que en el alma de un mercenario, en el alma de un vendido, en el alma de un criminal que cobra por sus servicios, en el alma de un enemigo de su pueblo, en el alma de un enemigo de los hombres humildes de su pueblo, en el alma de un servidor de los privilegios, no hay valor para afrontar a los tribunales revolucionarios y la pena que merecen por sus crímenes.  Y por eso, no hay que impacientarse.  Esa es la prueba de su impotencia.

¿Dónde están los mercenarios que estaban entrenando en Guatemala?; ¿dónde están los aviones?; ¿dónde están las barcazas de desembarco?  (EXCLAMACIONES); ¿dónde están las legiones de mercenarios?  ¿Qué pasa que no han desembarcado?  (EXCLAMACIONES DE:  “¡Que vengan!”)  Y se contentan ahora con hacer ruido, se contentan ahora con poner petarditos.  ¡Saben la cantidad de miles de hombres —o se la imaginan— que tenemos en las armas de apoyo, en los cañones, en las antiaéreas, y en las armas pesadas!  (APLAUSOS.) Han tenido idea del número de batallones que se han organizado y armado, han tenido idea de la extraordinaria movilización del pueblo; y ellos saben lo que significan esos cañones en manos de los obreros, en manos de los campesinos y en manos de los estudiantes, ¡de estos estudiantes universitarios, que se despojaron de su uniforme para vestir la camisa azul de la milicia obrera!  (APLAUSOS), y comprendieron el gran honor que es hermanarse y unirse, codo a codo, con los trabajadores del país.

Saben los enemigos de la patria y de la Revolución lo que son esos cañones, y esos morteros, y esas armas, en manos del pueblo.  Y como ellos saben que si a una casta militar, minoría insignificante, costó mucha sangre y muchos sacrificios desarmarla y vencerla, luchando el pueblo por sus derechos y luchando ellos por sus privilegios y los privilegios de la clase que defendían, ellos saben que desarmar a la clase obrera y a los campesinos del país, que para quitarles esos cañones, para quitarles esas armas…  ¡Cañones, sí, no simples fusiles automáticos, sino cañones de un considerable calibre y en un número también considerable!  (APLAUSOS.) ¡Todavía no han nacido los mercenarios que puedan hacerlo!  (APLAUSOS.) ¡Todavía no han nacido los imperialistas que puedan hacerlo!  (APLAUSOS.)

Y por eso rumian su impotencia, haciendo ruidos que no sirven sino para enardecer al pueblo.  ¡Qué idiotas!  (RISAS.) Porque nosotros cuando luchábamos, aun en las más difíciles circunstancias, nos alentaba una idea:  la idea de que teníamos la razón, de que defendíamos una causa justa, que el pueblo se levantaría en pos de esa causa, y que destruiríamos a los enemigos.  ¿Qué esperanza tienen ellos de destruir al pueblo, defendiendo innobles fines?; ¿qué esperanza pueden tener de victoria?; ¿serán tan incapaces de darse cuenta, de darse cuenta de lo que significa un pueblo armado?; ¿serán tan estúpidos que puedan albergar la más remota esperanza?  Porque ellos no podrían siquiera enfrentarse a una parte del pueblo; y ellos, más sus amos imperialistas, no podrían enfrentarse a nuestro pueblo, y mucho menos podrían enfrentarse a una parte del mundo que nos apoya (APLAUSOS).

¿Dónde están, dónde están sus esperanzas?  ¿Es que acaso van a movilizar contra la Revolución al hombre que no tenía trabajo, cualquiera de los 200 000 trabajadores que en el campo han empezado a trabajar desde el triunfo de la Revolución?  ¿Es que van a movilizar contra la Revolución al 35% de nuevos trabajadores industriales que han encontrado empleo después del triunfo de la Revolución?  ¿Es que pueden contrarrestar la obra de la Revolución?, y no la obra de los meses que han pasado, que con ser mucha, es todavía inferior a la obra que viene (APLAUSOS).

¿Cómo, si ya se empiezan a ver los frutos, si ya hay 600 becados en la universidad?  (APLAUSOS), ¿si ya están aquí los primeros 600 brigadistas juveniles (APLAUSOS), de los primeros 2 000 que subieron cinco veces al Pico Turquino?  (APLAUSOS), ¿si ya están aquí los 600 que tienen una preparación de quinto grado, o más, para ingresar en distintos centros?  Ciento cincuenta, en una escuela de aviación (APLAUSOS); los que tengan más interés y mejores condiciones físicas, irán primero a aprender a manejar máquinas de uso civil, trabajarán en la vida civil, es decir, en la vida civil en trabajos agrícolas; y después tendrán oportunidad de aprender aviación militar; y después, pues, serán los que manejen nuestros grandes aviones de transporte (APLAUSOS).

Y así, los pilotos futuros empezarán, habrán empezado todos, por las Brigadas Juveniles de Trabajo Revolucionario “Camilo Cienfuegos” (APLAUSOS); habrán estado cuatro meses en la Sierra habrán escalado cinco veces el Pico Turquino, e irán ascendiendo.  Ninguno de esos jóvenes se llevará el día de mañana un avión       (EXCLAMACIONES DE:  “¡No!,     ¡Nunca!”).  ¡Esos jóvenes son el producto más puro de esta Revolución!  (APLAUSOS), ¡el orgullo más grande y más legítimo de esta Revolución!  (APLAUSOS), la semilla de la patria nueva, los que constituirán una generación mejor preparada para seguir la obra revolucionaria.  Porque la Revolución debe garantizar su marcha ascendente, un futuro mejor todavía que el entusiasmo de hoy; y que un pueblo que se libera sea sustituido por el entusiasmo de una generación que será por entero producto de la Revolución.

Un rato antes, hablábamos de la herencia del pasado, y la herencia que recibirá la Cuba de mañana será esta que estamos haciendo (APLAUSOS); serán las decenas de miles de técnicos becados (APLAUSOS); serán las decenas de miles de jóvenes escogidos, escogidos por sus méritos, por sus condiciones naturales, donde los débiles de carácter y de espíritu quedaron atrás, y los mejores llegaron aquí donde tendrán la oportunidad de seguir triunfando, de seguir progresando.  En las escuelas, unos, irán para la Escuela de Artes y Oficios Marítimos, y dentro de un año (APLAUSOS), dentro de un año, estarán manejando las primeras flotas pesqueras (APLAUSOS), de pesca del alto, cuyos barcos se están construyendo ya en astilleros nacionales (APLAUSOS).  Otros, a escuelas navales, donde aprenderán durante seis meses los conocimientos indispensables para ser tripulante de barcos de guerra (APLAUSOS).  Servirán gratuitamente durante dos años y medio (APLAUSOS); esos dos años y medio también serán, en parte, de aprendizaje y, en parte, cuidarán nuestras costas (APLAUSOS), defenderán nuestra soberanía, y, después tendrán empleo asegurado en nuestra Marina Mercante Nacional (APLAUSOS), y recorrerán el mundo en los barcos de Cuba.

Es decir que ellos tienen esa oportunidad; unos, en escuelas de aviación; otros, en escuelas navales; otros, en escuelas de pesca; otros, en escuelas tecnológicas (APLAUSOS), donde también constituirán unidades de combate mientras estén estudiando (APLAUSOS).

Al terminar sus estudios en la tecnológica podrán, o bien ir a trabajar en las fábricas, o recibirán becas en la universidad para continuar los estudios superiores (APLAUSOS).  Y esos jóvenes son de las familias más humildes; muchos de ellos vendían periódicos, otros limpiaban zapatos; otros hacían otros trabajos.  Esos jóvenes, ¡esos sí son extracto puro de la Revolución!  (APLAUSOS.)  Entre ellos sí que no irá ningún  contrarrevolucionario a buscar prosélitos.  ¡Qué distinto de los señoritos de la universidad yanki de Villanueva!

¿Y qué alternativa puede quedar en una lucha donde aquí están los humildes, los jóvenes que han pasado por las más duras pruebas y, además de ese espíritu formidable, son guardianes de la Revolución, defensores de la patria, y manejarán barcos de guerra (APLAUSOS), y manejarán aviones de combate (APLAUSOS), y manejarán armas pesadas (APLAUSOS), sin dejar de prepararse un momento para la vida civil, sin dejar de estudiar?  Es decir que serán eso, y serán estudiantes, y se estarán preparando para el trabajo pacífico, para el trabajo creador.

Y son ya 2 000 los que salieron; cada cual con su maestro, cada brigada con su maestro.  Los que ya tenían un nivel superior para determinados centros; los que no tenían esos niveles realizarán otras tareas mientras estudian con los profesores de enseñanza primaria.  Mientras, van grado por grado adquiriendo conocimiento que les dé iguales oportunidades que los que ahora van para las escuelas tecnológicas.  Y, mientras tanto, repoblarán nuestras montañas de maderas, de árboles maderables, zonas enormes las llenarán de millones de árboles; realizarán obras (APLAUSOS) para el pueblo; construirán ciudades escolares e irán marchando.  Dos mil ya pasaron las pruebas; 3 000 más están en estos momentos en los campamentos de la Sierra Maestra y 10 000 estarán el 28 de enero próximo (APLAUSOS).

Decenas de miles de jóvenes como estos, de lo más humilde y de lo mejor de nuestra patria, están ya organizándose, ¡y serán técnicos, serán diplomáticos, serán profesionales, serán obreros especializados de las fábricas, serán tripulantes de barcos, serán tripulantes de aviones, serán capitanes de barcos, serán capitanes de aviones!  (APLAUSOS.)

Y esa es la Revolución, la que va buscando lo mejor de la patria, y con lo mejor de la patria prepara el futuro mejor de todos los cubanos.  Y así vamos marchando hacia adelante con lo que tenemos; lo que tenemos no es perfecto, hemos recibido la herencia del pasado, la herencia en muchos aspectos negativa del pasado.  Pero, sin embargo, la generación presente reacciona, reaccionan los profesionales, y esos mismos profesionales, una gran parte de ellos que son productos del pasado, sin embargo, reaccionan, y reaccionan con la Revolución, reaccionan frente a los que abandonan la patria, y vienen aquí, a esta misma escalinata, donde un día vinieron a adquirir esos conocimientos que el pueblo pagó, para jurar desde aquí, a ese mismo pueblo, fidelidad a la Revolución y a la patria.  Y esos profesionales reaccionan cada vez más, y cada vez lucen más miserables y más mezquinos los cobardes y los pobres de espíritu que en esta hora abandonaron a su país.

Y ya vemos esa reacción en médicos, en arquitectos, en ingenieros y en profesionales todos, y los propios estudiantes que hoy, o en los próximos días, se gradúan de médicos, enviaron al Gobierno Revolucionario un documento que es para ese grupo un orgullo, y, además, un paso de avance en un gesto que supera en calidad revolucionaria y patriótica a los del curso anterior, porque los del curso anterior, muchos de los cuales están hoy en el campo, dirigidos por dos o tres lidercitos de sospechosa conducta, esgrimieron demandas de tipo económico y con olvido total de las tremendas necesidades de médicos que tenía el país fueron incapaces de tener un gesto con la Revolución y con el pueblo, con la Revolución que se propone mejorar el estándar de vida de los técnicos.  Pero nosotros consideramos que no era correcto que un estudiante recién graduado, los seis meses que va a estar en el campo, estuviera recibiendo 240 pesos.  Nosotros estimábamos que era necesario una prueba para que esos estudiantes, los que se quedaran en el campo, entonces recibieran un sueldo mucho mejor, pero que no debían empezar por 240 pesos, y que esos eran también meses de prueba, porque si estos jóvenes se van a estar cuatro meses en la Sierra, van a subir cinco veces el Pico Turquino y van a prestar servicio de trabajo voluntario durante tres años, era correcto que un graduado universitario estuviera dispuesto a demostrar su vocación de médico, su amor a su país.

Y no se trataba de dinero, porque para el gobierno no significaban nada unos pesos más, ni unos pesos menos; para la economía nacional no significaban nada unos pesos más, ni unos pesos menos.  Era una cuestión simplemente moral, y a nosotros lo que nos interesaba no era la cuantía del pago por esos meses sino nos interesaba la calidad moral de esos médicos recién graduados.  Y aquellos del curso anterior no estuvieron —y lo digo aquí con la sinceridad y con la honradez que nos caracteriza—, no estuvieron a la altura de la Revolución, porque cuando les dijimos, bueno, les planteamos el problema en términos morales, y les dijimos:  decidan ustedes; dos o tres lidercillos, francamente contrarrevolucionarios, los instigaron y los llevaron a mantener una posición de tipo economista.

Sin embargo, el curso de este año, esos muchachos que van a graduarse este año han tenido una conducta diametralmente distinta.  Y aquí mismo tenemos el documento que han enviado, y que dice:

“Los abajo firmantes, alumnos del sexto año de medicina, que dentro de pocos meses terminarán su carrera, preocupados ante una serie de hechos acaecidos en los últimos días, y conscientes del momento crucial y revolucionario por el que pasa nuestra patria, quieren dejar sentado de manera definitiva su posición ante la Revolución Cubana, y su actitud ante el deber sagrado de cumplir su función social.

“Como consideramos improcedente hacer demandas económicas en momentos donde por un lado el pueblo de Cuba está dispuesto a los mayores sacrificios, y por eso los sátrapas del imperialismo yanki nos agreden cobardemente, es que hacemos responsablemente los siguientes pronunciamientos:

“Primero:  Apoyamos con la vida, si fuera necesario, las medidas y normas revolucionarias tomadas por el gobierno.

“Segundo:  Estamos a la disposición incondicional de las autoridades cubanas, para lo que nos necesiten, una vez adquirido nuestro título.

“Tercero:  Aceptaremos con entereza y espíritu de sacrificio, el sueldo que el gobierno estime oportuno que pueda pagarnos.

“Cuarto:  Solo deseamos ser útiles a nuestro país y utilizar los conocimientos adquiridos en la universidad que paga el pueblo, en beneficio de ese pueblo.

“Quinto:  Rechazamos por contrarrevolucionaria toda otra actitud que tienda a menoscabar el espíritu revolucionario que fermenta hoy en nuestra patria.

“Sexto:  Pedimos a todos los compañeros de nuestro curso que adopten esta postura revolucionaria y demuestren ante el pueblo su gran espíritu de sacrificio y su amor a la patria que soñara Martí.

“Sexto curso de la escuela de medicina de la Universidad de La Habana” (APLAUSOS).

¿Qué nos proponemos con los técnicos?  Sencillamente nos proponemos pagarlos como merecen.  Es decir, pagarles bien, porque un técnico necesita dedicar una parte de su vida a estudiar sin percibir ingresos.  Ese técnico merece el estímulo de una buena remuneración, como compensación al esfuerzo realizado y a los servicios que presta al país.  A nosotros no nos importaba el problema en término de pesos más o de pesos menos, sino en términos morales.  Nos interesaba el técnico revolucionario, queremos técnicos revolucionarios, y el pueblo está dispuesto a pagar como merecen los técnicos revolucionarios (APLAUSOS).

Y nosotros creemos que podremos hacerlo, porque la economía del país se desarrollará a un ritmo extraordinario.  Y necesitamos esos técnicos, estamos construyendo cientos de pueblos, y queremos que en cada pueblo que construyamos haya, por lo menos un médico.  Por eso tenemos tanta necesidad de médicos.

Antes los médicos no tenían trabajo, muchos de ellos.  Tenían que trabajar durante varios años por una miseria, recibían una miseria en los hospitales del Estado, o recibían una miseria en consultas de otros médicos.  La Revolución ha puesto a trabajar a todos los técnicos.  No hay un solo técnico profesional universitario que pueda decir que no tiene trabajo.  No hay un solo médico, un solo ingeniero agrónomo, o civil, o mecánico, que no tenga asegurado su trabajo.  De ahí lo imperdonable que resulta la conducta de los técnicos que se marcharon, porque no se marcharon cuando el profesional era explotado, cuando la inmensa mayoría de los profesionales no tenían oportunidad; no se marcharon cuando el país vivía en medio del terror y del crimen.  Y sin embargo, se marcharon ahora, abandonando a su país.  y el médico que se marcha, el médico que trabajando en una institución nacional, en un hospital del pueblo, se marcha, es sencillamente un criminal, más criminal todavía que cualquier otro profesional, porque el médico vino aquí a estudiar para salvar vidas, el médico vino aquí a estudiar para garantizar vidas del pueblo (APLAUSOS).  Y no se puede menos que calificar de criminal al médico que, a riesgo de que algún compatriota, o muchos compatriotas suyos puedan perder la vida, abandone el territorio nacional.

Pero criminal también, criminales son también los ingenieros, o los arquitectos, o los profesionales que traidoramente abandonan su país.

El Colegio Médico Nacional, en asamblea de médicos, en el día de ayer tomó acuerdos al respecto, y planteó darles una última oportunidad a los que quieran regresar, darles una oportunidad hasta el 31 de diciembre.  Bien, pero a partir del 31 de diciembre, nosotros estimamos que no se debe de dar ninguna oportunidad a ninguno de esos profesionales que abandonó su país en las horas difíciles, porque es muy cómoda esa postura de abandonar la patria cuando el peligro era inminente, para regresar luego cuando el país marche, como marcha ya y como marchará cada vez más, por senderos de extraordinario progreso bienestar.  Esos deben perder, cuando menos, la ciudadanía de su país, y el derecho de ejercer aquí la profesión (APLAUSOS).

Ya se van llenando las residencias estudiantiles de nuevos estudiantes, y en esas residencias se va a ayudar también a los actuales estudiantes que no tengan recursos.  Y el Gobierno Revolucionario está dispuesto a gastar lo que sea necesario en dar oportunidades para estudiar, y en llenar las universidades de nuevos estudiantes, y en preparar los técnicos para el día de mañana.  Hoy no solo ya tenemos un estudiante revolucionario, sino que tenemos toda una universidad revolucionaria, donde al fin se han realizado grandes transformaciones en sus programas de estudio, es decir que al fin se ha realizado también la reforma universitaria (APLAUSOS).  Por eso vale la pena hacer el esfuerzo, por eso el pueblo hará gustoso el esfuerzo.

El año pasado hablábamos de la ciudad universitaria.  Pues bien dentro de breves días la ciudad universitaria comenzará a construirse.  Y los estudiantes van a ayudar, y los obreros de la construcción van a ayudar, y las brigadas juveniles, y los Jóvenes Rebeldes van a ayudar (APLAUSOS).  Y para el año que viene, para septiembre del año que viene, tendremos capacidad para 8 000 estudiantes, solamente estudiantes becados en la Universidad de La Habana.

Podemos pues, contemplar el porvenir con optimismo en todos los órdenes, porque ya todo se ve cada vez más claro, todo se ve cada vez más seguro:  mayor organización, más experiencia, mejores perspectivas en todos los órdenes, más fuerte la Revolución, mejores circunstancias.

Pronto comenzará un nuevo año.  Baste decir que en el nuevo año se crearán en el campo, es decir, solamente a través de la reforma agraria, en el próximo año daremos trabajo en el campo a 200 000 cubanos más (APLAUSOS).  Y son cifras más o menos exactas, es decir, sin exageraciones.  Estamos en condiciones de darles trabajo en el campo a 200 000 personas más, ¡solamente en el campo, en la agricultura!  Las perspectivas son buenas en todos los órdenes.

El año que viene será también el año de la educación; la gran batalla contra el analfabetismo es una gran batalla.  Nos proponemos eliminar hasta el último residuo de analfabetismo en un año, y estamos seguros de que ganaremos esa batalla, porque estamos trabajando desde ahora.  Pasarán de 100 000 el número de personas que van a trabajar en esa campaña.  Mas, si vemos que no fuera suficiente, la misma movilización que hemos hecho y estamos haciendo para defender el país la haremos para combatir el analfabetismo, y movilizaremos decenas y decenas de miles de estudiantes, de obreros, de jóvenes rebeldes, y de personas del pueblo que tengan preparación suficiente para enseñar, e iremos a buscar hasta el último analfabeto, y lo enseñaremos a leer y a escribir (APLAUSOS).

Y el cuadro internacional tendrá que mejorar.  La Revolución ha triunfado, la Revolución es una realidad, y la Revolución seguirá adelante invenciblemente.  ¿Qué puede hacer el imperialismo ante el cuadro mundial que se le presenta?  No nos atacaron con mercenarios, y cada día que ha pasado, y cada día que pasa, tienen un hueso más duro que roer los mercenarios aquí (APLAUSOS).

Por eso, tanto ha crecido la fuerza militar de la Revolución, que a los mercenarios los podemos esperar, por muy apoyados que vengan, los podemos esperar muertos de risa:  durarían bastante poco.

Y por lo demás, ¿qué ha logrado el imperialismo con su “patrullaje” en el Caribe?  Más descrédito, más desprestigio, y, además, una prueba de que están asustados, una prueba de que están dando palos de ciegos.  Se produce una revolución en Guatemala, y a la carrera mandan los acorazados y los portaaviones.  ¿Qué quiere decir eso?  Miedo.  ¿Y qué quiere decir?  Que la Revolución no hay que exportarla, que las revoluciones se van a producir solas en todo el continente americano.

¿Qué han hecho con sus barcos?  El ridículo.  ¿Qué han hecho con sus maniobras?  El ridículo.  ¿Qué han hecho con sus agresiones económicas?  El ridículo.  Y la libra de azúcar está carísima en Estados Unidos.  Vamos a ver qué pasa el próximo año, y vamos a ver cómo se las arreglan con el azúcar.  Nosotros vamos a trazar nuestra política azucarera.  A fines de diciembre, o a principios de enero, vamos a reunir a todos:  a los trabajadores azucareros de los centrales, a los cooperativistas, a los colonos, a todo el mundo, y vamos a hacer una política azucarera de acuerdo con las perspectivas.

¿Hay países que quieren especular con la agresión económica a Cuba?  Vamos a ver quién puede competir con Cuba en producción azucarera.  Cuba, sencillamente, va a estar en posición privilegiada en el mercado, a pesar de la agresión.  Y vamos a seguir una política, y vamos a ver qué pasa, y vamos a ver qué hace la nueva administración que sustituirá a la administración de Eisenhower (EXCLAMACIONES DE:  “¡Fuera!”).  Vamos a ver qué línea sigue, porque el señor Kennedy hizo mucha demagogia durante la campaña electoral, azuzando la agresión contra Cuba.  Pero como una cosa es con guitarra, y otra cosa es con violín, vamos a ver qué hace el señor Kennedy, vamos a ver.  Vamos a ver si a lo mejor con la campaña de alfabetización que estamos haciendo el señor Kennedy se alfabetiza políticamente y se reeduca políticamente.  Quizás esta campaña de alfabetización pueda contribuir a abrirle las entendederas al señor Kennedy.  Y entonces, vamos a ver qué hacen, vamos a ver si quieren seguir en la política de agresiones contra nuestro país, política estúpida, política torpe y política fracasada, o se deciden a dejarnos en paz, que es mejor negocio para ellos.  Por lo menos la oportunidad la tienen.

Caras les están costando las agresiones; muchas fábricas se han arruinado en Estados Unidos, y los muy torpes dirigentes de ese país han sacrificado a sus propios obreros, han sacrificado a sus propias industrias.

Y con el embargo, no nos han hecho gran mella.  Después del embargo, todos hemos seguido más o menos bien; todos hemos seguido más o menos bien las mismas cosas; y como, por otro lado, la producción agrícola viene creciendo a un ritmo extraordinario, ya en estas navidades estamos almacenando pollo congelado para las navidades (APLAUSOS); ya se está recogiendo la cosecha de granos; hay 50 000 pavos, y algo más todavía:  se desarrolla de manera tan extraordinaria la producción de cerdos, de líneas especiales que hemos estado desarrollando durante muchos meses, y crece a un ritmo tan grande, que en las navidades vamos a tener hasta lechón asado (APLAUSOS), para los aficionados que no podían resignarse a unas navidades sin ese plato.

El embargo ha fracasado.  Nosotros hemos ido resolviendo nuestros problemas y ellos han sacrificado este mercado.  Política torpe; bastaría que hicieran lo mismo en todas partes del mundo, y se habría liquidado para siempre el imperialismo.  Si hicieran con todo el mundo lo que han hecho con Cuba, duraba seis meses; vean ustedes si han sido brutos con Cuba.

Es decir que las perspectivas son buenas en todos los órdenes.  Vamos a planear nuestra política azucarera, y vamos a ver qué hace el imperialismo:  si persiste en sus agresiones, y allá él, o comienza a recapacitar y a comprender que la Revolución Cubana es ya una realidad indestructible, y nos dejan en paz.

Nosotros queremos la paz.  ¿Por qué queremos la paz?  Porque tenemos grandes proyectos; tenemos grandes planes; y vemos cómo avanza todo, y ya nos parece contemplar el futuro de nuestro país, el futuro extraordinario de nuestro país, que será ejemplo para todos los pueblos de América, y que será objeto del reconocimiento y de la admiración de los demás pueblos del mundo.  Nosotros necesitamos la paz para realizar esa gran obra; nosotros deseamos invertir toda la energía de nuestro pueblo en esa obra; nosotros no queremos sangre; nosotros no quisiéramos ver caer a un solo joven, a un solo soldado, a un solo miliciano, a un solo obrero, a un solo cubano; nosotros quisiéramos verlos a todos trabajar.  Si nos hemos armado es para defender ese derecho a trabajar; si hemos invertido extraordinarias energías en preparar nuestra defensa es para garantizar ese derecho.

Y seguiremos preparándonos, seguiremos mejorando nuestra defensa militar, porque a última hora lo más seguro es eso.  La garantía más segura frente al imperialismo es estar bien armados.  Pero eso lo estamos consiguiendo; pronto estaremos bien armados y bien preparados para defendernos de cualquier ataque (APLAUSOS).  ¿Y después?  Pues después, a trabajar, a realizar los grandes planes de la Revolución.  Esa preparación militar nos da derecho a seguir trabajando; ha sido una condición previa para seguir trabajando.  Y quizás hagamos recapacitar al imperialismo que un ataque a Cuba es un ataque condenado al fracaso; que un ataque Cuba sería el suicidio del imperialismo.  Y en verdad, preferible para nosotros sería no que se suicidara el imperialismo a costa de nosotros, sino que el imperialismo, a costa suya, siguiera muriendo lentamente hasta su total e inevitable desaparición histórica.

Esa es nuestra manera de pensar; de eso hemos querido hablar hoy aquí.  Quizás falten algunas cosas, pero no importa; lo esencial está dicho.  Hemos sido francos, hemos sido sinceros; hemos dicho la verdad con crudeza, cuando hemos considerado que debíamos decirla.

Pero también hemos expresado nuestra fe, nuestro optimismo.  Hoy podemos, todavía con más seguridad, con más confianza, hablar así en esta escalinata, porque en verdad que esta escalinata ha sido cada día más y más revolucionaria (APLAUSOS); y esta escalinata, cada día se ha ido identificando más y más con el pueblo.  Y en realidad, no puede rendirse mejor tributo a los mártires de 1871 y a los estudiantes que dieron sus vidas jóvenes para esto que hoy hacemos, para estos triunfos de la patria que hoy tenemos delante.

Y es en verdad motivo de satisfacción para todos, para todo el pueblo, para los estudiantes y para todos nosotros, pensar en este LXXXIX aniversario que aquellos estudiantes, víctimas inocentes del monopolio, de la explotación, del egoísmo, víctimas inocentes de los privilegios de ayer; aquellos inocentes, que cayeron por el odio que la idea de la justicia despertaba en los odiosos opresores de ayer, en los odiosos intereses extranjeros que explotaban a nuestra patria; que aquellas víctimas inocentes, sacrificadas por el privilegio de ayer, junto con todos los mártires que cayeron sacrificados por los privilegios, han contribuido a que al fin desaparecieran los privilegios, los de la colonia y los de la semicolonia, los de la colonia española, y los de la colonia yanki.  Víctimas fueron ellos de la colonia española; víctima fue Mella, víctima fue Trejo, víctima fueron José Antonio Echevarria y todos los compañeros de su generación (APLAUSOS), víctimas, víctimas de la colonia yanki, de los fusiles yankis, de la opresión y de la explotación yankis.

Pero, al fin, el esfuerzo de todos ha servido para que no haya más colonia, para que no haya más privilegio, y para que la verdadera libertad y la verdadera justicia, al fin, resplandecieran algún día en nuestra patria.

Y al rendir ese homenaje a los caídos, expresemos también nuestro reconocimiento a los que lucharon en la guerra y continuaron luchando en la paz; expresemos también nuestro reconocimiento a los líderes universitarios; nuestro reconocimiento al máximo líder de los estudiantes, al compañero Rolando Cubelas (APLAUSOS), que supo jugar un rol en la guerra y supo cumplir su deber en la paz.  Próximo a graduarse de médico próximo a cumplir su etapa universitaria, bien merece nuestro público y sincero reconocimiento (APLAUSOS PROLONGADOS), y nuestra satisfacción de saber que se lleva con él el permiso que se llevan los honrados:  ¡el derecho a llevar la frente en alto y el reconocimiento de su pueblo!

Nuestra expresión optimista y nuestro reconocimiento a toda la universidad; nuestra fe, y nuestra seguridad de que la Universidad de La Habana estará también en primera fila ¡en esta hora creadora y gloriosa de la patria!

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.