Il ministro degli Esteri venezuelano, Jorge Arreaza, denuncia la posizione interventista di alcuni politici della destra europea alle elezioni parlamentari di domenica.
“Alcuni politici della destra europea si svegliano oggi scatenati contro il Venezuela, soprattutto dalla Germania. Ieri ci sono state le elezioni parlamentari in Romania. La partecipazione è stata la stessa che in Venezuela. Lì non ci sono le sanzioni (statunitensi), non esisteva alcun boicottaggio, hanno benzina e carburanti a disposizione, ecc. ecc. Abbiate un po’ di coerenza per favore”, ha scritto ieri su Twitter il ministro degli Esteri venezuelano.
Le dichiarazioni di Arreaza alludevano ai commenti di Maria Adebahr, portavoce del ministero degli Esteri tedesco, che ha affermato che le elezioni in Venezuela “non sono state né libere né eque”.
Inoltre, l’alto rappresentante per gli affari esteri del blocco comunitario, Josep Borrell, ha ignorato il risultato dei parlamentari nel Paese bolivariano.
Borrell ha detto questo lunedì che “la mancanza di rispetto per il pluralismo politico e la squalifica e la persecuzione dei leader dell’opposizione non consentono all’Unione Europea (UE) di riconoscere il processo elettorale come credibile, inclusivo o trasparente e i suoi risultati come rappresentativi del volontà del popolo venezuelano”.
Di fronte a questa situazione, il viceministro per l’Europa del Ministero del Potere Popolare per le Relazioni Estere venezuelano, Iván Gil, ha contestato le dichiarazioni di Borrell: “L’Unione Europea dice che è preoccupante che in Venezuela, nel mezzo di un blocco economico e sotto costante sabotaggio, partecipi il 31% degli elettori, ma in Romania, Paese membro dell’Ue, ieri il 31% ha votato per il parlamento. Quelle invece sono valide, signor Josep Borrell?”, ha twittato Gil.
Come già preannunciato, al rifiuto dell’Europa di riconoscere la legittimità delle elezioni in Venezuela si sono uniti i governi degli Stati Uniti, del Canada e dei paesi membri del cosiddetto Gruppo di Lima.
Emesso intanto il secondo bollettino con il 98,63% dei seggi scrutinati.
Gran Polo Patriottico Simon Bolivar (governo) : 68,43% con 4.277.926 voti,
AD, Copei, CMC, AP, El Cambio (opposizione): 17,52 con 1.095.160 voti,
VU, VP, VPA (opposizione): 4,15% con 259.450 voti,
Partito Comunista, PPT e altri (governo): 2,7% con 167.743 voti,
Altri partiti (opposizione): 6,48% con 405.017 voti.
Di fronte alla osservazione che il 31% di votanti sia basso, in molti, sulle reti sociali nella giornata di ieri hanno commentato che la partecipazione al voto per l’elezione di Guaidó a presidente del Venezuela e della Áñez a presidente della Bolivia è stata dello 0% eppure entrambi gli autoproclamati sono stati riconosciuti dagli stessi Paesi che oggi non riconoscono le elezioni venezuelane.
Altri hanno citato alcuni casi in America Latina, dove l’affluenza è stata bassa ma nessun organismo internazionale ha opposto critiche.
È il caso della elezione a presidente venezuelano di Caldera (destra filostatunitense) nel 1993 col 35% di affluenza, le elezioni in Costa Rica nel 2020 con una affluenza del 24%, o alle presidenziali ad Haiti 2010-2011 con una partecipazione del 22% dei votanti.