La rivoluzione di Grenada, guidata da Maurice Bishop il 13 marzo 1979, commemora il suo 42° anniversario, ricordando l’assassinio del suo dirigente e l’invasione militare USA del 25 ottobre 1983.
Nel mezzo, quel processo politico risvegliò grandi speranze di giustizia sociale nei territori caraibici e oltre, per cui fu costantemente minacciato da Washington e i grenadiani dovettero sopportare numerose aggressioni fino alla cosiddetta ‘Operazione Urgent Fury’.
Quell’occupazione militare – allora considerata la più grande azione militare dopo la guerra del Vietnam (1955-1975) – non è stata messa in discussione dalla OSA, nonostante abbia messo fine a importanti progressi sociali che facevano di Grenada un “cattivo esempio”, secondo la giustificazione statunitense.
In uno dei suoi primi discorsi, Bishop ha spiegato: Se la gente vede che a Grenada possiamo andare avanti con medicine e istruzione gratuite, che i lavoratori possono partecipare regolarmente a un processo di democratizzazione, allora faranno domande nel loro paese. Chiederanno perché non possono ricevere gli stessi benefici.
Grenada aveva anche stretti rapporti di amicizia e solidarietà con Cuba, Nicaragua e altre nazioni progressiste ed era molto attiva nel Movimento dei Non Allineati, cosa che irritava gli USA.
Dal primo giorno della rivoluzione grenadiana, gli USA hanno mobilitato numerose risorse in campagne mediatiche per screditare il governo del New Jewel Movement, fermare lo sviluppo economico del paese, realizzare azioni terroristiche e tentare di assassinare il suo leader.
Dopo un attentato nel giugno 1980, Bishop ha detto: “Siamo contro lo sfruttamento delle nostre risorse a beneficio di una minoranza di corporazioni transnazionali e dei loro alleati”. …Questa rivoluzione ha spazio per tutti i patrioti che sono disposti a porre fine allo sfruttamento. Ecco perché il nostro paese è sotto attacco.
Lo stesso leader ha denunciato che, tra le altre azioni, Washington stava preparando un’aggressione contro il paese, che aveva già provato segretamente sull’isola portoricana di Vieques, sotto il nome di ‘Plan Pyramid’. Ha anche rivelato complotti negli USA per ingaggiare mercenari per attacchi armati contro il suo governo.
In due occasioni durante il 1981, Bishop scrisse all’allora presidente USA Ronald Reagan criticando l’ostilità della sua amministrazione.
Una delle note diceva: “Confido che sarete d’accordo con me che non può servire gli interessi degli Stati Uniti, un paese ricco e potente, usare il suo potere per schiacciare uno dei paesi più piccoli e più poveri del mondo.
In una riunione regionale a Grenada, Bishop ha definito che “la classe dirigente USA ha sempre voluto governare il mondo, occupare la terra degli altri, prendere le risorse degli altri”.
E ha aggiunto che, con ogni cambiamento nella correlazione mondiale delle forze, “ha dovuto farlo con nuove tecniche; ha dovuto cambiare le sue tattiche, usare azioni palesi, come lo sbarco dei marines, e anche azioni segrete, come tecniche economiche, propaganda e destabilizzazione e aggressione mercenaria”.
Fonte: www.cubadebate.cu
Traduzione: ASSOCIAZIONE NAZIONALE DI AMICIZIA ITALIA-CUBA