di Alessandro Di Battista
Cuba, qualsiasi cosa si pensi del suo governo, è un paese solidale. Ricordo che in molti sostennero la candidatura dei medici cubani al Nobel per la Pace. Se lo meritano più loro del presidente Obama che decise di intervenire militarmente in Libia 522 giorni dopo aver ricevuto il premio. Cuba, come tutti i paesi del mondo, ha i suoi pregi ed i suoi difetti. Di certo non ha mai rappresentato una minaccia per l’Europa. Eppure i paesi europei, più o meno tutti, si comportano da vassalli degli Stati Uniti. Pochi giorni fa, infatti, al Consiglio per i diritti umani dell’ONU, Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Polonia e Olanda si sono opposti ad una risoluzione presentata da Cina, Palestina e Azerbaigian che condannava l’applicazione delle sanzioni unilaterali. Quelle sanzioni che colpiscono anche Cuba.
Cuba, dal 1962, è sotto embargo. 59 anni di sanzioni durissime, che hanno colpito la popolazione più che il governo. Sanzioni oscene che diventano immorali in una fase pandemica. Cuba è sotto embargo non perché guidata da un principe che ordina di uccidere e fare a pezzi un giornalista. No, quella è l’Arabia saudita. Cuba è sotto embargo perché Castro nazionalizzò le banche USA che appartenevano ai Rockefeller, le raffinerie delle sorelle americane del petrolio, la West Indies Sugar di George Herbert Walker Jr. e altre imprese agricole statunitensi.
Cuba, prima della rivoluzione, era, di fatto, proprietà degli USA. I mafiosi italo-americani prosperavano costruendo casinò. Le banche nordamericane gestivano la liquidità. La United Fruit Company possedeva migliaia di ettari e George Herbert Walker Jr., (zio di Bush padre e prozio di Bush figlio) aveva il controllo della gran parte della produzione di zucchero. Poi ci fu una rivoluzione ed iniziò un processo di decolonizzazione economica. Processo con luci e ombre. Un processo, tuttavia, legittimo.
L’Unione europa nacque anche con l’obiettivo di affrancarsi dal giogo nordamericano. Io non ho nulla contro gli Stati Uniti. Vorrei, semplicemente, che ci comportassimo da alleati, non da sudditi. Invece no. Dopo 76 anni dalla fine delle II guerra mondiale siamo ancora un Paese a sovranità limitata. E questo nonostante sia nata l’Unione europea. Decine di bombe atomiche sono custodite nelle basi NATO in Italia nonostante il popolo italiano si sia espresso, per ben due volte, contro il nucleare. Migliaia di marines prestano servizio nel Vecchio continente. E molti paesi europei, prima di votare nei consessi internazionali, chiedono pareri (spesso vincolanti) a Washington.
Come disse Noodles a Max in C’era una volta in America: “se questo sta bene a te, a me non mi sta bene”. Soprattutto quando occorrerebbe mostrare un po’ di gratitudine nei confronti del Paese dove si sono formati medici ed infermieri che hanno contribuito a salvare la vita di molti cittadini italiani.