La guerra terroristica contro Cuba, sponsorizzata dal Governo USA e concepita come politica di Stato, è stata pienamente comprovata e denunciata dalla Maggiore delle Antille nei forum internazionali.
Delfín Xiqués Cutiño www.granma.cu
L’insofferenza politica di un impero che ha visto forgiarsi una Rivoluzione nelle sue narici è cresciuta così tanto -contemporaneamente ai 62 anni che già assomma l’eroica resistenza di Cuba- che, per attaccarla, s’inventa i più fallaci e assurdi argomenti, come collegarla al terrorismo, un flagello che l’arcipelago non ha fatto bensì sofferto, per mano di terroristi confessi che hanno avuto finanziamenti, logistica e persino immunità da parte del Governo USA. Che sia necessario ricordare il fascicolo criminale contro Cuba? Non guasta, sebbene lo conoscano i suoi promotori del nord immorale.
FAR FALLIRE LA RIVOLUZIONE, A QUALSIASI COSTO
Uno dei primi attacchi terroristici contro la giovane Rivoluzione avvenne il 21 ottobre 1959. Quel giorno, il pilota traditore, esiliato a Miami, Pedro Luis Díaz Lanz, che era stato capo dell’Aeronautica cubana, guidando un bimotore b-25, bombardò diversi quartieri dell’Avana, provocando 45 feriti e la morte di due persone.
Lo stesso Díaz Lanz avrebbe successivamente confermato la sua paternità. Con impunità e protezione delle autorità USA era decollato da Pompano Beach, Florida, senza che nessuno glielo impedisse.
Iniziava così la guerra terroristica contro Cuba, sponsorizzata dal Governo USA e concepita come politica di Stato, pienamente verificata e denunciata dalla Maggiore delle Antille nei forum internazionali.
Nei suoi attacchi hanno utilizzato una grande varietà di azioni politiche, militari, economiche, biologiche, diplomatiche, psicologiche, propagandistiche, di spionaggio e di sabotaggio. Hanno anche organizzato e supportato logisticamente bande armate e hanno incoraggiato la diserzione ed i tentativi di liquidare fisicamente i dirigenti della Rivoluzione.
Sono numerosi i documenti segreti declassificati che lo dimostrano, ed i milioni di dollari che si approvano ogni anno a questo scopo, la cui cifra appare pubblicata sulla stampa come una voce di bilancio in più del Governo yankee, alle spalle dei contribuenti, che non conoscono la loro destinazione finale.
In questo senso, la Causa del Popolo Cubano contro il Governo USA per danni umani indica, nel suo primo Risultato, che “tutte le azioni ostili e aggressive condotte dal Governo USA contro Cuba, dal trionfo stesso della Rivoluzione ad oggi, hanno causato enormi perdite materiali e umane al popolo, così come incalcolabili sofferenze ai cittadini di questo paese, penurie dovute alla mancanza di medicine, alimenti ed altri mezzi indispensabili per la vita”.
Uno degli attentati più sanguinosi perpetrati dalla CIA fu l’esplosione del piroscafo La Coubre, nel porto dell’Avana, mentre venivano scaricate armi e munizioni, il 4 marzo 1960. Nel sinistro morirono più di un centinaio di cubani tra scaricatori, lavoratori portuali e membri dell’Esercito Ribelle. Il numero di membri dell’equipaggio francesi deceduti ascese a sei.
Va anche ricordato che, quando il Comandante in Capo Fidel Castro partecipò al Vertice Iberoamericano sull’Isla de Margarita, in Venezuela, il braccio militare dell’organizzazione controrivoluzionaria Fondazione Nazionale Cubano-americana cercò di assassinarlo. Molti dei suoi membri furono arrestati e, a bordo dello yacht La Esperanza, a nome di Francisco “Pepe” Hernández, allora presidente della Fondazione, fu trovato un fucile calibro 50 di sua proprietà, in grado di perforare veicoli blindati. Nel dicembre 1999 furono assolti.
Un altro attentato terroristico che ebbe un profondo impatto sul popolo fu l’esplosione, in pieno volo, dell’aereo di Cubana, alle Barbados, dove morirono 73 persone, tra passeggeri ed equipaggio. Gli autori intellettuali di questa vandalica azione furono Orlando Bosch Ávila e Luis Posada Carriles (entrambi morti in libertà nella città di Miami). Furono detenuti in Venezuela, fino a quando la Fondazione non finanziò la libertà di Bosch e propiziò la fuga di Posada Carriles. Loro riconoscevano cinicamente la paternità del sabotaggio, mentre passeggiavano tranquillamente per le strade di Miami.
Riferendosi al sabotaggio, Fidel affermò: “Sicuramente i nordamericani lo capiranno meglio confrontando la popolazione di Cuba, di 25 anni fa, con quella USA l’11 settembre 2001. La morte di 73 persone su un aereo cubano fatto esplodere in aria, è ciò che significherebbe per il popolo USA che sette aerei delle compagnie aeree nordamericane, con più di 300 passeggeri ciascuno, venissero distrutti, in pieno volo, nello stesso giorno, alla stessa ora, per una cospirazione terroristica’.
Nel 1997 diverse bombe esplosero negli hotel dell’Avana e Cuba denunciò che i colpevoli risiedevano negli USA. Il Dipartimento di Stato rispose che avrebbe indagato se Cuba avesse fornito informazioni. All’FBI fu consegnato un voluminoso e segreto dossier in cui appariva il nome di Luis Posada Carriles come istigatore degli attentati. Ma non si fece nulla per fermare i criminali. Invece, le informazioni fornite dal Governo cubano servirono a perseguitare, detenere e processare i cubani che proteggevano il proprio popolo dalle formazioni terroristiche USA.
Tre anni dopo, nel novembre 2000, in occasione del Vertice dei Popoli, a Panama, che si svolgeva parallelamente al 17esimo Vertice delle Americhe, e che aveva la sua sede nel Paraninfo dell’Università di Panama, gli organismi della Sicurezza di Stato cubano scoprirono un piano terroristico per tentare di assassinare Fidel. Il diplomatico Carlos Rafael Zamora, testimone di quegli eventi, ricordò: “La parte cubana fornì a quella panamense un elenco dei terroristi, dei loro pseudonimi e dei tipi di passaporto che potevano usare per entrare nel paese. Lì apparivano tutti i personaggi che parteciparono alla pianificazione dell’attentato. Fui testimone delle conversazioni tenute con le autorità panamensi, in cui abbiamo espresso la preoccupazione della delegazione cubana per la presenza dei terroristi e la minaccia che rappresentavano alla sicurezza del Comandante in Capo e della delegazione”.
Al suo arrivo a Panama, in una conferenza stampa, Fidel denunciò i piani dei terroristi e fornirono informazioni per la loro cattura. Posada Carriles si faceva chiamare Franco Rodríguez Mena, alloggiava nella stanza 310 dell’hotel Coral Suites a Panama City. Là fu arrestata. Gli agenti cubani avevano neutralizzato l’attacco dei quattro terroristi all’Auditorium dell’Università, dove sarebbero stati nascosti nove chilogrammi di esplosivo C-4. Circa 2000 persone si sarebbero riunite sul sito. Sarebbe stato un vero massacro.
Il governo della presidentessa Mireya Moscoso, sotto la pressione nazionale e internazionale, dovette punire i quattro coinvolti, ma con pene quasi simboliche. Da Miami piovevano messaggi dalla Fondazione affinché venissero rilasciati. Ciò avvenne il 26 agosto 2004. Un giorno prima che la presidentessa panamense cedesse la presidenza, li indultò.
Dicono che Posada Carriles abbia portato molti segreti nella tomba. Uno di loro era un grido di mille voci: fu un incondizionato terrorista assassino al servizio della CIA.
Uno dei saldi della politica estera dell’amministrazione di Donald Trump fu quello di riprendere l’inclusione di Cuba in una falsa e unilaterale lista in cui compaiono i nomi dei paesi che, si suppone, considerano “patrocinatori del terrorismo”.
L’immoralità del governo USA è tale che, pur conoscendo le dimensioni della colossale infamia -un abito a misura solo del suo prepotente procedere- è passata “da una mano all’altra”, come eredità politica, la stessa ridicola accusa che, ora, il governo di Biden ricicla, sapendo che serve da base per altre sanzioni che non colgono Cuba di sorpresa, poiché si allineano con il perpetuo interesse di far arrendere questo eroico paese.
Non importa che abbiano raggiunto, nel fallito tentativo, più di sei decenni. Che fiasco!
¿Por qué es inmoral y absurdo que el Gobierno de EE. UU. acuse a Cuba de terrorismo? (+Video)
La guerra terrorista contra Cuba, auspiciada por el Gobierno de Estados Unidos y concebida como política de Estado, ha sido plenamente comprobada y denunciada por la Mayor de las Antillas en foros internacionales
Autor: Delfín Xiqués Cutiño
La intolerancia política de un imperio que vio fraguar una Revolución en sus narices ha crecido tanto –a la par de los 62 años que ya suma la resistencia heroica de Cuba– que, para atacarla, se inventa los más falaces y absurdos argumentos, como vincularla al terrorismo, un flagelo que el archipiélago no ha hecho sino padecerlo, a manos de terroristas confesos que han tenido financiamiento, logística y hasta inmunidad por parte del Gobierno de Estados Unidos. ¿Que sea preciso recordar el prontuario criminal contra Cuba? Nunca huelga, aunque bien lo conocen sus promotores del norte inmoral.
FRUSTRAR LA REVOLUCIÓN, A CUALQUIER COSTO
Uno de los primeros ataques terroristas contra la joven Revolución ocurrió el 21 de octubre de 1959. Ese día, el piloto traidor exiliado en Miami, Pedro Luis Díaz Lanz, quien había sido jefe de la Fuerza Aérea cubana, tripulando un bimotor b-25 bombardeó varios barrios habaneros, provocando 45 heridos y la muerte de dos personas.
El propio Díaz Lanz confirmaría luego su autoría. Con impunidad y protección de las autoridades estadounidenses había despegado desde Pompano Beach, Florida, sin que nadie se lo impidiera.
Comenzaba así la guerra terrorista contra Cuba, auspiciada por el Gobierno de Estados Unidos y concebida como política de Estado, plenamente comprobada y denunciada por la Mayor de las Antillas en foros internacionales.
En sus ataques han utilizado una gran variedad de acciones políticas, militares, económicas, biológicas, diplomáticas, sicológicas, propagandísticas, de espionaje y de sabotaje. También han organizado y apoyado logísticamente a bandas armadas, y han alentado la deserción y los intentos de liquidar físicamente a los líderes de la Revolución.
Son numerosos los documentos secretos desclasificados que así lo demuestran, y los millones de dólares que se aprueban anualmente para tal fin, cuya cifra aparece publicada en los medios de prensa como un presupuesto más del Gobierno yanqui, a espaldas de los contribuyentes, que desconocen su destino final.
En tal sentido, la Demanda del Pueblo de Cuba contra el Gobierno de Estados Unidos por daños humanos señala, en su primer Resultando, que «todas las acciones hostiles y agresivas ejecutadas por el Gobierno de Estados Unidos contra Cuba, desde el mismo triunfo de la Revolución hasta el presente, han causado enormes pérdidas materiales y humanas al pueblo, así como incalculable sufrimiento a los ciudadanos de este país, penurias ante la carencia de medicamentos, alimentos y otros medios indispensables para la vida».
Uno de los atentados más sangrientos perpetrados por la cia fue la voladura del vapor La Coubre, en el puerto de La Habana, mientras se descargaban armas y municiones, el 4 de marzo de 1960. En el siniestro murió más de un centenar de cubanos entre estibadores, trabajadores portuarios y miembros del Ejército Rebelde. La cifra de tripulantes franceses fallecidos ascendió a seis.
También debe recordarse que, cuando el Comandante en Jefe Fidel Castro asistió a la Cumbre Iberoamericana en la venezolana Isla de Margarita, el brazo militar de la organización contrarrevolucionaria Fundación Nacional Cubanoamericana intentó asesinarlo. Varios de sus miembros fueron detenidos y, a bordo del yate La Esperanza, a nombre de Francisco «Pepe» Hernández, luego presidente de la Fundación, se encontró un fusil calibre 50 de su propiedad, capaz de perforar vehículos blindados. En diciembre de 1999 fueron absueltos.
Otro atentado terrorista que caló hondo en el pueblo resultó la explosión en pleno vuelo del avión de Cubana, en Barbados, donde perecieron 73 personas, entre pasajeros y tripulantes. Los autores intelectuales de esa vandálica acción fueron Orlando Bosch Ávila y Luis Posada Carriles (ambos fallecidos en libertad en la ciudad de Miami). Estuvieron detenidos en Venezuela, hasta que la Fundación financió la libertad de Bosch y propició la fuga de Posada Carriles. Ellos cínicamente reconocieron la autoría del sabotaje, mientras se paseaban tranquilamente por las calles de Miami.
Al referirse al sabotaje, Fidel afirmó: «Seguramente los norteamericanos lo comprenderán mejor comparando la población de Cuba de hace 25 años con la de Estados Unidos el 11 de septiembre de 2001. La muerte de 73 personas en un avión cubano hecho estallar en el aire, es lo que significaría para el pueblo de Estados Unidos que siete aviones de las líneas aéreas norteamericanas, con más de 300 pasajeros cada uno, fuesen destruidos en pleno vuelo el mismo día, a la misma hora, por una conspiración terrorista».
En 1997 explotaron varias bombas en hoteles de La Habana, y Cuba denunció que los culpables residían en Estados Unidos. El Departamento de Estado respondió que investigaría si Cuba proporcionaba información. Se le entregó al fbi un abultado y secreto dossier en el que aparecía el nombre de Luis Posada Carriles como el instigador de los atentados. Pero nada se hizo para detener a los criminales. En cambio, la información proporcionada por el Gobierno cubano sirvió para perseguir, detener y procesar a los cubanos que protegían a su pueblo de formaciones terroristas en EE. UU.
Tres años más tarde, en noviembre de 2000, en ocasión de celebrarse en Panamá la Cumbre de los Pueblos, que sesionaba paralela a la 17ma. Cumbre de las Américas, y que tenía su sede en el Paraninfo de la Universidad de Panamá, los órganos de la Seguridad del Estado cubano descubrieron un plan terrorista para intentar asesinar a Fidel. El diplomático Carlos Rafael Zamora, testigo de aquellos hechos, recordó: «La parte cubana entregó a la panameña un listado de los terroristas, sus alias y los tipos de pasaporte que podían utilizar para entrar al país. Allí aparecían todos los personajes que participaron en la planificación del atentado. Fui testigo de las conversaciones sostenidas con las autoridades de Panamá, en las que expresamos la preocupación de la delegación cubana frente a la presencia de los terroristas, y la amenaza que suponían para la seguridad del Comandante en Jefe y la comitiva».
Al llegar a Panamá, en una conferencia de prensa Fidel denunció los planes de los terroristas y proporcionó información para la captura de los mismos. Posada Carriles se hacía llamar Franco Rodríguez Mena, se alojaba en la habitación 310 del hotel Coral Suites, de Ciudad Panamá. Allí fue detenido. Los agentes cubanos habían neutralizado el ataque de los cuatro terroristas al Paraninfo de la Universidad, donde se ocultarían nueve kilogramos de explosivo c-4. Unas 2 000 personas se concentrarían en el lugar. Habría sido una verdadera masacre.
El Gobierno de la presidenta Mireya Moscoso, bajo presión nacional e internacional, tuvo que sancionar a los cuatro implicados, pero con unas penas casi simbólicas. De Miami llovían los mensajes de la Fundación para que los liberaran. Eso ocurrió el 26 de agosto de 2004. Un día antes de que la mandataria panameña entregara la presidencia, los indultó.
Dicen que Posada Carriles se llevó a la tumba muchos secretos. Uno de ellos era un grito de mil voces: fue un incondicional asesino terrorista al servicio de la cia.
Uno de los saldos de la política exterior de la administración de Donald Trump fue retomar la inclusión de Cuba en una lista espuria y unilateral en la que aparecen los nombres de los países que supuestamente consideran «patrocinadores del terrorismo».
La inmoralidad del Gobierno estadounidense es tal que, aun sabiendo el tamaño de la colosal infamia –un traje solo a la medida de su prepotente proceder–, se han pasado «de una mano a otra», como una herencia política, la misma ridícula acusación que ahora recicla el Gobierno de Biden, a sabiendas de que sirve de base para otras sanciones que no toman a Cuba por sorpresa, pues se alinean con el interés perpetuo de rendir a este país heroico.
No importa que ya sumen, en el fracasado intento, más de seis décadas. Vaya fiasco.