Duque si recava a Cali per dare l’annuncio, dopo che un funzionario dell’ufficio del procuratore generale sparava ai manifestanti a La Luna.
Il presidente colombiano assicurava che la misura significa “quasi triplicare la nostra capacità in meno di 24 ore in tutto il dipartimento”.
Il presidente della Colombia, Iván Duque, ordinava il massimo dispiegamento militare nella città di Cali e nel dipartimento della Valle del Cauca, dopo le violenze registrate da un mese di manifestazioni e sciopero nazionale contro le politiche neoliberali del suo governo.
Dalla città di Cali, il capo di Stato lo rese noto precisando che “da stasera inizia il massimo dispiegamento dell’assistenza militare alla Polizia Nazionale nella città di Cali e nel dipartimento di Valle. Sarà svolto guidato da ufficiali di massima esperienza”.
La decisione del presidente colombiano si aveva dopo che, nel pomeriggio, varie organizzazioni e utenti dei social network indicarono come un funzionario della Procura generale avesse sparato indiscriminatamente contro un concentramento nel quartiere La Luna a Cali, lasciando diversi feriti. Dopo, le persone della zona trovarono l’aggressore e lo linciarono.
Da parte sua, il procuratore generale Francisco Barbosa identificò l’autore, in abiti civili, in Freddy Bermúdez Ortiz, addetto al Technical Investigation Corps (CTI). Secondo le informazioni, il funzionario indicò che Bermúdes “sparò a diverse persone, causando la morte di alcuni civili”. Barbosa assicurava che l’aggressore fu assunto nel 2012 e, al momento dell’accaduto, “non era in regola colla sua funzione perché era a riposo”.
“Questo dispiegamento triplicherà la nostra capacità in meno di 24 ore in tutto il dipartimento, garantendo assistenza nei centri nevralgici”, notava il presidente.
Secondo i rapporti sulle violenze avvenute contro le manifestazioni pacifiche a Cali, questa giornata si concluse con almeno quattro morti. Sui social fu segnalata anche la presenza di civili armati che sparavano sui manifestanti, senza l’intervento della Polizia di Stato.
Alla fine del 31° giorno di sciopero nazionale, centinaia di colombiani continuano a mobilitarsi nelle strade per chiedere che Duque soddisfi le richieste della popolazione presentate dal Comitato, e non risponda con schieramenti della forza pubblica, che ad oggi registrava più di 3000 violenze della polizia sui manifestanti.
Traduzione di Alessandro Lattanzio