Come i media finanziati dagli USA alimentarono il golpe in Nicaragua

Max Blumenthal e Ben Norton, The Gray Zone

Max Blumenthal e Ben Norton indagano su come gli USA abbiano finanziato gruppi violenti di estrema destra e media che pubblicavano notizie false per alimentare un tentato golpe del 2018 contro il governo sandinista del Nicaragua.

Quando il Fronte sandinista di orientamento socialista tornò al potere in Nicaragua attraverso elezioni democratiche nel 2006, Washington iniziaò versare decine di milioni di dollari nella creazione, formazione e finanziamento di gruppi di opposizione di destra nella nazione centroamericana. Milioni di dollari confluirono dall’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, o USAID, sui conti bancari dei gruppi anti-sandinisti. Tali organizzazioni finanziate dagli USA furono al centro del fallito colpo di Stato che devastò il Nicaragua nel 2018, provocando centinaia di morti e destabilizzando il Paese. L’USAID pose un’enfasi speciale sulla coltivazione dei media per bombardare i cittadini del Paese con disinformazione e inganno che servivano l’agenda dell’opposizione di destra. Per sostenere l’ecosistema dei media che cercò di stabilire in Nicaragua, USAID inviò denaro attraverso un’entità gestita dalla più potente famiglia oligarchica del Nicaragua, la Fondazione Chamorro. Tra i destinatari dei milioni di USAID stanziati attraverso la Fondazione Chamorro c’era il media dell’opposizione 100% Noticias. Nel luglio 2018, l’editore di Grayzone Max Blumenthal visitò gli uffici di 100% Noticias a Managua. Lì, incontrò Miguel Mora, direttore della stazione che dichiarò apertamente di desiderare l’invasione nordamericana del Paese per rimuovere il presidente eletto Daniel Ortega:

Miguel Mora: “E quello che vedo negli USA è fare un’operazione in stile Noriega, a Panama. Vengono, prendono la famiglia [Ortega], li portano fuori. E l’esercito non è coinvolto. In due giorni, 24 ore, questo è risolto, se questo intervento degli USA avesse luogo. Quindi quello che vedo, invece di dare armi, gli USA, come hanno fatto coi Contras, vengono e fanno un’operazione in stile Noriega. Questo è uno scenario che non puoi escludere”.

Mentre Mora invocava l’invasione USA del suo paese, la sua rete finanziata dal governo USA inviava la sua giornalista Lucía Pineda Ubau nelle barricate, note come tranques, dove dava agli attivisti dell’opposizione armata una piattaforma nazionale per invocare l’assassinio dei presidente e vicepresidente dei Nicaragua. I media USA e le ONG d’élite per la libertà di stampa non solo ignorarono gli appelli aperti alla violenza e all’assassinio dagli attivisti dei media finanziati dal governo USA in Nicaragua; ma celebravano tali propagandisti golpisti come eroici combattenti per la libertà giornalistica. Durante il gala dei premi del 2019, il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ) escluse l’editore di Wikileaks Julian Assange dalla lista dei giornalisti incarcerati. Nella stessa cerimonia, il CPJ conferì il suo premio internazionale per la libertà di stampa a Miguel Mora e Lucía Pineda Ubau del canale televisivo di destra nicaraguense 100% Noticias. Prima della cerimonia di premiazione, Mora e Pineda ebbero un incontro speciale col vicepresidente Mike Pence. Nel celebrare Mora e Pineda come coraggiosi guerrieri della verità perseguitati da un governo repressivo, il Comitato per la Protezione dei Giornalisti tralasciò alcuni fatti cruciali.

In realtà, i due ebbero un ruolo chiave nel caos che ha scosso il Nicaragua nel 2018, diffondendo incessantemente notizie false, invocando violenza insurrezionale contro il governo e i suoi sostenitori. Durante il colpo di Stato del 2018 sostenuto dagli USA in Nicaragua, 100% Noticias fu il principale canale di propaganda degli elementi violenti che tentarono di rovesciare con la forza il governo sandinista eletto dal Paese. All’inizio del tentato colpo di Stato, Mora andò in onda a diffondere notizie false, sostenendo che il Presidente Ortega si era già arreso e stava fuggendo dal paese, e che anche i sostenitori sandinisti sarebbero stati costretti all’esilio o avrebbero dovuto affrontare persecuzioni legali:

Miguel Mora: “Lui [Ortega] si è già arreso! Ha già cercato protezione per lui e la sua famiglia. Solo loro. Non gli altri. Gli altri saranno prigionieri. Gli altri dovranno lasciare il Paese. Dovranno affrontare il giudizio”.

L’appello di Mora all’invasione militare USA fu ripreso da Oscar Renee Vargas, un popolare esperto dell’opposizione che chiese a gran voce al Comando meridionale USA di orchestrare un colpo di Stato contro il Presidente Ortega o invadere per rovesciarlo con un’operazione di panamense:

Oscar Rene Vargas: “Ma c’è un’altra terza uscita che si può fare. Qui dobbiamo sempre ricordare che non c’è solo la pressione degli USA, o dei diversi governi dell’America Latina e dell’Europa, contro il governo, contro il potere esecutivo. È anche contro l’esercito. Anche l’esercito è sotto pressione, e dobbiamo ricordare che l’esercito ha un rapporto molto privilegiato col Comando Meridionale USA. E la lettera, dobbiamo ricordare la lettera di Humberto Ortega (fratello di Daniel), prima che iniziasse questa crisi, che indicava l’US Southcom, dicendo che dovevamo trovare un’uscita qui. Ecco, questa uscita può essere un colpo di Stato. E il colpo di Stato richiederà all’esercito di disarmare i paramilitari. E anche questo è immediato. E la quarta possibilità che vedo, che è sempre immediata, è l’uscita in stile Noriega, che loro (i militari statunitensi) vengano, intervengano, ci siano morti, ecc., feriti e tutto il resto, per risolvere il problema in Nicaragua. Perché il problema in Nicaragua non è solo un problema in Nicaragua, ma si è trasformato in un problema regionale. E ci sono dichiarazioni di diversi senatori statunitensi, tra cui Marco Rubio, che affermavabo che il problema in Nicaragua è un problema per la sicurezza nazionale degli USA”.

Su 100% Noticias, Vargas persino esortò le forze anti-sandinista ad assaltare la residenza presidenziale, uccidere il presidente, a morire a centinaia nel farlo e impiccarne il corpo in pubblico:

Oscar Rene Varga : “Ma una rimozione immediata [di Ortega] può anche essere la seguente, la seconda opzione che può succedere, è che la gente, in una di queste marce, a cui partecipiamo, dice, andiamo a El Carmen ( la casa presidenziale), e anche se ci sono 200, 300, 400 morti, lo risolviamo. Sarebbe un’altra uscita immediata, perché non sappiamo cosa accadrà. Cioè che lo afferrino [Ortega] e lo impicchino, come è successo con Mussolini. Oppure possono ucciderne 500…”

Mentre Mora dirigeva la trasmissione, Pineda scese in campo per dare agli anti-sandinisti il proprio reality show sul cambio di regime, completo di colonna sonora d’azione che ronzava in sottofondo.

Ed eccola a Monimbo, quartiere di Masaya bloccato da elementi antisandinisti, compresi uomini armati. Fu a Monimbo che un poliziotto disarmato di nome Gabriel Vado fu rapito, linciato su un camion e bruciato davanti a una telecamera dai teppisti dell’opposizione. La moglie di Vado, Karla Torres Hernández, dichiarò nella denuncia contro Mora che la riteneva personalmente responsabile della morte del marito. Blumenthal ha intervistato la moglie di Vado nel luglio 2018, pochi giorni dopo l’omicidio, presso la stazione di polizia di Jinotepe, dove lavorava come agente della comunità:

Karla Torres Hernández: “Lo hanno trascinato per le strade, lacerandogli parte del corpo. Lo torturarono; gli spararono più volte alle gambe. Le sue mani tagliate… Questo non era fatto da persone normali. Questo non fu mai giustificato. Spero che Dio ci porti giustizia.

Nora McCurdy: Qualche organizzazione per i diritti umani ha parlato con lei?

Karla Torres Hernández: Non una. Nessuna, nessuna.

Max Blumenthal: Neanche un gruppo per i diritti umani?

Karla Torres Hernández: Nessuna.

Max Blumenthal: Nessuno ha parlato con lei?

Karla Torres Hernández: Nessuna.

Max Blumenthal: Perché?

Karla Torres Hernández: Direi che fanno solo ciò che è bene per loro. Potrebbe essere questo il motivo. Non sono per nulla corretti.

Mora e Pineda furono infine incarcerati per sei mesi con l’accusa di incitamento alla violenza e all’odio. Furono rilasciati grazie alle forti pressioni del governo degli Stati Uniti e di ONG come Committee to Protect Journalists. Nel 2012, Pineda fu ospite delle forze armate statunitensi presso la base del comando meridionale di Doral, in Florida, nota come Southcom. La base è responsabile della pianificazione di emergenza e della collaborazione militare in America Centrale. Southcom fu un nodo centrale nell’addestramento dei Contras sostenuti dagli Stati Uniti che tentarono di destabilizzare e rovesciare il governo sandinista del Nicaragua negli anni ’80. Pineda visitò la base militare statunitense con un gruppo di giornalisti dell’opposizione nicaraguense invitati da Southcom e accompagnati dall’ambasciata statunitense. Ma non aspettatevi che le ONG d’élite per la libertà di stampa o i media statunitensi esaminino tali piromani estremisti. I propagandisti dei media anti-sandinisti come Miguel Mora e Lucía Pineda Ubau sono finanziati dal governo degli Stati Uniti, il che significa che sono al di sopra delle critiche agli occhi dei delegati di Washington nell’industria dei diritti umani e nei media. Lo stesso Committee to Protect Journalists è sostenuto da fondazioni di miliardari e grandi società per celebrare golpisti come Mora e Pineda come eroi perseguitati, ignorando la difficile situazione di Julian Assange, uno dei prigionieri più importanti dello stato di sicurezza nazionale del Regno Unito.

Shepard Smith: “All’inizio di questa sera abbiamo celebrato la scarcerazione dei nostri colleghi del Nicaragua. Il premio che il CPJ assegna ai giornalisti detenuti ha una notevole percentuale di successo, ma il record non è perfetto. C’è altro da fare”.

Traduzione di Alessandro Lattanzio
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