Roger D. Harris, Interantionalist 360°, 14 luglio 2021
Prima che Henry Kissinger diventasse amico di Clinton, i liberali lo condannarono per aver detto: “Non vedo perché dobbiamo restare a guardare un Paese diventare comunista a causa dell’irresponsabilità della sua gente. Le questioni sono troppo importanti perché gli elettori cileni siano lasciati a decidere da soli”. Seguì il colpo di Stato e il bagno di sangue in Cile del 1973, sostenuti dagli Stati Uniti.
Ora lo Zio Sam ha un problema in Nicaragua, dove i sondaggi indipendenti indicano la vittoria schiacciante della sinistra sandinista di Daniel Ortega nelle elezioni presidenziali del 7 novembre. Il governo degli Stati Uniti e i suoi media adulatori lavorano per impedire la rielezione di Ortega.
Il 12 luglio, gli Stati Uniti imposero divieti sui visti a funzionari legislativi nicaraguensi, magistrati e famigliari per “aver minato la democrazia”. Un mese prima l’amministrazione Biden impose sanzioni alla figlia del Presidente Ortega, insieme a un generale, al capo della banca centrale e un legislatore eletto.
Queste e altre azioni statunitensi illegali sul Nicaragua promuovono il cambio di regime e si basano sull’accusa ridicola che questa nazione povera e minuscola sia una “minaccia straordinaria e insolita per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”, quando è il contrario.
Il NICA Act 2018, di Trump impose sanzioni e blocco dei prestiti da istituzioni finanziarie internazionali controllate dagli Stati Uniti.
Nell’agosto 2020 fu rivelato il piano Responsive Assistance in Nicaragua (RAIN), strategia multiforme golpista con cui gli Stati Uniti incaricarono l’agenzia di rovesciare il governo del Nicaragua. RAIN chiede un governo di “transizione improvvisa e imprevista” per vincere quella che ammettono altrimenti una vittoria sandinista nelle libere elezioni.
In un passaggio continuo da Trump all’amministrazione Biden, il RENACER Act in sospeso estenderà le “sanzioni mirate”. L’intervento statunitense in Nicaragua e, di fatto, in America Latina sotto la Dottrina Monroe del 1823 ha una lunga storia che continua fino ai giorni nostri. Nel 1856, il cittadino nordamericano William Walker cercò di imporsi come capo di uno Stato schiavista in Nicaragua, solo per essere assassinato quattro anni dopo. Nel 1912, gli Stati Uniti iniziarono l’occupazione del Nicaragua, costringendo il Paese a divenire un protettorato statunitense. Gli Stati Uniti furono estromessi nel 1933 dalla guerra guidata dall’eroe nazionale Augusto C. Sandino, dal quale prese il nome l’attuale partito rivoluzionario. Negli anni ’80, gli ascari del governo degli Stati Uniti, i Contra, combatterono i sandinisti dopo aver rovesciato la dittatura di Somoza appoggiata dagli Stati Uniti.
Premesse problematiche
In passato, la maggior parte dei progressisti nordamericani si oppose all’imperialismo del loro governo. Ma di recente, come Jeremy Kuzmarov di CovertAction Magazine osservava : “gli Stati Uniti guerrafondai sono diventati così abili nella propaganda, che non solo possono condurre una guerra di aggressione senza suscitare proteste; possono anche costringere i liberali a denunciare gli attivisti per la pace usando un linguaggio che ricorda il mccarthismo”. Una recente Lettera Aperta al Governo del Nicaragua dei Lavoratori della Solidarietà degli Stati Uniti 1979-1990 riflette la propaganda imperialista nordamericana. A tale lettera aperta statunitense, datata 1 luglio, si aggiungono gli europei , già attivi della solidarietà coil Nicaragua, e una di accademici internazionali, principalmente nel campo degli studi latinoamericani. (I collegamenti a tutte e tre le lettere possono essere dubbi.) e le tre lettere lettere, probabilmente coordinate, usano un linguaggio simile nel formulare critiche e richieste. Mentre altri attivisti internazionali dagli anni ’80 danno priorità al non intervento e alla solidarietà col governo sandinista, le dichiarazioni espresse nella lettera aperta dovrebbero essere valutate con rispetto. La lettera aperta si basa sui seguenti presupposti problematici:
1. La lettera aperta afferma che il “regime” di Ortega è colpevole di “crimini contro l’umanità”. In effetti, il Nicaragua è di gran lunga il Paese più progressista dell’America centrale col governo sandinista. A differenza dei guatemaltechi, honduregni e salvadoregni in questi Stati clienti degli Stati Uniti, i nicaraguensi non fuggono negli Stati Uniti in cerca di una vita migliore. La povertà e la povertà estrema furono dimezzate in Nicaragua e fu raggiunto l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite di ridurre la malnutrizione. L’assistenza sanitaria di base e l’istruzione sono gratuite e l’analfabetismo praticamente eliminato, pur vantando il massimo livello di uguaglianza di genere nelle Americhe. Il Nicaragua, che gode del tasso di omicidi più basso dell’America Centrale, ha anche la minore forza di polizia col budget più basso della regione. Queste non sono caratteristiche di una dittatura.
2. La lettera aperta afferma che il tentativo di colpo di Stato del 2018 fu semplicemente una “dimostrazione di autodeterminazione”, sebbene la lettera aperta noti correttamente che gli eventi del 2018 riflettevano del malcontento popolare, occulta i milioni di dollari e gli anni di sovversione sponsorizzata dagli Stati Uniti in Nicaragua. Le campagne sui social media di false informazioni orchestrate da gruppi sponsorizzati dagli Stati Uniti alimentarono proteste brutali. Secondo l’attivista della solidarietà Jorge Capelán : “chi rapì, torturò, derubò, assassinò e violentò cittadini qui in Nicaragua nell’aprile 2018 furono i promotori del colpo di Stato. Loro stessi registrarono tutto coi loro cellulari. Persino diedero fuoco ai compagni sandinisti assassinati per strada”. Benjamin Waddell, un firmatario della Lettera Aperta, ammise “è sempre più chiaro che il sostegno degli Stati Uniti ha svolto un ruolo nel nutrire le attuali rivolte [2018]”. Dan La Botz, altro nemico di Ortega, dipinse lo sfondo: “Organizzazioni statunitensi come USAID e National Endowment for Democracy (NED), e senza dubbio la CIA lavorano da decenni in Nicaragua come ovunque nel mondo”. Alcuna alternativa sostanziale progressista fu offerta dall’opposizione nel 2018, secondo William Robinson, altro firmatario della lettera aperta. Piuttosto, il 2018 fu un tentativo di ottenere con mezzi violenti ciò che non poteva essere raggiunto democraticamente alle urne.
3. La lettera aperta afferma che il governo nicaraguense “non rappresenta in alcun modo valori, principi e obiettivi della rivoluzione sandinista”. Tale posizione arroga agli stranieri il diritto di dire al popolo nicaraguense come sottovaluta la propria rivoluzione. Il processo elettorale in Nicaragua chiarisce che i nicaraguensi la pensano diversamente. Dopo aver rovesciato il dittatore Somoza appoggiato dagli Stati Uniti e aver combattuto la guerra controrivoluzionaria contro i Contras sostenuti dagli Stati Uniti, i sandinisti persero le elezioni del 1990. In particolare, il presidente uscente Ortega obbedì senza esitazione al mandato elettorale, la prima volta nella storia del Nicaragua che il governo passò pacificamente a un altro partito politico. Dopo 17 anni di austerità neoliberista, Daniel Ortega vinse le elezioni presidenziali del 2006 col 38% dei voti e vinse nel 2011 col 63% e il 72,5% nel 2016. I margini elettorali sempre crescenti di Ortega suggeriscono che la maggioranza dei nicaraguensi lo sostiene come leader legittimo della rivoluzione sandinista.
Proposte problematiche
Usando lo stesso linguaggio volgare del governo degli Stati Uniti, la lettera aperta invita il “regime Ortega-Murillo” a rilasciare i prigionieri politici detenuti, inclusi “precandidati” dell’opposizione e “cpai storici” della rivoluzione sandinista; abrogare la legge sulla sicurezza nazionale in base a cui costoro furono arrestati; e negoziare riforme elettorali.
Il Nicaragua approvò due leggi recenti: la legge sugli agenti stranieri e la legge per la difesa dei diritti del popolo all’indipendenza, sovranità e autodeterminazione per la pace. Queste leggi, che la lettera aperta vuole abrogare, criminalizzano la promozione dell’interferenza straniera negli affari interni del Nicaragua, la ricerca dell’intervento militare straniero, l’organizzazione del terrorismo e la promozione di misure economiche coercitive contro il Paese.
Si tratta di attività, va notato, ugualmente vietate nel FARA Act degli Stati Uniti, dal quale furono modellate le leggi nicaraguensi. Le recenti azioni del governo nicaraguense che perseguono le persone che infrangono le leggi sono una normale funzione di governo. Il fatto che alcuni imputati possono avere aspirazioni politiche non li immunizza dall’arresto per attività illecite.
La lettera degli accademici afferma che tra i suddetti detenuti ci sono i “più importanti candidati presidenziali dell’opposizione”. Alcuno dei 17 partiti politici del Nicaragua, infatti, ha scelto i propri candidati, e “la maggior parte degli indagati non appartiene a nessun partito legalmente registrato”.
In effetti, Stephen Sefton risponde dal Nicaragua che “nessuna figura di spicco dei partiti politici d’opposizione del Nicaragua è stata colpita dagli arresti di persone di organizzazioni che hanno sostenuto il tentativo di colpo di Stato del 2018”. Uno dei più importanti tra gli arrestati è la direttrice dell’ONG Cristiana Chamorro, accusata di riciclaggio di denaro per aver ricevuto milioni di dollari dall’USAID, da altre agenzie governative statunitensi e da fondazioni alleate per il cambio di regime. In sua difesa, affermò incredula che il dipartimento di Stato nordamericano l’aveva sentita e aveva trovato tutto di loro gradimento.
I “capi storici” della rivoluzione sandinista sono proprio questo; persone che avevano rotto con la rivoluzione molto tempo fa e dal 1994 collaborano coll’opposizione di destra e le ONG alleate degli Stati Uniti. Più precisamente, sono accusati di collusione illegale con potenze straniere.
La lettera aperta chiede di “negoziare le riforme elettorali”, ma la legge elettorale in Nicaragua come negli Stati Uniti è garantita dal processo legislativo e non dai negoziati tra vari blocchi di potere. Il Nicaragua ha attuato alcune, ma non tutte, le riforme richieste dall’Organizzazione degli Stati americani. Il quarto ramo del governo, il Consiglio Supremo Elettorale (CSE), sovrintende le elezioni. Un terzo dell’attuale Cse è composto da rappresentanti di partiti diversi dal partito di governo, anche se i sandinisti detengono la maggioranza nella legislatura.
Il diritto della rivoluzione nicaraguense a difendersi
Pur riconoscendo “la lunga e vergognosa storia dell’intervento del governo degli Stati Uniti”, la lettera aperta non riconosce il diritto della rivoluzione nicaraguense di difendersi.
Al contrario, la sua implicita approvazione del tentativo golpista del 2018 è un appello al cambio di regime con mezzi non democratici e implicito sostegno dell’interferenza degli Stati Uniti. La conclusione della lettera aperta secondo cui “i crimini del governo degli Stati Uniti, passati e presenti, non sono la causa, né giustificano o scusano” il comportamento dell’attuale governo in Nicaragua è una porta che gira in due direzioni. Qualunque siano i presunti illeciti del governo Ortega, ciò non giustifica la campagna di cambio di regime del governo degli Stati Uniti.
La lettera aperta tace clamorosamente sull’intervento degli Stati Uniti, in particolare le leggi punitive NICA e RENACER.
Il governo del Nicaragua ha dato priorità ai bisogni dei poveri e dei lavoratori e ha compiuto progressi sorprendenti su più fronti. Questo è il motivo per cui è preso di mira dal cambio di regime e perché i nicaraguensi hanno preso misure per contrastare l’intervento degli Stati Uniti.
L’amministrazione Trump prese di mira specificamente la cosiddetta “Troika della tirannia”, Cuba, Venezuela e Nicaragua, con sanzioni illegali repressive volte al cambio di regime. Tale politica di dominio statunitense non è iniziata con Trump, né si concluderà con la nuova amministrazione statunitense.
Gli imperialisti sono chiari su chi prendono di mira come nemico; alcuni a sinistra sono meno chiari su chi sia amico e se il Nicaragua abbia il diritto di difendersi.
Se i firmatari della lettera aperta, come affermano, “nel diritto nicaraguense all’autodeterminazione… dal popolo sovrano del proprio destino”, allora le elezioni di novembre 2021 dovranno essere protette, libere dall’interferenza da Stati Uniti e loro alleati internazionali e ONG da loro finanziate.
Roger D. Harris fa parte dell’organizzazione per i diritti umani Task Force on the Americas, fondata nel 1985.
Traduzione di Alessandro Lattanzio