Abbiamo idee e conquiste sacre da difendere, come verità e ragioni, per affrontare il mondo del denaro e delle menzogne, con la stirpe di Baraguá, compromessi con le oltre 3400 vittime del terrorismo USA contro Cuba, i 2099 handicappati fisici e i più di 20000 assassinati dalla dittatura di Batista prima del 1° gennaio 1959, i veri morti, torturati e scomparsi della nostra storia
Francisco Arias Fernández www.granma.cu
Il festino di Miami a fine novembre 2016, dopo la morte del nostro Comandante in Capo Fidel Castro Ruz e l’accesso di rabbia dell’allora presidente Donald Trump, che ha riempito i suoi profili sulle reti sociali con i più irrispettosi e volgari aggettivi contro il dirigente storico della Rivoluzione cubana, suonavano come isolate espressioni di odio ed impotenza, di fronte alla schiacciante costernazione mondiale e ai messaggi di solidarietà per la partenza verso l’eternità di uno statista di caratura mondiale.
Frenetica, la plebaglia della controrivoluzione ha concentrato, in Calle 8 ed in altre strade di Miami, terroristi, mercenari e scrocconi della guerra contro Cuba con incarichi nel Congresso federale e statale. L’uomo che tante volte hanno cercato di uccidere e la Rivoluzione che hanno cercato di rovesciare continuavano ancora vivi.
Tuttavia, la reazione dell’estrema destra della Florida e di Trump ricordava i tempi peggiori della guerra fredda e preannunciava una gelida tormenta per le relazioni bilaterali, poco tempo dopo il ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra i due paesi e quando incominciavano a moltiplicarsi i ponti ed accorciarsi le distanze, nonostante le 90 miglia che ci separano.
Le stesse persone che hanno augurato la fine della Rivoluzione dopo il crollo del campo socialista, che hanno offerto milioni per piazzare bombe negli alberghi, abbattere aerei commerciali provenienti da Miami, stimolare esodi di massa, violazioni dello spazio aereo e pretesti di ingerenza di ogni genere, per spaventare qualsiasi normalizzazione o comprensione civile; i promotori delle leggi Torricelli e Helms-Burton, tornavano alla carica e mostravano i denti in discorsi e fotografie minacciose insieme al nuovo presidente presso la sede della Brigata 2506, la sede della CIA ed in altri paraggi.
Trump ha ravvivato l’odio negli USA e, soprattutto in Florida, dove ora ha il suo centro operativo e come consiglieri per il crimine ex concorrenti elettorali, come il senatore Marco Rubio, suo alleato nell’attacco al Campidoglio, espressione della tendenza fascistoide che ha stimolato e globalizzato.
I fumi dell’estremismo, della violenza e del terrorismo contro Cuba hanno superato i confini dei discorsi per riapparire, dentro e fuori l’Isola, con 243 misure ostili con impatto su tutte le sfere della società.
Non si sa esattamente quanti progetti sovversivi all’unisono e azioni segrete, proprie del manuale della guerra non convenzionale, e moltiplicate dal successore Joseph Biden, siano uscite dagli artigli dello stesso gruppuscolo conservatore di congressisti anticubani.
Gli stessi che, da Miami, hanno dato ordine di profanare, all’Avana, i monumenti dell’Eroe Nazionale il 1° gennaio 2020, hanno organizzato un attacco terroristico contro la nostra ambasciata a Washington, all’alba del 30 aprile. Tutto inserito nel copione della guerra mediatica e nello spazio virtuale delle reti antisociali, che incitano ad atti violenti, illegali e inumani, per poi tentare di imporli come legittimi o consumati quando non sono stati ancora realizzati, vittimizzare gli autori e scatenare campagne diffamatorie.
ASSUEFATTI ALLE MENZOGNE
Nessuno sforzo è risparmiato per fabbricare un’immagine di paese nel caos, con totale complicità del governo USA, che mai si è pronunciato contro tali azioni né ha fornito risultati delle indagini, ma coglie l’occasione per presentarle come manifestazioni di malcontento contro il governo e giustificare più blocco, ostilità, generando menzogne o denunce infondate.
Abituati alla nuova era della post-verità di Trump, che sei mesi prima di lasciare la Casa Bianca aveva già registrato 22000 menzogne, ai macellai di Miami risultava facile attenersi alla vecchia pratica degli ideologi hitleriani di inventare le più grossolane falsità sulla situazione a Cuba, scagliarsi contro i nuovi dirigenti del paese e scatenare una virulenta guerra contro la collaborazione medica internazionale e il settore culturale.
Di fronte alla sconfitta di Donald Trump, che aveva contato coi capi della campagna (elettorale) a Miami vincolati al peggio del gossip annessionista, storicamente legato a capi con il monopolio del terrore in Florida, Colombia e località intermedie, hanno messo i soldi per far fallire qualsiasi tentativo di Biden di rendere più flessibile o cambiare la bellicosa politica ristabilita dal magnate.
Condizionamenti e pressioni per la nomina dei nuovi incarichi, previo impegno di posizioni ostili verso Cuba; tentativi di ravvivare la bufala dei presunti attacchi acustici; incitamento all’attività controrivoluzionaria dall’estero, fabbricazione di scioperi della fame e nuovi gruppuscoli, spettacoli mediatici con la partecipazione di artisti emigrati e l’incoraggiamento alla diserzione e all’emigrazione illegale, sono alcune delle principali azioni dell’impalcatura sovversiva, per creare una situazione interna sfavorevole sull’isola, che scoraggerà ogni riavvicinamento e porterà ad esiti negativi.
Nel bel mezzo di una transizione di governo, gli interessi della mafia di Miami non erano diversi da quelli di coloro che ostentano il controllo della Comunità d’Intelligence, del Dipartimento di Stato ed altre entità fondamentali in cui si decidono le direttive di politica estera verso Cuba e dove non si muoverà un capello in direzione opposta al percorso lastricato di Trump.
Il pretesto di questi quasi otto mesi imbarazzanti di Biden è un lento e timoroso studio, senza altri risultati che siano sanzioni e più castighi, di liste nere e immobilismo totale, di continuità del trumpismo e violazione delle promesse elettorali, per realizzare i disegni dei promotori del caos in Campidoglio ed in Florida.
Gli attuali nemici orchestrano rivolte con metodi segreti, finanziano delinquenti e mercenari che vanno dall’attentare contro i busti di Martí, sin contro gli ospedali ed i bambini. Tutto ciò che promuove il disordine, la violenza, l’anarchia e persino la morte è valido per i cavernicoli della guerra non convenzionale.
La licenza di tre giorni per uccidere non è più un requisito dei terroristi di Miami, è un’ossessione di coloro che generano rivolte, attraverso reti sociali, per poi magnificarle per la stessa via; globalizzarli dai monopoli dell’informazione nelle mani degli USA; provocare arresti e poi manipolare le loro famiglie e aggiungerle alla guerra; far di tutto una notizia orribile su Cuba e il suo Governo; conquistare con la menzogna sanzioni internazionali contro il paese e antipatie interne ed esterne; creare assuefatti alle menzogne che credano a tutto ciò che gli viene detto da Miami e altrove, e non credano a nulla di ciò che si generi dai media locali o da personalità e istituzioni ufficiali.
Fabbricare «apolitici», «indefiniti», «confusi», «centristi», «nuovi destri», anticomunisti, non è uno scopo esclusivo di progetti o programmi sovversivi dell’USAID con diverse maschere, è una meta a breve termine delle reti sociali e delle piattaforme al servizio dei centri di sovversione made in USA.
Abbiamo idee e conquiste sacre da difendere, come verità e ragioni, per affrontare il mondo del denaro e delle menzogne, con la stirpe di Baraguá, compromessi con le oltre 3400 vittime del terrorismo USA contro Cuba, i 2099 handicappati fisici e i più di 20000 assassinati dalla dittatura di Batista prima del 1° gennaio 1959, i veri morti, torturati e scomparsi della nostra storia.
EE.UU. sostiene el trumpismo contra Cuba
Tenemos ideas y conquistas sagradas que defender, como verdades y razones, para enfrentar el mundo del dinero y de las mentiras, con la estirpe de Baraguá, comprometidos con las más de 3 400 víctimas del terrorismo de EE. UU. contra Cuba, los 2 099 impedidos físicos y los más de 20 000 asesinados por la dictadura de Batista antes del 1ro. de enero de 1959, los verdaderos muertos, torturados y desaparecidos de nuestra historia
Autor: Francisco Arias Fernández
El festín de Miami a finales de noviembre de 2016, tras el fallecimiento de nuestro Comandante en Jefe Fidel Castro Ruz y la rabieta del entonces presidente Donald Trump, que llenó sus perfiles en redes sociales de los más irrespetuosos y vulgares adjetivos contra el líder histórico de la Revolución Cubana, sonaron como aisladas expresiones de odio e impotencia, ante la abrumadora consternación mundial y los mensajes solidarios por la partida hacia la eternidad de un estadista de calibre mundial.
Frenética, la chusma de la contrarrevolución concentró en Calle 8 y otras avenidas miamenses a terroristas, mercenarios y vividores del negocio de la guerra contra Cuba con cargos en el Congreso federal y estadual. El hombre que tantas veces trataron de matar y la Revolución que intentaron derrotar, seguían vivos.
Sin embargo, la reacción de la ultraderecha de la Florida y de Trump recordaba los peores tiempos de la guerra fría y presagiaba una tormenta gélida para las relaciones bilaterales, poco tiempo después del restablecimiento de vínculos diplomáticos entre ambos países y cuando empezaban a multiplicarse los puentes y a estrecharse las distancias, pese a las 90 millas que nos separan.
Los mismos que auguraron el fin de la Revolución tras el derrumbe del campo socialista, que ofrecieron millones para poner bombas en los hoteles, derribar aviones comerciales procedentes de Miami, estimular éxodos masivos, violaciones del espacio aéreo y pretextos injerencistas de todo tipo, para espantar cualquier normalización o entendimiento civilizado; los promotores de las leyes Torricelli y Helms-Burton, volvían a la carga y enseñaban los dientes en discursos y fotografías amenazantes junto al nuevo mandatario en la sede de la Brigada 2506, el cuartel de la CIA y otros parajes.
Trump revivió el odio en EE. UU. y, especialmente, en la Florida, donde tiene hoy su centro de operaciones y como consultores para el crimen a excontrincantes electoreros, como el senador Marco Rubio, su aliado en el ataque al Capitolio, expresión de la tendencia fascistoide que estimuló y globalizó.
Los humos del extremismo, la violencia y el terrorismo contra Cuba sobrepasaron las fronteras de los discursos para reaparecer dentro y fuera de la Isla con 243 medidas hostiles con impacto en todas las esferas de la sociedad.
No se sabe con exactitud cuántos proyectos subversivos al unísono y acciones encubiertas, propias del manual de guerra no convencional, y multiplicadas por el sucesor Joseph Biden, salieron de las garras del mismo grupúsculo conservador de congresistas anticubanos.
Los mismos que desde Miami dieron órdenes de profanar en La Habana monumentos del Héroe Nacional, el 1ro. de enero de 2020, organizaron un ataque terrorista contra nuestra embajada en Washington, en la madrugada del 30 de abril. Todo incluido en el guion de la guerra mediática y en el espacio virtual de las redes antisociales, que incitan a hechos violentos, ilegales e inhumanos, para luego tratar de imponerlos como legítimos o consumados cuando aún no se han realizado, victimizar a los autores y desatar campañas difamatorias.
ADICTOS A LAS MENTIRAS
No se escatiman esfuerzos para fabricar una imagen de país en caos, con total complicidad del Gobierno de EE. UU., que nunca se pronunció contra tales acciones ni dio resultados de las investigaciones, pero se aprovecha para presentarlas como manifestaciones de descontento contra el gobierno y justificar más bloqueo, hostilidad, generar mentiras o denuncias infundadas.
Acostumbrados a la nueva era de la posverdad de Trump, a quien cuando le faltaban seis meses para abandonar la Casa Blanca ya le tenían registradas 22 000 mentiras, a los matarifes de Miami les resultaba fácil cumplir la vieja práctica de los ideólogos de Hitler, de inventar las más groseras falsedades sobre la situación en Cuba, arremeter contra los nuevos dirigentes del país, y desatar una guerra virulenta contra la colaboración médica internacional y el sector cultural.
Ante la derrota de Donald Trump, que había contado con jefes de campaña en Miami vinculados a lo peor de la farándula anexionista, históricamente conectada a capos con el monopolio del terror en la Florida, Colombia y lugares intermedios, enfilaron los dineros a frustrar cualquier intento de Biden por flexibilizar o cambiar en algo la política guerrerista restablecida por el magnate.
Condicionamientos y presiones para los nombramientos de los nuevos cargos, previo compromiso de posiciones hostiles hacia Cuba; intentos de revivir la farsa de los supuestos ataques acústicos; incitación de la actividad contrarrevolucionaria desde el exterior, la fabricación de huelgas de hambre y nuevos grupúsculos, show mediáticos con la participación de artistas emigrados y el estímulo a la deserción y emigración ilegal, son algunas de las acciones principales del andamiaje subversivo, para crear una situación interna desfavorable en la Isla, que desalentara cualquier acercamiento y propiciara desenlaces negativos.
En medio de una transición gubernamental, los intereses de la mafia de Miami no eran diferentes a los de quienes ostentan el control de la Comunidad de Inteligencia, del Departamento de Estado y otros estamentos fundamentales en los que se deciden las directivas de política exterior hacia Cuba, y donde no se movería ni un pelo en sentido contrario al camino empedrado de Trump.
El pretexto de estos casi ocho meses embarazosos de Biden es un lento y temeroso estudio, sin otros resultados que no sean sanciones y más castigos, de listas negras e inmovilismo total, de continuidad del trumpismo e incumplimiento de promesas electorales, para cumplir los designios de los promotores del caos en el Capitolio y la Florida.
Los enemigos actuales orquestan disturbios con métodos encubiertos, financian a delincuentes y mercenarios que van desde atentar contra bustos de Martí, hasta contra hospitales y niños. Todo lo que promueva el desorden, la violencia, la anarquía y hasta la muerte vale para los cavernícolas de la guerra no convencional.
La licencia de tres días para matar ya no es una exigencia de los terroristas de Miami, es una obsesión de quienes generan disturbios, redes sociales mediante, para luego magnificarlos por la misma vía; globalizarlos por los monopolios de la información en manos de EE. UU.; provocar detenidos para luego manipular a sus familiares y sumarlos a la guerra; hacer de todo una noticia horrible sobre Cuba y su Gobierno; conquistar con la mentira sanciones internacionales contra el país y antipatías internas y externas; crear adictos a la mentira que se crean todo lo que les digan desde Miami y otras partes, y no crean nada que se genere en los medios locales o por personalidades e instituciones oficiales.
Fabricar «apolíticos», «indefinidos», «confundidos», «centristas», «nuevos derechistas», anticomunistas, no es un propósito exclusivo de proyectos o programas subversivos de la Usaid con disímiles caretas, es una meta a corto plazo de las redes sociales y de las plataformas al servicio de los centros de subversión made in USA.
Tenemos ideas y conquistas sagradas que defender, como verdades y razones, para enfrentar el mundo del dinero y de las mentiras, con la estirpe de Baraguá, comprometidos con las más de 3 400 víctimas del terrorismo de EE. UU. contra Cuba, los 2 099 impedidos físicos y los más de 20 000 asesinados por la dictadura de Batista antes del 1ro. de enero de 1959, los verdaderos muertos, torturados y desaparecidos de nuestra historia.
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