Intervento Presidente Miguel Díaz-Canel Bermúdez (Messico)

Discorso pronunciato da Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica, nella sfilata civico-militare in occasione dei festeggiamenti per l’anniversario del Grido di Dolores.

Città del Messico. 16 settembre 2021, «Anno 63º della Rivoluzione».

Stimato e caro Andrés Manuel López Obrador, Presidente degli Stati Uniti  Messicani;

Distinte invitate e invitati,

Caro Messico:

Grazie per l’opportunità che ci date di portare l’abbraccio grato di Cuba alle belle celebrazioni patrie per quel Grido di Dolores che risvegliò tanto affanno libertario nella nostra regione più di 200 anni fa.

«Tra tutti i fratelli che ci ha dato Nuestra América, il Messico, per molte ragioni è uno dei più amati per Cuba»

Questo affetto che unisce le nostre terre comincia con il fascino che ci provocano le sue orme profonde e diverse nella letteratura e la storia dell’America: quanto è bella la terra che abitavano i coraggiosi  aztechi!

Nel Teocalli di Cholula, il cubano José María Heredia, aprì un’affascinante porta a questo “Mundo Nuestro”, anteriore alla terribile conquista che iniziarono secoli dopo, con massacri e distruzione senza freno, le truppe spagnole che provenivano da Santiago di Cuba, comandate da Hernán Cortés.

Ma nessuno ci ha detto di più del Messico di José Martí. Cito frammenti del suo memorabile discorso pronunciato nella veglia in onore di questo paese nella Società Letteraria Ispanoamericana nel 1891: «(…) oggi ci riuniamo per rendere omaggio alla nazione circondata da palme e zagare che innalza, come un pinnacolo di gloria al cielo azzurro i vertici liberi dove il fischio della locomotiva risveglia, coronata di rose come ieri, con la salute del lavoro sulle guance, l’anima indomita che scintillava come le braci nelle ceneri di Cuauhtémoc, mai spente. Salutiamo un popolo che fonde nel crogiolo del suo stesso metallo le civiltà che si gettarono su di lui per distruggerlo!».

Poi, riferendosi alla significativa data che commemoriamo oggi, Martí dice: «Trecento anni dopo, un prete  (…) chiamò il suo villaggio alla guerra contro i padri che negavano la vita dell’anima ai loro stessi figli; era l’ora del Sole, quando le capanne di pietra e mattini dei poveri indios prendevano luce tra i gelsi, mai, anche se velato, da allora il sole di Hidalgo non ha mai smesso di brillare! Appesero in gabbie di ferro le teste degli eroi; morsero la polvere con una pallottola nel cuore, ma il 16 settembre di ogni anno all’alba il Presidente della Repubblica del Messico esalta davanti al popolo  la patria libera, ondeggiando la bandiera di Dolores».

Per le sue caratteristiche il processo indipendentista messicano, iniziato con il Grido di Dolores, con Padre Miguel Hidalgo protagonista, in un giorno come oggi del 1810, che si consumò 11 anni dopo con l’entrata dell’Esercito Trigarante a Città del Messico, ebbe una nota componente di rivendicazioni sociali e indigeniste che lo differenziarono da altri processi tipici dell’epoca delle indipendenze.

Il suo impatto fu, senza dubbio, straordinario nella lotta libertaria e anticolonialista della nostra regione e particolarmente in Cuba.

Raccoglieva  aspirazioni ancestrali di popoli interi che abitavano nel territorio, non solo messicano, ma anche del centro e sud America e delle Antille; rivendicava tutti i settori creoli poveri –bianchi, negri e mulatti– sottomessi nella miseria, la fame e lo sfruttamento e si opponeva alla schiavitù del negro.

L’ampia presenza popolare influì in forma decisiva nella sua radicalizzazione e nella concrezione  di importanti domande sociali e politiche, e questo costituì un’immensa aspirazione e alito per il nostro movimento indipendentista.

Non  sono pochi i cubani famosi che hanno lasciato il loro sangue e i loro nomi nella storia del Messico.

Spicca specialmente la solidarietà cubana nello scontro del Messico per le invasioni del Texas del 1835-1836 e l’invasione nordamericana dal 1846 al 48, quando brillarono i generali Pedro Ampudia, Juan Valentín Amador, Jerónimo Cardona, Manuel Fernández Castrillón, Antonio Gaona, Pedro Lemus e Anastasio Parrodi.

I cubani Florencio Villareal e José María Pérez Hernández, presentarono nel marzo del 1854 lo storico Piano di Ayutla, determinante nella rottura dell’esercito e della società messicana con il governo dittatoriale del Generale Santa Anna.

Come ha confermato il prestigioso investigatore René González Barrios, vari di quegli uomini occuparono posti chiave nella vita politico-militare messicana e furono governatori o comandanti militari in importanti regioni del paese.

Due di loro, i generali di divisione Anastasio Parrodi e Pedro Ampudia Grimarest furono ministri di Guerra e Marina nel governo di Benito Juárez durante la Guerra di Riforma.

Nel Congresso, il Governo, l’esilio o la guerra a lato di Juárez ci sono sempre stati dei cubani. Elogiano la loro opera magnifica compatrioti importante come il General Domingo Goicuría y Cabrera, e i poeti Juan Clemente Zenea e Pedro Santacilia,che fu suo genero, segretario e agente della Repubblica di Cuba in Armi presso il Governo messicano.

Nella guerra contro i francesi, servirono l’esercito messicano i fratelli  Manuel e Rafael de Quesada y Loynaz, generale e colonnello rispettivamente; i colonnelli Luis Eduardo del Cristo, Rafael Bobadilla e Francisco León Tamayo Viedman; il medico comandante Rafael Argilagos Gimferrer e il capitano Félix Aguirre. Tutti tornarono a Cuba all’inizio della Guerra dei Dieci Anni.

che «Il Messico fu il primo paese a riconoscere la nostra lotta armata e ad aprire i suoi porti alle navi con la bandiera  della stella solitaria», posizione approvata dal Congresso (messicano).Fu Juárez che lo decise e chi lo ringraziò fu Carlos Manuel de Céspedes, il Presidente della Repubblica in Armi, in una lettera memorabile al suo pari messicano: «…è altamente soddisfacente che il Messico sia stato la prima nazione dell’America a manifestare la sua generosa simpatia alla causa dell’indipendenza e della libertà di Cuba».

Uno dei principali impegni realizzati da Pedro Santacilia, con il consenso de Juárez, fu inviare a Cuba un grupo scelto di militari messicani per contribuire alla formazione e all’addestramento del nascente Esercito di Liberazione.

I messicani brillarono nei campi di Cuba e le loro prodezze ispirarono le truppe e quanti ne udirono parlare.

Il Padre della Patria cubana di nuovo segnalò l’importanza della consegna della lettera al Benemerito delle Americhe.
Céspedes scrisse: «Alcuni cavalieri messicani sono venuti qui e hanno sparso il loro sangue generoso nel nostro suolo e per la nostra causa e tutto il paese ha mostrato  gratitudine per la loro eroica azione».

Due di quei bravi militari messicani, veterani della Guerra della Riforma e della guerra contro l’impero francese, ottennero i gradi di Generale di Brigata dell’Esercito di Liberazione cubano e fecero parte del quadro dei suoi capi principali: José Inclán Risco y Gabriel González Galbán.

Care amiche e amici:

Per questa profonda memoria che condividiamo, ci emozionano e c’ispirano queste azioni che riveriscono la  storia, e torniamo una  e un’altra volta su ogni linea scritta per il Messico da José Martí, che vincola per sempre le nostre due nazioni in tutta la sua opera, ma soprattutto nelle lettere al suo grande amico messicano Manuel Mercado.

Ed è a questo amico del cuore a cui lascia nella lettera mai conclusa il suo chiaro testamento politico: la volontà dedicata all’obiettivo «d’impedire a tempo con l’indipendenza di Cuba che gli Stati Uniti s’estendano per le Antille e ricadano con questa ulteriore forza sulle nostre terre d’America».

Anni prima in cammino verso Veracruz, Martí aveva scritto : «O Messico caro! O Messico adorato, vedi i pericoli che ti circondano!  Odi il clamore di un figlio tuo, che non è nato da te!  Per il Nord un vicino malizioso si coagula (…) Tu ti ordinerai; tu comprenderai; tu ti gioderai; io sarò morto, o Messico por difenderti e amarti!».

Qui è morto per la Rivoluzione il giovane comunista Julio Antonio Mella, assassinato in una strada di questa stessa città nella quale, anni dopo, si conobbero Ernesto Che Guevara e Fidel Castro Ruz, attraverso suo fratello Raúl.

Qui si addestrarono e organizzarono la loro spedizione i giovani della Generazione del Centenario. Quí di forgiarono amicizie e affetti che durano ancora oggi, resi immortali da una canzone che è come un inno di quei tempi epici: La Lupe, di Juan Almeida Bosque.

Di quel periodo messicano restarono per sempre nella storia cubana, tra i tanti, i nomi di María Antonia González, Antonio del Conde, el Cuate, la chiave nell’acquisto dello yacht Granma; Arsacio Venegas e Kid Medrano, lottatori professionisti che addestrarono fisicamente la truppa; Irma y Joaquina Vanegas, che offersero la loro casa come accampamento.

Il passaggio di Fidel e dei suoi compagni per il Messico lasciò una profonda impressione nei futuri partecipanti alla spedizione del Granma e un cumulo di leggende per tutte le parti, delle quali si parla ancora con ammirazione e rispetto.

Non dimenticheremo mai che grazie all’appoggio di molti amici messicani lo yacht Granma salpò da  Tuxpan, Veracruz, il 25  novembre del 1956. Da questa storica imbarcazione scese, sette giorni dopo, il 2 dicembre, il recentemente creato Esercito Ribelle che veniva a liberare Cuba.

Non dimentichiamo nemmeno che pochi mesi dopo lo storico trionfo della Rivoluzione, nel 1959 ci visitò il generale Lázaro Cárdenas.

La sua volontà di stare assieme al nostro popolo dopo l’invasione mercenaria di Playa Girón nel 1961 marca, sensibilmente, il carattere delle nostre relazioni.

Fedele alle sue migliori tradizioni, il Messico fu l’unico paese dell’America Latina che non ruppe le relazioni con Cuba rivoluzionaria, quando fummo espulsi dalla OSA per un mandato imperiale.

Col trascorrere degli anni non si e mai spezzato quello che la storia ha unito, indissolubilmente.

I nostri due paesi hanno onorato le loro politiche sovrane al margine di vicinanze o distanze tra i governi.

Impera quello che sostiene un principio molto messicano: il rispetto al diritto altrui è la pace.

C’è un merito indiscutibile in coloro che hanno dedicato la vita e l’energia, anima e cuore per alimentare questa fraternità con la tenerezza dei popoli.

Rendo omaggio,qui, alla solidarietà sostenuta, invariabile, appassionata e ferma che incontriamo sempre in questa terra che tutti i cubani dobbiamo amare come la nostra.

Lo disse l’Apostolo cubano, che inoltre disegnò con la sua prosa colorita un ritratto di questo popolo generoso, affermando: «Come dalla radice della terra al messicano viene questo suo carattere sagace e signorile, unito al paese che adora, dove per opera doppia della magnifica natura del gusto brillante della leggenda e dell’epopea, si uniscono nella loro rara melodia l’ordine del reale e il sentimento romantico».

Da quelle parole e sino ad oggi non ha mai smesso di crescere il patrimonio comune, arricchito da un elenco infinito di prestigiosi intellettuali e artisti delle due nazioni.

Ci uniscono la letteratura, il cinema, le arti visive, il bolero e il mambo.

Si potrebbe dire che lo scambio culturale, significativo, tra Messico e Cuba tocca tutte le manifestazioni della cultura nella più ampia accezione, per quanto non è meno influente la relazione nello sport, soprattutto nel baseball e il pugilato, dove i vincoli della connessione sono tanto naturali che per momenti si perde l’origine esatta di opere e fatti e si deve concludere che provengono da tutti e due.

Amiche e amici:

Per queste e altre ragioni che non entrano in un discorso necessariamente breve,è un grande onore partecipare alla sfilata  militare che commemora l’inizio della lotta per l’indipendenza del Messico ed esprimere i nostri sentimenti davanti al suo Governo e al suo popolo.

Lo faccio cosciente che è un riconoscimento ai vincoli storici e di fraternità che esistono tra Messico e Cuba, una mostra genuina d’apprezzamento, affetto e rispetto e ringrazio  profondamente in nome del mio popolo.

La decisione d’invitarci ha un immenso valore, maggiore in questi momenti in cui soffriamo per i colpi di una guerra multidimensionale, con un blocco criminale, indurito opportunamente con 240 misure nel mezzo della pandemia della COVID-19, che dà tanti costi drammatici a tutti, ma in particolare ai paesi di minor sviluppo.

Stiamo affrontando parallelamente, un’aggressiva campagna di odio, disinformazione, manipolazione e falsità, montata sulle più diverse e influenti piattaforme digitali, che ignorano tutti i limiti etici.

Sotto il fuoco di questa guerra totale, la solidarietà del Messico con Cuba ha risvegliato nel nostro popolo una maggior ammirazione e la gratitudine più profonda.

Mi permetta di dire, caro Presidente, che Cuba ricorderà sempre le sue espressioni d’appoggio, il suo permanente reclamo per l’eliminazione del blocco e perchè il voto annuale delle Nazioni Unite diventi fatti concreti, cosa che il suo paese ha realizzato in forma esemplare con il nostro popolo.

Ringraziamo profondamente per gli aiuti ricevuti in strumenti medici e alimenti per alleviare gli effetti combinati della persecuzione economica e della pandemia.

Frateli e sorelle messicani:

Di fronte alla complessa situazione epidemiologica che il mondo affronta, la solidarietà e la cooperazione tra i nostri popoli acquista una maggior trascendenza.

Per questa ragione, i nostri professionisti e tecnici della salute, non hanno mai dubitato nell’accompagnare, quando è stato necessario, il popolo messicano.

E torneremo a farlo sempre, quando lo preciserete.

Riconosciamo l’eccellente lavoro realizzato dal Messico al fronte della presidenzaa pro tempore della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici, meccanismo di genuina vocazione latinoamericana e caraibica, destinato a difendere l’unità nella diversità di Nuestra América, di fronte al progetto di nuova colonizzazione neoliberale che tentano d’imporci.

Come disse Fidel in un incontro d’amicizia cubano-messicana realizzato il 2 agosto del 1980: «Non sopporteremo niente contro il  Messico! Lo sentiremo come proprio! Sapremo essere fedeli all’amicizia forgiata in secoli di storia e di ricchi principi comuni!».

Viva il Messico!

Viva l’amicizia tra Cuba e il Messico!


Intervención del Presidente de la República Miguel Díaz-Canel Bermúdez en el desfile cívico-militar en ocasión de los festejos por el aniversario del Grito de Dolores. México, 16 de septiembre de 2021

Estimado Andrés Manuel López Obrador, Presidente de los Estados Unidos Mexicanos:

Distinguidas invitadas e invitados:

Querido México:

Gracias por la oportunidad que nos das de traer el abrazo agradecido de Cuba a tus hermosas celebraciones patrias por aquel Grito de Dolores que tanto afán libertario despertó en nuestra región hace más de 200 años.

Entre todos los hermanos que nos dio Nuestra América, México cuenta, por muchas razones, como uno de los más entrañables para Cuba.

Ese afecto que une a nuestras tierras comienza con el deslumbramiento que nos provocan sus huellas profundas y diversas en la Literatura y la Historia de América:

“Cuánto es bella la tierra que habitaban los aztecas valientes”, dice en el “Teocalli de Cholula”, el cubano José María Heredia, abriendo una fascinante puerta a ese Mundo Nuestro, muy anterior al de la terrible conquista que iniciarían siglos después, con matanza y destrucción sin freno, las tropas españolas que venían de Santiago de Cuba, al mando de Hernán Cortes.

Pero nadie nos dirá más de México que José Martí. Cito fragmentos de su memorable discurso pronunciado en la velada en honor a este país en la Sociedad Literaria Hispanoamericana en 1891: “(…) hoy nos reunimos a tributar honor a la nación ceñida de palmeros y azahares que alza, como un florón de gloria, al cielo azul, las cumbres libres donde el silbato del ferrocarril despierta, coronada de rosas como ayer, con la salud del trabajo en la mejilla, el alma indómita que chispeaba al rescoldo en las cenizas de Cuauhtémoc, nunca apagadas. ¡Saludamos a un pueblo que funde, en crisol de su propio metal, las civilizaciones que se echaron sobre él para destruirlo!”.

Más adelante, refiriéndose a la significativa fecha que conmemoramos hoy expresa: “…Trescientos años después, un cura (…) citó su aldea a guerra contra los padres que negaban la vida de alma a sus propios hijos; era la hora del Sol, cuando clareaban por entre las moreras las chozas de adobe de la pobre indiada; ¡y nunca, aunque velado cien veces por la sangre, ha dejado desde entonces el sol de Hidalgo de lucir! Colgaron en jaulas de hierro las cabezas de los héroes; mordieron los héroes el polvo de un balazo en el corazón; pero el 16 de septiembre de cada año, a la hora de la madrugada, el Presidente de la República de México vitorea, ante el pueblo, la patria libre, ondeando la bandera de Dolores”. Fin de la cita.

Por sus características, el proceso independentista mexicano, que iniciara con el Grito de Dolores, protagonizado por el Padre Miguel Hidalgo un día como hoy de 1810, y se consumara 11 años después con la entrada del Ejército Trigarante en la Ciudad de México, tuvo un notorio componente de reivindicaciones sociales e indigenistas que lo diferenció de otros procesos que tipificaron a la época de las independencias. Su impacto fue, sin dudas, extraordinario en la lucha libertaria y anticolonialista de nuestra región y particularmente en Cuba.

Recogía aspiraciones ancestrales de pueblos enteros que habitaban el territorio, no sólo mexicano, sino también de centro y sur América y de las Antillas; reivindicaba a todos los sectores criollos pobres –blancos negros y mestizos- sumidos en la miseria, el hambre y la explotación y se oponía a la esclavitud del negro.

La amplia presencia popular influyó de forma decisiva en su radicalización y en la concreción de importantes demandas sociales y políticas, lo que constituyó una inmensa inspiración y aliento para nuestro movimiento independentista.

No son pocos los notables cubanos que dejaron su sangre y sus nombres en la Historia de México. Sobresale especialmente la solidaridad cubana en el enfrentamiento de México a las invasiones texanas en 1835-1836 y la invasión norteamericana de 1846 al 48, se destacan los generales Pedro Ampudia, Juan Valentín Amador, Jerónimo Cardona, Manuel Fernández Castrillón, Antonio Gaona, Pedro Lemus y Anastasio Parrodi.

Los cubanos Florencio Villareal y José María Pérez Hernández, lanzaron en marzo de 1854 el histórico plan de Ayutla, determinante en el rompimiento del ejército y la sociedad mexicana con el gobierno dictatorial del General Santa Anna.

Como ha confirmado el prestigioso investigador René González Barrios, varios de aquellos hombres ocuparon puestos claves en la vida político-militar mexicana y fueron gobernadores o comandantes militares en importantes plazas del país.

Dos de ellos, los generales de división Anastasio Parrodi y Pedro Ampudia Grimarest fueron ministros de Guerra y Marina en el gobierno de Benito Juárez durante la Guerra de Reforma.

En el Congreso, el Gobierno, el exilio o la Guerra al lado de Juárez hubo siempre cubanos. Elogian su obra magnífica compatriotas prominentes como el General Domingo Goicuría y Cabrera y los poetas Juan Clemente Zenea y Pedro Santacilia, quien fuera su yerno, secretario y agente de la República de Cuba en Armas ante el gobierno mexicano.

En la guerra contra los franceses, sirvieron al ejército mexicano los hermanos Manuel y Rafael de Quesada y Loynaz, general y coronel respectivamente; los coroneles Luis Eduardo del Cristo, Rafael Bobadilla y Francisco León Tamayo Viedman; el médico comandante Rafael Argilagos Gimferrer y el capitán Félix Aguirre. Todos regresarían a Cuba, al comenzar la Guerra de los Diez Años.

Fue México el primer país en reconocer nuestra lucha armada y en abrir sus puertos a los barcos con la bandera de la estrella solitaria. Lo aprobó el Congreso, lo sentenció Juárez y lo agradeció Carlos Manuel de Céspedes, el Presidente de la República en Armas, en carta memorable a su par mexicano y cito: “…altamente satisfactorio que México haya sido la primera nación de América que hubiese manifestado así sus generosas simpatías a la causa de la independencia y la libertad de Cuba…”.

Una de las principales tareas que entonces cumpliría Pedro Santacilia, con el consentimiento de Juárez, fue enviar a Cuba a un selecto grupo de militares mexicanos para contribuir a la formación y entrenamiento del naciente Ejército Libertador. Los mexicanos brillaron en los campos de Cuba y sus proezas inspiraron a la tropa y a cuantos oyeron hablar de ellas.

Otra vez dejó el Padre de la Patria cubana, constancia de aquella entrega, en carta al “Benemérito de las Américas”. Escribe Céspedes: “…algunos caballeros mexicanos han venido aquí y han derramado su generosa sangre en nuestro suelo y por nuestra causa, y todo el país ha mostrado su gratitud por su heroica acción…”.

Dos de aquellos bravos militares mexicanos, veteranos de la Guerra de la Reforma y la contienda contra el imperio francés, llegaron a ostentar los grados de General de brigada del Ejército libertador cubano y formaron parte del cuadro de sus principales jefes: José Inclán Risco y Gabriel González Galbán.

Queridas amigas y amigos:

Por esa memoria entrañable que compartimos, nos estremecen e inspiran estos actos que reverencian la historia y volvemos una y otra vez sobre cada línea escrita para México por José Martí, quien enlaza para siempre a nuestras dos naciones en toda su obra, pero especialmente en las cartas a su gran amigo mexicano Manuel Mercado.

Es también a ese amigo del alma a quien deja en carta inconclusa, su rotundo testamento político: la voluntad consagrada al objetivo de “impedir a tiempo, con la independencia de Cuba, que se extiendan por las Antillas los Estados Unidos y caigan, con esa fuerza más, sobre nuestras tierras de América”.

Años antes, en camino a Veracruz deja escrito: “¡Oh México querido! ¡Oh México adorado, ve los peligros que te cercan! ¡Oye el clamor de un hijo tuyo que no nació de ti! Por el Norte, un vecino avieso se cuaja (…) Tú te ordenarás: tú entenderás; tú te guiarás: yo habré muerto, ¡Oh México por defenderte y amarte!”.

Aquí murió por la Revolución, el joven comunista Julio Antonio Mella, asesinado en una calle de esta misma ciudad en la que se conocerían, años después, Ernesto Che Guevara y Fidel Castro, por intermedio de su hermano Raúl.

Aquí se entrenaron y organizaron su expedición los jóvenes de la Generación del Centenario. Aquí forjaron amistades y afectos que aún perduran y que se inmortalizaron en una canción que es como un himno de aquellos tiempos épicos: “La Lupe” de Juan Almeida Bosque.

De ese período mexicano quedaron para siempre en la historia cubana, entre muchos otros, los nombres de María Antonia González, Antonio del Conde, el Cuate, clave en la adquisición del yate Granma, Arsacio Venegas y Kid Medrano, luchadores profesionales que dieron entrenamiento físico a la tropa, Irma y Joaquina Vanegas, que ofrecieron su casa como campamento.

El paso de Fidel y sus compañeros por México dejó profunda impresión en los futuros expedicionarios del Granma y un cúmulo de leyendas por todas partes de las que todavía se habla con admiración y respeto.

No olvidaremos nunca que gracias al apoyo de muchos amigos mexicanos, zarpó el yate Granma de Tuxpan, Veracruz, el 25 de noviembre de 1956. De esa histórica embarcación, descendió siete días después, el 2 de diciembre, el recién nacido Ejército Rebelde, que venía a libertar a Cuba.

Tampoco olvidamos que a solo unos meses del histórico triunfo de la Revolución en 1959, nos visitó el general Lázaro Cárdenas. Su voluntad de estar junto a nuestro pueblo a raíz de la invasión mercenaria por Playa Girón en 1961, marca sensiblemente el carácter de nuestras relaciones.

Fiel a sus mejores tradiciones, México fue el único país de América Latina que no rompió relaciones con la Cuba revolucionaria cuando fuimos expulsados de la OEA por mandato imperial.

A lo largo de los años jamás se ha quebrado lo que la historia unió indisolublemente. Nuestros dos países han honrado sus políticas soberanas, al margen de cercanías o distancias entre los gobiernos. Impera lo que preconiza un principio muy mexicano: el respeto al derecho ajeno es la paz.

Hay un mérito indiscutible en quienes han dedicado vida y energías, alma y corazón, a alimentar esa hermandad con la ternura de los pueblos. Rindo tributo aquí a la solidaridad sostenida, invariable, apasionada y firme que siempre encontramos en esta tierra, que todos los cubanos debemos amar como a la nuestra.

Lo dijo el Apóstol cubano, quien además dibujó con su prosa colorida un retrato fiel de este pueblo generoso al afirmar: “Como de la raíz de la tierra le viene al mexicano aquel carácter suyo, sagaz y señorial, pegado al país que adora, donde por la obra doble de la magnífica Naturaleza y el dejo brillante de la leyenda y la epopeya, se juntan en su rara medida el orden de lo real y el sentimiento romántico”.

Desde aquellas palabras hasta hoy, no ha dejado de crecer el patrimonio común levantado por una infinita lista de prestigiosos intelectuales y artistas de ambas naciones. Nos unen la literatura, el cine, las artes visuales, el bolero y el mambo.

Podría decirse que el significativo intercambio cultural entre México y Cuba alcanza todas las manifestaciones de la cultura en su más amplia acepción, por cuanto no es menos influyente la relación en el deporte, especialmente el béisbol y el boxeo, donde la conexión se da tan natural y profunda que por momentos se pierde el origen exacto de obras y hechos y hay que concluir que proviene de ambos.

Amigas y amigos:

Por esas y otras razones que no caben en un discurso necesariamente breve, es un gran honor participar en el desfile militar que conmemora el inicio de la lucha por la independencia de México y expresar nuestros sentimientos ante su gobierno y su pueblo.

Lo hago consciente de que es un reconocimiento a los lazos históricos y de hermandad existentes entre México y Cuba, una muestra genuina de aprecio, cariño y respeto que agradezco profundamente en nombre de mi pueblo.

La decisión de invitarnos tiene un valor inconmensurablemente mayor, en momentos en que sufrimos los embates de una guerra multidimensional, con un bloqueo criminal, recrudecido oportunistamente, con más de 240 medidas, en medio de la pandemia de la COVID 19 que tan dramáticos costos tiene para todos, pero en particular para los países de menor desarrollo.

Estamos enfrentando, paralelamente, una agresiva campaña de odio, desinformación, manipulación y mentiras, montada sobre las más diversas e influyentes plataformas digitales, que desconoce todos los límites éticos.

Bajo el fuego de esa guerra total, la solidaridad de México con Cuba ha despertado en nuestro pueblo una mayor admiración y el agradecimiento más profundo.

Permítame decirle, Presidente, que Cuba recordará siempre sus expresiones de apoyo, su permanente reclamo por el levantamiento del bloqueo y porque se convierta el voto anual de Naciones Unidas en hechos concretos, algo que su país ha cumplido de forma ejemplar para con nuestro pueblo.

Agradecemos profundamente la ayuda recibida en insumos médicos y alimentos para paliar los efectos combinados del acoso económico y la pandemia.

Hermanas y hermanos:

Ante la compleja situación epidemiológica que enfrenta el mundo, la solidaridad y la cooperación entre nuestros pueblos adquiere mayor trascendencia.

Por esa razón, nuestros profesionales y técnicos de la salud, no dudaron en acompañar, en cuanto fue necesario, al pueblo mexicano. Y volveremos a hacerlo siempre que lo precisen.

Reconocemos el excelente trabajo desempeñado por México al frente de la Presidencia Pro Témpore de la Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños, mecanismo de genuina vocación latinoamericana y caribeña destinado a defender la unidad en la diversidad de Nuestra América, frente al proyecto de recolonización neoliberal que se nos intenta imponer.

Como expresara Fidel en un Acto de Amistad Cubano-Mexicana celebrado el 2 de agosto de 1980: “¡Nada soportaremos contra México! lo sentiremos como propio. ¡Sabremos ser fieles a la amistad que han forjado siglos de historia y de hermosos principios comunes!”.

¡Viva México!

¡Viva la amistad entre Cuba y México!

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