Dalla conflagrazione digitale a quella di mitraglia e marines

Coloro che ci amano davvero non puntano sulla guerra, coloro che ci odiano senza motivo non puntano sulla pace; ma è grande Cuba e grandi i cubani, e non rinunceremo alla nostra unità o all’indipendenza che ci vogliono negare

Le guerre non sono aiuole di rose, siano quelle che siano: quelle di piombo o quelle d’inchiostro. Il peggio dei loro saldi sono le vittime, che finiscono sanguinando o morte, nelle prime, e spezzate all’interno nelle seconde. Oggi attaccano Cuba, come prima è avvenuto a molte latitudini, dove la ricetta del piombo e della polvere da sparo ha finito per essere la terribile ombra per popoli che non sono più stati gli stessi.

La conflagrazione è in atto, è per ora digitale e violenta, benché alcuni già prevedono l’altra, di mitraglia e marines. Come in tutti i conflitti, fin dalle prime scaramucce si accumulano saldi dolorosi e tristi, e col passare del tempo crescono i rancori, aumentano gli odi e le diverse posizioni diventano insormontabili.

Fermiamo la guerra, ora! Siamo ancora in tempo. Ci sono molte munizioni inutilizzate in attesa di ferire gli altri, è urgente che eliminino le offese dai caricatori, che smontino le baionette del disprezzo, che non si lanci l’irresponsabile granata con i suoi frammenti di insulto e malvagità, danneggiando lo spazio sacro dell’amicizia e della concordia, dove abitano il parente lontano o stretto, il vicino intimo e il battito profondo e vitale di un paese che ha bisogno di tutti. Non lasciamo che la verità sia il più doloroso ostaggio in questo conflitto, né tendiamo un’imboscata alla ragione manipolando i sentimenti.

Non permettiamo che l’abbraccio rimandato o la risata dopo le mascherine smettano di avere l’atteso premio di felici rincontri, lasciando il posto ad assurdi rancori, spronati dal nemico, che saranno sempre peggiori del peggiore dei virus.

Coloro che ci amano davvero non puntano sulla guerra, coloro che ci odiano senza motivo non puntano sulla pace; ma è grande Cuba e grandi i cubani, e non rinunceremo alla nostra unità o all’indipendenza che ci vogliono negare.

De la conflagración digital a la de metralla y marines

Los que nos quieren de verdad no apuestan por la guerra, los que nos odian sin razón no apuestan por la paz; pero es grande Cuba y grandes los cubanos, y no vamos a renunciar a nuestra unidad ni a la independencia que nos quieren negar

Autor: Miguel Cruz Suárez

Las guerras no son lechos de rosas, sean cuales sean: las de plomo o las de tinta. El peor de sus saldos son las víctimas, que terminan sangrando o muertas, en las primeras, y rotas por dentro en las segundas. Hoy arremeten contra Cuba, como antes ocurrió en muchas latitudes, donde la receta de plomo y pólvora terminó por ser la terrible sombra para pueblos que nunca más han sido los mismos.

La conflagración está en marcha, es por ahora digital y violenta, aunque ya algunos auguran la otra, de metralla y marines. Como en todo conflicto se acumulan saldos dolorosos y tristes desde las primeras escaramuzas, y en la medida en que pasa el tiempo crecen los rencores, aumentan los odios y se hacen insalvables las distintas posiciones.

¡Paremos la guerra ahora! Aún estamos a tiempo. Hay muchas municiones sin usar que aguardan por herir a otros, es urgente que saquen las ofensas de los cargadores, que desmonten las bayonetas del desprecio, que no se lance la granada irresponsable con sus esquirlas de insulto y maldad, dañando el sagrado espacio de la amistad y la concordia, donde habitan el pariente lejano o cercano, el vecino entrañable y el latido profundo y vital de un país que necesita de todos. No dejemos que la verdad sea el más doloroso rehén en este conflicto, ni embosquemos la razón manipulando sentimientos.

No permitamos que el abrazo postergado o la risa presa tras los nasobucos dejen de tener el esperado premio de los rencuentros felices, dando paso a rencores absurdos, azuzados por el enemigo, que siempre serán peores que el peor de los virus.