Per chi prodigò solamente luci alla sua Patria ci sono state luci del suo paese, in riverenza.
La notte del 27 gennaio si è accesa di nuovo con la luce delle fiaccole per l’Eroe Nazionale, José Martí. Alla vigilia di un altro anniversario della nascita del suo Apostolo , il 169º, l’impeto giovanile ha nuovamente riempito le strade, accompagnato ieri giovedì, dal leader della Rivoluzione Cubana, Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, e dal Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez
Poco prima delle otto, l’ora fissata per cominciare l’omaggio, già l’emblematica scalinata dell’Università de L’Avana era un mare di studenti che sotto le mascherine mostravano una brillante energia incontenibile, dell’età certo, ma anche dell’impegno tanto profondo quanto allegro con questa Rivoluzione della quale sono essenza, pilastro e continuità.
Karla Santana, la presidente della Federazione Studentesca Universitaria, lo ha sottolineato incitando i suoi coetanei : «Questa generazione di giovani che intendiamo nel progetto della Patria un universo di giustizia maggiore di qualsiasi altro che ci presenta il capitalismo (…) a credere nel futuro.
«Ci toccherà sacrificarci di più, fare dottrina d’onestà, impulsare le cause giuste e formare virtù, ha detto, ed ha aggiunto, dovremo essere i veri sovversivi e giungere con un progetto di uomo guevariano che crea nella volontà umana, come la forza condizionata che trasforma la realtà. Dovremo andare contro la dissidenza, generare spazi di pensiero critico collettivo e organizzare la buona volontà».
La marcia, tradizionale peregrinare sino alla Fragua Martiana, è stata simbolo di quest’altra marcia verso l’idea inclusiva del bene che la giovane generazione rivoluzionaria difende.
«Vogliamo e dobbiamo trasformare la società e sarà in chiave di equità, di democrazia socialista, di potere popolare, d’inclusione in chiave di donna, di negro, d’operaio, di quartiere, di coscienza umile», ha affermato Karla Santana che ha invitato gli amici «quelli che sognano, i folli, gli imprescindibili, i militanti della vita che portano la loro gioventù accesa a realizzare quest’anno il X Congresso della Federazione Studentesca Universitaria.
Poi in alto, sopra le teste, sono state accese le fiaccole ed è avanzata – accompagnata anche dal Comandante José Ramón Machado Ventura; dal presidente dell’ Assemblea Nazionale del Potere Popolare, Esteban Lazo Hernández; dal vice primo ministro, Comandante della Rivoluzione Ramiro Valdés Menéndez; dal segretario di Organizzazione e Politica dei Quadri, Roberto Morales Ojeda, e da altri dirigenti – la massa ferma, accesa di gioventù con il sogno realizzato di quelli che marciarono per la prima volta il 27 gennaio del 1953, con Fidel, in occasione del Centenario del Maestro.
Nella vigilia del 169º anniversario della nascita dell’Apostolo, l’impeto giovanile ha marciato dalla scalinata dell’Università de L’Avana sino alla Fragua Martiana, accompagnato, ieri giovedì, dal leader della Rivoluzione Cubana, Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, e dal Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez e altri dirigenti.
28 gennaio: la genialità di José Martí
28 gennaio, 169° anniversario della nascita di José Martí, l’eroe nazionale cubano, e i canti e le poesie e le affermazioni volano nelle scuole, dove è tanto amato, e in molte piazze del paese. Egli è ineffabile.
Quell’umile casa in via Paula, oggi Leonor Pérez, il nome di sua madre, vide crescere José Julián Martí Pérez per appena due anni, primogenito di una famiglia a cui si aggiunsero le sue sorelle, formata da genitori di origine spagnola, poveri e con una rettitudine e onestà infallibili.
Il ragazzo Martí, Pepe per la sua famiglia e i suoi amici, studiò in scuole accessibili per le scarse risorse della famiglia e, come è noto, l’educazione che ricevette alla scuola del patriota e intellettuale rivoluzionario José María de Mendive, che assicurò la sua educazione nell’adolescenza, fu decisiva nella sua educazione.
Molti anni dopo, quando dall’esilio a New York e dopo un giro in diversi paesi dell’America Latina, poté realizzare il suo progetto di organizzare l’ultima guerra d’indipendenza contro il colonialismo, il seme piantato dai suoi educatori aveva dato i suoi frutti in lui, un uomo di straordinaria intelligenza e valori morali. Uno dei segreti della sua luce.
Così, non è un caso che la radiosità di José Martí si presenti, specialmente, ogni giorno del suo compleanno con una grande forza moltiplicatrice delle migliori virtù del popolo cubano, che lo ha preso come esempio ed eroe, insieme alla figura del suo più fedele discepolo: Fidel Castro Ruz.
Queste non sono semplici parole e ogni compatriota lo sa. Perciò è bene pensare che l’immenso dolore provato alla sua caduta il 19 maggio 1895, a Dos Ríos, si attenua quando non lo si lascia morire – come ha fatto la Generazione del Centenario – e si ritorna alla sua saggezza e al suo pensiero con la smania di imparare e crescere che oggi prevale nella patria e nei suoi allievi di tutti i tempi.
All’alba della campagna definitiva che organizzò, ricoprì alte cariche nel nascente Esercito di Liberazione e fu chiamato dai suoi compagni Presidente, anche se preferì essere chiamato Delegato, in allusione alla sua responsabilità come fondatore, nell’aprile 1892, del Partito Rivoluzionario Cubano, il seme nella preparazione dell’ultima carica.
Oltre ai suoi valori di genio rivoluzionario e politico, il suo compleanno fa rivivere, come abbiamo detto, il poeta, narratore, giornalista e pensatore honduregno, senza essere un filosofo, che esercitò con passione e militanza, anche su scala continentale.
Fu certamente costretto alla deportazione e all’esilio fin dalla sua prima giovinezza (1871), ma trasformò questa circostanza nel lavoro della sua vita e nella fucina per il bene del suo popolo. Questo gli permise di lavorare come corrispondente a New York per importanti giornali di quella fiorente città, e per i media di Buenos Aires, Montevideo, Caracas e Puebla, Messico.
L’intellettuale venezuelana Susana Rotker, vincitrice nel 1991 del premio Casa de las Américas Essay Prize per la sua opera Fundación de una escritura, las crónicas de José Martí, sottolinea che in un’epoca in cui i linguaggi della letteratura e del giornalismo erano nettamente differenziati ed erano territorio proibito l’uno per l’altro, la prosa di Martí trasformò questa circostanza nelle cronache che scrisse dal 1880 al 1892.
In particolare, all’interno delle cosiddette Scene Nordamericane, Martí creò un nuovo giornalismo e una nuova letteratura in America Latina, riflettendo la formidabile trasformazione sociale, economica, politica e culturale, compreso l’uso delle nuove tecnologie dell’epoca, in una stampa periodica umanista, che evidenziava anche il tema latinoamericano. Fu un grande innovatore in entrambi i campi: letteratura e giornalismo.
Nessuno ignora che la poetica di Martí ispirò la nascita del famoso movimento modernista, cosa che lo stesso Rubén Darío proclamò, sebbene José Martí non fosse un poeta che potesse essere incluso propriamente tra i seguaci di quella scuola.
Vale la pena ricordare che l’autore della raccolta di poesie Ismaelillo, dedicata a suo figlio, i Versos Sencillos (Versi semplici), l’acuto e trascendente saggio Nuestra América del 1891 e la rivista per bambini La Edad de Oro… (L’età dell’oro…), ebbe in vita un’opera letteraria molto distinta e riconosciuta, sebbene questa non portò a nessuna ricchezza materiale.
Oltre al suo lavoro intellettuale e politico, oggi la sua vita e il suo esempio servono anche da ispirazione. Ha sempre agito e lavorato per la Rivoluzione in umiltà, modestia, onestà e povertà, con abnegazione e senza limiti, per cui si è guadagnato anche il titolo di Apostolo.
Un’altra delle sue brillanti eredità, molto valida per questi tempi, fu la sua intenzione confessata, nella sua ultima lettera al suo amico Manuel Mercado, di lavorare duramente per l’indipendenza di Cuba per impedire l’espansionismo americano nelle terre della nostra America.
Non solo era libertario e anticolonialista, ma portava nella sua mente il germe di quello che più tardi sarebbe stato conosciuto come antimperialismo, poiché i 15 anni che passò negli Stati Uniti gli permisero di familiarizzare con quella società, le sue fonti di potere e i suoi costumi, e di fare accurate premonizioni sul futuro dell’America ispanica di fronte alla nascente potenza mondiale.
Per questo ha insistito nel valorizzare la lotta instancabile, senza compromessi e la forza di tutto il popolo cubano, la sua necessaria unità e coesione per la causa. In questo modo, pensava che sarebbe stato possibile affrontare gli ostacoli e soddisfare l’imperativo di fare una Rivoluzione di riflessione e non di rabbia e violenza ingiustificata, che ha concepito molto presto.
Sognava una Repubblica libera, che doveva essere “Con tutti e per il bene di tutti”, un impegno che i cubani di oggi hanno preso molto sul serio. Martí non li ha mai delusi, li incoraggia e li fa crescere.
Fonte: acn
Traduzione: italiacuba.it