Alessandra Riccio – https://nostramerica.wordpress.com
Su “El País” di oggi, 3 febbraio, leggo che, dopo appena sette mesi, l’atleta cubano Jordan Díaz ha ottenuto la cittadinanza spagnola e potrà gareggiare sotto quella bandiera. L’estate scorsa, durante uno scalo della delegazione cubana a Barajas, il ventenne Jordan ha tagliato la corda e abbandonato la sua delegazione sollecitando l’asilo politico, rinunciando per questo alle Olimpiadi di Tokio dove avrebbe senza dubbio conquistato una medaglia nel salto triplo, una specialità nella quale ha sbalordito il mondo dell’atletica. Si è rifugiato subito a Guadalajara e fa già parte del team di Ivan Pedroso, il fantastico saltatore cubano che adesso, in Spagna, è l’allenatore di grandi stelle dell’atletica come la venezuelana Yulimar Rojas, del burchinabé Fabrice Zango, della gagliega Ana Peleitero, del basco Tessy Ebosele.
Ma l’ultimo arrivato è la gemma più preziosa: il salto triplo è la specialità atletica più cubana e Jordan si è rivelato campione già a sedici anni; nell’esclusivo circolo in cui si allena ora, danno di lui questo giudizio: “E’ un portento. Ha un salto triplo straordinario. La scuola cubana nella sua pienezza. Puro ritmo. Uno spettacolo. Molto cubano. Sulla linea Pichardo. Nei giochi di Parigi del 2024 avrà 23 anni. Starà nella sua piena maturità”.
A Parigi Jordan gareggerà come cittadino spagnolo, contrariamente alla venezuelana Yulimar, rimasta fedele alla sua nazionalità. E’ nato, è cresciuto e si è formato in una paese che ha il culto dello sport e che forma atleti eccellenti ma che ha una grande colpa: lo sport non è sul mercato, non è professionale ma lo si pratica per diletto.
Quanti diavoli tentatori avrà trovato Jordan nella sua giovane vita che lo hanno invogliato a chiedere asilo politico e a gareggiare sotto la bandiera di Spagna? Il suo non è il primo né l’unico caso; gli atleti cubani, generosi, ben formati, allenati con cura sono stati sempre corteggiati, lusingati, tentati. Adesso Jordan è nelle mani di uno degli allenatori più prestigiosi del mondo, insieme ai portenti dello sport mondiale, un circo prestigioso intorno al quale gira un turbine di interessi e di denari. Seguiremo con entusiasmo le loro imprese sportive, i loro record, ma rimpiangeremo, forse, il disinteresse, la generosità, lo spirito sportivo che dovrebbe animare le competizioni.