Il blocco economico, commerciale e finanziario che gli Stati Uniti hanno promosso contro Cuba compie sessanta anni continuando ad essere il più lungo della storia. A Miami la comunità cubana si divide tra sostenitori e detrattori delle misure sanzionatorie applicate dagli Stati Uniti contro l’isola caraibica.
Sessanta anni fa l’allora Presidente degli Stati Uniti, l’illuminato J.K. Kennedy, firmava l’ordine esecutivo che istituiva il blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba che nei decenni successivi verrà ampliato con innumerevoli leggi e misure accessorie che lo renderanno il più lungo e pesante blocco economico della storia.
Con il trionfo della rivoluzione Cuba aveva osato cacciare il corrotto dittatore e uomo degli Stati Uniti Fulgencio Batista, aveva osato espropriare le terre ai latifondisti statunitensi per redistribuirle ai contadini, aveva osato nazionalizzare le banche, l’impresa elettrica e delle telecomunicazioni, aveva osato trasformare il bordello dei Caraibi gestito dalla mafia italoamericana in un paese socialista, insomma aveva osato ridare dignità ad un popolo che da oltre mezzo secolo cercava l’indipendenza, tutti peccati imperdonabili per i vicini a stelle e strisce che avevano sempre visto l’isola di Cuba come un territorio da conquistare ed amministrare.
Il triste anniversario nella città di Miami è stato festeggiato in maniera diversa dalla comunità cubana: da un lato i cubani che chiedono all’amministrazione di Joe Biden di ammorbidire le sanzioni contro l’isola, dall’altra parte i cubani che invece inneggiano al blocco e chiedono all’attuale Presidente statunitense di non mollare la politica sanzionatoria inasprendo ulteriormente le sanzioni contro il governo di Miguel Diaz Canel.
Nella città di Miami vive la comunità cubana più numerosa degli Stati Uniti che si divide tra favorevoli e contrai al blocco. I favorevoli alle misure prese dalle varie amministrazioni contro Cuba chiedono a gran voce che il blocco venga ulteriormente appesantito con lo scopo di far capitolare il governo cubano, chi invece chi è contrario chiede la sua sospensione. L’anniversario della firma dell’ordine esecutivo che istituiva il blocco economico è stato l’occasione per le due fazioni per esprimere le proprie opinione a riguardo confermando come la comunità cubana statunitense sia divisa su questo argomento.
“Chiediamo a Biden e all’amministrazione di rimuovere il blocco, questo non funziona, è una politica obsoleta”, dice uno dei manifestanti ad RT. “L’unico che sta subendo le conseguenze di una lotta di potere è il popolo di Cuba”, aggiunge.
In Florida, molti cubani che tradizionalmente hanno votato per il Partito Repubblicano hanno scommesso su Joe Biden dopo la politica pesante di Donald Trump. Ora sono delusi dall’attuale inquilino della Casa Bianca.
“L’amministrazione ha promesso che avrebbe revocato le sanzioni, ha condotto la sua campagna elettorale dicendo che avrebbe ripristinato le politiche di Obama, non lo ha fatto”, lamenta Carlos Lazo, organizzatore dell’associazione puentes de Amor. “Speriamo che il presidente ci ripensi. Se non c’è un cambio di passo, questo gli costerà caro per aver mentito alle persone che hanno votato per lui”, aggiunge.
“Il blocco è un atto dell’imperialismo e ciò che cerca di ottenere è che Cuba subordini l’esercizio della sua politica, sia interna che estera, fondamentalmente straniera, ai disegni di Washington. Questo è il vero obiettivo del blocco”, dice un altro manifestante.
Dall’altra parte chi sostiene il blocco chiede a Joe Biden di aumentarne le sanzioni. “Speriamo che da Cuba se ne vada il comunismo e che la famiglia Castro venga condannata”, dichiara un manifestante favorevole al blocco.
Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info