Non saremo utili idioti propagandisti della genialità perversa di manipolare pensieri e modi di produrli. Non serviremo il piano di manipolazione implicito nel prendere sul serio le imboscate scientifico-pubblicitarie della NATO. Diremo che l’unica cosa nuova è la lotta che costruisce un mondo senza capitalismo
Fernando Buen Abad www.granma.cu
Dicono nella NATO che, in questa nuova guerra, oltre a manipolare i pensieri, si manipolerà il modo di produrli. Per il nostro bene! Dopo queste rivelazioni, attribuite, tra gli altri, a Francois du Cluzel, una lunga lista di analisti ed esperti pensa che si tratti di una nuova fase di combattimento. Ma è realmente nuova? Perché richiama tanto l’attenzione la dichiarazione del rapporto NATO, Innovation for Defense Excellence and Security (IDEAS), noto anche come Innovation Hub, che ha sede in Canada, e dice: La guerra cognitiva è una guerra ideologica che cerca di erodere la fiducia su cui la società è stata costruita… La disinformazione sfrutta le vulnerabilità cognitive dei suoi bersagli, in particolare le ansie o le convinzioni che predispongono i suoi bersagli a considerare come veri tutti i tipi di informazioni false. Tutto ciò richiede che l’aggressore possieda una vasta conoscenza delle dinamiche sociopolitiche del suo nemico, oltre a sapere quando e come attaccare al fine di sfruttare le vulnerabilità del suo avversario. L’unica cosa nuova è la sua quota di cinismo e non è neppure vicino ai classici di questo genere nelle agenzie pubblicitarie, o di propaganda borghese.
Questi “geni” affermano che useranno, in combinazione, alcune armi con capacità non cinetiche e cibernetiche per manipolare informazioni, psicologia e legami sociali. Dicono che in questo modo vinceranno tutti i combattimenti senza bisogno di interazione fisica. A proposito, è più economico, penseranno leccandosi le labbra. Insistono sul fatto che si tratta di un nuovo tipo di guerra che usa l’opinione pubblica come arma per destabilizzare una nazione. Desiderano coinvolgere molto con poco, portando la loro logica produttivista all’estremo di realizzare il sogno imperiale: dominare molto, ma a costo zero. Dicono che otterranno questo se influenzeranno non solo il pensiero bensì anche il modo in cui viene prodotto. Gli obiettivi sono intere popolazioni e anche individui, comunità o organizzazioni scomode. Anelano, con la loro novità bellica, a seminare modi di pensare, il pensiero, il sentire e l’agire capaci di modificare la realtà materiale.
Dicono che è un modo diverso di agire, che non sono i metodi tradizionali di guerra per controllare la popolazione, perché questa nuovissima versione della guerra cerca di controllare il modo in cui una popolazione pensa e agisce di fronte a eventi specifici. È una guerra per attaccare i sistemi di informazione/influenza e per ottenere il dominio dell’avversario mediante un attacco diretto al suo sistema nervoso. Questo assomiglia molto alla rumorosa disperazione dei venditori del Controllo Sociale, decisi a corteggiare gli investitori borghesi per sperimentare il desiderio di una manipolazione estrema. Ma a basso costo e quasi invisibile, i responsabili si notano meno.
Suona come paradiso di alienazione e suona come già visto fino alla nausea. Non basta che il cliente acquisti compulsivamente i prodotti monopolizzati da un solo proprietario, deve credere che sia la cosa migliore che gli possa capitare e, inoltre, consuma con il bisogno del venditore prima che con la ragione della sua tasca. Persino che gestisca, da solo, il registratore di cassa che gli addebita le merci super-inflazionistiche. Che creda che la violenza dei supermercati borghesi sia un paradiso del progresso, che sia molto positivo che vendano a caro prezzo, che sia necessaria la vigilanza affinché nessuno rubi un centesimo al capitale. Che dobbiamo essere grati e fedeli alle marche, che il credito è sempre un dono generoso… che pagare debiti (usurai) è onorare la vita. Cosa c’è di nuovo?
Hanno mitragliato senza pietà i popoli con guerre psicologiche per convincerli e convincerci che bombardare Hiroshima e Nagasaki, l’Iraq, l’Afghanistan… è stato davvero un super bene, che lo hanno fatto per democratizzarli, portare loro il benessere USA e accompagnare i loro felice sviluppo come buoni fratelli. Così accettiamo la fame del mondo, la miseria, il furto, l’esclusione e l’espulsione di interi popoli. Così accettiamo che una manciata di milionari possieda le ricchezze della immensa maggioranza degli esseri umani. È così che accettiamo il capitalismo con i suoi orrori bellici, finanziari e mediatici. Così inghiottiamo questa torta di carne umana, mitragliata e resa misera, come se fosse la grande festa del progresso. La fine della storia. La guerra cognitiva è in corso da molto tempo. Non ci addormentino.
Non ci dicano che manipolare i modi e i mezzi di produzione del pensiero è una «novità bellica» ideata dalla NATO. Non ci dicano che, con questo, pretendono oscurare secoli di manipolazione ideologica che abbiamo già sofferto sino alla nausea. Non ci dicano che è nuova la vecchia ricetta di infiltrarsi nelle teste, seminare stereotipi mentali e fabbricare comportamenti cliché. Non ci dicano che i loro geni mercenari sono apparsi sul tavolo delle novità scientifiche con una merce ideologica inedita, perfezionata, per fabbricare schiavi di coscienza e servili alla propria distruzione, difendendo con profitto il padrone. Non ci vendano come nuova la rancida stupidità della borghesia imperiale. Neppure la più spaventata delle borghesie ingoia una storia del genere, anche se sono compulsivi acquirenti di ninnoli repressivi. La NATO vende pesce marcio.
Facebook, Google, Amazon, Microsoft e altri usano e abusano dei dati personali per creare profili individuali e quindi anticipare il comportamento mentre lo manipolano. Cosa sono se no, gli acquisti su Amazon? Questo è un problema strategico. Questa economia politica del comportamento borghese subordina i metodi della ricerca psicologica ai modelli economici e con questo crea modelli più precisi per il modo di produzione e le relazioni di produzione capitaliste, compreso il pensiero e i comportamenti. La sua guerra fonde la Psicologia con la Cibernetica sotto il regno della sua economia.
Perseguono la chiarificazione dei meccanismi che rendono possibile il pensiero (ciò che loro intendono e impongono come pensiero). La sua cyberpsicologia è un miscuglio di mercenari che vendono conoscenza al miglior offerente. Prenderanno d’assalto la semantica e fabbricheranno nuove stupidità e concetti settari per adornare (e nascondere gli effetti visibili) le loro nuove teorie sull’interazione tra esseri umani e le macchine che loro fabbricano. Ma non è la coscienza che determina la realtà, bensì la realtà oggettiva che determina la coscienza. Abbiamo anni di progresso scientifico in questo. Ma non ne abbiamo approfittato per unirci.
Il suo nuovissimo prototipo di essere umano mira a creare una psicologia di subordinazione produttiva ed economica, basata sul rapporto con le macchine. Lavorano, inoltre, per sviluppare una psicologia delle macchine, con software schiavista, pieni di intelligenza artificiale mercantile e robot ibridi, ebbri di monopolio imperiale. Dicono che stanno lavorando su una cyberpsicologia che è un campo di guerra, scientifico e complesso, che comprende tutte le forme di sottomissione di massa a fenomeni psicologici tecnologicamente manipolati. La guerra cyber-psicologica che annunciano escogita la forma in cui gli esseri umani e le macchine saranno un’unica entità produttiva felice, mite e auto-repressa. A basso costo. Mentre noi continuiamo senza mettere seriamente all’ordine del giorno il problema dell’informazione, della comunicazione e della cultura.
Se la NATO spende fortune in tali buffonate pubblicitarie di guerra basate su progressi scientifici, noi dobbiamo rispondere con l’organizzazione di una rivoluzione semiotica. Lo scenario si ripete con ulteriori e peggiori minacce, questa volta estremamente ciniche. Soprattutto utilizzando una tecnologia che non raggiunge tutti su un pianeta di iniquità e analfabetismo tecnologico. Un mondo in cui i monopoli chiudono ogni possibilità di uguaglianza strumentale, per non parlare dell’asimmetrica complessità culturale dell’intero pianeta.
Cosa c’è di nuovo? Dimenticano che i popoli sviluppano capacità di difesa cosciente, con organizzazione e lotta rivoluzionaria. Si tratta di una guerra (NATO dixit), intendiamolo correttamente, e in questi termini anche i popoli devono combattere e difendersi con i loro strumenti semiotici, storici e aggiornati. Non cadiamo nell’imboscata che loro possano tutto. L’ultima parola sarà detta dai popoli che organizzano e consolidano la loro direzione rivoluzionaria. Noi non saremo sciocchi complici nel diffondere il piano pubblicitario della NATO in modo che venda meglio la sua nuovissima mascalzonata. Non saremo utili idioti propagandisti della genialità perversa di manipolare pensieri e modi di produrli. Non serviremo il piano di manipolazione implicito nel prendere sul serio le imboscate scientifico-pubblicitarie della NATO. Diremo che l’unica cosa nuova è la lotta che costruisce un mondo senza capitalismo.
El cerebro como campo de batalla
No seremos tontos útiles propagandistas de la genialidad perversa de manipular pensamientos y modos de producirlos. No serviremos al plan de manipulación implícito en tomar en serio las emboscadas científico-publicitarias de la OTAN. Nosotros diremos que lo único nuevo es la lucha que construye un mundo sin capitalismo
Autor: Fernando Buen Abad
Dicen en la OTAN que, en esta guerra nueva, además de manipular pensamientos, se manipulará el modo de producirlos. ¡Por nuestro bien! Tras esas revelaciones, atribuidas a Francois du Cluzel, entre otros, una lista larga de analistas y expertos piensa que se trata de una nueva fase de combate. Pero, ¿es realmente nueva? ¿Por qué llama tanto la atención la declaración del informe de la OTAN, Innovation for Defence Excellence and Security (IDEAS), también conocido como Innovation Hub, que tiene su sede en Canadá, y dice: La guerra cognitiva es una guerra ideológica que busca erosionar la confianza sobre la que ha sido construida la sociedad… La desinformación se aprovecha de las vulnerabilidades cognitivas de sus objetivos, especialmente las ansiedades o creencias que predisponen a sus objetivos a considerar como verdadera toda clase de información falsa. Todo ello requiere que el agresor posea un vasto conocimiento de las dinámicas sociopolíticas de su enemigo, al igual que saber cuándo y cómo atacar con tal de explotar las vulnerabilidades de su oponente. Lo único nuevo es su cuota de cinismo y ni con mucho se acerca a los clásicos de este género en agencias de publicidad, o de propaganda burgueses.
Estos «genios» dicen que usarán, combinadas, ciertas armas con capacidades no cinéticas y cibernéticas para manipular la información, la sicología y los vínculos sociales. Dicen que así ganarán todas las luchas sin necesidad de interacción física. De paso, es más barato, pensarán relamiéndose. Insisten en que es un nuevo tipo de guerra que se vale de la opinión pública como arma para desestabilizar una nación. Anhelan abarcar mucho mediante muy poco, llevando su lógica productivista al extremo de realizar el sueño imperial: dominar mucho, pero con costos cero. Dicen que eso lo lograrán si influyen no solo en el pensamiento sino en el modo de producirlo. Los targets son poblaciones enteras y también individuos, comunidades u organizaciones incómodas. Anhelan, con su novedad bélica, sembrar modos de pensar, el pensamiento, el sentir y el actuar capaces de modificar la realidad material.
Dicen que es una manera distinta de actuar, que no son los métodos tradicionales de guerra para controlar a la población, porque esta novísima versión de guerra busca controlar cómo piensa y actúa una población ante acontecimientos específicos. Es una guerra para atacar los sistemas de información/influencia y para alcanzar el dominio del adversario mediante un ataque directo a su sistema nervioso. Esto se parece mucho a la desesperación vocinglera de los vendedores de Control Social, empeñados en enamorar inversionistas burgueses para experimentar anhelos de manipulación in extremo. Pero a bajo costo y casi invisible, los responsables se notan menos.
Suena a paraíso de la alienación y suena a lo ya visto hasta el hartazgo. No es suficiente que el cliente compre compulsivamente los productos monopolizados por un solo dueño, hace falta que crea que es lo mejor que pudo pasarle y, además, consuma con la necesidad del vendedor antes de con la razón de su bolsillo. Incluso que maneje, por sí mismo, la caja registradora que le cobra las mercancías superinflacionarias. Que crea que la violencia de los supermercados burgueses es un paraíso del progreso, que está muy bien que vendan caro, que es necesaria la vigilancia para que nadie le robe al capital ni un céntimo. Que debemos ser agradecidos y fieles a las marcas, que el crédito siempre es una dádiva generosa… que cumplir con las deudas (usureras) es honrar la vida. ¿Qué hay de nuevo?
Han ametrallado inclementemente a los pueblos con guerras sicológicas para convencerlos y convencernos de que bombardear a Hiroshima y Nagasaki, Irak, Afganistán… estuvo requetebien, que lo hicieron para democratizarlos, traerles el bienestar norteamericano y acompañar su desarrollo feliz como buenos hermanos. Así aceptamos el hambre del mundo, la miseria, el hurto, la exclusión y la expulsión de pueblos enteros. Así aceptamos que un puñado de millonarios posean las riquezas de la inmensa mayoría de los seres humanos. Así aceptamos al capitalismo con sus horrores bélicos, financieros y mediáticos. Así nos tragamos este pastel de carne humana, ametrallada y miserabilizada, como si fuese la gran fiesta del progreso. El fin de la historia. La guerra cognitiva está en marcha desde hace mucho tiempo. No nos duerman.
No nos digan que manipular los modos y medios de producción del pensamiento es una «novedad bélica» ideada por la OTAN. No nos digan que, con eso, pretenden eclipsar siglos de manipulación ideológica que ya hemos padecido hasta la náusea. No nos digan que es nueva la vieja receta de infiltrarse en las cabezas, sembrar estereotipos mentales y fabricar conductas cliché. No nos digan que sus genios mercenarios han aparecido en la mesa de las novedades científicas con una mercancía ideológica inédita, perfeccionada, para fabricar esclavos de conciencia y serviles a su propia destrucción, mientras defienden rentablemente al amo. No nos vendan como nueva la estulticia rancia de la burguesía imperial. Ni las más asustadas de las burguesías se tragan semejante historia, aun siendo compradoras compulsivas de baratijas represivas. La OTAN vende pescado podrido.
Facebook, Google, Amazon, Microsoft y otros, usan y abusan de los datos personales para la elaboración de perfiles individuales y así anticipar el comportamiento mientras van manipulándolo. ¿Qué son si no, las compras en Amazon? Ese es un problema estratégico. Esa economía política del comportamiento burgués, subordina los métodos de la investigación sicológica a los modelos económicos y con ello crea modelos más precisos para el modo de producción y las relaciones de producción capitalistas, incluyendo al pensamiento y las conductas. Su guerra fusiona a la Sicología con la Cibernética bajo el reino de su economía.
Ellos persiguen el esclarecimiento de los mecanismos que hacen posible al pensamiento, (lo que ellos entienden e imponen como pensamiento). Su cibersicología es un amasijo de mercenarios vendiendo conocimiento al mejor postor. Tomarán por asalto la semántica y fabricarán palabrejas nuevas y conceptos de secta, para adornar (y esconder los efectos visibles) sus nuevas teorías de la interacción entre seres humanos y las máquinas que ellos fabrican. Pero no es la conciencia lo que determina la realidad sino la realidad objetiva la que determina a la conciencia. Les llevamos años de avance científico en eso. Pero no lo aprovechamos para unirnos.
Su prototipo novísimo de seres humanos apunta a crear una sicología de la subordinación productiva y barata, basada en la relación con las máquinas. Trabajan para desarrollar, además, una sicología de las máquinas, con software esclavista, lleno de inteligencia artificial mercantil y de los robots híbridos, ebrios de monopolio imperial. Dicen estar trabajando en una cibersicología que es un campo de guerra, científico y complejo, que abarca todas las formas de sometimiento de masas con fenómenos sicológicos manipulados tecnológicamente. La guerra cibersicológica que anuncian pergeña la forma en que los humanos y las máquinas serán una sola entidad productiva feliz, mansa y autorreprimida. A bajo costo. Mientras nosotros seguimos sin meter en agenda seria el problema de la información, la comunicación y la cultura.
Si la OTAN gasta fortunas en esas payasadas publicitarias de guerra, basadas en avances científicos, nosotros debemos responder con la organización de una revolución semiótica. El escenario vuelve a darse con más y peores amenazas, esta vez cínicas en extremo. Especialmente usando una tecnología que no llega a todos en un planeta de inequidad y analfabetismo tecnológico. Un mundo en el que los monopolios cierran toda posibilidad de igualdad instrumental, sin hablar de la complejidad cultural asimétrica de todo el planeta.
¿Qué hay de nuevo? Se olvidan de que los pueblos desarrollan capacidades de defensa consciente, con organización y lucha revolucionaria. Se trata de una guerra (OTAN dixit), entendámoslo correctamente, y en esos términos también los pueblos deben luchar y defenderse con sus herramientas semióticas, históricas y actualizadas. No caigamos en la emboscada de que ellos todo lo pueden. La última palabra será dicha por los pueblos que se organicen y consoliden su dirección revolucionaria. Nosotros no seremos cómplices bobos difundiendo el plan publicitario de la OTAN para que venda mejor su novísima canallada. No seremos tontos útiles propagandistas de la genialidad perversa de manipular pensamientos y modos de producirlos. No serviremos al plan de manipulación implícito en tomar en serio las emboscadas científico-publicitarias de la OTAN. Nosotros diremos que lo único nuevo es la lucha que construye un mundo sin capitalismo.