Questo 13 marzo si compiono 43 anni della rivoluzione popolare non cruenta, nell’isola caraibica di Granada nel 1979. Quattro anni dopo, il paese sarebbe stato invaso dagli Stati Uniti.
Grenada era riuscita a liberarsi dal giogo britannico grazie a un gruppo di militanti guidati da Maurice Bishop che aveva sconfitto la dittatura di Eric Gairy, ancorato al potere dal 1954.
Nel suo primo messaggio alla nazione il leader popolare annunciava: “Questa rivoluzione è per il lavoro, per il cibo, per un alloggio dignitoso, per i servizi sanitari e per un futuro luminoso per i nostri figli e nipoti. I benefici della rivoluzione saranno per tutti, indipendentemente dalle loro opinioni politiche o dal partito che sostengono. Uniamoci tutti come uno solo…”.
Maurice Bishop assunse il comando nel paese e stabilì un forte legame con Cuba, un fatto non tollerato dal governo degli Stati Uniti poiché prima della rivoluzione Granada era alleata di Washington.
Il 25 ottobre 1983, dopo aver contribuito all’effettuazione di un colpo di stato, alla uccisione di Bishop e di alcuni suoi ministri, gli Stati Uniti, per ordine del presidente ultraconservatore Ronald Reagan, invasero l’isola per via aerea e marittima con l’operazione Urgent Fury.
La città di St. Georges fu bombardata da aerei ed elicotteri e oltre 8000 tra marines e paracadutisti invasero l’isola provocando morti e feriti anche tra la popolazione civile e tra gli operai che lavoravano alla costruzione del nuovo aeroporto.
La motivazione usata dal governo degli Stati Uniti era che il piccolo paese sarebbe potuto diventare un alleato militare e strategico per Cuba e per l’Unione Sovietica.
In realtà la paura statunitense era radicata nella propagazione delle idee socialiste che a poco a poco stavano estendendosi in vari paesi dell’America Latina e dei Caraibi, aiutandoli a liberare le popolazioni dalla schiavitù economica a cui erano sottoposte da secoli di sfruttamento economico da parte del colonialismo delle potenze europee e nordamericano.
L’invasione fu condannata dalla maggioranza della comunità internazionale e non ebbe il sostegno delle Nazioni Unite, in quanto fu una dimostrazione di forza militare unilaterale da parte degli Stati Uniti nel tentativo di intimidire altri governi socialisti, oltre a rappresentare un’aperta violazione diritto internazionale e sovranità dei popoli.