La solidarietà con Cuba è tornata ad essere clamore mondiale. Da differenti punti del pianeta hanno reclamato la fine del blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti.
«Grazie compatrioti nell’emigrazione, amici di tutte le nazionalità. La battaglia per il giusto ci unisce». Questo messaggio in Twitter, di un anno fa del Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito e Presidente della Repubblica, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, ha avuto un’eco in questo fine settimana, quando da differenti punti del pianeta la solidarietà con l’Isola grande delle Antille è tornata ad essere clamore mondiale.
Domenica 27, lo splendore dell’amore per Cuba ha illuminato da Cile, Spagna, Bolivia, Messico, Panama, Brasile, El Salvador, Argentina, Italia, Stati Uniti, Canada, Belice, Slovacchia, Finlandia, Bahamas e molti altri paesi, reclamando la fine del blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti contro Cuba, crudele e opportunisticamente indurito in tempo di pandemia.
Díaz-Canel ha anche espresso il sentimento del nostro popolo: «Grazie per la solidarietà per Cuba e per non tralasciare questa lotta che dura già da più di sei decenni. Non ci stancheremo d’esigere che si elimini il blocco genocida».
Il membro del Burò Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e ministro delle Relazioni Estere, Bruno Rodríguez Parrilla, ha considerato che in questa nuova giornata si fa sentire il richiamo per l’eliminazione della criminale e ingiusta politica statunitense.
Hanno partecipato alle carovane membri dei gruppi e dei movimenti di solidarietà con Cuba e rappresentanti delle associazioni dei cubani residenti all’estero, che condannano le misure coercitive unilaterali applicate dagli Stati Uniti contro Cuba, la proibizione delle rimesse e gli ostacoli per le riunificazioni familiari, così come le restrizioni di viaggi all’Isola.