Fabio Marcelli https://www.altrenotizie.org
Le elezioni presidenziali colombiane, il cui primo turno si svolgerà domenica 29 giugno, rappresentano solo una tappa, per quanto importante, di un percorso lungo e complesso, intrapreso da tempo. Una periodizzazione utile potrebbe essere quella che assume come data di partenza il 9 aprile 1948, data dell’assassinio del leader liberale progressista Jorge Eliecer Gaitan. In quanto italiani siamo stupiti dalla vicinanza cronologica alla data del 18 aprile 1948, giorno della vittoria della Democrazia Cristiana e dello schieramento filostatunitense alle elezioni politiche italiane e inizio della lunga estromissione delle forze della sinistra, in particolare il Partito comunista, dal governo del Paese.
Anche in Colombia quel mese di aprile 1948 fu fatidico, dando l’avvio a un lungo periodo, non ancora concluso, caratterizzato dal predominio dell’oligarchia interna, direttamente alleata sul piano internazionale agli Stati Uniti, dei quali è sempre stata la fedele portavoce, e che per mantenere il suo potere non ha esitato a ricorrere ad assassinii politici, brutale repressione e massacri efferati nel corso di oltre settantacinque anni.
E’ noto come proprio dall’uccisione di Gaitan e dal periodo di violenti scontri che ne prese origine, sorse l’esigenza, fatta propria da molti settori del movimento popolare, di imbracciare le armi come condizione indispensabile per fare politica, fino a dare vita, circa sedici anni dopo, il 27 maggio 1964, alla più antica e forte delle molte guerriglie colombiane, le FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia).
Nascevano in seguito altre guerriglie, come l’ELN (Ejercito de liberacion nacional), l’M-19 ed altre ancora. L’M-19 abbandonava la lotta armata già nel 1990, concorrendo all’elaborazione della Costituzione tuttora vigente, che è dell’anno successivo. Più di recente il cammino degli accordi di pace è stato intrapreso anche dalle FARC che dopo anni di negoziati stipulavano il 12 novembre 2016 degli accordi di pace, in seguito attuati solo parzialmente dal governo, ma che hanno costituito senza dubbio un passaggio decisivo nella storia della Colombia, determinando in buona parte le condizioni delle attuali fortissime potenzialità democratiche.
Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una ripresa della repressione che si è articolata su due livelli. L’uccisione selettiva di centinaia di leader popolari ed ex combattenti e quella di molti manifestanti. Se i primi sono stati assassinati da killer rimasti sconosciuti e i secondi invece massacrati dalle forze antisommossa della polizia e dell’esercito, vi è una matrice comune riconducibile alla destra colombiana, il cui leader storico e attuale rimane Alvaro Uribe Velez, di cui è chiaramente un adepto e un sostenitore l’attuale presidente della repubblica Duque.
Il ricorso massiccio ai crimini contro l’umanità come strumento repressivo rimane quindi lo strumento privilegiato dell’oligarchia al potere in Colombia, cui si accompagna l’adozione di politiche ultraliberiste in economia, collo sfruttamento selvaggio di masse di popolazione ridotte alla miseria più estrema e l’allineamento bovino, che farebbe crepare di invidia Enrico Letta, alle scelte degli Stati Uniti sul piano internazionale, ben esemplificato dalla disponibilità a fungere da retroterra per attacchi terroristici contro la Repubblica bolivariana di Venezuela e dal fatto che la Colombia è oggi l’unico Paese latinoamericano a far parte della NATO.
Queste brevi note rappresentano l’importanza e delicatezza estrema dell’appuntamento elettorale di domenica prossima e del successivo eventuale turno di ballottaggio. La candidatura di Gustavo Petro, a suo tempo combattente del M-19 e da molto tempo leader indiscusso della sinistra colombiana raggruppata nel Polo Historico, costituirebbe un vero e proprio sconvolgimento non solo per la Colombia, ma per tutta l’America Latina e per l’intero assetto mondiale, un nuovo determinante scossone al potere degli Stati Uniti in un momento come quello attuale caratterizzato dalla guerra in Ucraina e dall’emergere della Cina come fattore principale di un nuovo governo multipolare del pianeta più che mai indispensabile.
Per questo si teme che le forze della destra colombiana, indissolubilmente legate alla cupola militare, che si è resa responsabile di misfatti inauditi durante gli ultimi decenni, e a una criminalità che è prosperata sul narcotraffico, autentica ricchezza del Paese, non lasceranno nulla di intentato pur di impedire la vittoria del Polo Historico, dall’assassinio del suo candidato all’entrata diretta in scena delle Forze armate mediante un golpe militare cui si sono già apertamente dichiarate disponibili.
E’ però improbabile che questo ennesimo ricorso alla violenza brutale della repressione possa ancora una volta prevalere su di un movimento popolare la cui ampiezza e radicalità è testimoniata, oltre che dai sondaggi elettorali, dalle impressionanti immagini dei comizi dei candidati del Pacto Historico che costituiscono la diretta prosecuzione e lo sviluppo ulteriore della mobilitazione incessante che circa un anno fa vide protagonista il popolo colombiano in ogni città di questo grande e importante Paese.