Geraldina Colotti
La Gioventù del Partito Socialista Unito del Venezuela sta per celebrare il suo quattordicesimo anniversario con un’agenda ricca di attività politiche, sociali e culturali che coinvolgerà l’intero paese e anche i movimenti giovanili a livello internazionale. Per l’occasione, abbiamo intervistato Grecia Colmenares, segretaria generale della Jpsuv, che sta lavorando all’insediamento della plenaria nazionale del quarto congresso dell’organizzazione giovanile
Tu sei molto giovane, ma hai una solida formazione comunista e hai accumulato una ricca esperienza nello stato del Táchira. Quali sono stati i momenti più importanti di questa formazione e come sei diventata una militante?
Fin da piccola ho sentito la spinta ad aiutare, non solo le persone intorno a me, ma anche il mio paese. Fin dalle medie ho analizzato e cercato di mettere in pratica il concetto di carità, finché ho capito, grazie alle canzoni di Alí Primera, che “la lotta per gli uomini -e per le donne- non si fa per carità”, ma per la giustizia sociale, per avere le stesse opportunità e condizioni per tutte e tutti.
Inoltre, quando ho studiato alla Scuola Regionale di Teatro del Táchira, ho dovuto memorizzare testi di Galeano e Benedetti, mi sono identificata molto con il senso di ogni verso. Ho visto che il presidente del mio paese -Chávez- nei suoi discorsi menzionava questi poeti e parlava di quanto fosse bello servire il popolo. Capivo che, di certo, non poteva essere sbagliato amare le persone, la nostra identità, quello che siamo.
Sono andata a un campeggio del Piano Vacanze Comunitarie, dove ho incontrato alcuni compagni che mi hanno invitato a un incontro dell’Organizzazione studentesca bolivariana (OBE), proprio lì nel Táchira. Ho iniziato a militare nel movimento degli studenti medi. Dopo il diploma di scuola superiore, nella Gioventù del PSUV del comune di San Cristóbal, ho avuto in seguito il compito di formare la commissione cultura dell’Equipe Regionale della Jpsuv nel Táchira, ne sono stata anche l’organizzatrice e, nel 2018, ho assunto la responsabilità di Collegamento Statale.
Poesia, arte e femminismo. Quanto sono importanti per te questi tre concetti, che compaiono in primo piano nei tuoi profili social, e che posto occupano nell’attività politica?
La poesia e l’arte come processi di creazione umana portano alla sensibilità sociale. La parola, la poesia, mobilita, chiama. La poesia mi ha chiamato alla militanza rivoluzionaria, leggere Galeano, Benedetti, la loro visione della nostra regione, le loro sacrosante richieste per un mondo più giusto, erano un invito all’azione.
L’arte intesa da e per il popolo, come elemento trasformatore, è un ponte diretto per assumerci come rivoluzionaria, come rivoluzionario, credo in quel potere. Ecco perché l’importanza che la Rivoluzione Bolivariana ha dato all’arte, alla poesia, alla musica è così evidente, in modo che il popolo creativo partecipi a quella che dev’essere una rivoluzione culturale, e anche perché la diversità che esiste nei giovani esplora i loro processi creativi, in modo che ogni volta ci forgiamo e diventiamo esseri più sensibili, avvicinandoci a quell’umanità umana di cui ci parla Ali Primera.
Il femminismo è anche una bandiera che alziamo con forza, la giusta lotta per la rivendicazione delle donne nella vita sociale, per il pieno godimento dei nostri diritti, per assumerci come soggette con la piena capacità di guidare le trasformazioni che il paese e il mondo richiedono da noi.
Assumiamo il femminismo come un asse trasversale della nostra lotta, ma capiamo chiaramente che esiste un sistema capitalista patriarcale che ci sfrutta e viola molto di più i nostri diritti di donne. Un femminismo popolare, con coscienza di classe, con chiarezza storica di quanto è stato costruito nel paese, grazie al fatto che ci assumiamo come una rivoluzione socialista femminista che offre sempre più spazi alla partecipazione delle donne, ma con una maggiore comprensione di tutto quello che abbiamo ancora davanti per educare e sradicare il maschilismo, la violenza di genere e per garantire pienamente la difesa dei diritti che per anni hanno voluto negarci.
Nella Jpsuv abbiamo una Commissione Nazionale delle Donne e una Commissione Nazionale della Cultura che guidano questi assi d’azione che, personalmente, mi coinvolgono, ma questa è senza dubbio una lotta che assumiamo collettivamente.
Ad aprile sei stata eletta Segretario generale della Jpsuv. Quali sono stati gli assi principali del tuo lavoro in questi mesi, con quali difficoltà e con quali risultati?
Abbiamo riconosciuto tutto lo sforzo che tutte le generazioni che ci hanno preceduto hanno fatto per 14 anni e, inoltre, abbiamo realizzato un dispiegamento della Direzione Nazionale della Gioventù in tutte le regioni del paese per ringraziare tanto sia l’impegno che la direzione collettiva dimostrati di fronte a situazioni avverse di bloqueo e di misure coercitive unilaterali a cui l’imperialismo ha voluto sottoporci: dalla partecipazione d’avanguardia dei giovani nella Battaglia dei Ponti, in mezzo al confine venezuelano, quando abbiamo impedito l’invasione del paese mascherata da aiuto umanitario, alla creazione delle Brigate di Solidarietà per combattere la pandemia di Covid 19.
Ora, ci impegniamo con forza a organizzare tutto ciò che può essere organizzato. La gioventù venezuelana è piena di diversità, colore, bandiere in lotta. Continuiamo ad aggiungere movimenti, settori, organizzazioni con cui condividiamo i principi fondamentali del nostro partito.
Ci impegniamo a fare della formazione una consuetudine. Stiamo lavorando alla rinascita della Scuola di Formazione Politica per i Giovani, Antonio José de Sucre, con programmi di formazione sui valori umani e rivoluzionari, una formazione tecnica e produttiva che consenta lo sviluppo completo dei giovani militanti.
Sappiamo che le sfide sono tante, ma sappiamo anche che la consapevolezza seminata dal Comandante Chávez e fecondata dal Presidente Nicolás Maduro continua a dare i suoi frutti. Oggi la Jpsuv continua ad assumere i suoi processi fondamentali: reclutamento, organizzazione, formazione, mobilitazione, difesa globale della Patria e produzione.
Qual è il ruolo dei giovani in questa nuova fase e quale programma dovrebbe attuare la Jpsuv all’interno del Congresso per una Nuova Epoca, lanciato da Maduro e dal Psuv?
Il presidente Nicolás ci ha chiamato alla nuova fase di transizione al socialismo: resistere, rinascere e rivoluzionare –concetti inerenti a cosa significa essere giovani- ecco perché il nostro ruolo è fondamentale in questo cambio di epoca. Resistere a partire dalla dignità dei nostri popoli, rinascere dalle nostre origini e rivoluzionare tutto ciò che deve essere cambiato.
La Jpsuv deve essere in prima linea nella costruzione delle nuove maggioranze: convocare tutte quelle giovani e tutti quei giovani che avrebbero dovuto smobilitare e depoliticizzarsi a causa della guerra multiforme a cui è stato sottoposto il Venezuela, con il soffocamento economico derivante dal blocco. In questo momento è estremamente necessario convocarli a questo processo, che è ciò che garantisce il benessere sociale, le condizioni per la realizzazione dei loro sogni, dei loro progetti di vita.
Come hanno contribuito i giovani militanti al processo di rinnovamento del PSUV?
Siamo molto orgogliose e orgogliosi della nostra giovane leadership che su tutto il territorio nazionale oggi assume le responsabilità richieste dalle proprie strade, comunità e UBCH, le Unità di Battaglia Bolivar Chávez. Ragazze e ragazzi che, nonostante la giovane età, guidano i processi del Partito a livello locale, giovani dirigenti che fioriscono, che si forgiano nella convivenza comunitaria, che si rafforzano accanto ai leader storici dei loro territori. Sono migliaia e continueremo a lavorare nella territorializzazione delle strutture di base della gioventù del Partito.
Come si sta preparando la Jpsuv alle elezioni presidenziali del 2024 e qual è la tua lettura di ciò che sta accadendo all’interno dei partiti di destra, che cercano di attirare i giovani all’opposizione?
Con tanta formazione, reclutamento, consolidamento delle nuove maggioranze, integrazione, apertura… Il processo di rinnovamento ha anche permesso di rendere visibili migliaia e migliaia di giovani leader che con più forza chiameranno i più giovani ad assumere il progetto della Rivoluzione Bolivariana come proprio. Il Partito e la sua Gioventù si rinnovano, si rafforzano e in ogni territorio convocano e organizzano.
I partiti di destra non sono stati in grado di consolidare una vera leadership. Le liti interne stanno diventando sempre più visibili e un chiaro esempio è che se si fanno sondaggi per strada tra i giovani del settore che si oppone alla rivoluzione, chiedendo in chi credono, chi seguono, chi sono i loro leader, difficilmente risponderanno in modo chiaro.
Che posizione ha assunto la Jpsuv di fronte al blocco e ora di fronte alle scelte di politica economica del governo?
Se si vogliono segnalare alcune azioni, si potrebbe parlare della partecipazione dei giovani alla Battaglia dei Ponti, dove fu fermato il tentativo di invasione imperialista, con il pretesto di presunti aiuti umanitari. Inoltre, si possono citare casi come l’Operazione Grande Vittoria, in cui la Jpsuv ha organizzato l’appoggio per la distribuzione del carburante. O si può parlare di momenti nei quali la Jpsuv ha saputo reinventarsi, in un’esperienza come quella di Chamba Juvenil: Stato – Partito – Jpsuv per l’attenzione delle giovani e dei giovani in piena capacità produttiva.
Oggi la Gioventù è coinvolta nello sviluppo di nuove iniziative giovanili che scommettono sulla loro creatività, inventiva per realizzare i loro progetti di vita personale, ma che incidono positivamente sullo sviluppo economico del Paese.
Come valuti la nuova ondata progressista in America Latina e la vittoria di Petro e Márquez in Colombia?
Dopo l’epoca d’oro per la regione con Chávez, Lula, Néstor e Cristina, Correa, Evo… arrivò una specie di oscurità con i Bolsonaro, Piñera, Duque… periodi di angoscia che portarono alla mobilitazione dei popoli disgustati dalle politiche neoliberiste, di sottomissione, di violenza. Un momento in cui il Venezuela, insieme a Cuba, ha continuato ad essere il faro per il continente, come fonte di resistenza con la Rivoluzione Bolivariana. Ora stiamo assistendo a una svolta: da quel buio, siamo tornati ad avere ancora una volta governi progressisti, con progetti politici con una visione umanista, per i quali l’essere umano è al di sopra degli interessi economici.
La vittoria di Petro e di Francia dà molto più ossigeno alla regione. Un paese che da più di settant’anni subisce una guerra ingiusta merita di costruire la pace con gli sforzi di tutti, che sicuramente garantiranno un clima di pace e stabilità alla regione.
Per noi, è una grande gioia riprendere i rapporti con la Colombia, in quanto siamo popoli fratelli, è una gioia l’apertura del nostro confine, perché condividiamo tante somiglianze culturali, siamo uniti mediante uno dei confini più attivi dell’America Latina e siamo parte di quel sogno della Patria Grande. Sicuramente le condizioni miglioreranno per tutti e speriamo che nuovi governi progressisti si aggiungano presto, per avanzare di nuovo come una regione-potenza.
Qual è la tua lettura della situazione internazionale nel contesto del conflitto in Ucraina e quale posizione assume la Jpsuv rispetto ai giovani dei paesi capitalisti?
La posizione del Venezuela e della sua Gioventù è sempre stata quella di cercare la comprensione tra i popoli, la soluzione diplomatica dei conflitti, per evitare i terribili danni provocati dalle guerre. Tuttavia, è giusto sottolineare la campagna di menzogne e disinformazione a cui è stata sottoposta la Russia nel mezzo di questo conflitto.
Nei momenti più complessi del blocco imposto al Venezuela dall’imperialismo, la Russia ha mostrato solidarietà e cooperazione per garantire la stabilità e la sovranità del nostro popolo. Oggi capiamo che vogliono sottoporre la Russia allo stesso blocco criminale che stiamo combattendo nel nostro paese, a causa di ciò che questo gigante eurasiatico significa per la geopolitica mondiale. Noi siamo con i movimenti di resistenza che combattono il capitalismo.