Di fronte a menzogne, bufale e istigazione all’odio e alla violenza, ci sarà sempre la nostra arma strategica fondamentale: l’unità
Proprio dopo cinque anni, cinque mesi e cinque giorni dall’assalto alla caserma Moncada, a Santiago de Cuba, e dalla lotta incessante per porre fine alla sanguinaria e sottomessa (agli USA ndt) dittatura di Fulgencio Batista, il 1 gennaio 1959 trionfò la Rivoluzione “degli umili, dagli umili e per gli umili”.
Era giunto il momento di mantenere le promesse del Moncada, dirette, prima di tutto, a smantellare il sistema sfruttatore, omicida, infame e corrotto che portò tanto dolore alle famiglie cubane, applicando misure immediate di giustizia sociale e riscatto della sovranità nazionale tante volte macchiata.
Sebbene tali azioni abbiano scosso dalle fondamenta il vecchio ordine costituito, la nazionalizzazione delle compagnie yankee e, soprattutto, la promulgazione della prima Legge di Riforma Agraria, costituirono i colpi decisivi che hanno opposto la Cuba rivoluzionaria all’imperialismo USA.
Non disposto a tollerare un simile “affronto” davanti al proprio naso, l’amministrazione Dwight Eisenhower pose in essere un programma combinato di minacce, coercizione economica, campagna anticomunista e aggressioni di vario genere per intimidire il popolo cubano e costringerlo a desistere dal percorso scelto.
Solo la sua fiducia nella Rivoluzione, l’autorità morale dei suoi dirigenti, la giustezza delle misure applicate e il fermo spirito di unità raggiunto, furono fattori che contribuirono a sconfiggere le pericolose manovre di Washington che, se fossero riuscite, avrebbero posto fine all’ autentico processo di emancipazione.
Di fronte a tale audacia, allora l’imperialismo non ebbe altra scelta che iniziare a muovere i primi passi per organizzare un’operazione militare contro Cuba utilizzando tutti i mezzi a sua disposizione, compreso, se necessario, l’intervento diretto delle sue forze armate.
DUE LEZIONI AMARE PER L’IMPERO
Tali macabri progetti furono ereditati dal governo di John F. Kennedy, sotto la cui presidenza, oltre a ufficializzare il blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba, e a promuoverne l’isolamento politico a livello regionale e internazionale, fu organizzata, finanziata e realizzata la spedizione mercenaria di Playa Girón.
Chi immaginava un’avventura del genere come una passeggiata senza grossi contrattempi si è presto trovato di fronte a un’amara realtà: in meno di 72 ore le forze d’invasione furono sconfitte, vanificando così i piani, accuratamente elaborati, dal Pentagono e dalla Central Intelligence Agency.
Ciò che stupisce e motivo di sano orgoglio è che di fronte al contingente nemico armato fino ai denti, prevalse il coraggio e la fede nella vittoria di un popolo, in tenuta militare o miliziana, che non diede, all’aggressore, neppure un minuto di tregua e non esitò a versare, per la prima volta, il proprio sangue in difesa del socialismo.
Poco più di un anno dopo, quello stesso popolo si mobilitarono con eroica determinazione, in lungo e in largo nel Paese, per affrontare la reale possibilità di un’invasione da parte delle forze militari USA, compreso il pericolo mortale di un attacco atomico, momento che passò alla storia come la Crisi di Ottobre.
Accettando la sfida, il Governo USA ebbe l’opportunità di verificare fino a che punto la sua folle, abusiva e avventuriera aggressione contro un popolo piccolo e indomabile potesse portare a una catastrofe, vedendosi costretto, come parte della soluzione del conflitto, all’ impegno di non invadere Cuba.
OSTILITÀ CONTRO LA NOBILTA’ CUBANA
Tuttavia, nei mandati successivi si produsse un aumento dell’ostilità, attraverso la guerra psicologica, i sabotaggi di obiettivi economici, azioni terroristiche, attacchi pirata, dirottamento di aerei e navi e piani di attentati contro i principali dirigenti cubani.
In mezzo a circostanze così complesse, il popolo seppe condurre battaglie simultanee in più campi, ciò che si tradusse in una gigantesca opera economico, sociale, culturale e ideologico, che consolidò la Rivoluzione socialista nello sforzo di elevare il benessere della popolazione e la soddisfazione dei suoi bisogni.
Mentre la Maggiore delle Antille continuava il suo corso di inesorabile sviluppo, nuove tempeste si profilavano: l’inizio degli anni ’90 del secolo scorso portò con sé il crollo del campo socialista nell’Europa orientale e la disgregazione dell’Unione dei Soviet delle Repubbliche Socialiste (URSS).
Entrambi gli eventi rappresentarono un costo molto elevato per l’economia e la società cubane, una situazione che condusse lo Stato ad applicare le misure concepite nel cosiddetto periodo speciale in tempo di pace per resistere agli assalti della crisi e raggiungere l’obiettivo supremo di salvare la Patria , la Rivoluzione e il socialismo.
Pochi al mondo rischiavano di scommettere anche solo un centesimo sulla sopravvivenza dell’arcipelago irredento, i cui abitanti posero a dura prova tutte le loro riserve ideologiche, sopportarono disagi materiali e, poco a poco, cominciarono a uscire vittoriosi dalle prove imposte dal nemico.
NOSTRA ARMA STRATEGICA: L’UNITÀ
Male abituati a sottovalutare il popolo cubano, la sua capacità di resistenza e lo spirito combattivo, 13 amministrazioni USA hanno visto la fine dei piani volti a distruggere la Rivoluzione e il suo bel progetto di giustizia sociale, attraverso azioni di estrema aggressività e cinismo.
Senza il minimo scrupolo o sentimento umanitario, hanno approfittato delle dure condizioni della pandemia di COVID-19 per dare un altro giro di vite alle misure punitive, con lo scopo di rendere più difficile la vita del popolo, creargli maggiori difficoltà e raggiungere la resa incondizionata del paese.
Più che armi convenzionali, questa volta ricorrono a una perversa strategia di sovversione politico-ideologica, focalizzata sulla rottura dell’unità nazionale a partire dal consolidamento di una matrice di opinione che pretende presentare Cuba come uno Stato fallito e una società moribonda e senza futuro.
Per farlo hanno l’appoggio di rinnegati e stipendiati dell’impero, che trovano nel tradimento, nella violazione delle leggi, nel disprezzo e nella profusione di false notizie, lo scenario propizio per fomentare la divisione, l’apatia, lo scoraggiamento, lo sradicamento e la mancanza di fiducia nella massima dirigenza del paese.
Gli eventi dell’11 luglio 2021 hanno avuto il compito di dimostrare che le misure applicate contro Cuba, volte a sovvertire l’ordine costituzionale e a generare un clima di instabilità e ingovernabilità da parte dell’imperialismo e dei suoi mercenari, riceveranno sempre l’energica risposta dei patrioti cubani.
Di fronte a menzogne, bufale e istigazione all’odio e alla violenza, la nostra fondamentale arma strategica sarà pronta, in ogni momento, a sconfiggere con successo ogni tipo di minaccia e aggressione: l’unità della stragrande maggioranza del popolo attorno al Partito e all’opera e ideali della Rivoluzione.
De lo arduo y lo hermoso
Frente a la mentira, la patraña y la incitación al odio y la violencia, estará presta en todo momento nuestra arma estratégica fundamental: la unidad
Miguel Febles Hernández
Justo tras cinco años, cinco meses y cinco días del asalto al cuartel Moncada, en Santiago de Cuba, y de lucha incesante por acabar con la dictadura sangrienta y entreguista de Fulgencio Batista, el 1ro. de enero de 1959 triunfó la Revolución «de los humildes, por los humildes y para los humildes».
Había llegado el momento de cumplir las promesas del Moncada, dirigidas, en primer orden, a desmantelar el sistema explotador, asesino, infame y corrupto que tanto dolor trajo a las familias cubanas, aplicar medidas inmediatas de justicia social y rescatar la soberanía nacional tantas veces mancillada.
Si bien tales acciones estremecieron desde sus cimientos el viejo orden establecido, la nacionalización de las empresas yanquis y, sobre todo, la promulgación de la primera Ley de Reforma Agraria, constituyeron los golpes definitivos que enfrentaron a la Cuba revolucionaria con el imperialismo estadounidense.
No dispuesto a tolerar tamaño «desaire» frente a sus propias narices, la administración de Dwight Eisenhower puso en marcha un programa combinado de amenazas, coerción económica, campaña anticomunista y agresiones de diverso tipo para amedrentar al pueblo cubano y obligarlo a desistir del camino escogido.
Solo la confianza de este en la Revolución, la autoridad moral de sus dirigentes, la justeza de las medidas aplicadas y el firme espíritu de unidad alcanzado, constituyeron factores que ayudaron a derrotar las peligrosas maniobras de Washington que, de prosperar, habrían dado al traste con el genuino proceso emancipador.
Frente a tanta osadía, entonces al imperialismo no le quedaba otra opción que comenzar a dar los primeros pasos para organizar una operación militar contra Cuba con el empleo de todos los medios a su disposición, incluida, de ser necesario, la intervención directa de sus fuerzas armadas.
DOS LECCIONES AMARGAS PARA EL IMPERIO
Tan macabros proyectos fueron heredados por el Gobierno de John F. Kennedy, bajo cuya presidencia, además de oficializar el bloqueo económico, comercial y financiero contra Cuba, y promover su aislamiento político a nivel regional e internacional, se organizó, financió y ejecutó la expedición mercenaria de Playa Girón.
Quienes imaginaron tal aventura como un paseo sin mayores contratiempos, pronto se dieron de bruces contra una amarga realidad: en menos de 72 horas fueron derrotadas las fuerzas invasoras, para frustrar así los planes elaborados de manera acuciosa por el Pentágono y la Agencia Central de Inteligencia.
Lo asombroso y motivo de sano orgullo es que frente al contingente enemigo armado hasta los dientes se impuso el arrojo y la fe en la victoria de un pueblo, en atuendo militar o miliciano, que no dio ni un minuto de tregua al agresor y no dudó en derramar por primera vez su sangre en defensa del socialismo.
Poco más de un año después, ese mismo pueblo se movilizó con heroica determinación, a todo lo largo y ancho del país, para enfrentar la posibilidad real de una invasión de las fuerzas militares estadounidenses, incluido el peligro mortal de un ataque atómico, momento que trascendió para la historia como la Crisis de Octubre.
Aceptado el reto, el Gobierno de Estados Unidos tuvo la oportunidad de comprobar hasta dónde su descabellada, abusiva y aventurera agresión contra un pueblo pequeño e indoblegable podía conducir a una catástrofe, viéndose obligado, como parte de la solución del conflicto, al compromiso de no invadir a Cuba.
HOSTILIDAD FRENTE A LA HIDALGUÍA CUBANA
Sin embargo, en mandatos subsiguientes se produjo un incremento de la hostilidad, a través de la guerra sicológica, los sabotajes a objetivos económicos, las acciones terroristas, los ataques piratas, el secuestro de aviones y embarcaciones, y los planes de atentados contra los principales dirigentes cubanos.
En medio de tan complejas circunstancias, el pueblo supo librar batallas simultáneas en varios campos, lo que se tradujo en una gigantesca obra económica, social, cultural e ideológica, que consolidó la Revolución socialista en el empeño por elevar el bienestar de la población y la satisfacción de sus necesidades.
Mientras la Mayor de las Antillas seguía su curso de desarrollo inexorable, nuevas tempestades se avecinaban: el inicio de la década de los años 90 del siglo pasado trajo consigo el derrumbe del campo socialista en Europa del Este y la desintegración de la Unión de Repúblicas Socialistas Soviéticas (URSS).
Ambos acontecimientos representaron un altísimo costo para la economía y la sociedad cubanas, situación que condujo al Estado a aplicar las medidas concebidas en el llamado periodo especial en tiempo de paz para resistir los embates de la crisis y cumplir el objetivo supremo de salvar la Patria, la Revolución y el socialismo.
Pocos en el mundo se arriesgaban a apostar siquiera un centavo por la supervivencia del archipiélago irredento, cuyos habitantes pusieron en tensión todas sus reservas ideológicas, soportaron las penurias materiales y, poco a poco, comenzaron a emerger victoriosos de las pruebas impuestas por el enemigo.
NUESTRA ARMA ESTRATÉGICA: LA UNIDAD
Malacostumbradas a subestimar al pueblo cubano, su capacidad de resistencia y espíritu de combate, 13 administraciones estadounidenses han visto fenecer los planes dirigidos a destruir la Revolución y su hermoso proyecto de justicia social, a través de acciones de extrema agresividad y cinismo.
Sin el más mínimo escrúpulo ni sentimiento humanitario, aprovecharon las duras condiciones de la pandemia de la COVID-19 para darle otra vuelta de tuerca a las medidas de carácter punitivo, con el propósito de hacer más difícil la vida del pueblo, crearle mayores dificultades y lograr la rendición incondicional del país.
Más que a las armas convencionales, acuden esta vez a una perversa estrategia de subversión político-ideológica, enfocada en quebrantar la unidad nacional a partir del afianzamiento de una matriz de opinión que pretende presentar a Cuba como un Estado fallido y una sociedad moribunda y sin futuro.
Cuentan para ello con el respaldo de renegados y asalariados del imperio, quienes encuentran en la traición, la violación de las leyes, el desacato y la profusión de noticias falsas, el escenario propicio para fomentar la división, la apatía, el desaliento, el desarraigo y la falta de confianza en la máxima dirección del país.
Los sucesos del 11 de julio de 2021 se encargaron de demostrar que las medidas que se aplican contra Cuba, dirigidas a subvertir el orden constitucional y generar un clima de inestabilidad e ingobernabilidad por parte del imperialismo y sus mercenarios, recibirán siempre la enérgica respuesta de los patriotas cubanos.
Frente a la mentira, la patraña y la incitación al odio y la violencia estará presta, en todo momento, para vencer con éxito todo tipo de amenazas y agresiones, nuestra arma estratégica fundamental: la unidad de la inmensa mayoría del pueblo en torno al Partido y a la obra e ideales de la Revolución.