Perché la rivoluzione?

María Cabrera ha sempre detto di non riuscire a piangere abbastanza per la perdita del suo piccolo Luis, morto a soli otto mesi per una grave disidratazione causata da un’epidemia di vomito e diarrea.

Trovare i soldi per trovare il medico che viveva a diverse leghe di distanza dalla fattoria El Rincón, vicino al villaggio di Vega Alta a Camajuaní, dove viveva la famiglia, richiese tempo che la malattia non risparmiò. Altri sette figli vissero, ma la ferita causata dalla morte del primogenito non si rimarginò mai.

In quel luogo inospitale e desolato, l’umile famiglia aveva una casetta fatta di guano, con un pavimento di terra e un piccolo conuco che bastava appena a mantenere i bambini. Per la luce, c’era una scatola di pettegolezzi al centro della casa, attorno alla quale si riunivano ogni sera, dopo aver mangiato un piatto di farina con patate dolci o qualsiasi cosa riuscissero a racimolare durante il giorno.

“Vedi questa cecità che ho, la devo ai fornelli a legna e alle sedute di stiratura con le paletas de yagua”, mi ha detto più volte mentre parlavamo, e mi ha raccontato altri aneddoti, come il fatto che solo uno dei suoi otto figli è nato in ospedale, mentre gli altri sono venuti al mondo nella casa stessa, per mano di Felipa la Curra, la levatrice della zona, che, forbici alla mano, ha tagliato il ventre e ha risolto la situazione.

Triste era la realtà di quella famiglia e di tante altre in tutta Cuba che formavano un enorme esercito di affamati, in cui il 90% dei bambini nelle campagne era divorato dai parassiti; questo accadeva in un Paese che, secondo dati prudenti, aveva un tasso di mortalità infantile stimato in 60 morti ogni mille nati vivi.

I dati conservatori rivelano anche che, all’epoca, più di 600.000 cubani erano senza lavoro, tra cui quasi 10.000 giovani laureati che non avevano trovato un’occupazione; una realtà aggravata dalle quasi 200.000 famiglie contadine che non avevano un bastone di terra su cui coltivare il cibo per i propri figli.

Molto simile era la situazione dell’85% dei piccoli agricoltori cubani che pagavano l’affitto pur vivendo sotto la perenne minaccia di essere sfrattati dai loro appezzamenti; o dei 500.000 lavoratori agricoli che lavoravano solo quattro mesi all’anno e che per il resto del tempo vagavano da un posto all’altro in cerca di un lavoro.

Altrettanto angosciante era la realtà dei quasi tre milioni di persone prive di elettricità e delle migliaia e migliaia di bambini che frequentavano le scuole pubbliche in campagna scalzi, seminudi e malnutriti, il tutto in un Paese in cui la maggior parte della popolazione era totalmente o funzionalmente analfabeta, meno del 10% degli adolescenti e degli adulti raggiungeva la prima media, c’erano più di 10.000 classi senza insegnanti e l’istruzione superiore era un sogno irraggiungibile per la maggior parte di loro.

E POI ARRIVÒ FIDEL

 

Desolato era il panorama che la Rivoluzione trovò dopo il trionfo del 1° gennaio 1959, tutto ciò era stato denunciato in modo magistrale da Fidel nel processo Moncada, testimonianza che sarebbe stata raccolta in La historia me absolverá (La storia mi assolverà).

La Rivoluzione aveva ereditato una situazione di malgoverno, corruzione, analfabetismo, prostituzione e disuguaglianze che doveva essere combattuta tempestivamente, perché questa volta non si trattava di una semplice successione di un governo a un altro, ma di un vero e proprio cambiamento.

Per raggiungere questo obiettivo è stato necessario scuotere le fondamenta della società cubana, e non è stato un compito facile, perché come ha detto il leader della Rivoluzione l’8 gennaio al suo arrivo all’Avana: “La tirannia è stata rovesciata, la gioia è immensa e tuttavia c’è ancora molto da fare…”.

Fu allora che, nell’ambito della concretizzazione del Programma Moncada, per la prima volta nella sua storia, il popolo divenne proprietario della terra, attraverso la Legge di Riforma Agraria; le industrie entrarono a far parte del patrimonio nazionale e le case furono consegnate ai legittimi proprietari; inoltre, si realizzò un’epica Campagna di Alfabetizzazione che portò la luce dell’istruzione negli angoli più intricati della geografia cubana.

Per dare dignità ai diseredati e alle classi più povere, furono costruiti ovunque centinaia di ospedali e scuole, mentre l’istruzione superiore fu resa accessibile a tutti, indipendentemente dal credo, dall’origine o dal colore della pelle.

In questo modo, sono stati formati migliaia e migliaia di medici, tecnici e specialisti per Cuba e per il mondo; a ciò si è aggiunta la democratizzazione degli spazi di creazione, diffusione e accesso alla cultura, come materializzazione dell’anelito di Marti che presiede alla nostra Costituzione, del culto dei cubani alla piena dignità dell’uomo.

E proprio come ora, quando, nonostante l’asfissia economica causata dall’intensificazione del blocco e dal cappio che viene imposto sul collo della Rivoluzione, la Rivoluzione continua a lottare per migliorare le condizioni di vita del popolo, l’attuazione di quanto espresso nel Programma Moncada si è rivelato un compito complesso e difficile.

La promozione e l’organizzazione del terrorismo di Stato attraverso il sabotaggio e il banditismo; la rottura delle relazioni diplomatiche da parte della maggior parte dei Paesi dell’America Latina, con l’onorevole eccezione del Messico; l’invasione della Baia dei Porci, la Crisi di Ottobre, il dirottamento e l’attacco a navi e aerei civili; oltre a più di 600 attentati pianificati contro Fidel e altri leader della Rivoluzione, tra le altre azioni, hanno messo a dura prova la capacità di resistenza e di vittoria del popolo cubano.

La determinazione a superare qualsiasi ostacolo che si frapponga alla sovranità e all’indipendenza nazionale fu ciò che portò Fidel a costruire la Rivoluzione 64 anni fa, ed è la stessa determinazione che oggi guida l’attuale generazione di leader cubani, che in mezzo alle avversità lavorano come chisciotte per affrontare i mulini a vento sul cammino che abbiamo scelto.

Fonte: Granma

Traduzione: italiacuba.it

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.