Le primarie sono l’opzione preferita di un settore dell’opposizione venezuelana per definire un candidato presidenziale, questo nel contesto dell’atomizzazione che sta vivendo. Tuttavia, permangono dubbi al riguardo perché altri settori esitano ancora sulla partecipazione o meno, vuoi per la mancanza di consenso sull’assistenza tecnica del CNE, vuoi per mere divisioni tra fazioni.
La mobilitazione dei pre-candidati su tutto il territorio nazionale è già iniziata senza alcun tipo di impedimento, neppure economico. Alcuni di loro sono affiliati alla Piattaforma Unitaria Democratica (PUD), la stessa coalizione politica che ha sostenuto l'”interim” e che ha avuto nell’ex deputato Juan Guaidó la personificazione del fallimento dell’antipolitica.
UN’OPPOSIZIONE FINANZIATA CON FONDI DELLO STATO
Il 4 maggio scorso Bloomberg ha pubblicato una nota informando che detta coalizione, articolata nella figura dell’Assemblea Nazionale eletta nel 2015 (AN-2015), ha preso il controllo di almeno 347 milioni di $ provenienti dai conti bancari venezuelani congelati negli USA.
L’appropriazione che l’antichavismo ha fatto dei fondi dello Stato venezuelano trattenuti dagli USA non è una novità, la stessa nota di Bloomberg afferma che, dal 2019, hanno dipeso da tali fonti per finanziare le loro operazioni in quanto il Dipartimento di Stato USA ha certificato i “funzionari dell’opposizione” (sic) per riottenere l’accesso.
Lo ha precisato Alejandro Plaz, fondatore della ONG Súmate ed ex rappresentante del Giunta Direttiva Ad Hoc del Consiglio di Amministrazione delle Spese dell’interim, il quale ha dichiarato in una revisione dei conti che i soldi destinati a promuovere il cambio di regime in Venezuela — o Fondo per la Liberazione del Venezuela e l’attenzione ai Casi a Rischio Vitale— non è un bilancio nazionale bensì un fondo creato da AN-2015 attraverso una “legge speciale”.
La validità di questo presunto corpo legislativo è inesistente, funziona attraverso un altro costrutto pseudo-legale chiamato “Commissione Legislativa Delegata” ed è presieduta dalla latitante dalla giustizia venezuelana, Dinorah Figuera, che funge da “presidentessa”, dallo scorso gennaio, quando è stata eletta dal restante gruppo di ex deputati che sostengono detto parapetto. Figuera appartiene al partito Primero Justicia (PJ), nel quale milita anche il pre-candidato inabilitato Henrique Capriles Radonski, e ha negato che i fondi trattenuti dalla Banca Centrale del Venezuela (BCV) siano sotto la sua amministrazione o nei suoi conti personali.
Tuttavia, l’AN-2015 ha approvato da sé, lo scorso 30 dicembre, la “riforma parziale della Legge del Fondo per la Liberazione del Venezuela e l’attenzione ai Casi di Rischio Vitale” per iniettare poco più di 49 milioni di $ al cosiddetto, “Statuto di Transizione alla Democrazia per Ristabilire la Validità della Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela”. Le spese contemplate dall’artificio legale comprendono tre programmi:
–Difesa e rafforzamento del Potere Legislativo Nazionale e della Protezione Sociale dei suoi membri: 7 milioni di $.
–Protezione e difesa della democrazia: 35 milioni di $.
–Funzionamento del Consiglio di Amministrazione e Protezione degli Attivi, della Giunta Ad Hoc della Banca Centrale del Venezuela e di Petróleos de Venezuela S.A. (PDVSA): 7 milioni di $.
Il programma “Protezione e difesa della democrazia”, che concentra più risorse, ha un importo simile a quello utilizzato nel 2022, prevede bonus agli attivisti dei partiti politici di opposizione anche se sulla carta si dice che sia destinato ad “attività di formazione, organizzazione e il sostegno all’attivismo cittadino per ripristinare l’ordine costituzionale, la difesa dei diritti umani e la richiesta di elezioni libere, giuste e trasparenti”.
Nella seduta dello scorso 21 marzo Gustavo Marcano, che presiede il Consiglio di Amministrazione e Protezione degli Attivi, ha inviato una relazione con la stima del debito per contenzioso, per il quale, oltre ai 49 milioni di $ già descritti, si approverebbero altre risorse per il pagamento di studi legali che presumibilmente lavorano nella difesa degli attivi come Citgo.
Né durante l’interim né sotto la presidenza di Figuera è stato specificato lo stipendio dei deputati, ma dopo una dichiarazione della presidentessa di PJ, María Beatriz Martínez, si è saputo che, negli anni precedenti, i presunti parlamentari percepivano stipendi compresi tra i 1200 e 1500 dollari.
PRIMARIE CON FONDI DELLO STATO?
Il settore politico la cui legittimità è tutelata dal consenso della Casa Bianca e di altri Paesi satelliti degli USA ha dimostrato che la trasparenza non è il suo forte. Così è stato prima, durante e dopo il “Cucutazo”, anche con il fallimento della compagnia petrolchimica Monomeros e le conseguenti denunce di Humberto Calderón Berti. Tra quanto riportato da Bloomberg e quello che dichiarano come “Fondo per la Liberazione” la differenza sfiora i 300 milioni di $.
La Costituzione venezuelana prevede all’articolo 67: “Non si permetterà il finanziamento di associazioni a fini politici con fondi dello Stato”. In considerazione di quanto sopra, è previsto un travaso di fondi dallo Stato alle agende particolari dell’insieme dei partiti del G3+1, in particolare al finanziamento delle elezioni primarie, qualora queste vengano realizzate.
D’altra parte, nel dibattito sull’assistenza tecnica del CNE, dovrebbe essere affrontato il problema dell’origine dei fondi per le campagne. Una delle funzioni del Potere Elettorale, secondo l’articolo 293 del testo costituzionale, è di controllare, regolare e investigare i fondi di finanziamento delle organizzazioni con finalità politiche –numerate in 9-, per cui il suddetto travaso di fondi sarebbe un opportuno oggetto di indagine da parte dell’organo di governo.
Il punto importante in materia politico-istituzionale riguarda la Legge sui Partiti Politici, le Adunanze Pubbliche e Manifestazioni, che risale al 1965. L’articolo 6 dice che dette formazioni “esprimeranno nell’atto costitutivo che non sottoscriveranno patti che le obblighino a subordinare la propria azione a direttive provenienti da enti o associazioni straniere”, il che evidentemente contrasterebbe con l’azione di alcuni partiti.
Tenuto conto che detta legge risale agli anni ’60, e che vi sono prove che una parte dell’erario pubblico, saccheggiato da istituzioni finanziarie estere tramite il blocco, viene utilizzato per scopi politici, si rende necessario aggiornare e rafforzare questo strumento legale che potrebbe consentire di adottare misure importanti in un contesto di ladrocinio che ha visto protagonista, negli ultimi anni, settori dell’opposizione. Il rafforzamento dei meccanismi pubblici per il controllo e la trasparenza di detti elementi verrebbe affrontato con strumenti punitivi, ed è lì che l’Assemblea Nazionale torna ad inserirsi al centro della dinamica politica nazionale.
L’esistenza stessa dell’AN-2015 mette a repentaglio il percorso elettorale preteso dall’opposizione perché il regime delle “sanzioni” arreca danni alla stabilità sociale ed economica nazionale, anche perché esponenti degli stessi partiti — Voluntad Popular, Acción Democrática , Un Nuevo Tiempo e PJ — che hanno confermato andranno alle primarie ricevono fondi dello Stato che sono stati trattenuti da un governo straniero.
Lo scenario precedentemente prefigurato si aggiunge all’esborso di 55 milioni di $ che le agenzie d’ingerenza USA hanno assegnato alle ONG per rafforzare il settore “democratico”. Tale importo è solo il 20% di quanto accumulato dal 2011: l’aumento dei finanziamenti a queste organizzazioni si inserisce nell’intento di rafforzarle per rilanciare la base politica dell’opposizione di fronte al deterioramento della percezione pubblica dei partiti di opposizione.
¿DE DÓNDE PROVIENE EL FINANCIAMIENTO DE LOS PARTIDOS OPOSITORES Y SUS PRIMARIAS?
Las elecciones primarias son la opción predilecta de un sector de la oposición venezolana para definir candidato presidencial, esto en el contexto de la atomización que experimenta. Sin embargo, persisten dudas al respecto debido a que otros sectores aún dudan acerca de si participar o no, ya sea por la falta de consenso sobre la asistencia técnica del CNE o por mera división entre facciones.
Ya ha comenzado la movilización de precandidatos a lo largo del territorio nacional sin ningún tipo de impedimento, ni siquiera económico. Algunos de ellos están afiliados a la Plataforma Unitaria Democrática (PUD), la misma coalición política que apoyó el “interinato” y que tuvo en el exdiputado Juan Guaidó la personificación del fracaso de la antipolítica.
UNA OPOSICIÓN FINANCIADA CON FONDOS DEL ESTADO
El pasado 4 de mayo Bloomberg publicó una nota en la que informaba que dicha coalición, articulada en la figura de la Asamblea Nacional elegida en 2015 (AN-2015), se hizo del control de, al menos, 347 millones de dólares provenientes de las cuentas bancarias venezolanas congeladas en Estados Unidos.
La apropiación que ha hecho el antichavismo de los fondos del Estado venezolano retenidos por Estados Unidos no es algo nuevo, la misma nota de Bloomberg afirma que han dependido de dichas fuentes para financiar sus operaciones desde 2019 debido a que el Departamento de Estado de Estados Unidos certificó a los “funcionarios de la oposición” (sic) para recuperar el acceso.
Así lo detalló Alejandro Plaz, fundador de la ONG Súmate y exrepresentante de la Junta Directiva Ad Hoc del Consejo de Administración del Gasto del interinato, quien dijo en una rendición de cuentas que el dinero destinado a promover el cambio de régimen en Venezuela —o Fondo para la Liberación de Venezuela y atención de Casos de Riesgo Vital— no es un presupuesto nacional sino un fondo creado por la AN-2015 mediante una “ley especial”.
La vigencia de este supuesto cuerpo legislativo es inexistente, funciona a través de otro constructo pseudolegal denominado “Comisión Delegada Legislativa” y está encabezada por la también prófuga de la justicia venezolana, Dinorah Figuera, quien funge como “presidenta” desde enero pasado cuando fue electa por el grupo remanente de exdiputados que sostienen dicho parapeto. Figuera pertenece al partido Primero Justicia (PJ), en el cual milita también el precandidato inhabilitado Henrique Capriles Radonski, y ha negado que los fondos retenidos al Banco Central de Venezuela (BCV) estén bajo su administración o en sus cuentas personales.
Sin embargo, la AN-2015 se aprobó a sí misma la “reforma parcial de la Ley del Fondo para la Liberación de Venezuela y atención de Casos de Riesgo Vital” el 30 de diciembre pasado para inyectar poco más de 49 millones de dólares al, así llamado, “Estatuto de Transición a la Democracia para Restablecer la Vigencia de la Constitución de la República Bolivariana de Venezuela”. Los gastos que contempla el artificio legal incluyen tres programas:
Defensa y fortalecimiento del Poder Legislativo Nacional y la Protección Social de sus integrantes: 7 millones de dólares.
Protección y defensa de la democracia: 35 millones de dólares.
Funcionamiento del Consejo de Administración y Protección de Activos, de la Junta AD-hoc del Banco Central de Venezuela y de Petróleos de Venezuela S.A. (PDVSA): 7 millones de dólares.
El programa “Protección y defensa de la democracia”, que concentra más recursos, tiene un monto similar al usufructuado en 2022, incluye bonos a activistas de partidos políticos de oposición aun cuando en el papel dice que está destinado a “actividades de formación, organización y apoyo al activismo ciudadano para restituir el orden constitucional, la defensa de los derechos humanos y la exigencia de elecciones libres, justas y transparentes”.
En la sesión del 21 de marzo pasado Gustavo Marcano, quien preside el Consejo de Administración y Protección de Activos, remitió un informe con la estimación de la deuda por concepto de litigios, por lo que además de los 49 millones de dólares ya descritos se aprobarían otros recursos para el pago de los bufetes de abogados que supuestamente trabajan en la defensa de activos como Citgo.
Ni durante el interinato ni bajo la presidencia de Figuera se ha especificado cuánto es el sueldo de los diputados, pero tras una declaración de la presidenta de PJ, María Beatriz Martínez, se pudo conocer que en años anteriores los pretendidos parlamentarios recibieron salarios que oscilaban entre los 1 mil 200 y 1 mil 500 dólares.
¿PRIMARIAS CON FONDOS DEL ESTADO?
El sector político cuya legitimidad se ampara en la anuencia de la Casa Blanca y de otros países satélites de Estados Unidos ha demostrado que la transparencia no es su fuerte. Así lo ostentó antes, durante y después del “Cucutazo”, también con la quiebra de la petroquímica Monómeros y las consiguientes denuncias de Humberto Calderón Berti. Entre lo que ha informado Bloomberg y lo que declaran como “Fondo para la Liberación” la diferencia es cercana a los 300 millones de dólares.
La Constitución venezolana estipula en su artículo 67: “No se permitirá el financiamiento de las asociaciones con fines políticos con fondos provenientes del Estado”. En vista de lo expuesto, ocurre un trasvase de fondos del Estado hacia las agendas particulares de los partidos sumados al G3+1, en particular al financiamiento de las elecciones primarias, en caso de que se realicen.
Por otra parte, en el debate respecto a la asistencia técnica del CNE cabría abordar el problema sobre el origen de los fondos para las campañas. Una de las funciones del Poder Electoral, según el artículo 293 del texto constitucional, es controlar, regular e investigar los fondos de financiamiento de las organizaciones con fines políticos —numeral 9—, por lo que el mencionado trasvase de fondos sería un oportuno objeto de investigación por parte del ente rector.
El punto importante en materia política-institucional atañe a la Ley de Partidos Políticos, Reuniones Públicas y Manifestaciones, que data de 1965. En su artículo 6 dice que dichas formaciones “expresarán en su acta constitutiva que no suscribirán pactos que los obliguen a subordinar su actuación a directivas provenientes de entidades o asociaciones extranjeras”, lo que evidentemente contraría a la actuación de algunos partidos.
Teniendo en cuenta que dicha ley es de la década de 1960, y que hay evidencias de que parte del erario público, saqueado en entidades financieras en el extranjero vía bloqueo, está siendo utilizado para fines políticos, se hace necesario la actualización y robustecimiento de este instrumento legal que podría permitir tomar medidas importantes en un contexto de latrocinio protagonizado por sectores opositores en los últimos años. El fortalecimiento de los mecanismos públicos para la contraloría y transparencia de dichos elementos se atendería con herramientas punitivas, y es allí donde la Asamblea Nacional vuelve a insertarse en el centro de la dinámica política nacional.
La existencia misma de la AN-2015 pone en peligro la ruta electoral que exige la oposición debido a que el régimen de “sanciones” causa daños a la estabilidad social y económica nacional, también porque miembros de los mismos partidos —Voluntad Popular, Acción Democrática, Un Nuevo Tiempo y PJ— que han confirmado que irán a primarias reciben fondos del Estado que han sido retenidos por un gobierno extranjero.
El escenario prefigurado anteriormente se suma al desembolso de 55 millones de dólares que las agencias injerencistas de Estados Unidos han asignado a las ONG para fortalecer el sector “democrático”. Dicho monto es solo 20% del acumulado desde 2011: el aumento del financiamiento a estas organizaciones encaja con la intención de fortalecerlas para reflotar la base política opositora frente al deterioro de la percepción pública de los partidos opositores.