Una delle società più colpite dalle misure di massima pressione USA contro il Venezuela è stata Citgo Petroleum Corporation, la filiale di Petróleos de Venezuela, S.A. (PDVSA) situata sul suolo USA.
All’inizio del corrente mese di maggio, la direttrice dell’Office of Foreign Assets Control (OFAC) del Dipartimento del Tesoro, Andrea Gacki, ha autorizzato la Licenza Generale n. 42, che consente la liquidazione degli asset di Citgo. Questa approvazione fa parte delle trattative per smembrare la società e ripartirla tra i creditori internazionali che hanno intentato causa contro di essa. A causa delle “sanzioni” imposte dagli USA contro il Venezuela, non era possibile procedere alla vendita o negoziazione senza prima avere un permesso dell’OFAC. Ma attraverso la licenza, il Tesoro ha deciso che non avrebbe preso “misure coercitive per bloccare l’asta o un accordo sulle azioni di Citgo, filiale di PDVSA sul suolo USA”.
*La licenza consente ai rappresentanti dell’estinta Assemblea Nazionale del 2015 di agire in nome del Venezuela nella questione Citgo e realizzare le operazioni necessarie.
*Secondo informazioni dell’agenzia Bloomberg, il Dipartimento di Stato ha concesso loro anche l’accesso a conti bancari venezuelani contenenti circa 347 milioni di $.
Adesso si parla della probabilissima asta di Citgo. In termini generali, sappiamo che questa complessa situazione è conseguenza della complicità di settori politici dell’antichavismo con interessi corporativi. Tuttavia, alla luce di questo momento decisivo e della sua evoluzione, è necessario fare una ricapitolazione degli eventi che hanno portato a questo esito.
BLOCCO FINANZIARIO E APPARIZIONE DI GUAIDÓ: COSA HA SIGNIFICATO PER CITGO?
Il 21 maggio 2018, il presidente USA Donald Trump ha emesso l’Ordine Esecutivo 13835 con l’obiettivo di vietare la vendita, il trasferimento o l’uso come garanzia di qualsiasi entità, nel territorio USA, in cui il governo venezuelano avesse una partecipazione superiore al 50%. Lo scopo principale di questo artifizio legale era quello di bloccare le operazioni finanziarie di Citgo. A causa di questo ordine, il Venezuela non avrebbe avuto accesso ai profitti riportati dalla filiale di PDVSA né al carburante, ai pezzi di ricambio e ad altri input richiesti dalla compagnia petrolifera statale, il che ha avuto un impatto negativo sull’economia e sulle finanze della nazione.
Nel febbraio 2019, l’Assemblea Nazionale guidata dai sostenitori di Juan Guaidó ha nominato una nuova giunta direttiva di Citgo e PDVSA Holding (società madre di Citgo, con sede nel Delaware), guidata da Luisa Palacios e Carlos Jordá. Questo perché Guaidó era stato riconosciuto dagli USA e da altri paesi come il “presidente ad interim” del Venezuela. Di conseguenza, il controllo della compagnia petrolifera è passato nelle mani del “falso governo ad interim”.
Luisa Palacios è la testimonianza dello stretto rapporto che hanno alcuni operatori politici dell’opposizione con i creditori di Citgo, nel suo caso risalente a prima della sua designazione a presidente della giunta direttiva ad hoc della società.
Quell’anno PDVSA è stata inserita nella Lista dei cittadini specialmente designati e delle persone bloccate (SDN) dall’ex segretario al Tesoro USA, Steven Mnuchin, e dall’ex consigliere per la Sicurezza Nazionale, John Bolton, entrambi funzionari dell’amministrazione di Donald Trump. La sua inclusione ha comportato l’embargo definitivo della società e delle sue filiali negli USA, ciò che ha congelato qualsiasi proprietà o attivo che PDVSA avesse negli USA.
Nonostante l’embargo, sono state rilasciate licenze generali che consentono alcune operazioni. Una delle più importanti è la licenza 7B, che consente a Citgo di continuare ad operare nel mercato USA. I dividendi generati sono depositati su un conto che era controllato dalla squadra di Juan Guaidó, mentre questi aveva il riconoscimento USA, ed è ora utilizzato dai rappresentanti dell’antica Assemblea Nazionale del 2015, che esercitano funzioni illegittime sotto la tutela di Washington.
LA COLLABORAZIONE NELLA SPOLIAZIONE
Nell’agosto 2018, gli attivi di Citgo si sono convertiti nell’obiettivo della società Crystallex dopo aver ottenuto una posizione di vantaggio presso la Corte del Delaware in relazione ad un vecchio contenzioso. Nel 2016 Crystallex aveva citato in giudizio il Venezuela per l’esproprio di una miniera d’oro e aveva ottenuto una sentenza favorevole per 1,4 miliardi di $.
Da lì, la società ha cercato di riscuotere il proprio debito attraverso gli attivi di Citgo. Per raggiungere questo obiettivo, è stato utilizzato l’argomento dell’”alter ego” per affermare che PDVSA e la Repubblica Bolivariana del Venezuela costituivano una stessa entità. José Ignacio Hernández è stato assunto come perito di altri querelanti, Owes-Illinois, prima di diventare “procuratore generale” del falso governo di Juan Guaidó. Lo hanno pagato 163000 $ per presentare l’argomento dell’”alter ego”, secondo le fonti.
Anni dopo, con la messa in moto dell’Operazione Guaidó, questa strategia si sarebbe rivoltata contro di lui. Doveva dimostrare il controllo diretto della PDVSA da parte del falso governo affinché l’argomentazione dell'”alter ego” prosperasse e, allo stesso modo, il sequestro dei beni. Ciò è stato finalmente ottenuto quando il giudice Leonard Stark ha stabilito che “il governo ad interim ha esercitato un ampio controllo su PDVSA utilizzando i fondi delle filiali di PDVSA per i propri scopi, ordinando a PDVSA di effettuare e sospendere i pagamenti del debito e annunciando che il debito di PDVSA e della Repubblica avrebbero avuto lo stesso trattamento”, come ha spiegato l’economista dell’opposizione Francisco Rodríguez.
COME SONO AVANZATE LE CAUSE DELLE TRANSNAZIONALI
Le azioni legali delle società transnazionali che esigono dal Venezuela il pagamento dei suoi debiti hanno guadagnato forza nei tribunali USA, in gran parte a causa della percezione del giudice Stark come depositario affidabile per prendere decisioni negative sugli attivi venezuelani in Nord America. Ha anche contribuito l’inesistente difesa da parte di coloro che avevano il controllo di fatto sugli attivi, cioè i rappresentanti del falso governo Guaidó e ora la “commissione delegata” dell’AN-2015.
Ad esempio, nel settembre 2021, la Corte del Delaware ha permesso che Guaidó giungesse ad un accordo con ConocoPhillips, un’altra transnazionale che è stata dietro le risorse venezuelane dal 2007, per pagare il debito di 1287 milioni di $ con denaro del Paese.
Un altro esempio è l’asta delle azioni Citgo, ordinata dal giudice Stark, nell’ottobre 2022, per risarcire Crystallex con 970 milioni di $. È stato stabilito un periodo di sei mesi per ottenere l’approvazione dell’OFAC al fine di realizzare questa misura, che ha ottenuto un risposta positiva per la transnazionale.
Successivamente, nel marzo di quest’anno, la Corte del Delaware ha concesso diritti ad altre sei società per partecipare all’asta Citgo. I reclami di queste società ammontano a 2600 milioni di $. Tuttavia, i tribunali USA hanno temporaneamente sospeso tale ordinanza “fino a quando un collegio ascolti le argomentazioni degli avvocati che rappresentano il Venezuela —figure dell’antichavismo che gli USA riconoscono come interlocutori—, e le sei società, mediante un ricorso da discutersi tra maggio e giugno”, hanno riferito i media.
Si tratta di un procedimento giudiziale ordinario in cui la parte danneggiata impugna la decisione, ma non garantisce che si cancelli completamente l’ordine d’asta in quanto il processo Crystallex, e quello di altri cinque creditori ricorrenti, è tuttora in corso. Secondo Rodríguez, il totale dei debiti che consentono il sequestro di Citgo raggiunge i 7,6 miliardi di $.
Non solo le società che hanno citato in giudizio la Repubblica Bolivariana hanno lo sguardo puntato su Citgo. Vi sono anche i titolari del bond PDVSA 2020 con cui la società di Stato venezuelana non ha potuto ristrutturare o rinegoziare il proprio debito per gli impedimenti del blocco finanziario USA che vieta qualsiasi negoziazione, in quella materia, da parte di terzi con PDVSA e le autorità politiche del Paese.
IL VENEZUELA PERDE PIÙ DI 900 MILIONI DI $ AL MESE
Durante il suo programma televisivo settimanale, il presidente Nicolás Maduro ha fatto un bilancio delle lesioni che il saccheggio di Citgo ha lasciato nel Paese. Si tratta di almeno 900 milioni di $ al mese che il Venezuela ha smesso di percepire a causa dell’espropriazione di questa società.
Sul “governo ad interim” ricadeva la responsabilità di “proteggere gli attivi del Venezuela”, secondo le sue stesse campagne, inclusa la controllata di PDVSA. Tuttavia, la sua gestione ha fallito in questo compito, il che ha portato ad un risultato minaccioso come l’asta di Citgo.
Esaminando le falle di base nella gestione degli affari legali, si può chiarire il mistero sul vero compito di Guaidó e della sua squadra: non hanno cercato di salvaguardare il patrimonio del Venezuela, la loro missione è consistito nel consegnare i beni alle grandi società USA e a scapito degli interessi nazionali. Tutto sotto la sorveglianza e il consenso USA.
CITGO EN RIESGO: CÓMO LLEGAMOS A ESTE PUNTO
Una de las empresas más afectadas por las medidas de máxima presión de Estados Unidos contra Venezuela ha sido Citgo Petroleum Corporation, la filial de Petróleos de Venezuela, S.A. (PDVSA) radicada en suelo estadounidense.
Al inicio del corriente mes de mayo la directora de la Oficina de Control de Activos Extranjeros (OFAC) del Departamento de Tesoro, Andrea Gacki, autorizó la Licencia General Nº 42, que permite la liquidación de los activos de Citgo. Esta aprobación es parte de las negociaciones para desmembrar la compañía y repartirla a los acreedores internacionales que han presentado demandas contra ella. Debido a las “sanciones” impuestas por Estados Unidos contra Venezuela no se podía proceder a la venta o negociación sin antes contar con un permiso de la OFAC. Pero a través de la licencia, el Tesoro decidió que no tomaría “medidas coercitivas para bloquear la subasta o un acuerdo sobre las acciones de Citgo, filial de PDVSA en suelo estadounidense”.
La licencia permite a representantes de la extinta Asamblea Nacional de 2015 a actuar en nombre de Venezuela en el asunto Citgo y llevar a cabo las operaciones necesarias.
Según informes de la agencia Bloomberg, el Departamento de Estado también les ha otorgado acceso a cuentas bancarias venezolanas que contienen alrededor de 347 millones de dólares.
Ahora se habla sobre la muy probable subasta de Citgo. En líneas generales sabemos que esta compleja situación es consecuencia de la complicidad de sectores políticos del antichavismo con intereses corporativos. Sin embargo, a la luz de este momento decisivo y su evolución es necesario hacer una recapitulación de los eventos que han conducido a este desenlace.
BLOQUEO FINANCIERO Y APARICIÓN DE GUAIDÓ: ¿QUÉ SIGNIFICÓ PARA CITGO?
El 21 de mayo de 2018 el presidente estadounidense Donald Trump emitió la Orden Ejecutiva 13835 con el objetivo de prohibir la venta, transferencia o uso como garantía de cualquier entidad en territorio estadounidense en la que el gobierno venezolano tuviera una participación superior a 50%. Esto artificio legal tuvo como principal objeto bloquear las operaciones financieras de Citgo. Debido a esta orden Venezuela no tendría acceso a las ganancias reportadas por la filial de PDVSA ni tampoco a combustible, repuestos y otros insumos demandados por la estatal petrolera, lo que impactó negativamente a la economía y las finanzas de la nación.
En febrero de 2019 la Asamblea Nacional liderada por los partidarios de Juan Guaidó nombró una nueva junta directiva para Citgo y PDVSA Holding (empresa matriz de Citgo, con sede en Delaware), encabezada por Luisa Palacios y Carlos Jordá. Esto se debió a que Guaidó había sido reconocido por Estados Unidos y otros países como el “presidente interino” de Venezuela. En consecuencia, el control de la empresa petrolera pasó a manos del “falso interinato”.
Luisa Palacios es una evidencia de la estrecha relación con los acreedores de Citgo que tienen algunos operadores políticos opositores, en su caso procedente desde antes de su designación como presidenta de la junta directiva ad hoc de la compañía.
Ese año PDVSA fue incluida en la Lista de ciudadanos especialmente designados y personas bloqueadas (SDN) por el exsecretario del Tesoro de Estados Unidos, Steven Mnuchin, y el exasesor de Seguridad Nacional, John Bolton, ambos funcionarios de la administración de Donald Trump. Su inclusión implicó el embargo definitivo de la empresa y sus filiales en Estados Unidos, lo que congeló cualquier propiedad o activo que tuviera PDVSA en territorio estadounidense.
A pesar del embargo, se emitieron licencias generales que permiten algunas operaciones. Una de las más importantes es la licencia 7B, que permite a Citgo seguir operando en el mercado estadounidense. Los dividendos generados se depositan en una cuenta que estaba controlada por el equipo de Juan Guaidó, mientras este contaba con el reconocimiento de Estados Unidos, y ahora es usada por los representantes de la antigua Asamblea Nacional de 2015, que ejercen funciones ilegítimas bajo el amparo de Washington.
LA COLABORACIÓN EN EL DESPOJO
En agosto de 2018 los activos de Citgo se convirtieron en el objetivo de la corporación Crystallex después de haber obtenido una posición ventajosa en la Corte de Delaware en relación a un litigio antiguo. En 2016 Crystallex había demandado a Venezuela por la expropiación de una mina de oro y había obtenido una sentencia favorable por 1,4 mil millones de dólares.
A partir de ahí la empresa buscó cobrar su deuda a través de los activos de Citgo. Para conseguirlo fue utilizado el argumento del “alter ego” para afirmar que PDVSA y la República Bolivariana de Venezuela constituían una misma entidad. José Ignacio Hernández fue contratado como perito de otros demandantes, Owes-Illinois, antes de convertirse en “fiscal general” del falso gobierno de Juan Guaidó. Le pagaron 163 mil dólares para presentar el argumento del “alter ego”, según fuentes.
Años más tarde, con la puesta en marcha de la Operación Guaidó, esta estrategia se volvería en su contra. Había que demostrar el control directo de PDVSA por parte del falso gobierno para que el argumento del “alter ego” prosperara y, así mismo, el embargo de activos. Finalmente esto se logró cuando el juez Leonard Stark determinó que “el gobierno interino ejerció control extensivo de PDVSA al utilizar fondos de filiales de PDVSA para sus propios fines, ordenar a PDVSA hacer y suspender pagos de deuda y anunciar que la deuda de PDVSA y la República tendrían el mismo trato”, según lo explicado por el economista opositor Francisco Rodríguez.
CÓMO AVANZARON LAS DEMANDAS DE LAS TRANSNACIONALES
Las demandas de empresas transnacionales que exigen a Venezuela el pago de deudas han ganado fuerza en la corte estadounidense, en gran parte debido a la percepción del juez Stark como un depositario confiable para tomar decisiones negativas sobre los activos venezolanos en Norteamérica. También ha contribuido la defensa inexistente por parte de quienes tenían el control de facto sobre los activos, es decir, los representantes del falso gobierno de Guaidó y ahora la “comisión delegada” de la AN-2015.
Por ejemplo, en septiembre de 2021 la Corte de Delaware permitió que Guaidó llegara a un acuerdo con ConocoPhillips, otra transnacional que ha estado detrás de los recursos venezolanos desde 2007, para pagar la deuda de 1 mil 287 millones de dólares con dinero del país.
Otro ejemplo es la subasta de acciones de Citgo, ordenada por el juez Stark en octubre de 2022 para compensar a Crystallex con 970 millones de dólares. Se estableció un plazo de seis meses para obtener la aprobación de la OFAC en aras de llevar a cabo esta medida, la cual obtuvo una respuesta positiva para la transnacional.
Más adelante, en marzo de este año, la Corte de Delaware otorgó derechos a otras seis empresas para participar en la subasta de Citgo. Los reclamos de estas empresas ascienden a 2 mil 600 millones de dólares. Sin embargo, los tribunales estadounidenses suspendieron temporalmente esta orden “hasta que un panel escuche los argumentos de los abogados que representan a Venezuela —figuras del antichavismo que Estados Unidos reconoce como interlocutores—, y a las seis compañías, mediante una apelación a discutirse entre mayo y junio”, reseñan los medios.
Se trata de un procedimiento judicial ordinario mientras el afectado apela la decisión, pero no garantiza que se cancele la orden de subasta completamente ya que el proceso de Crystallex, y de otros cinco acreedores demandantes, sigue en marcha. Según Rodríguez, el total de las deudas que permiten la incautación de Citgo alcanza los 7,6 mil millones de dólares.
No sólo las empresas que han demandado a la República Bolivariana tienen la mira puesta en Citgo. También hay tenedores del bono PDVSA 2020 con los que la estatal venezolana no ha podido reestructurar o renegociar su deuda debido a los impedimentos del bloqueo financiero estadounidense que prohíbe cualquier trato en esa materia de terceros con PDVSA y autoridades políticas del país.
VENEZUELA PIERDE MÁS DE 900 MILLONES DE DÓLARES AL MES
Durante su programa televisivo semanal el presidente Nicolás Maduro hizo un balance de las lesiones que el saqueo de Citgo ha dejado en el país. Se trata de por lo menos 900 millones de dólares mensuales que Venezuela ha dejado de percibir por el despojo de esta empresa.
Sobre el “gobierno interino” recaía la responsabilidad de “proteger los activos de Venezuela”, según sus propias campañas, incluida la empresa subsidiaria de PDVSA. Sin embargo, su gestión ha fallado en esta tarea, lo que ha llevado a un desenlace amenazante como la subasta de Citgo.
Al revisar las fallas básicas en la gestión de los asuntos legales, se puede despejar la incógnita sobre la verdadera tarea de Guaidó y su equipo: no buscaron salvaguardar el patrimonio de Venezuela, su misión consistió en entregar los bienes a grandes corporaciones estadounidenses y en detrimento de los intereses nacionales. Todo bajo la vigilancia y el consentimiento de Estados Unidos.