Geraldina Colotti
Dal 9 all’11 giugno si svolge a Parigi il V incontro della Rete Europea di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana, creata in Belgio nel 2018. Un incontro all’insegna della sovranità, dell’indipendenza e dell’antimperialismo. Valori che caratterizzano la rivoluzione bolivariana, laboratorio di resistenza e proposta che ha messo al centro la pace con giustizia sociale, nonostante le oltre 935 misure coercitive unilaterali illegali, imposte da Stati Uniti e Unione Europea dal 2015. A questo proposito, Abbiamo intervistato Richard Benavides, coordinatore delle Brigate internazionali della comunicazione solidale (BRICS-PSUV), una delle organizzazioni presenti all’incontro.
Chi ha organizzato questo incontro e per quali scopi?
Questo incontro, che inizia oggi e proseguirà fino all’11 giugno a Parigi, è stato convocato da un comitato organizzatore, in solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana in Europa. Vi sono circa 20 organizzazioni che partecipano attivamente a questa rete europea, presente in più di 15 paesi. È uno spazio di incontro per attivisti e militanti di diverse organizzazioni sociali e politiche, il cui scopo è la difesa del popolo e del governo venezuelano. Compagne e compagni che svolgono un ruolo fondamentale nella denuncia delle diverse misure coercitive unilaterali che i governi dell’Unione Europea e degli Stati Uniti hanno applicato contro la rivoluzione bolivariana. In questa occasione, il V Incontro della Rete Europea di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana cerca di gettare le basi e di rafforzare le strutture organizzative di questa rete. Per noi è essenziale essere presenti come Brigate internazionali della Comunicazione Solidale del Partito Socialista Unito del Venezuela, perché siamo convinti che da questo quinto incontro usciremo rafforzati e con un’agenda concreta di lotta per affrontare le sfide che abbiamo di fronte in quel che resta del 2023, e poi nel 2024 che, ne siamo sicuri, sarà un anno di vittoria. Un anno di successi per il governo bolivariano e per il popolo venezuelano.
Come coordinatore delle Brics-Psuv, qual è stato il tuo contributo?
Per noi, come Brigate di Comunicazione di Solidarietà Internazionale del Partito Socialista Unito del Venezuela, è un onore poter far parte di questo Quinto Incontro attraverso la nostra organizzazione, i nostri compagni e compagne in tutta Europa e in America Latina. È essenziale poter contribuire a questa organizzazione, soprattutto perché in Europa si è installata una matrice di opinione contro la rivoluzione bolivariana, contro il nostro presidente Nicolás Maduro Moros e contro il popolo venezuelano. Saremo presenti al tavolo di discussione sulla comunicazione e sulle campagne della Rete Europea di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana, e lì daremo il nostro contributo. È necessario portare la verità del Venezuela e anche combattere la menzogna, la falsità che i media in Europa cercano di imporre. Porteremo alle deliberazioni finali di questo incontro diverse proposte in termini di comunicazione, ma anche in termini di organizzazione e incontro politico tra le diverse organizzazioni che sono state inviate dall’Europa; e con la speranza di poter, in un futuro non troppo lontano, realizzare un incontro continentale o intercontinentale tra Europa e America Latina, Asia, Africa, di compagni e compagne che difendono il nostro popolo e il nostro governo.
Quali sono gli elementi di continuità con il primo momento in cui è stata fondata la Rete, a Bruxelles?
La Rete ha continuato a lavorare sulle linee di fondo su cui è stata creata, nel 2018. In quel momento, a Bruxelles, tutti i partecipanti hanno denunciato con forza il blocco e le sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea. Un obiettivo che resta valido. Il Venezuela, oggi, a cinque anni dalla creazione della Rete Europea, continua a essere sotto l’assedio dell’imperialismo nordamericano, con più di 935 “sanzioni”, o meglio, misure coercitive unilaterali illegali, imposte al nostro popolo: dirette al rovesciamento di un governo legittimamente eletto e costituito.
Siamo consapevoli che l’imperialismo USA e il servilismo dell’Unione Europea vogliono condannare il nostro popolo, il popolo venezuelano, alla miseria; per rimuovere dal potere il processo avviato dal nostro comandante Chávez e che il nostro compagno presidente Nicolás Maduro porta avanti oggi. Per questo credo sia imperativo che i popoli del mondo si organizzino. Ci vediamo in questi spazi per incontrarci, guardarci negli occhi, discutere e mostrare sostegno ai nostri compagni e compagne venezuelane che non si arrendono e che restano fermi di fronte a qualsiasi minaccia.
Quindi, riassumendo: la rete continua a mantenere il suo spirito fondativo, la difesa del diritto internazionale, la difesa della sovranità dei popoli, la difesa dell’autodeterminazione e a mobilitarsi per la creazione di un mondo multipolare e multicentrico, che sta nascendo oggi in tutti i continenti.
Il Venezuela è colpito da misure coercitive unilaterali illegali, in cui è coinvolta anche l’Unione Europea. Tuttavia, vediamo che, nonostante i tentativi di isolare i paesi “sanzionati”, come Cuba, Venezuela e Nicaragua, si sta costruendo un multipolarismo che cerca di mettere in discussione l’egemonia unilaterale degli Stati Uniti e della NATO. Quali risultati ha prodotto e può produrre la diplomazia di pace del presidente Maduro?
Di fronte ai tentativi di destabilizzazione e isolamento che gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno voluto imporre – e quando parlo di Unione Europea parlo di governi servili che sono agli ordini dell’imperialismo nordamericano, non certo dei popoli – noi, delle BRICS-PSUV, parliamo con tutti i popoli d’Europa, che nella loro stragrande maggioranza sono contrari alla posizione dell’Unione europea sul Venezuela. La diplomazia di pace bolivariana, portata avanti dal compagno presidente, Nicolás Maduro, è stata un successo e sarà un successo ancora maggiore. Lo abbiamo visto un mese fa in un vertice a Bogotá, in Colombia, dove il Venezuela ha portato la sua dignità e ha chiesto ciò che chiediamo in tutte le sedi internazionali: il rispetto del diritto internazionale, il rispetto della Carta delle Nazioni Unite e il rispetto della nostra sovranità. Lì è stato fatto un grande sforzo per convogliare le diverse opposizioni che esistono in Venezuela, sulla via democratica, per cercare soluzioni attraverso il processo elettorale.
Poi, una settimana fa, il presidente brasiliano, Luis Ignacio Lula da Silva, ha tenuto una riunione dei presidenti sudamericani dove era presente anche il nostro, a portare la dignità e la verità del nostro popolo, a chiedere che cessino gli attacchi contro il Venezuela, contro il popolo venezuelano. Il presidente, con la massima dignità e con la massima abilità diplomatica, giacché è stato ministro degli Esteri per oltre sei anni, ha tenuto una conferenza sui rapporti internazionali, sul rispetto della sovranità dei popoli; e ha esortato gli altri presidenti della regione a mettere da parte l’estremismo nelle relazioni internazionali. Non può ripetersi quello che accadde nel 2019, quando un anonimo deputato si è autoproclamato “presidente a interim” in una piazza, sostenuto subito da molti governi i quali, contravvenendo al diritto internazionale, vollero imporre un governo dall’esterno, sostenendo una figura che non era stata eletta dai venezuelani. Credo che, grazie all’abilità del nostro presidente, oggi coloro che hanno predetto la bancarotta del Venezuela, coloro che hanno cospirato per tentare di invadere il nostro paese, che hanno organizzato un attentato con i droni contro il nostro presidente, sono finiti nella spazzatura della storia. Molti di loro stanno affrontando procedimenti legali per vari atti di corruzione, traffico di droga, crimini contro i diritti umani; e il Venezuela, il popolo venezuelano, insieme al suo governo, rimane fermo, continua a vincere e noi continuiamo a combattere dove sia necessario.
Cosa possono fare le organizzazioni popolari europee contro le “sanzioni” e per sostenere il socialismo bolivariano?
Credo che le organizzazioni popolari europee continueranno a fare quello che hanno fatto finora, denunciando le “sanzioni”, denunciando il furto dei nostri beni sul suolo europeo, come l’oro che ci è stato rubato dal governo del Regno Unito. Credo che il popolo europeo, nel momento più drammatico del blocco disumano e crudele contro la nostra patria, abbia fatto la cosa giusta. È stato al nostro fianco, mandando sempre una parola di incoraggiamento al nostro governo e al nostro popolo, anche quando chi ci sosteneva, chi difendeva la vita del popolo venezuelano, veniva ostracizzato nei diversi paesi europei. Non possiamo che essere grati alle diverse organizzazioni, partiti e movimenti popolari che fanno vita in Europa, e che hanno sempre denunciato le menzogne dell’imperialismo, il blocco e le “sanzioni”, per essere stati sempre accanto al popolo venezuelano, e in difesa della rivoluzione bolivariana.
I movimenti popolari in Europa sono divisi e frammentati, soprattutto per quanto riguarda il conflitto in Ucraina, mentre il governo bolivariano è nettamente schierato contro la NATO. Come verrà affrontato questo problema per costruire un’agenda comune?
È un tema complesso. Il conflitto in Ucraina genera molto dibattito nelle diverse organizzazioni pacifiste e ambientaliste, e dobbiamo essere in grado di ascoltare e ascoltarci a vicenda. Credo anche che la posizione del nostro governo, il governo del presidente Nicolás Maduro, del nostro partito, per voce del nostro primo vicepresidente Diosdado Cabello Rondón, sia stata molto chiara. Chiediamo la pace, la fine del conflitto di una guerra imposta all’Europa dall’imperialismo statunitense. Il nostro appello sempre sarà alla pace, ed è lì che ci ritroveremo. Il presidente López Obrador ha presentato una proposta per il dialogo e la pace in Ucraina. Anche il presidente Lula si è impegnato a favore di un programma di dialogo. Di recente, abbiamo visto come il governo cinese ha rilasciato una dichiarazione con alcuni punti centrali per portare la pace in Ucraina. Penso che tutte le organizzazioni rivoluzionarie, di sinistra o progressiste, in Europa, non possano essere contrarie a questo appello alla pace, non possano concordare sull’invio di armi dell’Unione Europea a un regime come quello dell’Ucraina. Non si può chiedere la pace armando cellule neofasciste come quelle che abbiamo visto, e che esistono all’interno delle organizzazioni delle forze armate ucraine.
Siamo disposti a discutere con tutte le organizzazioni sociali in Europa: in primo luogo, chiedendo che cessino le spedizioni di armi, in secondo luogo, chiedendo, come chiedono le organizzazioni sociali, all’Unione Europea di ritirare la NATO dal continente. E lì ci ritroveremo, nella ricerca di una pace con giustizia sociale, indicando gli esempi che esistono nel nostro continente latinoamericano. Un continente che è stato dichiarato zona di pace, su iniziativa della CELAC, dell’UNASUR e dei paesi dell’ALBA.
Il 12 giugno saranno tre anni dal rapimento del diplomatico venezuelano Alex Saab. Il tema sarà presente nel V Incontro della Rete europea? E con quali propositi?
Sono assolutamente certo che la Rete Europea di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana rilascerà una dichiarazione di sostegno, in solidarietà con il nostro diplomatico Alex Saab. Sono passati tre anni dal 12 giugno, dal suo sequestro, e il 16 giugno ricorre il 2° anniversario del suo secondo rapimento, quando fu trasferito negli Stati Uniti in un’operazione concordata con il governo di Capo Verde, in violazione della convenzione di Vienna e del diritto internazionale.
All’organizzazione di questo quinto incontro della Rete Europea di Solidarietà partecipano attivamente i compagni e le compagne del Movimento per la liberazione di Alex Saab, e da lì noi, come Brigate Internazionali della Comunicazione Solidale, alzeremo la voce e convocheremo i compagni e le compagne delle diverse organizzazioni e gli oltre 12 paesi che hanno confermato la loro partecipazione a questa attività, e che hanno denunciato questo sequestro, a chiedere l’immediata liberazione del nostro diplomatico Alex Saab. Credo che quello di Parigi sia uno spazio necessario per questa denuncia che stiamo portando avanti da tre anni. Non possiamo permettere che Alex muoia in una prigione nordamericana, nei centri di tortura dove muoiono migliaia di prigionieri.
In Spagna, come in Italia e in altre parti d’Europa, il Movimento Free Alex Saab e le organizzazioni della solidarietà stanno preparando una settimana in cui invieranno messaggi di sostegno, e alzeranno la voce per chiedere il rilascio del nostro diplomatico Alex Saab. E lì noi saremo in prima linea, chiedendo che la persecuzione cessi, che Alex Saab venga rilasciato e che torni a casa con la famiglia il prima possibile.