A Santiago e nel suo popolo sono presenti gli elementi per assumere la responsabilità di garantire il presente e il futuro della patria.
“A Santiago de Cuba e nella Sierra Maestra la Rivoluzione avrà le sue due migliori fortezze”.
Fidel
Il 70° anniversario dell’evento “che ci ha insegnato a trasformare le battute d’arresto in vittorie” è alle porte, e la celebrazione avverrà a Santiago. La storia ha voluto che l’antica città portasse il nome di Cuba, che fosse la sua prima capitale e la madre e la maestra di migliaia dei suoi figli migliori.
Per dirla con le parole del Comandante in capo Fidel Castro Ruz, “non si tratta di adulare demagogicamente una particolare località, ma semplicemente che Santiago è stato il bastione più forte della Rivoluzione“, della Rivoluzione che Carlos Manuel de Céspedes iniziò nel 1868 e che trionfò definitivamente il 1° gennaio 1959, quando Fidel proclamò alla nazione e al mondo che questa volta i Mambises sarebbero entrati a Santiago de Cuba”.
Da José María Heredia alla famiglia Maceo-Grajales e agli oltre 30 generali dell’Esercito di Liberazione nati sia in città che nel territorio dell’attuale provincia di Santiago, questa – pur essendo una delle più piccole dell’isola – è stata teatro di eventi trascendentali della nostra storia.
È a Santiago e nella sua gente che sono presenti gli elementi per assumere la responsabilità di garantire il presente e il futuro della patria. Durante la Rivoluzione degli anni ’30, Antonio Guiteras e i suoi uomini progettarono di bombardare la Caserma Moncada da un aereo – cosa che non fu mai realizzata – e un gruppo riuscì a prendere la Caserma San Luis. Così, quei tentativi libertari ebbero di nuovo il loro catalizzatore a Santiago.
Vent’anni dopo, un gruppo di giovani, che non poteva lasciar morire l’Apostolo nell’anno del suo centenario, decise che la seconda caserma più importante del Paese doveva essere presa d’assalto per affrontare il tiranno, che realizzò un colpo di Stato e seppellì la Costituzione del 1940 e ogni speranza di cambiamento, tranne quella della lotta armata per rovesciarlo.
Era a Santiago perché, come è successo, il popolo stava per collaborare. Fu a Santiago perché la Guerra Necessaria fu interrotta e José Martí, le cui spoglie si trovano a Santa Ifigenia, dovette essere vendicato davanti al mostro in cui viveva e di cui conosceva le viscere.
La battuta d’arresto militare divenne la vittoria delle idee che portarono al trionfo. La storia mi assolverà fu pronunciata in un processo giudiziario sui generis in cui l’accusato divenne l’accusatore.
A luglio Santiago celebrerà il 70° anniversario delle Gesta del Moncada e il 508° anniversario della sua fondazione. Non perché è la seconda città in termini demografici ed economici, cessa di essere la prima in combattimento. Le parole del Comandante in capo di quella notte del 1984 riassumono i sentimenti duraturi di tutta Cuba per la sua Santiago:
“A te conferiamo oggi il titolo di Eroe della Repubblica di Cuba e l’Ordine di Antonio Maceo, quel tuo illustre figlio che ci ha insegnato che un combattente non smette mai di lottare, che non ci possono essere patti indegni con il nemico, che nessuno può mai tentare di impadronirsi di Cuba senza morire nella lotta!
“Ci hai accompagnato nei giorni più difficili, qui abbiamo avuto la nostra Moncada, il nostro 30 novembre, il nostro primo gennaio. Che il vostro eroismo, il vostro patriottismo e il vostro spirito rivoluzionario siano sempre un esempio per tutti i cubani! Che quello che abbiamo imparato qui sia sempre lo slogan eroico del nostro popolo: Patria o morte!
“Che ci attenda sempre ciò che abbiamo conosciuto qui in quel glorioso primo gennaio: la vittoria!
“Grazie, Santiago!
Fonte: Granma
Traduzione: italiacuba.it