e l’inserimento nella lista dei paesi terroristi
La Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (CELAC) ha chiesto agli Stati Uniti di revocare il blocco economico, finanziario e commerciale contro Cuba e di escluderla dalla lista degli sponsor del terrorismo, ha confermato oggi la Dichiarazione di Kingstown.
Il documento ribadisce l’appello dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a porre immediatamente fine all’assedio in vigore da oltre sei decenni, definendolo contrario al diritto internazionale e sottolineando i danni che provoca al benessere della popolazione della più grande delle Antille.
I 33 membri della CELAC hanno chiesto che l’isola venga rimossa dalla lista arbitraria di Washington dei Paesi che sponsorizzano il terrorismo, rifiutando l’esistenza di tali strumenti che colpiscono le nazioni latinoamericane e caraibiche.
In questo senso, hanno espresso preoccupazione per gli effetti negativi che sanzioni e misure unilaterali hanno sui membri del blocco e, di conseguenza, sull’intero subcontinente.
La CELAC ha così ribadito la sua posizione di ripudio del sistema di politiche punitive che la Casa Bianca ha messo in atto dal 1962 e che ha rafforzato negli ultimi anni con ostacoli alle normali relazioni commerciali tra L’Avana e il resto della comunità internazionale.
L’organizzazione ha tenuto il suo ottavo vertice venerdì scorso a St. Vincent e Grenadine, con l’aspirazione di diventare uno spazio di dialogo per approfondire l’integrazione politica, economica, sociale e culturale, ma anche per consolidare i legami di solidarietà e cooperazione tra le nazioni dell’America Latina e dei Caraibi.
Un altro obiettivo era quello di adottare una dichiarazione finale che riflettesse gli interessi prioritari di tutti i membri del blocco, incorporasse dichiarazioni speciali su questioni specifiche e riflettesse anche una posizione unificata sui problemi che affliggono la regione.
La CELAC ha già riunito i suoi leader durante l’incontro che ha visto la sua nascita a Caracas, Venezuela (2011) e successivamente nei vertici di Santiago, Cile (2013); L’Avana, Cuba (2014); Belen, Costa Rica (2015); Quito, Ecuador (2016); Punta Cana, Repubblica Dominicana (2017); Città del Messico, Messico (2021) e Buenos Aires, Argentina (2023).
Si spera che ora, sotto la guida dell’Honduras, l’impegno per la pace e l’unità nella diversità sia rivendicato anche come bandiera sulla strada dell’integrazione latinoamericana e caraibica.
Fonte: CubaSi
I Paesi CELAC deplorano l’uccisione di civili a Gaza
Gran parte dei membri della Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (CELAC) ha deplorato l’uccisione di oltre 30000 persone nella Striscia di Gaza a causa degli attacchi israeliani dello scorso ottobre.
Secondo un comunicato del governo di Saint Vincent e Grenadine, 25 dei 33 membri del gruppo hanno firmato un testo che ripudia le azioni di Tel Aviv, nel contesto dell’ottavo vertice CELAC, tenutosi qui venerdì.
I firmatari hanno chiesto un “immediato cessate il fuoco umanitario” e hanno invitato l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e tutte le parti in conflitto a rispettare il diritto internazionale, soprattutto per quanto riguarda la protezione dei civili.
Hanno dichiarato di voler prestare attenzione alle cause intentate presso la Corte internazionale di giustizia dell’Aia “per determinare se la continua occupazione dello Stato di Palestina da parte dello Stato di Israele costituisca una violazione del diritto internazionale e se l’attacco di Israele a Gaza costituisca un genocidio”.
Hanno sollecitato l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi e garantito l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza e il sostegno dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente.
Infine, i firmatari hanno sottolineato l’importanza del riconoscimento dei due Stati come soluzione politica, in conformità con le molteplici risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Hanno firmato il testo i governi di Antigua e Barbuda, Bahamas, Barbados, Belize, Bolivia, Brasile, Colombia, Cuba, Cile, Dominica, Repubblica Dominicana, Grenada, Guyana, Haiti, Honduras, Giamaica, Messico, Nicaragua, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Suriname, Trinidad e Tobago e Venezuela.
Fonte: CubaSi
Traduzioni: italiacuba.it