Cuba e gli USA inizieranno il lungo e complesso cammino verso la normalizzazione delle relazioni con lo stimolo di una commissione congiunta,incaricata di analizzare temi specifici da dibattere.
La decisione di creare questo meccanismo appare indovinata dopo la conclusione della prima fase con il ristabilimento delle relazioni e la riapertura delle ambasciate, e nella quale sono state posti in rilievo le convergenze e i temi che separano i due paesi.
Sebbene durante la sua recente visita il segretario nordamericano di Stato, John Kerry, si sia manifestato aperto e abbia riaffermato la politica di lasciare indietro una strategia di blocco fallita, è anche ricorso all’abitudine del suo paese di dare lezioni su democrazia e diritti umani.
Anche l’interpretazione non corrispondente sulla storia, soprattutto quella accaduta dopo il 1959, è saltata agli occhi e deve gravitare sui legami tra le due nazioni.
Un’altra causa di frizioni è il tentativo di associare la fine dell’assurdo blocco a condizioni a Cuba, come suggeriscono i congressisti che respingono in forma violenta l’avvicinamento tra La Habana e Washington.
L’aspirante candidato presidenziale per il Partito Repubblicana Marco Rubio, ha annunciato, provocatoriamente, che si oppone all’approvazione di un ambasciatore a Cuba.
Di fronte a tali posizioni che mettono in discussione anche il modello che la maggioranza dei cubani stima adeguato per le sue necessità secondo la sue caratteristiche peculiari e il patrimonio storico, il governo ha ribadito la sua disponibilità a discutere di qualunque tema.
Di tutto può si può parlare se c’è rispetto per l’altra parte e si impone il concetto, espresso da Kerry nella cerimonia di riapertura ufficiale dell’ambasciata del suo paese, che “dopo tutto, il futuro di Cuba dipende dai cubani”.
In effetti, cambiare tutto quello che sia imprescindibile è solo potestà degli abitanti di questo paese, con la serietà che li identifica.
Con questa stessa responsabilità, una rappresentanza di questi cittadini ha ricevuto Kerry, quando in maniche di camicia ha percorso il Centro Storico di La Habana e ha ricevuto dimostrazioni di rispetto.
È lo stesso popolo che preferisce confidare in un futuro dove prevalgano le maniere civili con gli Stati Uniti e il riconoscimento della libera scelta politica per potere giungere ad accordi reciprocamente vantaggiosi.
Come quelli che si osservano se daranno i loro frutti i colloqui che incominceranno in settembre sulla sicurezza marittima, sul cambiamento climatico e sull’ambiente.
O l’accordo già sottoscritto affinché studenti dell’Università John Hopkins frequentino un semestre a Cuba e l’altro diretto alla cooperazione tra l’acquario della Florida e di La Habana sulla conservazione dei coralli.
Autore Roberto Morejón
Traduzione: Redazione di El Moncada