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Cubainformacion: dall’Iraq a Cuba

Dall’Iraq a Cuba: dalla propaganda di guerra al giornalismo sovvenzionato

José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación

A vent’anni dall’invasione dell’Iraq, Wikileaks ricorda il suo famoso video dell’“assassinio collaterale” di “civili, compresi due giornalisti della Reuters” da parte dell’esercito USA (1).

È stato “un momento decisivo per la nostra comprensione” di ciò, afferma l’organizzazione, perché oggi, chi “rischia una condanna a 175 anni se è estradato” è il giornalista che ha pubblicato il video, Julian Assange, e non gli autori del crimine né i loro comandi (2) (3).

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I doppi standard e la manipolazione mediatica USA contro Cuba (e contro i “nemici”)

A cura di Lorenzo Poli.

Proponiamo di seguito un articolo sulla manipolazione mediatica occidentale contro Cuba. Apparentemente può sembrare fuorviante rispetto ai temi riguardanti la Palestina, ma in realtà, esattamente come la resistenza palestinese, anche quella anti-imperialista di Cuba contro il blocco economico è: vittima dello sguardo colonialista occidentale; dell’informazione prettamente eurocentrica che rappresenta come “Paradiso liberale” mentre tutto il mondo sembra nel caos; del ribaltamento delle dinamiche oppresso-oppressore; della manipolazione di fatti ed eventi; delle notizie filtrate dalle veline e dalle agenzia stampa all’apparato e del doppio standard internazionale nell’informazione embedded.

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Rivoluzione, socialismo, giornalismo

Julio García Luis (*) Selezione di Javier Gómez Sánchez

Uno dei temi dove con maggior forza si riflette il consenso di giornalisti, dirigenti e specialisti è quello della potenzialità della proprietà sociale dei mezzi stampa, come presupposto fondamentale per un giornalismo che non sia soggetto a interessi commerciali o privati ​​e che possa svolgere un’  opera di autentico servizio sociale (…)

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Guerra di IV generazione, i gestori del caos

Non è altro che un eufemismo per un tipo di guerra imperialista, che cerca applicare una nuova forma di aggressione con il minor costo possibile in risorse umane e materiali.

Raúl Antonio Capote

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Guerra mediatica: non l’abbiamo capito

Fernando Buen Abad

Alcuni dubitano che siamo nell’epicentro di una “guerra mediatica” ibrida. Non vedono che tutte le armi ideologiche, finanziarie e militari del capitalismo sono dispiegate. Alcuni non si rendono conto che parliamo i linguaggi colonizzanti che ci impongono; che acquistiamo compulsivamente le sue tecnologie; che raccontiamo la storia con le sue premesse logiche; che finanziamo i suoi monopoli mediatici; che governiamo le nostre vite con “valori” e “cultura” che ci infiltrano. Pensano che sia cospiranoia. In quale guerra le vittime finanziano i loro carnefici?

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Musk, Zuckerberg e i multi milionari proprietari di reti e media

Pascual Serrano

L’ambiente è molto scandalizzato perché il multimilionario Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, con 247000 milioni di dollari, è diventato il proprietario di Twitter. Si dice che ora questa rete sociale sarà meno libero sotto il ferreo controllo di Musk, ma non credo che con il cambio di proprietà perderemo molta democrazia. Come se prima Twitter non fosse anche di milionari. Concretamente era dei fondi di investimento Vanguard Group, Morgan Stanley, BlackRock e StateStreet.

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Anche Twitter lavora per il Pentagono

Rosa Miriam Elizalde

The Intercept ha fornito, questo martedì prove sulla relazione incestuosa e di lunga data tra la rete sociale Twitter e il Pentagono.

La piattaforma non solo ha aiutato ad “amplificare determinati messaggi” in paesi segnalati come nemici dal governo USA, ma anche che i dirigenti della rete del passero blu hanno concesso al Dipartimento della Difesa USA privilegi speciali per campagne segrete su Internet, per almeno cinque anni.

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Cose della ‘famiglia’

Lo si reclama, con molta frequenza, alla stampa cubana, ma nessuno dei media pubblici stranieri, che di solito sono unanimi e danno un solo punto di vista nel parlare di quest’isola, ha raccolto le denunce dei giornalisti cubani sulla più recente aggressione contro di loro

Iroel Sanchez

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Cubainformacion: oligarchi informativi

Musk, Bezos, Zuckerberg e la libertà di informazione

 

La persona più ricca del mondo, Elon Musk, sta per acquistare la rete sociale Twitter.

Il secondo più ricco, Jeff Bezos, è proprietario de The Washington Post, uno dei due giornali più influenti nell’élite politica ed economica USA.

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Cubainformacio: astensione ed uteri

Astensione e uteri inventati contro il femminismo cubano

José Manzaneda, coordinatore di Cubainformacion.

Che livello di partecipazione avrebbe, in un altro Paese, un referendum su un Codice delle Famiglie, come quello recentemente approvato a Cuba? Sicuramente molto basso. Nel 2021, in Svizzera, Paese con una lunga tradizione di consultazione diretta, è stato approvato il matrimonio egualitario con un’affluenza del 52% (1). In Italia, l’ultimo referendum, che prevedeva cinque consultazioni, ha richiamato alle urne solo il 20% della popolazione (2).

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Cubainformacion: prevalga il silenzio

Che prevalga il silenzio davanti al piano dell’impero contro Cuba?

 

Sì, i media internazionali vogliono che prevalga il silenzio di fronte al piano dell’impero di piegare Cuba per fame, insalubrità, carenza energetica e mancanza di rifornimenti.

Il piano dell’impero è soffocare la sua economia e provocare enormi sofferenze alla sua popolazione. Con un obiettivo: che, sull’Isola, da alcune occasionali proteste per i blackout, si passi ad uno scenario insurrezionale contro il Governo Rivoluzionario.

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Le reti sociali digitali e le sfide all’unità dei media digitali rivoluzionari cubani

di Jose Ernesto Novaez Guerrero, Cubadebate
Traduzione a cura di Centro Studi Italia Cuba

La crescente presenza dei social network digitali nelle società contemporanee genera un’ampia varietà di fenomeni che meritano di essere studiati e trattati con attenzione per il loro impatto sulle relazioni sociali e sugli assetti sociopolitici di qualsiasi nazione.

Tra il serio e il faceto, cercherò di descrivere tre degli atteggiamenti diventati molto comuni nell’ambiente digitale cubano. Mi interessano in particolare i più ricorrenti su quelli che potremmo definire come media digitale rivoluzionario cubano, poiché queste attitudini hanno un impatto significativo sul sentimento di unità e sull’articolazione dei diversi settori che lo compongono.

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Propaganda e censura su entrambe le sponde dell’Atlantico

Pascual Serrano www.cubadebate.cu

Qualcosa si sta muovendo su entrambe le sponde dell’Atlantico in materia di misure governative sull’informazione.

Il capo del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale USA, Alejandro Mayorkas, ha rivelato durante un’audizione al Congresso, il 27 aprile, che il governo Joe Biden porrà in marcia il cosiddetto Disinformation Governing Board. Alla domanda di un membro del Congresso, ha dichiarato: “Abbiamo appena istituito un consiglio governativo sulla disinformazione nel Dipartimento per la Sicurezza Nazionale per combattere in modo più efficace questa minaccia, non solo per la sicurezza elettorale bensì anche per la nostra sicurezza nazionale”, ha risposto Mayorkas e ha segnalato che il nuovo consiglio si concentrerà anche nel fermare la diffusione della disinformazione nelle comunità minoritarie.

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L’ultimo capitolo della mercificazione: il grande business degli “influencer”

Geraldina Colotti

Nell’universo del capitalismo digitale, basato sulla centralità dell’eccedenza di informazione sottratta agli utenti, i cosiddetti influencer muovono fette di mercato sempre più consistenti a livello mondiale per scopi di profitto. Si tratta di figure che costituiscono il punto di congiunzione tra il marchio, ossia il produttore, e il consumatore, ovvero il follower che mette il “like” e che segue le indicazioni di un determinato personaggio.

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Tic, tac

Michel E Torres Corona www.granma.cu

A tarda notte mi dicono che a Pinar del Río “è successo qualcosa”. Controllo i media ufficiali e non c’è nulla. Il link che mi mandano è di un “influencer” controrivoluzionario, molto attivo a quell’ora, che replica una diretta. “Cominciamo male” mi dico, e vedo il video: un buon numero di persone sta gridando e sbattendo pentole e padelle. A causa del buio non si definisce quanti siano ma si sentono parolacce e qualche altro “slogan” contro il Governo. C’è un blackout nel comune pinareño di Los Palacios e alcuni dei suoi abitanti sono in strada.

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