Boaventura de Sousa* – https://nostramerica.wordpress.com
Appartengo alla generazione di quelli che negli anni 80 vibravano con la rivoluzione sandinista e l’appoggiavano attivamente. L’impulso progressista rianimato dalla rivoluzione cubana del 1959 si era impantanato in gran misura a causa dell’intervento imperialista degli Stati Uniti. L’imposizione della dittatura militare in Brasile nel 1964 e in Argentina nel 1976, la morte del Che Guevara in Bolivia nel 1967 e il golpe di Augusto Pinochet in Cile contro Salvador Allende nel 1973 erano i segni più eclatanti del fatto che il subcontinente americano era condannato ad essere il cortile di casa degli Stati Uniti, sottoposto alla dominazione delle grandi imprese multinazionali e delle élites nazionali d’accordo con quelle. In sintesi, veniva impedito di pensarsi come un insieme di società inclusive centrate sugli interessi delle grandi maggioranze impoverite.
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