Le pubblicazioni sulla recente sostituzione di Raúl Castro alla guida del Partito Comunista di Cuba hanno dimostrato, ancora una volta, che, sul “tema Cuba”, il sistema mediatico internazionale non garantisce né pluralità, né libertà di pensiero, e che riproduce un’unica visione dell’isola.
È tragico che un grande incendio si verifichi nelle aree del Parco Nazionale Alejandro de Humboldt, un sito naturale dichiarato Patrimonio dell’Umanità, e che, insieme ai suoi valori endemici, lasciamo ardere i principi e le regole di base della comunicazione pubblica di cui abbiamo tanto discusso negli ultimi tempi nel paese.
Víctor Dreke, leggendario comandante delle forze armate rivoluzionarie cubane, ha invitato coloro che difendono la rivoluzione oggi a riconoscere che il campo di battaglia del 21° secolo sono i media.
Il giornalista Rodolfo Romero ricorda ancora il pomeriggio del 2014, quando lui e altri blogger incontrò “qualcuno” in via G, nella capitale, che proponeva un progetto per diffondere la verità su Cuba.
L’idea è venuta a Radio NederlandWereldomroep (RNW) in spagnolo, e a prima vista sembrava una buona opportunità per una radio internazionale di dare spazio ai giovani della nazione caraibica per raccontare la vita quotidiana del paese, così distorta dai monopoli transnazionali dell’informazione.
“Signor Tim Davie, direttore generale della BBC, Londra, Regno Unito.
Le scrivo questa lettera rispettosamente, obbligato dalle circostanze ed a causa della linea editoriale che il suo network BBC Mundo sta portando avanti sulla realtà della Repubblica Bolivariana del Venezuela.
La rivoluzione cubana deve difendere e diffondere i suoi principi anche sulle reti sociali
Cosa succedeva nel mondo prima della comparsa del COVID-19? Le proteste sociali erano in corso a diverse latitudini: Beirut, Hong Kong, Catalogna, Porto Rico, Cile, Colombia, Costa Rica. Le richieste di tutti loro erano adattate all’anticonformismo di ciascuna geografia, tuttavia, avevano il comune denominatore di svolgersi in società democratiche e sviluppate, attraverso reti sociali.
Il cantante cubano Yulien Oviedo ha dichiarato che “Cuba non è una dittatura” (1) e gli hanno annullato i suoi concerti a Miami* (2). A Haila María Mompié (3) e Paulito FG (4), artisti di salsa, hanno sospeso le loro esibizioni negli USA perché “portavoce del regime castrista”. Anche a Gente de Zona (5) e Descemer Bueno (6) hanno avuto il veto, ma hanno reagito in tempo: hanno fatto sonore dichiarazioni contro il governo cubano (7) (8) e hanno partecipato a un pamphlet musicale chiamato “Patria y Vida” (9). Così hanno salvato le loro carriere. E già hanno foto persino con il sindaco di Miami (10). Avevate letto qualcosa di ciò nei media che ci parlano della “censura degli artisti” a Cuba (11)?
Nelle lezioni di Biologia, non ricordo bene se nella Secondaria di Base o nel Pre-universitario, insegnavano i riflessi condizionati sulla base del lavoro dello scienziato russo e Premio Nobel per la Medicina Ivan Pavlov. Penso che il suo esperimento sia abbastanza noto: faceva suonare un metronomo prima di alimentare un cane e osservava che al sentire lo stesso suono, quando il cane non si era nutrito da un pò, questi iniziava a salivare. In seguito è rimasta nella leggenda che Pavlov usasse una campanella e non un metronomo, ma il principio è lo stesso: l’associazione indotta tra certi stimoli e le risposte emesse. Sulla base di ciò, si è applicata la psicologia comportamentale nell’educazione, nella pubblicità e in molte altre aree negli USA.
Il primo capitolo della prima stagione della distopica serie britannica Black Mirror, trasmessa dalla televisione cubana più di un anno fa in un orario prossimo all’alba, racconta come il primo ministro del Regno Unito sia costretto dalle pressioni sulle reti sociali di Internet a fare sesso con un maiale, in cambio della libertà della principessa del Galles che è stata rapita.
Negli ultimi giorni, la stampa mainstream occidentale ha pubblicato una serie di articoli fuorvianti sulla riforma del settore privato che verrà implementata a Cuba. Si tratta di mera ignoranza o della solita malafede?
La solidarietà è il contrario dell’odio. La giustizia e la verità non le porteranno quelli che chiedono più blocco e non smettono di fabbricare menzogne per giustificare il loro sogno di una Cuba insanguinata dalla violenza.
Sono catalogati come indipendenti o alternativi. Ma basta seguire il percorso del denaro che li incoraggia e li articola per sapere da chi dipendono e a quale linea editoriale rispondono.
Una rete di media cerca di legittimare a Cuba la visione egemonica USA di democrazia e libertà. Con la loro strategia annessionista, intossicano costantemente le reti sociali con informazioni distorte su quasi tutto ciò che accade sull’isola.
La censura di un esperto di diritti umani su Venezuela e Cuba
Alfred de Zayas ha lavorato, per sei anni, come esperto indipendente per l’Ufficio dell’Alto Commissario dell’ONU per i diritti umani.
Sul blocco di Cuba, sulla legge Helms-Burton, assicura che sono illegali secondo il diritto internazionale. Ma che questo ha poco valore: gli USA li applica con la forza ed il ricatto.
Nella guerra del Vietnam, ufficiali USA davano alla stampa istruzioni precise su cosa scrivere o fotografare.
Lo abbiamo visto nel film “Full metal jacket”, di Stanley Kubrick, che mostra quello che, più tardi, nella guerra in Iraq, sarebbe stato chiamato “giornalismo incorporato”.
Nel febbraio 1981, l’allora direttore della CIA William Casey, in una riunione con il presidente Ronald Reagan, disse qualcosa di agghiacciante sull’intervento della CIA in attività di propaganda: “Sapremo che il nostro programma di disinformazione è completo, quando sia falso tutto ciò che il pubblico statunitense crede di sapere”.