Sempre a settembre, mese del colpo di Stato in Cile, ci troviamo con gli adoratori della post-verità intonando il loro mea culpa. Il loro metodo di analisi è reinterpretare i fatti sotto un “come se”. In questo modo, l’instaurazione della dittatura civile-militare, il bombardamento de La Moneda, l’assassinio, la persecuzione politica, la tortura, i detenuti scomparsi, possono essere visti al di fuori della storia, facendo tabula rasa della struttura di classe, della situazione di dipendenza economico-politica e delle relazioni internazionali. Al loro posto, presentano un racconto di fanta-politica. Tutto il peso dell’argomentazione si concentra nel confrontare ciò che avrebbe potuto essere e non è stato.
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Boric: nascosto sotto un mantello di destra
Quando in un paese vengono violati i diritti umani, specialmente in quelli governati dalla destra, l’egemonia mediatica rimane in silenzio. Uno di questi paesi è il Cile. Anche se il suo presidente si autodefinisce di sinistra, la sua gestione è diventata repressiva nei confronti del popolo Mapuche e contro migliaia di manifestazioni sociali, dove la principale forza di sicurezza del paese, i Carabineros, è stata accusata di numerosi atti di tortura, abusi e trattamenti inumani o degradanti, oltre all’uso di munizioni letali contro i manifestanti. Durante il “Estallido Social” del 2019, molte vittime hanno perso la vista.
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Il governo cileno senza aggettivi
La critica politica si è trasformata in un’infinità di aggettivi. Le offese basate su appetiti sessuali, fobie, gusti culinari, discendenza, statura, tatuaggi, tagli di capelli, hanno sostituito l’argomentazione. In altri termini, il dibattito cerca di invalidare le persone invece di contrastare le parole date, con i fatti. È irrilevante se il presidente, i suoi ministri e i funzionari pubblici siano sostenitori della lega antitabacco o anti-abortisti. Al contrario, se li si scopre a fumare o praticare l’aborto, la questione smette di essere superficiale. Stanno violando la fiducia e la dignità di coloro che li hanno votati. Facendolo, stanno rinunciando ai principi proclamati. È il caso del governo cileno. Vediamo i fatti.
Guerre psicologiche: un caso da manuale di autoeliminazione indotta
Un 23 agosto come oggi, ma del 1973, il comandante in capo delle forze armate cilene Carlos Prats rassegnava le dimissioni per ragioni di salute. Salute mentale.
Veniva sostituito da Augusto Pinochet, che poco meno di un mese dopo avrebbe guidato i carri armati sulla Moneda.
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Attaccare Maduro: una tavola di salvezza per un indebolito Gabriel Boric
La posizione del governo cileno guidato da Gabriel Boric verso il Venezuela è ascesa ad alti livelli di ostilità; in linea con l’agenda golpista avviata dopo le elezioni del 28 luglio.
In Venezuela, questa agenda è stata capeggiata da Edmundo González e María Corina Machado, che disconoscono i risultati ufficiali, si sono dichiarati vincitori senza prove verificabili e hanno lanciato appelli di tipo insurrezionale che hanno portato a un’ondata di violenza criminale per le strade del paese.
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Cile: 11 settembre 1973
11 settembre 1973, discorso del Presidente Salvador Allende alla radio
7.55 A.M., Radio Corporación
Parla il Presidente della Repubblica da La Moneda, residenza ufficiale del Presidente della Repubblica del Cile.
“Viene segnalato da informazioni certe che un settore della Marina avrebbe isolato Valparaiso e che la città sarebbe stata occupata. Ciò rappresenta una sollevazione contro il Governo, Governo legittimamente costituito, Governo sostenuto dalla legge e dalla volontà del cittadino.
Lettera ai miei amici progressisti
Il recente discorso del presidente cileno Gabriel Boric al vertice dei paesi sudamericani rende necessario a un dibattito su cosa significhi il termine “progressista”. Quella parola compare in quasi ogni riferimento al momento politico che vive l’America Latina e si parla di una “seconda ondata progressista” o si tenta di mettere sotto quell’ombrello un’ampia varietà di posizioni politiche.
Cile: piano per la ricerca delle persone scomparse durante la dittatura
Il presidente del Cile, Gabriel Boric, ha annunciato oggi un Piano nazionale di ricerca per più di mille persone scomparse durante la dittatura (1973-1990) e di cui non si conosce ancora la sorte.
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Le bugie trionfano in Cile: bocciata la nuova Costituzione
Nel bel mezzo di un periodo di turbolenze politiche, la nuova Costituzione che avrebbe dovuto sostituire quella attuale ideata da Augusto Pinochet è stata ampiamente respinta dagli elettori.
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Gabriel Boric che non ti raccontano
Guglielmo Serafino, Mision Verdad 5 febbraio 2022
Nome del santo e cognome di origine croata. 36 anni. Il più giovane presidente del paese. Un gabinetto di governo senza precedenti, a maggioranza femminile. Governa in minoranza al Congresso cileno, e parallelamente riunisce una Convenzione Costituente, sullo sfondo di una grave crisi di legittimità dei partiti tradizionali. Gabriel Boric, nuovo presidente del Cile, assume il governo con una veste che gli regala automaticamente ovazioni.
Come ha vinto la sinistra del Cile?
Francisco Dominguez, Orinoco Tribune 23 dicembre 2021
La vittoria di Gabriel Boric in Cile è la rivendicazione del movimento di massa sceso in piazza nel 2019 e indica un Paese pronto a seppellire per sempre l’eredità di Pinochet. Poche settimane fa, quando il candidato neofascista José Antonio Kast stava vincendo al primo turno delle elezioni presidenziali del Paese, la ribellione del Cile del 2019, volta a seppellire il neoliberismo, sembrava essere alla fine. Ma fu rinvigorita dalla vittoria schiacciante del candidato Apruebo Dignidad (“I Vote For Dignity”) Gabriel Boric Font, che otteneva il 56 percento dei voti al secondo turno, quasi cinque milioni di voti e la più grande maggioranza nella storia del Paese.
Saluti al nuovo presidente del Cile
Rete Solidarietà Rivoluzione Bolivariana
Dopo la vittoria del candidato delle sinistre Gabriel Boric alle elezioni presidenziali, non hanno tardato ad arrivare i calorosi messaggi di felicitazioni di tutti i leader politici di sinistra del continente.
Dal Venezuela al Cile, da Caldera a Boric
Sergio Rodríguez Gelfenstein, Mision Verdad, 15 dicembre 2021
La situazione attuale in Cile è sempre più sorprendentemente simile a quella dei primi anni ’90 in Venezuela. Al momento, come oggi in Cile, c’erano stati 30 anni di post-dittatura. I due Paesi all’epoca si presentavano come “modello di democrazia da seguire” ed “esempio per il mondo” basato sul “successo” del sistema di democrazia rappresentativa bipartisan in cui l’economia era messa al servizio di una minoranza della popolazione.
Il Cile volta pagina
Fabrizio Casari www.altrenotizie.org
Scampato pericolo. Alle presidenziali cilene, 15 milioni di cileni erano chiamati a scegliere tra Josè A. Kast candidato fascista, apertamente nostalgico del dittatore Augusto Pinochet, e Gabriel Boric, candidato del centrosinistra largo. La destra uscente ha tentato in ogni modo e fino all’ultimo di spianare la strada al suo figlio prediletto, persino bloccando il sistema di trasporti pubblico per impedire alla gente di recarsi alle urne. Ma non è servito. I cileni a votare sono andati ed il verdetto è indiscutibile: sebbene si cerchino spiegazioni nella defezione dell’elettorato di Parisi, dieci punti di distanza tra il fascismo e la democrazia misurano il termometro politico cileno.
Cile vince il candidato di sinistra
E’ l’ora del Cile, in una domenica storica. La campagna è stata fortemente polarizzata con l’ex leader della protesta studentesca Gabriel Boric che sfida l’ultraconservatore José Antonio Kast, nostalgico del generale Pinochet.
Una vittoria con il 56% dei voti con una affluenza storica per il Cile, che ha visto le classi popolari respingere fermamente il candidato di estrema destra sostenuto dall’imperialismo USA e che continua a far soffiare forte il vento del cambiamento lungo tutto continente Centro e Sud Americano.