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Campagna di Prisoners Defenders contro Cuba

Linee guida per comprendere la manipolazione

Razones de Cuba

In questi giorni è possibile leggere vari titoli che parlano di presunte dichiarazioni dell’Organizzazione delle Nazioni Unite sui diritti umani a Cuba, riguardo alle condanne dei partecipanti ai disordini del luglio 2021. In questa occasione, la portavoce della campagna è l’organizzazione non governativa Prisoners Defenders, presenza ricorrente negli spettacoli mediatici su questo tema.

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Venezuela: comunicato

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Cubainformacion: omofobia

Omofobia: Cuba VS USA

 

Otto mesi dopo l’approvazione del Codice delle Famiglie, a Cuba erano stati formalizzati più di mille matrimoni tra persone dello stesso sesso. 391 tra donne e 612 tra uomini.

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Diritti umani, da una prospettiva cubana

Oggi, la questione dei diritti umani è stata politicizzata dagli assi del potere e i suoi difensori devono affrontare grandi sfide a causa della crescente disuguaglianza e povertà.

L’ingiusto ordine internazionale ha portato alla proliferazione dell’odio, della xenofobia e dell’intolleranza contro le minoranze etniche, mettendo a rischio la sopravvivenza umana.

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Cuba è un esempio di imparzialità e di universalità nel suo approccio ai diritti umani

I due pesi e le due misure, la politicizzazione e l’approccio selettivo ai diritti umani sono diventati una pratica a cui gli USA e i loro alleati si sono abituati, cercando di nascondere le proprie trasgressioni.

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Cuba, per tutti i diritti

Su una questione così politicizzata come la promozione dei diritti umani, Cuba può mostrare le sue credenziali. Più volte si è tentato di mettere il Paese sul banco degli imputati, sulla base di stratagemmi orchestrati dai centri di potere di una nazione che non può vantare un bilancio pulito in materia: gli Stati Uniti.

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Cuba e i diritti umani

La tutela dei diritti umani a Cuba conferma oggi le cifre di ciò che è possibile per un sistema sociale assediato che emula le legislazioni e le pratiche più avanzate per la loro salvaguardia.ì Continue reading Cuba e i diritti umani

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Il report sulle violazioni dei diritti umani negli USA nel 2019

Come ogni anno l’Ufficio d’informazione del Consiglio di Stato della Repubblica popolare cinese pubblica il report sulle violazioni dei diritti umani negli Stati Uniti. Questo testo è molto interessante perché costruito solo ricorrendo a fonti statunitensi.

www.globaltimes.cn traduzione di Marco Pondrelli per Marx21.it

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Cubainformacion: Cuba e lo sviluppo umano

Quale ISU otterrebbe Cuba … senza blocco?

Cuba la posizione 73 -su 189 stati- nell’Indice di Sviluppo Umano del PNUD (ISU), che combina indicatori di salute, istruzione e reddito.

È tra i paesi ad alto sviluppo umano.

Il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha recentemente affermato, ad esempio, che il sistema sanitario cubano è un vero modello per il mondo.

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A Cuba si violano i diritti umani ?

Michel E. Torres Corona  http://razonesdecuba.cu

Una delle fondamentali correnti di opinione che fungono da nucleo ed asse delle campagne mediatiche contro Cuba, è che nel nostro paese si violano i diritti umani.

Molte persone, senza nemmeno sapere cosa significhi questa espressione, la ripetono al fine di giustificare i loro pregiudizi contro la “feroce dittatura comunista”. Altri, conoscendo il significato storico e giuridico di questi diritti, usano questa ed altre frasi dello stesso stile come punta di lancia in filippiche di travisamento e manipolazione.

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Bachelet ed Almagro: anime gemelle

Ángel Guerra Cabrera

Il rapporto di Michelle Bachelet sui diritti umani in Venezuela contiene tutti i requisiti per occupare un posto di rilievo in un’enciclopedia universale dell’infamia. Tanto più perché l’Alta Commissaria ONU per i Diritti Umani si deve ad un insieme di mandati emanati dalla Carta di tale organizzazione, dagli accordi del suo Consiglio per i Diritti Umani e da altri organismi che risultano calpestati in questo documento.

Il rapporto non menziona solo la guerra economica di Washington contro il Venezuela ed i suoi terribili effetti sulla popolazione, e tanto meno esige che si ponga fine a quella brutale aggressione. Omette innumerevoli fatti della massima importanza. Tra questi, la feroce violenza dell’opposizione diretta dagli USA, sia nelle marce come nelle guarimbas e nei suoi ripetuti tentativi golpisti, inquadrati in un contesto di guerra ibrida il cui fine, dal 2002, è rovesciare il governo bolivariano, eliminare fisicamente il chavismo ed impossessarsi delle enormi ricchezze naturali del paese sudamericano.

Golpismo? Guerra ibrida? Guerra economica? Macché. Per Bachelet, l’unica cosa che esiste in Venezuela sono le violazioni dei diritti umani da parte del governo. Né vi è una grave crisi umanitaria o dei diritti umani ad Haiti, Honduras, Guatemala, Colombia, Yemen, Somalia, Libia, Afghanistan, Palestina occupata da Israele. Né le politiche neoliberali che affondano, oggi, nella miseria milioni di argentini e brasiliani prima elevati a degni tenori di vita da parte dei governi di Lula e Cristina Fernández, azioni che costituiscono violazioni di massa dei diritti economici, politici e sociali di quelle popolazioni. Né la campagna di terrorismo di stato del governo Trump contro milioni di migranti, la sua esacerbazione del suprematismo bianco, la xenofobia, il razzismo e la misoginia.

Di quale paese parla la Bachelet? Quello a cui riferisce nel suo rapporto non è quello che ha visitato molte volte durante il periodo rivoluzionario. Non è quello di milioni di persone in marcia a sostegno del loro governo, non é quello dell’alta iscrizione a tutti i livelli di istruzione, non è quello di Barrio Adentro né dei Centri di Diagnosi Integrale, che con medici venezuelani e cubani hanno fatto della salute un diritto universale, non è quello della parità tra uomini e donne né quello del riconoscimento della diversità sessuale, non è quello della minore disuguaglianza nel nostro continente secondo i dati della rispettata Commissione Economica per l’America Latina del ONU, non è quello della esemplare democrazia partecipativa e protagonista, non è quello dei giovani e del popolo allegri e colti. Né quello dei quasi tre milioni di nuove case decenti.

Non è nel mio animo addolcire la realtà, né occultare il mio impegno militante con la Rivoluzione Bolivariana. Ma se di indagare e descrivere una realtà si tratta almeno dovrebbe esigersi che predomini l’osservazione e la verifica scrupolosa dei fatti e non lo squilibrio o un esercizio del tutto discriminatorio, unilaterale, selettivo e parziale. In Venezuela, come in tutti i processi rivoluzionari, sono stati commessi errori. C’è burocratismo e corruzione, che ogni chavista riconosce e denuncia. Lo Stato borghese ostacola l’avanzata rivoluzionaria e le forze di sicurezza possono commettere eccessi che s’indagano e spesso si sanzionano. Ma nulla di tutto ciò potrebbe essere analizzato se non si considera la subordinazione, per molto tempo, del paese al sistema di dominazione USA, espresso nel modello della rendita petrolifera e del sottosviluppo. Tanto meno se si ignora la guerra in corso contro la Rivoluzione Bolivariana proprio per i successi che ha raggiunto nella trasformazione di quella realtà in materia di sovranità, giustizia sociale, solidarietà umana, ampie libertà democratiche e reale esercizio dei diritti umani, e anche successi economici, ora velati dal blocco.

Come può, Bachelet, giustificare che nessuna delle 588 interviste che alimentano il suo rapporto sia stata effettuata in Venezuela? Perché sono state lì, allora, la signora e la sua squadra, che è rimasta, per settimane, nel paese? Come spiegare che il segretario redattore del rapporto sia lo stesso che faceva questo lavoro per il precedente Alto Commissario, il principe giordano Zeid Ra’ad Al Hussein, con stretti legami con il ripugnante Segretario OSA, Luis Almagro, e con Leopoldo Lopez?

María Eugenia Russian, presidentessa di Fundalatin, una ONG con Status Consultivo Speciale all’interno del Consiglio Economico e Sociale dell’ONU, ha denunciato l’esclusione delle relazioni e testimonianze di 12 ONG nel rapporto Bachelet.

L’Alta Commissaria non ha preso come fonti del suo rapporto i documenti redatti da due esperti indipendenti dell’ONU, Alfred de Zayas e Idriss Jazairy, che hanno censurato, in termini molto duri, le sanzioni economiche contro il Venezuela e le considerano cause delle privazioni che la popolazione soffre.

Il rapporto di Bachelet, in breve, sembra redatto da Almagro. Uno vale l’altro.


Bachelet y Almagro: almas gemelas

Por Ángel Guerra Cabrera

El informe de Michelle Bachelet sobre los derechos humanos en Venezuela contiene todos los requisitos para ocupar un lugar señero en una enciclopedia universal de la infamia. Mucho más porque la Alta Comisionada de la ONU para los Derechos Humanos se debe a un conjunto de mandatos emanados de la Carta de esa organización, de los acuerdos de su Consejo de Derechos Humanos y de otras de sus instancias que resultan pisoteados en este documento.

El informe no menciona apenas la guerra económica de Washington contra Venezuela y sus terribles efectos en la población y mucho menos exige que se ponga fin a esa brutal agresión. Omite innumerables hechos de primerísima importancia. Entre ellos, la violencia feroz de la oposición dirigida por Estados Unidos, tanto en marchas como en guarimbas y en sus reiterados intentos golpistas, enmarcados en un contexto de guerra híbrida cuyo fin desde 2002 es derrocar al gobierno bolivariano, eliminar físicamente al chavismo y apoderarse de las enormes riquezas naturales del país suramericano.

¿Golpismo? ¿Guerra híbrida? ¿Guerra económica? Qué va. Para Bachelet lo único que existe en Venezuela son violaciones del gobierno a los derechos humanos. Tampoco existe una grave crisis humanitaria ni de derechos humanos en Haití, Honduras, Guatemala, Colombia, Yemen, Somalia, Libia, Afganistán, Palestina ocupada por Israel. Ni las políticas neoliberales que hunden hoy en la miseria a millones de argentinxs y brasileñxs antes elevados a niveles dignos de vida por los gobiernos de Lula y Cristina Fernández, acciones que constituyen violaciones masivas de los derechos económicos, políticos y sociales de esas poblaciones. Ni la campaña de terrorismo de Estado del gobierno de Trump contra millones de migrantes, su exacerbación del supremacismo blanco, la xenofobia, el racismo y la misoginia.

¿De qué país habla Bachelet? El que refiere en su informe no es el que he visitado muchas veces durante el periodo revolucionario. No es el de millones de personas marchando en apoyo a su gobierno, no es el de la alta matrícula en todos los niveles de educación, no es el del programa Barrio Adentro ni los Centros de Diagnóstico Integral, que con médicos venezolanos y cubanos han hecho de la salud un derecho universal, no es el de la igualdad entre hombres y mujeres ni el del reconocimiento de la diversidad sexual, no es el de la menor desigualdad en nuestro continente de acuerdo con datos de la respetada Comisión Económica para América Latina de la ONU, no es el de democracia participativa y protagónica ejemplar, no es el de lxs jóvenes y el pueblo alegres y cultos. Tampoco el de los casi tres millones de nuevas viviendas dignas.

No está en mi ánimo edulcorar la realidad, tampoco oculto mi compromiso militante con la Revolución Bolivariana. Pero si de investigar y calificar una realidad se trata lo menos que debe exigirse es que predomine la observación y comprobación escrupulosa de los hechos y no el desequilibrio ni un ejercicio totalmente discriminatorio, unilateral, selectivo y sesgado. En Venezuela, como en todos los procesos revolucionarios, se han cometido errores. Hay burocratismo y corrupción, que cualquier chavista reconoce y denuncia. El Estado burgués dificulta el avance revolucionario y los cuerpos de seguridad pueden cometer excesos que se investigan y con frecuencia se sancionan. Pero nada de esto podría analizarse si no se considera la subordinación por mucho tiempo del país al sistema de dominación de Estados Unidos, expresado en el modelo petrolero rentista y el subdesarrollo. Mucho menos si se obvia la guerra en curso contra la Revolución Bolivariana precisamente por los éxitos que ha obtenido en la trasformación de aquella realidad en materia de soberanía, justicia social, solidaridad humana, amplias libertades democráticas y verdadero ejercicio de los derechos humanos, e incluso éxitos económicos, ahora velados por el bloqueo.

¿Cómo puede justificar Bachelet que de las 588 entrevistas que nutren su informe ninguna haya sido realizada en Venezuela? ¿A qué fueron entonces allí la señora y su equipo, que permaneció semanas en el país? ¿Cómo explicar que el secretariado redactor del informe sea el mismo que hacía esta labor al Alto Comisionado anterior, el príncipe jordano Zeid Ra’ad Al Hussein, de estrechos vínculos con el repugnante secretario de la OEA Luis Almagro y con Leopoldo López?

María Eugenia Russian, presidenta de Fundalatin, ONG con Estatus Consultivo Especial dentro del Consejo Económico y Social de la ONU, denunció la exclusión de informes y testimonios de 12 ONG en el Informe Bachelet.

La Alta Comisionada no tomó como fuentes de su reporte los documentos confeccionados por dos expertos independientes de la ONU, Alfred de Zayas e Idriss Jazairy, quienes censuraron en términos muy duros las sanciones económicas contra Venezuela y las consideraron causante de las privaciones que sufre la población.

El informe de Bachelet, en fin, parece redactado por Almagro. Tal para cual.

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C’è chi dice no

www.lantidiplomatico.it

I rappresentanti di Russia, Cina, Turchia, Bielorussia, Myanmar, Iran, Cuba, Nicaragua e Bolivia, nonché i membri dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America (ALBA – TCP), si oppongono in seno al Consiglio per i Diritti Umani (HRD) delle Nazioni Unite (ONU), il rapporto presentato giovedì dall’Alto Commissario, Michelle Bachelet.

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Cubainformacion: violazione del diritto di movimento


Gli USA violano ancor più il diritto di viaggiare: dove sono le condanne?

Avete letto sulla grande stampa qualche commento di condanna, qualche denuncia della violazione del diritto di viaggiare del popolo USA, che è incluso nella sua stessa Costituzione?

Qualche editoriale, qualche articolo di opinione? Niente. Nonostante Donald Trump abbia appena bandito i viaggi educativi di gruppo e le crociere a Cuba, due delle poche possibilità che aveva la cittadinanza USA per conoscere l’isola.

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Vita

Il paese ha raggiunto la fine del 2018, per il secondo anno consecutivo e con quattro morti in meno rispetto all’anno precedente, il più basso tasso di mortalità infantile della sua storia: 4,0 per mille nati vivi.

 

Lisandra Fariñas Acosta  www.granma.cu

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Cuba chiude il 2018 con migliori indicatori di salute

L’anno 2018 a Cuba chiuderà con migliori risultati secondo gli indicatori di salute, lo ha assicurato il ministro del settore, José Angel Portal.  Secondo il funzionario, nell’anno sono state fatte più di 99 milioni di consultazioni mediche, cinque milioni più che nel 2017, ciò dimostra l’incremento della già evidente copertura sanitaria dell’isola caraibica. […]

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