Nel 2015 il sito Cubadebate pubblicava “El man Gilbert”, un articolo di Enrique Ubieta, che metteva in guardia contro quel fenomeno imposto dalla globalizzazione culturale, soprattutto in questo emisfero: “Sembra inevitabile che il reggaeton venga offerto in un modulo audiovisivo che ci svaluta come esseri umani e ci misura attraverso le cose che possediamo: l’auto di lusso dell’anno, la ragazza più Barbie (non è un elogio), svuotata e senza cervello – la donna come semplice oggetto sessuale –, le catene d’oro, le valigie di dollari, le bevande più costose, le guardie del corpo, l’ostentazione come falsa evidenza di un falso trionfo”.